venerdì 31 gennaio 2020

Scelta



Ho scelto il luogo della sepoltura (spero lontana)

Meraviglia!



Avrete già visto la foto qui sopra, almeno spero. Se non l'avete notata e di conseguenza non siete rimasti ammaliati da quello che a prima vista può essere interpretato come un piatto di chicchi o anche, macabramente, molari d'oro, ebbene nella realtà trattasi della foto più nitida mai scattata prima della nostra vitale stella, il Sole! 
Quei chicchi per intenderci sono paragonabili in grandezza al Texas, e nel filmato si scorge pure l'immensa quantità di gas, idrogeno e elio, che avvolgono l'immensa stella. Immensa per modo di dire: il Sole infatti è catalogato come stella nana e pur essendo immensa, per noi, è una stella normale, anzi piccola dinnanzi alle giganti più grandi centinaia, migliaia di volte il nostro astro. La luce sparata da quei chicchi impiega circa otto minuti ad arrivare da noi, ammaliandoci, facendoci star bene, illuminando la nostra vita. 
Insomma: la Meraviglia della Grande Opera!    

Dagli!


Dagli all’untore, psicosi, scanner portatili appena si nota all’orizzonte un viso giallo! Siamo così, ci fanno diventare così! La virologa italiana ieri ha detto che mancano i dati, cioè la scala di rapporto. Perché se il virus avesse infettato gli umani molto prima, il rapporto delle vittime sarebbe equiparabile ad una potente influenza. Ma che ne sa quella, dicono i sanopiattisti! Vai con antibiotici, a me le mascherine e attento! Sta arrivando un cinese! E starnutisce pure! Aiuto! Pandemiamoci!

giovedì 30 gennaio 2020

Bivio


Sono attanagliato, nel buio del mio io, da una serie improvvida di quesiti, di ragioni multicolori insalubri, la verità infatti dovrebbe averne una sola di tonalità. Sono preso d'assedio per te e il tuo trascinamento ai confini del mistero, sempre impavido, determinato, tenace. 
Mi sono profuso, lo ammetto, in ricerca di escamotage chiamali come vuoi idratazioni, trasfusioni, medicine a secchi. Consapevolmente cercavo e cerco spasmodicamente ditirambi artificiosi, pertugi per riagguantare una chimera oramai rarefatta, il ritorno alla normalità, a quando ti occupavi di tutto, uscivi, rientravi, sempre soavemente, inondando l'aria del tuo buonumore. 
E in queste sere avverto un'onda anomala scaturente dal tuo soffrire, dal tuo chiederti perché questa storiaccia finale debba continuare, tra dolori, tristezze fuoriuscenti dall'abbraccio mefitico con la marmorea staticità, ed io mi sento in un certo modo responsabile, artefice di un presupposto, probabile, allungamento anche se, lo spero proprio, non si sta parlando assolutamente di accanimento terapeutico. 
Ed ecco quindi il dilemma, l'angosciante quesito, se continuare o no su questa strada scarsamente lastricata, se l'egoismo filiale stia prevalendo sulla giusta sequela naturale. Sono dilaniato papà per questo dubbio. Vorrei ma il chiedersi per chi e per cosa, tipo un appagamento di presenza vitale per me, la sta facendo da padrone. Ogni pensiero, ogni azione vengono setacciati, vagliati dal modesto motore interno che posseggo. Perché non seguire i suoi voleri, la sua scelta, la sua volontà e di controcanto: quello che gli stanno facendo non è accanimento, lo ripeto, non ci sono sonde per l'alimentazione forzata, non c'è l'ossigeno, nulla di nulla. Certo idratare vuol dire in parte rafforzare l'organismo, reggere le febbriciattole che periodicamente vengono a disturbarti. Ritengo però che tutto quanto stia cercando di fare, rientri nei canoni dell'affetto, il problema è se sia ingombrante o no. 
Compio tutto senza alcuna pianificazione prolungante l'attesa; di getto, naturalmente, di primo acchito. Quelle tue domande però mi devastano, m'inerpicano in sentieri troppo scoscesi. Non vorrei perderti insomma anche se ciò, temo, non risponde al tuo sommo e raggelante quesito: "perché devo ancora soffrire?"
Un bacio infinito.   

Distacco



Certo che mi mancherà! Soprattuto la sua monofinta scartante a sinistra, così scontata da venire compresa pure da Cuadrado. Qualche passettino finta sulla sinistra cross o tiro. Un loop infinito che credo facesse pure a casa mentre si recava a far minzione. Mi mancherà la sua classe ectoplasma, i suoi passaggi più sonnecchianti di un ragionamento, dai scherzavo, del Cazzaro Verde. Mi mancherà, come mi manca un eczema nella zona pelvica. Adios!

Sarà?



Dicono che non ne facesse parte. Anche perché se no il nome del neo movimento di Toti assumerebbe un significato inquietante: “Cambiamo!” inteso come lavatrice di fondi neri. Speriamo bene...

