giovedì 30 aprile 2020

Non siamo soli


Un gran bell'articolo quello di oggi su Avvenire nella rubrica "Agorà", un'intervista alla filosofa Luigina Mortari dal titolo "La tecnocrazia è morta ce l'ha detto il Covid"

Parte da Plutarco: 

«Se vogliamo che la nostra anima sappia affrontare le intemperie non possiamo iniziare a prepararla quando siamo già in mezzo al fiume. È nella normalità che ci si organizza per l’emergenza. Ed è nell’educazione che si pongono le basi del lavoro di cura, rivolto a sé stessi e agli altri». 

La rivoluzione industriale quindi secondo la filosofa, ha ridotto la filosofia ad abbellimento della concezione empirica del tempo. 

Il giornalista Alessandro Zaccuri le chiede se in questo tempo è questo ciò che la filosofia dovrebbe trasmettere. 

La risposta è a parer mio fenomenale: 

Mentre porta allo scoperto la fragilità e la vulnerabilità caratteristiche della condizione umana, il coronavirus ci costringe ad ammettere l’insostenibilità della nostra vita quotidiana così come ci eravamo abituati a strutturarla. Abbiamo accettato l’inevitabilità di un’impostazione scientifico–tecnocratica e adesso ci accorgiamo di aver costruito un mondo fuori dalla realtà, inconciliabile con l’ordine normale delle cose.

Altra domanda: si è pensato troppo al risultato economico? 

Sicuramente, e purtroppo si continua a farlo, senza comprendere che questo procedere per opposizioni non porta a nulla: è un atteggiamento schizofrenico, che si ostina a tenere separati elementi che sono naturalmente e reciprocamente connessi. Negli ultimi giorni è stata sollevata spesso la contrapposizione tra emergenza sanitaria ed emergenza economica, come se si trattasse di un’alternativa che non lascia scampo. Mettere in salvo vite, si sostiene, non può andare a discapito della dignità della vita. Ma la prospettiva cambierebbe in modo radicale se scegliessimo di mettere al centro dei processi decisionali un altro concetto, quello della buona qualità della vita. Sarebbe un modo per armonizzare tra loro fattori che, nell’esperienza delle persone, sono già compresenti e inscindibili.

Sono soddisfatto, quasi esultante davanti a queste parole! Il post pandemico deve necessariamente passare da questi concetti, dalla fortuna, nella tragedia, di aver avuto tempo a disposizione per meditare, per discernere, per ripartire nel verso giusto, l'unico, quello che ci colloca dentro ad un'umanità disprezzata recentemente da una concezione tecno-rapto-finanziaria, imperniata sul profitto a discapito dell'uomo. 
Solo sperando di aver saldo il concetto il post pandemico diverrà risveglio culturale in nome di chi è stato travolto dal virus, perdendo la vita in solitudine. 
Che entri in tutti i cuori l'essenziale che personalmente visualizzo nel rispetto delle persone anziane, un valore incommensurabile per noi che, risvegliati nella nostra gigantesca fragilità, necessitiamo, ardiamo della loro saggezza. 

Senti chi razzolava male!



L'Isola Mento - giorno 48



mercoledì 29 aprile 2020

Alto insegnamento



L'esimio Professor Rigonfio Bulletto, virologo di fama internazionale.

L'Isola Mento - giorno 47



Non foss'altro perché i morti, già tantissimi, sarebbero aumentati a dismisura; ma quanto mi sarebbe piaciuto vedere al comando quei due, il Ruttologo e la Sora Cicoria con il loro sapiente agire, la squisitezza del pensiero, l'immediatezza della risposta ai drammi attuali, mai operanti per scopi elettorali, ci mancherebbe, solo per il bene del paese, quello mai classista o divaricatore di socialità. 
M'immagino le scelte, la finitezza delle conferenze stampa, magari assieme al Bulletto, sicuro sul loro carro, con gli oramai rantolanti "Signori miei" di corredo.
La Sora Cicoria che manifesta davanti al parlamento col cartello "il Silenzio degli Innocenti" corrobora in tanti la certezza dello scampato pericolo, quasi ci spinge a cercar Bonaccini per stampargli in fronte un commovente bacio per la sua vittoria in Emilia-Romagna, la diga che ha permesso di evitare di ritrovarci tra i coglioni il barbuto indietreggiante, e la fascio cicoria, portatori insani dei miasmi fascioleghisti.

(47. continua ... Tourmalet permettendo...)

martedì 28 aprile 2020

Ancora!



Passi che il Cazzaro, la Sora Giorgia e il Pregiudicato ululino alla Luna, facendo opposizione. Ma costui, oramai vicino a gradimenti vicino allo zero seguito dalla virgola, che fa parte della maggioranza, è quanto di più triste, cupo ed inverecondo ci possa essere in circolazione, con tanto elio compresso addosso saziante lo smisurato ego, da gonfiare un migliaio di palloncini.

Dixit



“In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni.”
(Papa Francesco- S.Marta 28/04/20)
(Ruiniani rosicate pure)

