venerdì 16 aprile 2021

Nascita di una stella nel giornalismo


Servono vaccini! Ma poi si blocca il brevetto libero

di Francesca Fornario

Caro direttore, sbagli. Il Piano vaccini di Figliuolo non è quello di fare piani ma – come dice il nome – di fare piano. Accelerando la somministrazione degli annunci mentre il migliore dei banchieri prima obbliga per decreto i medici a vaccinarsi e poi colpevolizza gli psicologi che gli obbediscono (il passo successivo è bloccargli i bancomat per punizione, come fece con i greci). Nel frattempo, le regioni decidono se somministrare i pochi sieri a disposizione prima agli anziani o prima alle categorie produttive, dilemma risolto con lungimiranza da Pd e Forza Italia votando a favore della legge Fornero (a proposito: il Salvini che doveva abolirla è lo stesso che governa con chi l’ha approvata?). Non c’è fretta, lasciamo che i ristoratori scendano in piazza al grido di “Siamo i nuovi poveri” (quelli prima erano i loro camerieri) e aspettiamo fiduciosi le dosi promesse, restando ostaggio delle multinazionali farmaceutiche e delle agenzie del farmaco a esse collegate attraverso pratiche porte girevoli.

Spiace, tuttavia, che lo stesso premier così franco da accusare Erdogan di essere un dittatore (precisando poi che era un complimento: “I dittatori ci servono”: non possono mica fare tutto i banchieri) non sia altrettanto risoluto nell’esigere una moratoria sui brevetti dei vaccini e i farmaci anti-Covid, il che permetterebbe di accelerare la produzione e verificarne la sicurezza avendo come primo obiettivo quello di prevenire e curare il virus e non quello di fare profitto vendendo al miglior offerente. Una deroga sulla licenza obbligatoria dei vaccini e dei farmaci non è fantascienza: in caso di emergenze di sanità pubblica è prevista dagli accordi internazionali (TRIPs – Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights). Basterebbe richiederla, come hanno fatto oltre 100 Paesi aderenti al Wto. Non l’Italia e non l’Ue, che con gli Stati Uniti, l’Inghilterra, il Giappone, il Brasile, il Canada, la Svizzera, l’Australia e Singapore hanno preferito tutelare i profitti di Big Pharma piuttosto che la salute delle donne e degli uomini di tutto il mondo. Profitti che lievitano durante la pandemia, che per qualcuno è una sciagura e per qualcun altro un’opportunità.

Pensa che nel 2020 al mondo è nato un nuovo miliardario ogni 17 ore. Quasi tutti nel settore digitale, quello lievitato durante il lockdown, quello che paga meno tasse. Sfortunatamente, gli stessi che hanno firmato le leggi per redistribuire la ricchezza, hanno firmato i contratti per distribuire i vaccini. Contratti così pieni di omissis e scarichi di responsabilità che al confronto una deposizione di Berlusconi è esauriente e onesta. Noi, però, possiamo difenderci. Firmando sul sito noprofitonpandemic.eu, Nessun Profitto dalla Pandemia, a sostegno dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) per obbligare l’Ue a modificare la sua posizione sui brevetti. Occorrono un milione di firme. In Italia la campagna è sostenuta da centinaia di medici e attivisti, Da Gino Strada a Don Ciotti e Vittorio Agnoletto, portavoce della Campagna europea Diritto alla cura. Stupisce che non ci abbia già pensato Draghi, così solerte nel difendere i cittadini dagli appetiti delle multinazionali da bloccare le acquisizioni delle nostre aziende da parte della Cina (“Non possiamo farci comprare le aziende strategiche dai cinesi!” ha tuonato in conferenza stampa. Le abbiamo promesse agli arabi). Deve essere troppo preso a mediare tra Salvini che vuole riaprire appena i dati sui contagi lo consentiranno e Speranza vuole tenere chiuso fino a quando i dati sui contagi lo richiederanno, che poi è la stessa cosa solo che c’è chi vede l’elettorato mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto.

Aspettiamo fiduciosi, prima o poi i vaccini arriveranno. A occhio, prima dei soldi del Recovery fund.

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