Parole sante


giovedì 30/01/2020
Il reo è nudo

di Marco Travaglio

Il pellegrinaggio ad Hammamet col contorno di pregiudicati e miracolati che insegnano la legalità e riscrivono la storia in tv, sui giornali, nei libri e perfino al cinema, mentre chi raccontò Tangentopoli tace e acconsente. Poi l’incredibile bombardamento trasversale contro la blocca-prescrizione, invocata da vent’anni da tutte le persone di buon senso e in buona fede a tutela delle vittime e ora osteggiata come mai nessuna legge, neppure quelle ad personam di B.. E ora, per tacere dei casi personali e del ritorno dei vitalizi, la pretesa della casta avvocatesca di imbavagliare e financo punire Piercamillo Davigo, reo di esprimere le sue idee documentate sulla giustizia, dunque inviso ai “liberali” alle vongole che vorrebbero addirittura levargli la parola all’inaugurazione dell’Anno giudiziario nella Milano dove per tanti anni onorò la Giustizia (come se l’Anno giudiziario lo inaugurassero gli avvocati). Sembrano fatti casuali, ma basta unire i puntini per vedere il disegno complessivo: la Nuova Restaurazione accompagnata da un terribile puzzo di fogna putrida che ricorda i tempi loschi della Bicamerale.

Allora (1996-’98) si chiuse violentemente e rapidamente la stagione di Mani Pulite, infatti destra e sinistra inciuciarono per allungare i processi e mandarli in prescrizione. Questa volta si tratta di archiviare con la stessa violenza e rapidità la lunga parentesi “populista” e “giustizialista”, iniziata nel 2007 in piazza Maggiore a Bologna e in decine di altre collegate con centinaia di migliaia di “vaffa” ai pregiudicati in Parlamento e ai privilegi di casta. I poteri marci, riavutisi dalla grande paura del 2018, approfittano dell’implosione dei 5 Stelle (momentanea o definitiva, si vedrà) per rialzare la testa, affilare le zanne, allungare le grinfie, regolare i conti e dichiarare che la ricreazione è finita, come se l’ansia di pulizia che si è sfogata in questi anni nel voto “grillino” (ma anche in tanti movimenti “carsici” della sinistra apolide, dai Girotondi alle Sardine) fosse evaporata nelle urne europee e regionali. Nemmeno Conte, Di Maio e Bonafede sospettavano che toccare la prescrizione – in uno con la riforma del voto di scambio, l’aumento delle pene per gli evasori e la revisione delle concessioni autostradali – avrebbe scatenato una simile onda d’urto. La Bongiorno, santa patrona del potere reale (da Andreotti a B.& Fini a Salvini), li aveva avvertiti: “É una bomba atomica”. Aveva ragione, anche se lei la vedeva con gli occhi dei giapponesi come una tragedia, e noi con quelli degli Alleati come una liberazione. Il sistema dei poteri marci si regge su tre capisaldi: mafia, corruzione, evasione.

E sull’impunità per tutti e tre, difficilissimi da scoprire e ancor di più da punire. Approfittando dell’ignoranza di Salvini, in tutt’altre faccende affaccendato fuorché in quelle di studiare e lavorare, e dell’incredulità del centrosinistra per il ritorno al governo, i 5Stelle li hanno resi più facili da scoprire e da punire con il nuovo reato di scambio politico-mafioso, la Spazzacorrotti, la blocca-prescrizione e le manette agli evasori. Così chi campa di voti mafiosi, tangenti ed evasioni è entrato nel panico. Tantopiù che la truffa delle concessioni autostradali, smascherata dal crollo del ponte Morandi e dalle altre porcherie emerse dalle indagini, ha messo in crisi il quarto caposaldo dei poteri marci: il capitalismo di rapina che fa soldi con i beni pubblici.
Il re, anzi il reo, è nudo. E ora presenta il conto. I risultati li vedete ogni giorno sui media, con odi alla prescrizione, ditirambi per i Benetton, epicedi a Craxi morto per legittimare i ladri vivi e screditare chi risponde colpo su colpo facendo contro-informazione e contro-opinione: Davigo, Gratteri, Di Matteo e, nel nostro piccolo, il Fatto. Se riescono a mettere a tacere queste e poche altre voci, parleranno soltanto loro, a reti ed edicole unificate. Ogni amnistia richiede prima l’amnesia. Per tornare alle ruberie e ai privilegi dei bei tempi che furono, prima che la gente aprisse gli occhi e smettesse di votare i loro manutengoli, bisogna cancellare la memoria. E oggi isolare le voci stonate dal coro è molto più facile che ai tempi della Bicamerale e delle altre restaurazioni gattopardesche (la rielezione di Napolitano e il governo Berlusconi-Letta nel 2013 e il referendum Renzi nel 2016): il coro s’è allargato e chi potrebbe stonare è passato dall’altra parte o a miglior vita, o semplicemente si è ritirato per stanchezza e sfiducia. Noi no. Noi abbiamo un dovere verso i lettori e le vittime: come Marco Piagentini, che 11 anni fa perse la moglie e due figli nella strage di Viareggio e ora rischia di vedere ucciso anche il processo ai responsabili. Il suo appello a Sono le Venti (sul Nove) perché nessuno tocchi la legge Bonafede, a nome delle vittime delle stragi raccolte nel coordinamento “Noi non dimentichiamo”, è uno sprone ad andare avanti. E dovrebbe esserlo anche per le Sardine, se usciranno dall’agnosticismo sui temi della legalità; e per i 5Stelle, che stanno sperperando il patrimonio di fiducia e speranza di milioni di persone in misere guerricciole di portineria, incuranti della posta in gioco che va ben oltre le loro trascurabili persone. Noi del Fatto continueremo a ripetere che non si stava meglio quando si stava peggio; che Craxi era un corrotto latitante e un pessimo politico, come pure Andreotti, Forlani e tutto il resto della banda, di ieri e di oggi; che la prescrizione durante il processo è una vergogna che salva decine di migliaia di colpevoli e punisce decine di migliaia di vittime (i processi vanno sveltiti, ma senza prescrizione); che Davigo e gli altri magistrati preparati non solo possono, ma devono parlare in pubblico per smontare le fake news del partito dell’impunità; e che la Restaurazione non la vogliamo, né ora né mai.