L'Isola Mento - giorno 46



Sua Eccellenza Il Visconte di Vodafone


Il suo nome già incuteva paura, Colao, "era il megadirettore galattico Vittorio Colao Visconte Vodafone" per dirla fantozzianamente (quanto ci manchi Sommo Paolo!). Si diceva negli ambienti che contano che a diciannove anni fosse già in grado di tramutare acqua in chinotto, che sin da bambino avesse una divina e spiccata predisposizione organizzativa tanto che, quando giocava a nascondino era routine che lo andassero a cercare per tutta la notte con cani lupo e personale del Cai. 
Giuseppe Conte immerso nella tragedia pandemica un giorno, preso dallo sgomento, si rivolse ai suoi fidi discepoli, anch'essi frastornati oltremodo. tranne Casalino, abituato sin dal Grande Fratello a gustarsi quarantene senza batter ciglio, chiedendo spassionatamente un aiuto provvidenziale, disse tra l'altro "contattate la Cei nel caso avessero un canale preferenziale con l'Altissimo, in modo da poter ricevere consigli inappuntabili!"; ma Speranza gli disse che no, la Cei non possedeva un canale diretto con l'alto dei cieli e nel caso ci fosse stato, sarebbe stato sicuramente a pagamento con prezzi folli e fuori della loro portata. 
"E allora?" disse il Presidente, infilandosi per diletto una pochette nel taschino con diciannove punte, record mondiale certificato e verificato dalla giuria Guiness. 
"Non rimane che affidarsi a Celao!" disse Boccia e a quel punto miagolarono all'unisono tutti i randagi del quartiere, come Frau Blucher insegna. 
"Celao! Ecce Homo!" proruppe Giuseppe abbracciando a distanza i presenti, grazie ad un congegno consigliato da Gigino, frutto dell'inventiva di amici ed in grado di allungare gli arti di oltre un metro, ottimo per attività particolari sui lungomare. 
Colao Visconte Vodafone fu contattato immediatamente ma per due giorni non rispose dato che si era immerso nell'ascetica, propria di questi elevati, una full immersion atta a disprezzare la vil moneta accumulata nelle missioni di vita precedenti, e Colao ne aveva tanto, purtroppo, di sterco del demonio, basti pensare ai 48 milioni che il destino infame gli recapitò ai tempi della Vodafone, e poi come non far menzione di altri elevati tipo il signor Ikea che viveva miseramente con una Billy scassata nella sua insalubre bicocca o il filantropone Bill Gates che se ci avesse pensato prima, regalando all'umanità le sue creature Windows e Office, ci avrebbe dispensato dall'ansimare nel ricercare il tarocco delle innumerevoli revisioni. 
Terminata l'aurea meditazione Celao rispose al Presidente e in brevissimo tempo, accettò la proposta con qualche piccola condizione, per lui essenziale: non voleva in nessun modo essere disturbato da chicchessia, e chiese per sé una camera arredata in modalità convento circestense comprensiva di pitale e cilicio. Avrebbe lui stesso formato la task force, la quindicesima in campo per combattere la pandemia, scegliendo personalità ascetiche e quasi immateriali. Arrivò a Palazzo Chigi di notte, come la Befana, e da quel momento si mise al lavoro, alternando preghiera e digiuno, come le più famose regole dei padri del cattolicesimo insegnano. 
Il Presidente assieme ai ministri, silenti e riverenti, non lo videro praticamente mai, a volte Gigino passava davanti alla stanza del Visconte con passo moviolato per cercare di carpire frasi o rumori in grado di rilevare l'avanzamento delle attività, ma nulla trapelava dai locali off limits per tutti, al punto che Franceschini, irritatosi oltremodo, suggerì di gridare "al fuoco!" per poter finalmente vedere Colao e i suoi conventuali e capire cosa stessero facendo là dentro. 
Mentre il Presidente subiva i soliti attacchi scellerati da parte degli Scapestrati guidati dal Cazzaro e dalla Sora Giorgia, che contribuirono a fargli battere il precedente record grazie a venti, diconsi venti, punte pochette, il tempo infame trascorreva senza un barlume di novità proveniente dalla cella spirituale di Colao. Finalmente il primo giorno dopo il sabato Colao entrò a porte chiuse dentro la Pandemic Room e, dirigendosi verso Giuseppe, intento tra l'altro a sperimentare un nuovo balsamo "Libera e bella" per la sua invidiabile chioma, a detta di molti pittata, gli porse, senza proferir favella, il frutto dell'estenuante ritiro spirituale vissuto con la sua task force. 
Giuseppe una volta avuto tra le mani l'opera omnia, proruppe in un lacerante grido "ma cazzo! Sono solo due paginette di merda!" facendo rammentare agli storici, presenti in abbondanza nella XII task force, che era dal 1983 che il Presidente non emanava una doppietta sconcia (pare che in quell'anno gli cadde la pochette, a quel tempo con solo due punte, in una pozzanghera e l'evento fu commentato con un roboante "porca troia") 
All'udire tale sconcezza, Colao divenne color verde evidenziatore, fece due passi indietro e disse:"E' un diagramma di flusso!" rivelando finalmente agli astanti il proprio timbro vocale, che molti equipararono a quello di Lady Gaga.
"Diagramma di Flusso?" disse Gigino, pensando quasi istantaneamente a qualcosa di musicale, ma Boccia che s'accorse della probabile cantonata lo stoppò immediatamente "Gigino quello è pentagramma!" 
Nello stesso momento Conte agguantò la pochette del record e per evitare di piombar nella blasfemia, si soffiò esageratamente il naso, provocando un rumore equiparabile agli assoli dell'indimenticabile Louis. 
"Un diagramma di flusso? Ma si rende conto, caro Colao, con chi abbiamo a che fare noi? Chi glielo spiega a Salvini un diagramma di flusso? Nemmeno con trentacinque insegnanti di sostegno riusciremmo nell'impresa! E la Meloni? Se parliamo di flusso quella ci etichetterà subito come misogini! E alla massaia del Testaccio chi cazzo ( e tre! Altro record!) glielo spiegherà il diagramma di flusso? Diventeremo oggetto di goliardia, di scherni, di sfottò! Già li sento i Sallusti, la pia donna della canonica di Rete 4, Sgarbi, e il per semper alticcio Vittorio! 
Colao, almeno mi dica come ci consiglia di usare questo diagramma!"
Ritornato pallido, Colao riparlò e disse: "Questo sarà il cuore pulsante del prossimo DPCM Fase due! Consiglierei di metterlo tra gli allegati, magari al numero dieci. Molti penseranno così che si tratti di un refuso, di una sbadataggine del tipografo. Ma sarà il cuore pulsante e deciderà del prossimo futuro della nazione, contenendo delle terribili e claustrali azioni di rimedio ad eventi molto probabili." 
Detto questo sparì.
Allora Gigino roteando tra le mani i due foglietti, con fare molto timoroso disse:"Mannaggia! Qualcosa di simile me lo inviano gli amici per farmi sollazzare un po'. Sai quegli incastri dove parti da una domanda tipo "ti ritieni un trombatore?" e poi seguendo le risposte arrivi alla classica frase finale "Mi spiace! Solo pippe"? 
Lo guardarono tutti, tranne Giuseppe intento a scegliere il pettine adatto per rivitalizzare l'oramai esausta chioma. 
Finisce qui questa storia, chiaramente frutto di fantasia, ehm... fantasia... si tutto è fantasia qui... tranne una cosa...il famigerato Allegato 10 che ... scusate il gioco... vi allego. Buona fortuna!

Simbiosi Travagliata


Siamo i simbiosi, ma lui è molto meglio!