mercoledì 29 gennaio 2020

Sogni nel cassetto


La vincita milionaria del Superenalotto a pochi chilometri da casa mia, mi affretta nel riporre i tipici sogni in materia nel cassetto anzi, nella cassapanca da riporre in soffitta per dimenticarla tra le ragnatele. Eh si: oltre al fatto che la fortuna ha colpito benignamente la zona, e madame Statistica in merito è inflessibile, non potrà ritornare a bagnare queste lande per molto tempo. Pazienza; il rito delle fatidiche "due colonne" è molto simile a quello delle migliaia di aspiranti vincitori: riponi la schedina nel portafogli, ti metti in viaggio e zak! come per incanto si srotola il canonico menù: la mente mi fa intravedere i numeri vincenti sul giornale, avverto la sudorazione fantozziana dell'evento, la notte in bianco a fantasticare su come spendere tanti soldoni, gli acquisti, gli aiuti a parenti ed amici, i progetti da realizzare, l'impegni verso il prossimo pensati, qui lo dico e non lo nego, più per "agevolare" la mano della dea Bendata che per slancio interiore; a volte la fantasia galoppa sino al punto di immaginare il servizio del TG nel bar dove abitualmente gioco, al fine di rendere più realistica la scena. E poi la visualizzazione dei numeri vincenti, lo sgonfiamento, la sparizione di ogni sogno, la perdita di sapore, l'afflosciamento di qualunque emotività legata all'evento divenuto chimera imprendibile. 
E il giorno dopo si riparte come nel film "Il giorno della marmotta", un loop interminabile, una giostra costosa senza alcuna realtà appagante. 
Vorrei non giocarle più le dannate due colonne! Vorrei liberarmi dal giogo, dalla subdola tassa, ma non posso! Almeno fino a quando possederò un briciolo di memoria non potrò che continuare la condanna ripetitiva della giocata, ne va della mia salute. Mi ricordo infatti i numeri, i dodici numeri delle due colonne e piuttosto di vederli uscire senza che io li abbia giocati, preferisco pagare settimanalmente il balzello. Conosco i miei polli, quanto il fato sia fondamentalmente bastardo e irrida statistiche e calcoli probabilistici. Lo sfanculamento infatti è sempre dietro l'angolo e il sedere va sempre tenuto a paratia. Do you remember?   

Perché?



Questo consumatore seriale di jeans, nel senso che quando lo incontri inevitabilmente ti gratti le zone pelviche tanto è ansiogeno vederlo e sopratutto udirne l'incessante produzione d'idiozie, ha sconquassato l'aria ruttando la scempiaggine sopra in foto, frutto di astio, rancore, inverecondia, rosicamento di cui è portatore inconsapevole. Il fato o chi per lui lo ha portato al vertice della regione Lombardia, l'esempio eclatante di come si debba asfaltare la sanità pubblica per rifocillare i benamati paladini del privato, scrupoloso prelievo costante di risorse destinate a tutti per una gestione tanto negletta e protezionistica dei soliti pochi&noti, metodo questo sfornato dalla mente pia dell'allora Celeste-Formiga, attuale pregiudicato di lusso, desertificatore del pubblico per gli amichetti d'inginocchiatoio. 
Ma il Fontana-inducente alla grattata, disprezzando la consuetudine tipica delle persone per bene che dinnanzi ad una sconfitta prima l'accettano e poi si congratulano con il vincitore, che fa? Sproloquia con alto senso di razzismo becero che da sempre l'avvolge, spiegando che la vittoria emiliana-romagnola anzi, la sconfitta del suo Cazzaro Rosso di rabbia, sia frutto dell'azione biasimata, da lui, che ha permesso a degli ultimi, a dei rifiuti sociali, sempre secondo lui, di partecipare alla votazione. 
Dovevano quindi rimanere a casa in quanto non abili al ragionamento? E se anche fosse che i pidini abbiano agevolato l'entrata al seggio di questa tipologia di esseri umani che il Fontana-pro-grattata vorrebbe annientare, immagazzinare in luoghi ameni in attesa della dipartita, a lui, mi scuso per il francesismo, che cazzo gliene frega? Non potrebbe questo nefasto pseudopolitico auto-auscultarsi, estirpando, o almeno tentandoci, la pula che gli sta insonorizzando le presunte (poche) qualità in suo possesso?      

martedì 28 gennaio 2020

Ah proprio un bel piano!



Cioè per chiarirsi: tralasciando lo scoiattolo in testa e la mala politica regnante alla Casa Bianca, il cowboy presuntuoso ha cogitato, puro eufemismo, un cosiddetto piano di pace per il Medio Oriente e dall’alto del suo QI assottigliato quasi come una sogliola, ha pensato bene di presentarlo con al fianco il malevolo Bibi israeliano, irridendo quindi l’altro contendente palestinese. Inoltre, guardando la cartina qui sotto vien da pensare che il popolo palestinese sia composto da una massa d’idioti se accettasse una simile proposta squilibrata frutto della furbata del guappo biondo. La Palestina sarebbe circondata da Israele che manterrebbe pure gli insediamenti dei coloni dentro le terre arabe, praticamente come avere un rompicoglioni tutto il giorno nel proprio tinello di casa. I luoghi religiosi palestinesi a Gerusalemme, farebbero parte della nuova capitale israeliana ed invece i palestinesi si dovrebbero accontentare della parte est della città santa! Non so come si scrive in arabo, ma un bel “va a cagher” non stonerebbe per nulla, anzi!

Di questi tempi...



A pensar male


Mumble mumble mumble ... ma guarda un po’ questo virus bastardo che sta impensierendo il mondo... i sanopiattisti già al lavoro insufflano ipotesi zerozerosettiane, che i cinesi cioè sarebbero al lavoro per una potente arma batteriologica e un infingardo virus birbantello sarebbe loro sfuggito di mano, anzi di bronco. E poi l’Oms che magari l’abbiamo disturbata, impegnata com’era a preparar cenoni, che prima dice che trattasi di bazzecola, il giorno dopo invece, passate le bollicine di Krug dalle loro cervici, ecco l’avvertimento di possibile pandemia terracquea. E poi quell’ospedale enorme da tirar su in dieci giorni, probabilmente una fossa comune dove stipare i colpiti dal virus, con splendide facciate tipo Cinecittà. Mumble mumble ... c’è qualcosa che non torna: tra le varie notizie ne ho udita una molto invaghente: la previsione che il vaccino sarà pronto in tre mesi. Una futuristica affermazione placida e concreta, differente dal dire “tra tre-quattro mesi.”  
Mumble mumble ... quasi che il vaccino sia già pronto in qualche cassetto iper segreto. E in tre mesi sai come s’ingigantiranno i profitti... sempre pensando male naturalmente... e perché no, con una leggera spolverata sanopiattista...

lunedì 27 gennaio 2020

A bocce (quasi) ferme


La consultazione elettorale di ieri, ha sancito alcuni verdetti inoppugnabili: la sconfitta del Cazzaro in Emilia, la conseguente vittoria del PD e dell'uscente presidente regionale Bonaccini, l'ecatombe del M5S, in Calabria addirittura estinto. 
Orbene, ragionando a mente quasi fredda sorgono alcune considerazioni che di seguito riporto: 


  • Mai dare del bue al popolo, soprattutto se coscienzioso in ottica democratica, come l'emiliano-romagnolo. Il Cazzaro ha creduto sino all'ultimo giorno di farsi gioco di una regione che ne ha viste di tutti i colori, rimanendo sempre ancorata a quei valori che l'hanno portata ad essere modello. 
  • La Calabria invece ha convogliato le preferenze attorno ad una rappresentante di un partito, meglio dire azienda, in via d'estinzione come il suo proprietario, l'impenitente pregiudicato. Il sostegno leghista, una volta acerrimo nemico di quelle terre, ha permesso alla coalizione di centro destra di salire sulla tolda di comando regionale, dal forte sapore di collusione con il noto, arcinoto, potere malavitoso. Per dare un'idea di quanto asserito guardate, gustatevi questa foto: 

       questo baciamo parla più di ogni altro commento! 
  • La caduta del M5S conferma che chiunque non segua i propri convincimenti politici, prima o poi è destinato a scomparire. Di Maio ha commesso una serie interminabile di errori, di scempi che hanno disamorato l'elettorato. Se ricevi voti perché ti presenti come la novità e poi scendi a patti per rimanere al potere facendo come tutti gli altri, allora è giusto che tu venga abbandonato. Lo dicevo e lo ripeto: il crollo vertiginoso dei consensi è stato preannunciato dalla comparsa delle Sardine, siano benedette nei secoli, che durante i mesi di campagna elettorale hanno fatto tutto quello che avrebbe dovuto dire e fare il Movimento grillino. A bocce ancora calde non sono convinto che si riprenderanno, troppi i contrasti interni. All'orizzonte invece il PD, ripulito dai Ballisti, può avere l'occasione per rilanciarsi, di ritornare ad essere faro in queste fetide nebbie. 
  • Comunque quello che è importante è aver frenato l'ascesa al potere di quel babbano barbuto portatore incosciente di felpe. 
Viva l'Italia libera! 