Virus, governo ladro

di Marco Travaglio | 28 APRILE 2020

Domenica sera su La7, nel nuovo programma di Massimo Giletti “Non è l’Arena: è Salvini”, è andato in onda il prototipo del nuovo talk show modello governissimo. Dopo tre mesi di teledibattiti luttuosi e pallosi che issavano sul podio il virologo di turno all’insegna del “ricordati che devi morire” e del “noi siamo scienza, non fantascienza”, si è deciso che il virus non esiste più, i contagiati neppure, i morti sono un trascurabile effetto collaterale e il diritto costituzionale alla salute è un optional, anzi la fisima di un premier dittatore che ci dice di tenere le distanze ed evitare assembramenti per loschi scopi di potere. Il dibattito sulla fase 2 al netto del virus funziona così. Il conduttore strilla, tutto sudato come l’ossessa de L’Esorcista, che i negozi devono riaprire, le scuole pure, le fabbriche (quasi tutte aperte) pure (e lui ne sa qualcosa perché “ho un’azienda”), le chiese (mai chiuse) pure (e anche noti mangiapreti, puttanieri e mignottoni anelano a tutti e sette i sacramenti). E gli ospiti, fra cui manca purtroppo Panzironi, rimpiazzato però dalla Chirico che ha il pregio di parlare di tutto senza mai sapere nulla (ora vuole assolutamente “fare la messa”), hanno due opzioni: unirsi agli alti lai e dunque parlare liberamente; oppure, come il rassegnato Pregliasco, obiettare che riaprire tutto mentre si festeggiano “solo” 260 morti (più di quanti se ne piangevano l’11 marzo, giorno del lockdown), coi contagi in aumento in Piemonte e Lombardia, è un filino azzardato, e dunque venire subissati dalle urla belluine del conduttore e dei riaperturisti.

Giletti deve dimostrare che la gente sta organizzando la sommossa e trasmette, per la seconda domenica consecutiva, lo stesso video delinquenziale di un “imprenditore” che minaccia in veneto stretto i “pezzi di merda” al governo: “Veniamo a prendervi a casa, vi buttiamo fuori di lì, pezzi di merda!”. E lo spaccia per l’emblema di milioni di italiani arrabbiati, senza spiegare perché manda in onda sempre quello. Sallusti commenta che Conte non riapre non perché morti e contagi a Nord-Ovest restano altissimi, ma “per evitare che la gente scenda in piazza contro di lui”. La Chirico, che pensa sempre quel che pensano i due Matteo ma un minuto dopo, innesta la modalità indignazione sull’occhio vitreo: “Mica possiamo chiuderci in casa per il virus”. Giletti, per riequilibrare, chiede alla redazione se Salvini non stia per caso parlando: guardacaso Salvini sta parlando e per combinazione – essendo un giorno pari – vuole riaprire tutto con lo stesso cipiglio con cui, nei giorni dispari e con meno morti, voleva chiudere tutto.

Poi si volta pagina: Feltri e i meridionali. Sallusti spiega che Littorio non è razzista, anzi adora i meridionali perché “da 50 anni ha la stessa moglie e un solo amico: un prete”. Ah beh. La Chirico, fissando un punto nel vuoto, trova che ’sti meridionali sono “un popolo debole che vive di reddito di cittadinanza e non fa intrapresa”, ergo “moralmente inferiori”. Giletti fa il piromane-pompiere, come quando invita Sgarbi e finge di stupirsi se quello fa Sgarbi: “Inferiori non te lo permetto!”. Telese ricorda alla vitrea che lei è pugliese: quella non l’aveva considerato e ci rimane male. Fin qui però il programma si attesta sugli standard d’ignominia degli ultimi due mesi: per battere il record mondiale di tutti i tempi ci vuole uno scatto di reni. Giletti infatti si collega con un pm napoletano e annuncia con labbro tremante che dopo la pubblicità dirà “cose molto forti sui boss scarcerati”, perché ha “perso tanti amici per mano della mafia”, fra cui “un carabiniere che metteva una cimice tramite una scogliera”. Ce l’ha col capo del Dap Francesco Basentini, a suo dire responsabile della scarcerazione del boss Zagaria perché i giudici di Sassari che l’han messo fuori “scrivono nella sentenza (che poi è un’ordinanza, ndr) che il Dap non ha mai risposto”.

Basentini chiama in diretta per dire che il Dap ha risposto, e comunque la scarcerazione è avvenuta per altri motivi, ma c’è un’ispezione a Sassari e non può fornire dettagli. Senza contare che da un paio di secoli (Tocqueville, la separazione dei poteri, quelle cose lì), arresti e scarcerazioni li decidono i giudici, non i governi. Il Dap ha gestito il caso Zagaria troppo burocraticamente. Ma Giletti e il pm interrompono Basentini senza fargli finire una frase e lo scherniscono perché non ha Skype e non si mostra in video. Come se la legge obbligasse il capo del Dap (che gestisce i 41-bis ed è piuttosto a rischio) a mettere la faccia in tv la domenica a mezzanotte. Giletti, occhi fuori dalle orbite e bava alla bocca, gli legge la lista dei boss scarcerati, compreso Cutolo (mai uscito), come se li avesse scarcerati lui. Il pm, da “uomo delle istituzioni”, deride il funzionario perché “è facile scaricare tutto sui giudici di sorveglianza” (cioè sui responsabili delle scarcerazioni). Giletti conclude che “qualcuno non dice la verità” e (indovinate chi). La Chirico, che fino all’altroieri voleva fuori pure il mostro di Rostov, si associa allo sdegno generale. E Mastella assicura che, quando al posto di Bonafede c’era lui, certe cose non succedevano (a parte l’indulto Mastella che scarcerò 30mila delinquenti). Da TeleSalvini è tutto: a domenica prossima.f