Bignamicamente


Che poi a ben vedere l’estinzione in certe terre, ahimè colluse con mefitiche organizzazioni, può essere visto anche come una positività, vedasi elezioni politiche del 2001 in Sicilia con il cappotto forzista alla Miccihè-chè-chè, mentre l’avvento di quella brodaglia affaristica che un tempo dileggiava i meridionali, come un incubo.

Citofonando



Grandissima Emilia Romagna!



PS: (pernacchione non di produzione propria)

domenica 26 gennaio 2020

Al voto!




Cogitate!


No, non può essere, è inconcepibile che su quelle sane terre dove da sempre il coabitare, il sorridere alle sventure, agli intoppi del fato, alle negligenze del destino, dove lo stare a tavola corrobora gli altri sensi e il curare tutti senza che la disparità sociale neghi a chicchessia qualche farmaco, qualche prestazione è vanto pure per noi foresti; dove il ballo, il canto, il pensiero s’accomodano perché bene accetti; ebbene è inconcepibile la possibilità che da domani arrivi uno stravolgimento indegno dei rapporti umani, l’apertura al privato per sollazzare i soliti e malevoli onnivori che vorrebbero arraffare ogni cosa per i loro agii, le loro commistioni, il filosofeggiare predatorio. No, non può essere, non ci credo, spero ancora. Mi auguro che prima del seggio molti entrino nei sacri scrigni alla Felino o Langhirano e, respirandone gli effluvi, attivino la cervice, allontanando quello squallido suonatore di citofoni, il nuovo Idiota Forte che potrebbe tutti attanagliarci nuovamente, come prima di lui fecero il Sarcofago Pregiudicato e il Ballista, le gonadi. 
Vi siano d’aiuto in quest’ora solenne le parole del Maestro riguardo al vostro astro regionale:

“Bologna è una donna emiliana
di zigomo forte, 
Bologna capace d' amore,
capace di morte, 
che sa quel che conta e che vale,
che sa dov' è il sugo del sale, 
che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi
per quanto colpita...”

sabato 25 gennaio 2020

Auguri Signor G!



Oggi, carissimo Signor G, avresti compiuto 81 anni e, se fossi ancora tra noi, non ti saresti capacitato di come la bassezza morale la stia facendo da padrona in queste lande oramai depredate culturalmente e moralmente. Abbiamo tra le palle un imbecille che suona ai citofoni irridendo sconosciuti; un altro ebetino che tenta di tornare a galla mediante il solito e arcinoto metodo in cui, frenando cambiamenti, il poveretto cerca di farsi notare quale baluardo alle cosiddette ingiustizie, pensa Signor G che questo fenomeno non ha capito ancora che non se lo caga più nessuno e il bello è che pur di rimanere tra le palle, sarebbe pronto a diventar anche destrorso (o forse lo è già stato!) Le ingiustizie sono sempre più sovrane, ognuno sta nel suo orticello impaurito dal cosiddetto diverso. E questo per la gioia di quel Cazzaro che, se tu fossi stato ancora qui, non ne dubito, avrebbe già ricevuto sonori calci in culo, forse, solo metaforicamente! Con la sparizione dell’oramai sarcofago pluri pregiudicato e con la liofilizzazione del Ballista pensavamo di essere arrivati in fondo al barile pronti per la risalita. Ci sbagliavamo. E se domani questa nullità dovesse prendersi la regione rossa per antonomasia, si proprio quella Signor G, vorrà dire che le nostre sofferenze non le conteneva solo un barile, bensì un pozzo senza fine (con tanto di Casellati Vien dal Mare prossimo presidente della Repubblica!!) Tanti auguri Signor G. Mi manchi molto!

Parole curative



E che dire di questa sontuosa, ineguagliabile testadicazzo? Già il cognome, Schmidheiny, idealizza la possibilità che qualcuno abbia pigiato i tasti dell’anagrafe alla “cazzo&campana” per consegnarci uno sterminatore di anime lavoratrici in nome di quel profitto per cui si dovrebbe, speriamo prima o poi, fare una sana, appagante, inebriante, rivoluzione. Sparse l’Eternit nei bronchi di 392 italiani, uccidendoli ed ora, grazie a quella cazzo di prescrizione in nome della quale ancora oggi, bifolchi e comici rigonfi di nulla, stanno lottando affinché rimanga per continuare a salvare dalla giusta galera bastardi senza alcuna gloria, diversamente umani e pii devoti al loro faro di vita, il profitto, ed ora dicevamo questo galeotto mancato trova per così dire il coraggio di vomitare questa dichiarazione:

“Mi sono reso conto di provare dentro di me un odio per gli italiani e che io sono il solo a soffrire per questo. Ho lavorato in modo mirato sulla situazione. E quando oggi penso all’Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito”.

Prendere cervogia e manganello per andarlo a scovare sarebbe un sollievo del cuore, ma non si può come madame democrazia c’insegna. Gli auguriamo di comprendere prima o poi quanto sia stato inverecondo e bieco il suo incespicare, zigzagare scansando, come un eccellente slalomista, i paletti del decoro, della convivenza civile, della cultura sociale che contribuiscono a formare un uomo, allontanandone la modificazione genetica confezionante il tipico sorcio ingordo di risorse comuni. Qual è lui.

giovedì 23 gennaio 2020

Ma tu guarda!




Senza togliere nulla a Jerry Scotti, un professionista serio e capace, la prima puntata di "Chi vuol essere milionario?" parrebbe indurre in cattivi pensieri. Eh si che, come dice il saggio, a pensar male... 
Piccolo riepilogo: la prima puntata di questo format oramai ventennale è partita sfidando le leggi della statistica, mielosamente condite dalla vicenda di questo concorrente che per parteciparvi ha viaggiato per un sacco di ore essendo a lavorare a Singapore. E De Amicis, grande influente della rete ammiraglia di chi sappiamo, per ovvie ragioni legate al rapporto tra lacrime e share, è stato servito. Dicevamo delle probabilità: che percentuale occorrerebbe valutare nel calcolare che il primo partecipante alla nuova serie inanelli una dozzina di risposte giuste e risponda alla penultima da 300mila euro, rischiando di perderne 230mila, positivamente acchiappando il diritto di fronteggiarsi nella puntata di mercoledì prossimo con quella fatidica, clamorosa da un milione di euro? 
Non sono laureato in statistica ma credo che la percentuale in oggetto sia dello 0, e poi una sfilza incredibile di zeri, come se, ad esempio, qualcuno prevedesse un discorso serio e decente da parte del Cazzaro, per intenderci. 
E quindi nei prossimi giorni tutti parleranno di questo appuntamento con la storia dei quiz, basti pensare che in vent'anni si è verificato appena due o tre volte! Guarda un po' il caso: riparte il fortunato quiz ed istantaneamente si verifica l'impensabile! 
A volte il caso è proprio attento alle situazioni, non c'è che dire!  

Vergogna



Stavo guardando Juve Roma quando al termine del quale primo tempo è andata in onda la solita pubblicità e il promo di tal programma vespasiano (nel senso di Vespa ma ci sta pure anche l’altro significato), una clip che pareva un comizio bignami dello Scocciatore di campanelli in modalità geova, un evidente e peripatetico modus operandi del Lecchino al Neo per procrastinare la sua disinformazione al servizio del potente di turno per l’eternità mediatica. Uno spot vergognoso, che solo una nazione infetta televisivamente come la nostra può propinare attraverso un servizio pubblico senza nessuna vergogna di passare per quello che in realtà è da sempre: una meretrice.

Concordo pienamente!



mercoledì 22 gennaio 2020

Incredibile!



Guarda “Uomini e Donne” per un mese di fila e inizia a gridare “mi avete rotto i coglioni!” in svariati dialetti antichi, tra cui uno celtico, meravigliando famosi glottologi.

Giraerigira


Ma guarda come gira e rigira, e a me girano i coglioni: ieri pomeriggio ad una stucchevole trasmissione condotta da un’ex Miss Italia, Caterina Balivo, è stata ospite centrale la figlia del defunto Cinghialone, che molti zombie stanno tentando di riabilitare mentre la storia, la Storia, sono già passati vent’anni, ha oramai decretato ai posteri il suo status di latitante e non di esule al tempo della fuga tunisina. Fin qui nulla di strano anche un contraddittorio non avrebbe stonato, soprattutto per il decoro. Il bello però viene ora: la trasmissione devota al latitante è prodotta per la Rai dalla società Magnolia, fondata anni or sono dal diversamente pidino Giorgio Gori attuale sindaco di Bergamo, anche lui nostalgico del craxismo e, udite udite, di proprietà ora di tal Marco Bassetti marito di... (rullo di tamburi please) Stefania Craxi!!!! Clap clap clap clap! E noi paghiamo il canone... per farci continuare a prendere per il culo! Fanno bene, fanno proprio bene ad approfittarsene, visto che attorno il babbanesimo regna incontrastato. Hammamet ed a-mammeta!

martedì 21 gennaio 2020

Scusate forse esagero!



Ma andate a cagareee!!! Mi sono appena mangiato una polenta d’oro con polpette, un ottimo vino, cioccolato e rutto libero alla faccia di questo imbecille e dei 4654 zombi inani culturali che hanno digiunato. Ma va a cagher! (con tanto strutto)

Fratelli meditate!