lunedì 27 aprile 2020

Fioritura


D'accordo che siamo in primavera, ma il fiorire di così tanti soloni, esperti in virologia, tuttologi, lascia basiti! 
Oggi infatti è un pullulare di "la vorrei bionda anzi no, nera! S'odono latrati di chi, dell'apparire, ne ha fatto ragione di vita! 
Avrebbero potuto aprire le chiese, far incontrare i fidanzati, riaprire i parrucchieri, sdoganare il calcio, e perché i parenti si possono andare a trovare e gli amici di vecchia data no? C'è indecisione, non sanno cosa fare, dai interveniamo noi che la sappiamo ben più lunga! E poi la Chiesa, addirittura invocante la libertà di culto! 
Cerchiamo di ricapitolare: la più grave crisi dal dopoguerra ad oggi è stata gestita in modo chiaramente particolare, mancando lo storico con cui confrontarsi. Mai nessuno aveva dovuto in passato assumere decisioni atte a salvaguardare la vita di tutto il popolo. E allora occorre partire da questo insormontabile paletto: non esisteva nessun protocollo, nessun riferimento, nessuna precedente esperienza. 
Giuseppe Conte ha avuto tra le mani un problema di inaudita portata, lo doveva scindere, studiare, assimilare, farne partecipe gli esperti in materia. Ha fatto tutto questo ed oggi che la pandemia sembra addormentarsi, ha deciso di ripartire scontentando molti, secondo delle regole che non permettano al Covid Bastardo di rinvigorirsi. 
Chiaro che se ci fosse stato qualcun altro avrebbe preso differenti strade. Penso con tremore di gonadi al Cazzaro e, aiutandomi con un cicchetto, immagino lo stato di severità, e calamità in cui saremmo piombati, tra un aprire tutto e un serrare ogni cosa che il nullafacente avrebbe escogitato. 
Ed invece ho piena fiducia nell'operato di Giuseppe Conte, un Premier che, giustamente, ha chiesto la collaborazione di esperti. Spero finisca questa nuova moda in cui ometti insipidi si travestono in saccenti su ogni aspetto della quotidianità! Devono terminare gli indegni spettacoli di talk show dove balordi abituati ancora ai bagordi pre pandemici, perseguano il proprio tornaconto svilendo la giustezza di pareri di esperti. Cicalecci infastidenti s'odono ovunque dove un Sallusti, un Minzolini, una bionda tuttologa ospitati in canoniche tipo quella della perpetua di Rete 4, s'avventato smodatamente sul bersaglio Conte con l'unico scopo di destabilizzare, con livore, ciò che potrebbe non essere il massimo, ma costituisce una pur valida e sofferta soluzione al problema gigantesco mai, lo ribadisco, prima d'ora vissuto. 
La Cei s'inalbera per la mancata riapertura delle chiese: è uno dei tanti problemi chiaramente, ma anche qui c'è da scindere le problematiche. Tradizionalisti infatuati infatti colgono quest'appiglio per vomitare odio, tanto per seguire le norme del cattolicesimo, altri stanno insorgendo per una, dicono, necessità dello spirito, l'incontro con Gesù Eucarestia.
Guardando alla tradizione e alla Parola, senza nulla togliere all'importanza dei sacramenti, nei Vangeli la narrazione del momento fondamentale è descritta da Matteo, Luca, Marco. 
Giovanni non la riporta, non per sminuire l'Evento, ma per innalzare l'altro momento topico, la lavanda dei piedi, ovvero il servizio, il farsi comunità, il donarsi. 
Con questo non intendo assolutamente ridurre il Santissimo Sacramento ad opzione, se ci si può accostare bene altrimenti ci sono altre possibilità. Pertanto intendo sdrammatizzare l'attuale situazione pandemica: comunione spirituale, il Papa tutte le mattine la consiglia e la propone, solidarietà, compartecipazione sono momenti e sentimenti che riescono a dialogare con noi stessi, irrorando e calmierando coscienze arse dal desiderio di ospitare nei propri cuori l’Eucarestia. I due discepoli di Emmaus che lo riconobbero nello spezzare il pane, insegnano anche che il Signore s'avvicina sempre, viaggia con noi, vive le nostre tribolazioni compartecipandovi, la serenità che pervade l'animo nell'ascoltarlo è una basilare panacea alla sua assenza sacramentale. Altre manifestazioni di nervosismo potrebbero emergere da codicilli, nozionismo, ritualità offuscanti la via maestra del servizio, dell'accettazione, del prosieguo del cammino di fratellanza verso la meta finale.    

Si stanno risvegliando!




Poi succede che tal Annalisa Chirico, che si definisce giornalista, dimenticando la sua vera professione, già compagna di ChiccoChiccoTesta, vista tempi addietro assieme pure al Cordero Luca Affossa Alitalia, invitata dal Chierico Gilletti che, chiamando tali personaggetti (cit.) arde nel veder volare share e buffetti, ebbene questo simbolo del post pandemico categoria simil imbecilli tracannatori di visibilità, smaniosi dell'apparire quale nettare esistenziale, pusillanimi al punto da spararle sempre più grosse per mantener ricordo, menzione, meglio minzione, infingardi pronti a tutto per raggranellar gettoni, ebbene questa nobildonna della meditazione porcilaia, sgarbismo docet, s'inventa la differenziazione morale tra nord e sud, già sdoganata dall'alcolista non anonimo e purtroppo direttore di un giornalucolo, quasi una forma di peripatetico pensiero che sarebbe bene estirpare, evitando danni irreparabili.
Viene pur da chiedersi, visto la quantità di imbecilli di questa taglia ancora dormienti, se non sia il caso di far fronte comune, onde evitare prossime zuffe e ragli alla luna smisurati la cui assenza, nel silenzio pandemico, non è stata, neppure per solo un attimo, mai desiderata.

L'Isola Mento - giorno 45



160.000!!!


Centosessantamila visualizzazioni di questo strano blog!

Grazie di cuore, davvero e, mi raccomando, rimanete in voi sempre! Diventar un Facci, sappiatelo, è un attimo! 

Besos! 

domenica 26 aprile 2020

Senza remore



Angolo medico



L'isola Mento - giorno 44



Rumiz meditativo


A me è piaciuto molto questo brano di Paolo Rumiz pubblicato sull'ultimo numero di Robinson di Repubblica. 
Buona meditazione! 