Oggi in Emilia Romagna i sani di cuore dovrebbero dar fondo alle superbe scorte gastronomiche, assaporando ogni ben di Dio tipico di quelle nobili terre: tortellini, salumi, bolliti, torte. Dovrebbe scorrere il lardo a fiumi, le osterie traboccare di ogni grazia del cuore. Perché il Cazzaro ha chiamato al digiuno i suoi aficionados dopo che si è fatto votare dai suoi l'autorizzazione a procedere nel processo per la vicenda Gregoretti. Punto finale, capolinea della ragione, del pensiero, della politica. E Bologna e la regione detta da sempre rossa non possono permettere un tale scempio, una devastazione culturale e di pensiero inammissibile, inaccettabile.
D'accordo che il PD arriva dall'Era del Ballismo, dove per mano di quel nano inane Egoriferito perdette dignità e rotta per mescolarsi idealmente al partito del malaffare retto dall'oramai sarcofago narcotizzato, pur sempre pregiudicato.
D'accordo tutto, persino la corruttela imperante in certi ambienti una volta esempio per molti. Ma per una questione di decoro, di pensiero, di tradizione Bologna e l'Emilia Romagna non possono finire nelle mani di questo unno della malora, rosariante con chissà chi, modellatore di menti, di opinioni, portatore del nulla venduto come pregiato ninnolo stordente molti. Non è concepibile solo accostare un cotanto Cazzaro alla tradizione emiliana-romagnola, ai suoi miti, alla sua abbondante cultura canora, letteraria, sociale.
La terra di Guccini, di Dalla e di tanti altri non può trasformarsi in coacervo di babbeismo razzista, di fregnaccia indecorosa, di rincorsa a quello che gli idioti vorrebbero udire; alla caccia alle streghe per rigurgitare il possesso, rimarcando differenze sociali fini a sé stesse. No, è inconcepibile! Se non ce la facesse Bonaccini, sono certo che interverrebbero le Muse dall'alto! Insufflerebbero arie musicali abbraccianti le terre pericolanti, magari sulle note di Futura o di Amerigo. Le parole? Ah quelle sicuramente sarebbero "cazzo state facendo?"

lunedì 20 gennaio 2020

Sveglia!


Ogni anno arriva tramite l'Oxfam la conferma dei danni che il capitalismo contemporaneo provoca a tutta l'umanità.
Se ci soffermiamo al dato che 2000 diversamente umani posseggono risorse come 4,6 miliardi di persone, scatta un moto d'ira rivoluzionario, una sana voglia di ribaltare tutto, di ripartire da zero, di annullare ogni differenza, in nome e per conto di tutti noi. 
Chi dovrebbe andare a riposo rimane a rompere i coglioni, sottraendo reddito ai giovani. 
Cianfrusaglie respiranti fagocitano tutto, accatastando ricchezze rubate alla stragrande maggioranza di esseri uguali a loro, ma che il fato o il sistema ne hanno decretato la fine, l'inutilità sociale, ancor prima di nascere. 
Già il sistema: perfezionato come non mai, parrebbe infischiarsene di queste disparità; si tende ad annullare, a schiavizzare il lavoratore per incanalare enormi quantità di denaro in mano a pochi. 
Non è più il tempo del "Che", non vi sono in giro saldi pensatori in grado di iniziare ad avviare un processo in grado di sparigliare le attuali regole. 
Il "Rimbambismo" la fa da padrone, salite su un treno o andate in un qualsiasi aeroporto per convalidare questa certezza: hanno annichilito quel poco di buono con smartphone di ultima generazione, siamo atterriti, rintontiti, non ci rendiamo conto che se fossimo uniti potremmo invertire la rotta. 
La vergogna non abita più su questa sfera blu, la prevaricazione è signora indiscussa. 
Schiavi e negrieri in cravatta si sfiorano oramai senza paura. La riverenza, il capo chino, la sottomissione. Ecco cosa emerge in questo tempo, pieno di briganti, zeppo di segregati. 
Svegliamoci!  

Duro momento



Da due giorni non mangio, attanagliato come sono dalla vicenda di questo artista, si artista, tale Junior Cally e i suoi testi, a detta degli esperti, misogini e volgari. Non sanno, Junior e i suoi fans, che nell’Olimpo la Musa Euterpe sta facendo lavande gastriche a gò gò ingurgitando ettolitri di Xanax, minacciando di spargere nell’universo melodie gigidalessiane per la nullità, la pochezza, l’estraneità dalla Musica di ribaldi incespicanti sulle note come questo uomo mascherato rumorista e dalla rima facile in modalità mulo/vaffan... il quale, perchésanremoèsanremo, sta inopinatamente in ribalta, quando al massimo dovrebbe staccar biglietti per sane minzioni. Salvaci Euterpe, non ci meritiamo cotanta desolazione!

domenica 19 gennaio 2020

Memento



Vent’anni sono passati dalla sua scomparsa. E allora ci vuole un ricordo... (quello in foto sulla destra mi sembra di conoscerlo...)

domenica 19/01/2020
I CONTI IN SVIZZERA
Il bottino di Bettino: ecco la lista delle spese private
NELLE SENTENZE DEFINITIVE

di Marco Travaglio

Nel giorno del pellegrinaggio ad Hammamet con figli d’arte, complici, coimputati, miracolati, noti ladroni o aspiranti tali (chi non è capace a rubare invidia tanto chi ci riesce), scassinatori, pali e addetti al piede di porco, ci uniamo anche noi al ricordo dell’indimenticabile statista pregiudicato morto latitante 20 anni fa. Purtroppo il nostro è il ricordo di chi ricorda, non di chi s’è scordato tutto o non sa nulla, come l’intera stampa italiana, che da giorni riempie paginate su Bettino senza mai citare il bottino. L’inviata del Corriere sul luogo del delitto e del relitto, per dire, si domanda pensosa se Craxi fosse “latitante, come accusano gli esponenti del M5S (sic,

ndr) o esule, come vorrebbe la figlia” e si risponde che “l’enigma ancora divide. Ma il tempo della damnatio memoriae può dirsi finito”. Invece è appena cominciato, a giudicare dalla sua, di memoria, e da quella degli altri “giornalisti” all’italiana.