Dobbiamo liberarci

dalla corsa folle che ci ha intrappolati e dal credere che il tempo sia solamente denaro; dalla bramosia del superfluo; dalla tirannia della cose, che ci allontana dall’Uomo; dall’illusione che il possesso sia sufficiente a renderci felici.

dall’indifferenza verso l’albero, il fiore e la lucertola; dall’idea che la terra madre sia una vacca da mungere fino allo sfinimento; dalla manipolazione della natura e dall’illusione che il genio, una volta disturbato, possa restare nella lampada

dall’inflazione indecente dell’Io, dal dimenticare che esiste anche il Noi, e che senza comunità non c’è società né nazione; dalla tentazione di svendere la nostra libertà pur di avere un’illusione di sicurezza; dall’istinto bestiale di fare giustizia da sé

dalla tentazione di essere sudditi e piegare la schiena; dalla rassegnazione che impedisce la lotta; dalla paura di una nuova immaginazione del possibile; dal concepire la fine del mondo piuttosto che la fine dell’economia del consumo e del saccheggio

dalla Bestia che ci spinge contro il diverso; dalla paura di rispondere ai violenti con parole dure; dal gridare “assassini” ai medici per poi esaltarli come eroi; dall’abuso della parola “guerra” che ci fa credere che il male sia cosa che riguarda gli altri

dalla tentazione di credere che da soli è meglio e che l’Europa sia un peso, non uno scudo benedetto; dal disamore per la nostra patria e dalla fuga in paradisi artificiali; dallo scaricare il nostro disastro di nuovo sulle spalle dell donne

dalla bestemmia di scomodare Iddio per assolvere e santificare ruberie; dalla tentazione di usare la Croce contro poveri cristi; dal credere di non essere tutti sulla stessa barca e dalla presunzione di non poter mai diventare poveri e migranti

dal tacere la morte, vissuta come indecenza; dallo spregio per le mani ruvide e il sudore sulla fronte; dallo snobbare chi in silenzio garantisce il nostro nutrimento; dalla mancanza di rispetto verso il pubblico ufficiale, dal maestro allo spazzino

dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi; dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza; dal frastuono che stordisce gli uomini e uccide il silenzio, che è il padre dell’armonia e della Creazione

dalla rinuncia a dedicare tempo ai nostri figlie e a crescerli con l’esempio, le regole di vita e la buona narrazione; dall’emarginazione dei vecchi, portatori di memoria; dallo scandaloso sfruttamento dei giovani e dal disprezzo per chi li educa

dal rifiuto della nostra fragilità e dei nostri limiti, la cui accettazione è invece saggezza; dal sottovalutare i piccoli gesti, che fanno la differenza; dal credere che la felicità sia solo un diritto, quando il sorriso è un nostro dovere verso il mondo.  

Paolo Rumiz 


sabato 25 aprile 2020

Duetto


Antonio Padellaro e Marco Travaglio festeggiano così il 25 aprile. 


Giano e Mercurio editori di Stampubblica

La conurbazione dei dividendi nel gruppo Gedi: che fatica guidare un quotidiano
di  | 25 APRILE 2020
Caro Marco, il 25 Aprile è la festa della Liberazione, e anche della Costituzione a cui abbiamo dedicato fin dal primo numero il nostro giornale. Rappresenta dunque un’occasione per chi fa il nostro mestiere: ricordare l’importanza dell’articolo 21 della Carta, presidio di quella libertà di stampa e di opinione che va difesa sempre e da ogni attacco. Vorrei farlo alla larga da quella retorica bolsa e pontificante che entrambi detestiamo, aiutandomi se ci riesco con il sorriso amaro dell’ironia. Quando, un secolo fa, facevo il mozzo nelle sentine del Corriere della Sera, il mio sogno (come tutti quelli alla catena) era di diventare un giorno direttore. Non certo della prestigiosa testata: presuntuoso sì, ma non del tutto stupido, consideravo modelli inarrivabili gli Spadolini, Ottone, Cavallari, Stille e le altre divinità che in quegli anni avrebbero poggiato le loro terga sulla cattedra adornata dalla maestosa (e forse ancora intonsa) Enciclopedia Treccani.
Oggi, se leggo che qualche bravo e stimato collega è stato nominato direttore di un grande quotidiano vorrei stringergli commosso la mano e dirgli che mi dispiace tanto. Tra un momento cercherò di spiegarti il perché. Prima di tutto però grande rispetto e stima, neanche a dirlo, per chi è stato chiamato alla guida di Repubblica e Stampa, firme di assoluto valore (con Massimo Giannini ho sempre sentito una certa sintonia di idee). Anche se non mi è chiaro per quale motivo sia stato cacciato Carlo Verdelli che bene aveva fatto, con il sostegno della redazione e dei lettori. Per carità, siamo nella normalità dei rapporti tra proprietà e direzione, e pur cercando di farmi i fatti miei ho provato, ti confesso, un certo smarrimento quando per saperne di più mi sono inoltrato, incoscientemente, nel comunicato dell’editore. Infatti, dopo qualche passo mi sono perso tra Cir, Gedi, Exor, Giano Holding, Mercurio, Sia blu. Poi, bloccato del tutto quando ho cercato di capire (ma non ho la testa per certe cose) come fa Exor ad avere il 60,9% del capitale e il 63,21% dei diritti di voto, con rassegnato sconforto ho atteso che Giano o Mercurio mi conducessero all’uscita. Improvvisamente ho avuto come un’apparizione: non era la Madonna, ma un giovane uomo dal’aria cordiale e sorridente. Si chiama John Elkann mi ha spiegato Gedi, ed è il presidente molto umano di questa meravigliosa conurbazione di dividendi che a te (a me) che non capisci niente appare come un dedalo inestricabile di accomandite e società di diritto. E dove posso trovarlo, chiesi timidamente? Ad Amsterdam, e anche a Londra, e anche negli Stati Uniti, disse Sia blu con la soavità di chi deve spiegare a un non vedente i misteri della Luce: in quel preciso istante finalmente compresi il fenomeno della transustanziazione dell’editore. Qui, caro Marco, vengo al punto. Che mestiere è diventato oggi quello del direttore che ogni giorno, oltre alla fatica di fare il giornale, di combattere con la crisi delle edicole, di confrontarsi con le giuste preoccupazioni dei colleghi, non sa più a quale holding votarsi? Lo chiedo a te con il leggero rimorso di chi cinque anni or sono ti passò il testimone sapendo che saresti imbiancato precocemente. Ma anche con la serena consapevolezza che il nostro amato brigantino Fatto Quotidiano
, non sarà mai di proprietà di alcune figure mitologiche con triplo domicilio fiscale. Questo, come vogliamo chiamarlo, apologo della realtà mi è sembrato il modo più giusto per celebrare il mio, il nostro, 25 Aprile.

Maledetto Antonio

Caro Antonio (ma dovei dire maledetto Antonio, visto che questa condanna della direzione me l’hai inflitta tu, cinque anni fa, con tutte le pene accessorie), il tuo smarrimento è anche il mio. Anche se ti confesso che l’altra sera, preso com’ero a capire se nel vertice europeo avesse perso Conte (come sostenevano i patrioti Salvini&Meloni) o avesse vinto Macron (come sostenevano i patrioti Innominabile&Boschi), mi son perso l’imperdibile nota sul giro di direttori in casa Gedi, che peraltro mi ha sempre fatto pensare a un personaggio del bar di Guerre Stellari. Sì, nel nostro piccolo siamo fortunati e lo sono anche i nostri lettori. Che ci conoscono da almeno 10 anni, o addirittura da prima, quando il Fatto non esisteva, ma noi già facevamo danni qua e là. E ci prendono per quello che siamo: una ciurma di bucanieri e gianburrasca che si divertono a scovare notizie e a rompere i coglioni a chiunque lo meriti, senza prendersi troppo sul serio anche quando conducono battaglie molto serie. Sanno chi siamo, coi nostri pregi e i nostri difetti, i nostri meriti e i nostri errori, senza mai intravedere dietro di noi Qualcuno che – da palazzi o terrazze o salotti o logge o partiti o banche o cantieri o aziende o multinazionali o paradisi fiscali – ci dica cosa scrivere e cosa non scrivere. E senza mai temere che un giorno arrivi un nuovo padrone a imporci la sua “linea”. Snaturando la nostra.
Ed è un bel fardello di responsabilità, perché tutto quel che esce sul Fatto, nel bene e nel male, è farina del nostro sacco: merito nostro o colpa nostra. È il nostro modo – lo dico sottovoce per non indulgere alla retorica né perdere il senso della misura – di onorare quella Costituzione che abbiamo scelto come unica linea politica nell’editoriale che tu firmasti sul nostro primo numero, il 23 settembre 2009. Quella Costituzione di cui oggi, 25 Aprile, festeggiamo i genitori: i partigiani della Liberazione. Io sono sempre stato un solista e non ho mai pensato di fare il direttore, né ho mai brigato per farlo. Ma riesco a farlo, da dilettante del ramo, soltanto grazie al fatto che il nostro editore siamo noi e i lettori: se ricevessi ordini da ectoplasmatiche “cornurbazioni di dividendi”, non ce la farei proprio a obbedire, portato come sono a fare l’esatto contrario di quel che mi viene detto. Quindi ringrazio i lettori e gli abbonati di averci mantenuti in salute e in grazia di Dio. E la cosiddetta “concorrenza” di spalancarci oceani di conformismo, censura e autocensura da solcare col nostro vascello corsaro.
Pensa, Antonio, che – te lo sussurro all’orecchio, per scaramanzia – in queste settimane di arresti domiciliari al 41-bis per tutti gli italiani, le nostre vendite in edicola sono persino aumentate, abbiamo raccolto 12 mila nuovi abbonamenti digitali e le lettere al Fatto si sono moltiplicate per dieci. Un premio a tutta la redazione e ai collaboratori che lavorano in condizioni difficili, spesso proibitive. Fra pochi giorni annunceremo importanti novità in casa nostra, che riguardano il giornale, la sua veste grafica e una serie di nuove iniziative per affrontare il mondo nuovo post-Covid all’insegna di una vera normalità, cioè di un autentico cambiamento, onde evitare che qualcuno ci riporti alla falsa normalità di prima, quando di normale accadeva ben poco. In questi momenti di disorientamento, mi capita spesso di immaginare che cosa direbbe Indro Montanelli se fosse vivo. Così apro a caso uno dei suoi libri, o vado sul sito della Fondazione Montanelli che ogni giorno distilla una sua perla, e trovo compagnia. E, a proposito di cambi di direzione, mi sono imbattuto nel suo commiato a noi redattori del Giornale l’11 gennaio 1994, quando ci annunciò che se ne sarebbe andato a fondare La Voce per le intromissioni di B. prossimo alla discesa in campo: “È un po’ tardi, ma alla fine mi sono convinto che di padroni non bisogna averne. Perché, anche quando cominciano bene, finiscono male… La libertà, che non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno”.

Buona Festa!



venerdì 24 aprile 2020

giovedì 23 aprile 2020

Onorato di averla letta!


Ho appena sentito su La 7 la lettera di un anziano, uno dei tanti anziani uccisi dal Coronavirus dentro ad una Rsa. Qui sotto l’intero testo preso dal sito di Famiglia Cristiana. 
L’anziano è morto, ma queste sue parole rimarranno per sempre, come monito per le generazioni future per come i depositi dei cosiddetti rottami funzionano, appiattendo identità di esseri umani, senza più speranze e dignità. Sicuramente non tutte le Rsa sono così. Molte però si. 
Grazie di cuore caro nonno di tutti! Vola alto ora che puoi, finalmente nella più piena libertà.

"Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti. (L'ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età Elisa mia cara. È l'unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un po' di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre assistenti che neanche ti salutano.

Non volevo dirvelo per non recarvi dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro questa bella "prigione". Si, così l'ho pensata ricordando un testo scritto da quel prete romagnolo, don Oreste Benzi che parlava di questi posti come di "prigioni dorate". Allora mi sembrava esagerato e invece mi sono proprio ricreduto. Sembra infatti che non manchi niente ma non è così…manca la cosa più importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere tante volte al giorno "come stai nonno?", gli abbracci e i tanti baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per spostare l'attenzione e far dimenticare tutto. In questi mesi mi è mancato l'odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie e persino le tante discussioni. Questo è vivere, è stare in famiglia, con le persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto così tanto non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme.

In 85 anni ne ho viste così tante e come dimenticare la miseria dell'infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere, mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era come un sogno poterci andare, una gioia, un onore. La maestra era una seconda mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa. E poi, il giorno della laurea e della mia prima arringa in tribunale. Quanti "grazie" dovrei dire, un'infinità a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato. Gli amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi dato l'assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale di mia moglie. Ora non ce la faccio più a scrivere e quindi devo almeno dire una cosa ai miei nipoti… e magari a tutti quelli del mondo.

Non è stata vostra madre a portarmi qui ma sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare fastidio a nessuno. Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno, forse sarà stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere più autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto inerme, incapace di svolgere qualunque funzione.

Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è stato come entrare già in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi? Una volta quell'uomo delle pulizie mi disse all'orecchio: "Sai perché quella quando parla ti urla? Perché racconta sempre di quanto era violento suo padre, una così con quali occhi può guardare un uomo?". Che Dio abbia pietà di lei. Ma allora perché fa questo lavoro? Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi decenni, è servita solo a fare del male ai più deboli? A manipolare le coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perché non cerco vendetta.

Ma vorrei che sappiate tutti che per me non dovrebbero esistere le case di riposo, le Rsa, le "prigioni" dorate e quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito. Se potessi tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino all'ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie avrebbero avuto più senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo, isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso. Questo coronavirus ci porterà al patibolo ma io già mi ci sentivo dalle grida e modi sgarbati che ormai dovrò sopportare ancora per poco…l'altro giorno l'infermiera mi ha già preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o forse no.

La mia dignità di uomo, di persona perbene e sempre gentile ed educata è stata già uccisa. Sai Michelina, la barba me la tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e così il cambio. Ma non fate nulla vi prego…non cerco la giustizia terrena, spesso anche questa è stata così deludente e infelice. Fate sapere però ai miei nipoti (e ai tanti figli e nipoti) che prima del coronavirus c'è un'altra cosa ancora più grave che uccide: l'assenza del più minimo rispetto per l'altro, l'incoscienza più totale.

E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto, quando non ci saremo più, continueremo da lassù a bussare dal cielo a quelle coscienze che ci hanno gravemente offeso affinché si risveglino, cambino rotta, prima che venga fatto a loro ciò che è stato fatto a noi."

Time is...



Come? Covid? Pensione? No, il tempo si sa è dalla loro parte! E vai col nuovo singolo!

Equità



Quell’idiota di Capannori che ha affisso  questo messaggio nel portone dove vive un’infermiera del reparto infettivi, sarebbe giusto che gli arrivasse in sorte il bastardo Covid e, dopo il ricovero, trovasse sul suo lettino un foglietto con scritto “Hai ragione sai? Ho deciso di rimanere a casa! Buona fortuna!”

L'Isola Mento - giorno 41




E niente, non c'è nulla da fare! Qualsiasi occasione è buona per creare due opposte fazioni: gli inchiappettatori e i mansueti allocchi. Arriva una pandemia? Nessun problema: accaparratori navigati fiutano la merce, società intermediarie accatastano il bene divenuto essenziale, parte la corsa maledetta al rincaro, i rappresentanti alzano ancora il prezzo e volete che alla fine chi vende al dettaglio non spari anch'esso un ricarico che sarebbe giusto se tenuto dentro i confini della decenza. 
Ma le facce che noto, dal Brico che mette ad un euro quelle chirurgiche che alla produzione hanno valore pari ad un ragionamento del Cazzaro, fino alle farmacie che quando entri ti guardano con una faccia da pie donne dicendoti "lo so sono care ma ce le hanno vendute a prezzi folli" come se fossero benefattori dolenti per questa forma vigliacca di capitalismo senza freni. 
Ma c'è un altro aspetto che inquieta: la famigerate micro società intermediarie hanno tenuto fermi nei loro magazzini, meglio definirli porcilai, stock ingenti di mascherine che avrebbero potuto salvare medici e personale paramedico, allo scopo di far salire ulteriormente il prezzo, vista la domanda, e il loro malloppo da ladri senza onore. 
Il lockdown non ci ha insegnato nulla. Continueremo a farci allegramente prendere per il culo. Loro lo sanno con chi hanno a che fare. 

Spettacolo Travagliato!


Levategli il vino

di Marco Travaglio | 23 APRILE 2020

Gioco di società. Indovinate, fra queste 10 notizie, qual è quella inventata per farci quattro risate.

1. Un simpatico giudice di sorveglianza di Milano, siccome le prigioni italiane, e tantopiù quelle del 41-bis, sono il luogo più sicuro al mondo contro il Coronavirus (1 morto in tre mesi su 60mila detenuti), scarcera il boss Francesco Bonura autorizzandolo a girovagare fuori Palermo per matrimoni, funerali, banchetti pasquali e natalizi, facendosi scudo del ministero della Giustizia che però dice l’opposto: nessun mafioso o altro delinquente pericoloso deve uscire (anche perché fuori si rischia il contagio molto più che dentro). Così ora chi stava al 41-bis è fuori e chi era fuori sta al 41-bis.

2. Vittorio Feltri dichiara in tv che i meridionali “non soffrono di complessi di inferiorità: in molti casi sono inferiori”. Intanto pubblica in prima pagina l’editoriale quotidiano di Paolo Becchi, ma gli affianca un commento che lo definisce “incomprensibile” per “i lettori, i quali difficilmente arriveranno a leggere fino in fondo”, “di una noia più mortale del Covid”, insomma “solo dei cretini come noi possono ospitare un pistolotto quale quello che ci infliggi”. E sono soddisfazioni, per entrambi.

3. Su Italia1 (Mediaset) le Iene danno la caccia al temibile viceministro della Sanità Pierpaolo Sileri e alla moglie Giada Nurry, accusandoli di conflitto d’interessi perché la signora è nientemeno che impiegata in un’azienda fornitrice di mascherine (che è come accusare le Iene di aver frodato il fisco o corrotto Metta, Mills e De Gregorio). Per mancanza di tempo, è stato di nuovo rinviato il servizio delle Iene, pronto da 26 anni, sui conflitti d’interessi di un noto miliardario pregiudicato per frode, pluriprescritto e amico di mafiosi sceso in campo nel ’94 per farsi gli affari suoi, che stipendia le Iene.

4. Attilio Fontana, celebre per aver annunciato che il 4 maggio la sua Regione uscirà da sola dal lockdown con “la via lombarda per la libertà che passa dalle quattro D”, intima a Conte di non fare ciò che, diversamente da Fontana, mai aveva pensato di fare: “No a riaperture su base regionale, monche e zoppe, che non consentirebbero un equilibrato sviluppo alle regioni che aprono”. Guai se Conte desse retta a Fontana, dice Fontana.

5. Ieri le destre e i loro giornali ci avevano quasi convinti di essere in piena dittatura del Duce Conte: “Qui sta nascendo un nuovo dispotismo e sarà peggiore di quelli del passato” (Giorgio Agamben, Verità), “Quante leggi fascistissime: sembra il 1925” (Libero), “Nessuno parla delle libertà violate” (Giornale).

Poi, sempre ieri, la cocente delusione: “Conte Godot, le scelte non arrivano” (Giornale), “Conte parla tanto per non dire nulla”, “in stato confusionale” (Verità), “Conte cala le brache” (Libero). Primo caso di dittatore-re travicello indeciso a tutto. Peccato.

6. Nuova, meritoria campagna del Riformista, dopo quelle per non processare il suo editore Alfredo Romeo, assolvere tutti gli imputati del pianeta, scarcerare tutti i detenuti dell’orbe terracqueo, non arrestarne mai più, e scongiurare la nomina di una pericolosa incensurata alla presidenza Eni. Testuale: “Chiedere di abolire il carcere è un obbligo. Deve farlo ogni politico contrario a questa brutalità, a costo di giocarsi anche l’ultimo voto”. E, si capisce, di assicurarsi quelli di chi sta dentro e vuol uscire e di chi sta fuori e non vuol entrare.

7. Siccome il Mes prevede condizionalità giugulatorie per gli Stati che lo chiedono (vedi Grecia) e nessuno sa ancora se il “nuovo Mes sanitario” ne avrà, Conte dice che l’Italia non è interessata, almeno finché non saranno escluse tutte le condizionalità. Dunque i giornaloni titolano: “Conte apre al Mes”. E i migliori patrioti, dal trio Giavazzi-Alesina-Franco (Corriere) al duo Sorgi-Stefanini (Stampa) a Cappellini (Repubblica), raccomandano a Conte di impiccarci al Mes per fare dispetto a Di Maio. Cioè di arrendersi a Olanda e Germania prim’ancora di combattere al Consiglio Ue. E poi, possibilmente, di tagliarsi le palle per fare dispetto alla fidanzata.

8. La Corte d’appello di Milano che ha assolto Scaroni&C. per le tangenti Eni in Algeria, spiega che “la sola prova del pagamento di somme all’intermediario (197 milioni da Saipem alla scatola vuota a Hong Kong di un prestanome del ministro dell’Energia algerino, ndr) non esaurisce l’onere dell’accusa di dimostrare che il denaro sia stato promesso o versato” per un “patto corruttivo”. Giusto: poteva pure essere una colletta per i poveri orfanelli.

9. Aldo Cazzullo spiega sul Corriere che, se l’Italia ha ricevuto aiuti anti-Covid soprattutto da Cina, Russia e Cuba non è perché Cina, Russia e Cuba ce li hanno inviati, mentre quelli promessi da Trump non sono mai arrivati; ma a causa di una diabolica “strategia” del “governo a guida 5Stelle”. Che, a caval donato, non guarda in bocca. Dunque è anti “atlantico”.

10. Libero batte sul tempo gli scienziati di tutto il mondo e scopre in un colpo solo vaccino e cura contro il Covid-19: “Un bicchiere di rosso può stordire il virus”.

Soluzione. Le notizie sono tutte vere. Ma la 10 aiuta forse a spiegare la 1. E non solo quella.

lunedì 20 aprile 2020

Da un altro punto di vista


Dinoccolando sul far del mattino e passando dall’esanime bar in cui nel prepandemico compievo il rito tipico della focacciagazzamacchiato, noto le luci accese e la porta aperta. Mi rivolgo agli amici gestori complimentandomi con loro per le pulizie in vista di una fantomatica riapertura.
“Ma guarda che siamo aperti, solo per l’asporto!”
——
——

Quindi mi volete dire che se io vi chiedessi un caffè ....

“Certo!”

Stordito, con un incipiente balbuzie frutto dell’emozione, come se mi fossi imbattuto in quattro modelle di Victoria’s Secret che, non sapendo dove alloggiare, mi rimirassero chiedendomi ospitalità, proferisco a stento l’ordine impetuoso: “ma ma al allora cccche aspettate? Fafafatemelo!”

E subito nei padiglioni ecco arrivare i dolcissimi suoni della battuta sul legno del porta caffè, il doppio colpo al dispenser per riempire il filtro con il nettare degli dei, la pressatura, l’inserimento del supporto nella tanto sognata sede, il pulsante che avvia l’entrata dell’acqua calda, lo stop ed il profumo estasiante. L’ho bevuto ad occhi chiusi. Domani lo degusterò ascoltando “anema e core”
per apprezzare maggiormente questo spiraglio di normalità!

L'Isola Mento - giorno 38




Esistono quindi all'interno della cosiddetta famiglia europea stati canaglia che invogliano multinazionali a portare le sedi delle loro società da loro, per pagare meno tasse, il primo nome che m'appare in cervice è quello della Famigliola Sabauda, da sempre attenta al bene italico. 
Se non fosse il tempio della Burocrazia ma una seria unione, l'Europa dovrebbe mettere alla porta l'Irlanda, il Lussemburgo e la cara Olanda di Rutte, solo in nome della giustizia. 
Nauseante è questo comportamento cialtronesco. 

Ora vi racconto un fatto accadutomi: da circa tre giorni convivo con i famigerati bagarozzi, quelle insulse bestie che entrano dalle zone umide perché non viene fatta un'adeguata disinfestazione da parte dell'amministratore. 
Il mio coraggio in merito è pari alla cultura del Cazzaro: hai voglia di auto inorgoglirti, di cercar coraggio in te! Sogni, meglio dire incubi, con quelle bestiole di cui un giorno chiederò il perché della creazione, sorridenti, beffarde con le loro antenne e il loro vagare senza meta. Baigon sparato in ogni dove e individuazione del buco da cui uscivano, sotto il lavello, nello scarico che l'idraulico avrebbe dovuto chiedere ma che Covid glielo ha impedito, cioè non che si è contaminato, solo che non può venire a finire il lavoro! 
Ma la Provvidenza, temendo il mio rapporto con il cemento, pari a zero, ha fatto sì che arrivasse mio fratello, un esperto in materia! 
Andando a comprare la malta, di cui fino ad oggi non solo ne ignoravo l'esistenza, di malta conoscevo l'isola e la croce, sono passato davanti al mio abituale bar: luci accese! M'avvicino e vedo i due gestori intenti a mettere a posto! M'informano che possono servire solo per l'asporto... quindi... gli dico... se ti chiedo un caffè? 
Certo! 
Apriti cielo! Un caffè con la macchina del bar! Da quanto tempo non l'assaporavo! Che gioia! Che meraviglia! 

(38. continua ... Tourmalet permettendo...)