Segnatevi questa data: 29 settembre 1994. Mentre il premier Silvio B. compie 58 anni, il pool Mani Pulite fa arrestare Giorgio Tradati, vecchio amico di Craxi e uno dei prestanome dei suoi conti esteri. Il 4 ottobre il pm Antonio Di Pietro lo fa deporre al processo Enimont. E il suo racconto rade al suolo la difesa di Craxi sui “finanziamenti irregolari alla politica”: “Nei primi anni 80, Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière). Funzionava così: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto… il prestanome”. Lì cominciano ad arrivare “somme consistenti”: nel 1986 sono già 15 miliardi. E altri 15 su un secondo: quello che Tradati, sempre su input di Bettino, intesta a un’altra panamense (International Gold Coast) presso l’American Express di Ginevra. Ma stavolta c’è una variante: un conto di transito, il Northern Holding, messo a disposizione da un funzionario della banca, Hugo Cimenti, per rendere meno individuabili i versamenti. Come distinguevate – domanda Di Pietro – i bonifici per Cimenti da quelli per Craxi-Tradati? Risposta: “Per i nostri si usava il riferimento “Grain”, che vuol dire grano…”. Risate in aula. Poi con Tangentopoli tutto precipita. “Intorno al 10 febbraio 1993 Bettino mi chiese di far sparire il denaro dai conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani Pulite. Ma io rifiutai… avrei inquinato le prove… E fu incaricato un altro. I soldi non finirono al partito… Hanno comprato anche 15 chili di lingotti d’oro (poi ritrovati dai giudici elvetici, per un valore di 300milioni di lire, ndr).

Craxi rimpiazza Tradati e affida i suoi conti a Maurizio Raggio, ex barista di Portofino, strano personaggio con interessi in Italia e all’estero, fidanzato con la contessa Francesca Vacca Agusta, vecchia amica di Craxi. Raggio si precipita in Svizzera, svuota i conti e si ritrova fra le mani 40 miliardi di lire. Di Pietro sguinzaglia i carabinieri a Portofino, dove vive con la contessa a Villa Altachiara. Troppo tardi. La coppia se l’è già svignata in motoscafo, prima a Montecarlo, poi in Messico. Cimenti intanto conferma ai pm: Raggio ha lasciato sui conti solo un milione di dollari e trasferito il resto su depositi alle Bahamas, alle Cayman e a Panama. Intanto Tradati continua a raccontare: “I prelievi dai conti svizzeri di Craxi servivano anzitutto per finanziare una tv privata romana, la Gbr di Anja Pieroni (una delle amanti, ndr)… e acquistare un appartamento a New York e uno a Barcellona”.

Donne e motori. Il resto lo racconta Raggio, arrestato il 4 maggio ’95 in Messico, dal carcere di Cuernavaca.

In poco più di un anno di latitanza, ha speso 15 miliardi su 40. Il resto, l’ha riportato a Craxi, latitante ad Hammamet, che gli ha detto come e dove spenderlo. La sua deposizione verrà autenticata dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Milano, nelle sentenze del processo All Iberian confermate dalla Cassazione (Craxi e B., condannati in primo grado e prescritti in appello). Ecco quella d’appello: “Craxi dispose prelievi… sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tivù (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire… Dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe, ndr) a Roma, intestati alla Pieroni”. Alla quale faceva pure pagare “la servitù, l’autista e la segretaria”.

A Tradati diceva sempre: “Diversificare gli investimenti”. E Tradati eseguiva, con varie “operazioni immobiliari: due a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile”. Senza dimenticare gli affetti familiari: una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba) bisognoso di soldi per una mostra itinerante e una fondazione dedicate al santone indiano. Intanto il Psi è finito in bolletta per l’esaurimento delle mazzette e prima il tesoriere Vincenzo Balzamo, poi i segretari Giorgio Benvenuto e Ottaviano Del Turco, non sanno più come pagare i dipendenti. Ma Craxi se ne infischia e tiene tutto per sé. Poi vengono le spese di Raggio: 15 miliardi per “il mantenimento della sua detenzione” in Messico e la latitanza in Centroamerica con la contessa e certe distrazioni piuttosto care: 235.000 dollari “per un’amica messicana”; e una Porsche acquistata a Miami.

Case, aerei e Bobo. Il resto rimase nella disponibilità di Craxi, che da Hammamet commissionò a Raggio alcune spesucce: l’acquisto di “un velivolo ‘Citation’ del costo di 1,5 milioni di dollari”, l’estinzione di un “mutuo personale” acceso da Raggio (circa 800 milioni di lire), le parcelle degli avvocati e una raffica di “bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti”: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair Al Katheeb; 80 milioni di lire alla Bank of Kuwait Ltd “in pagamento del canone relativo a un’abitazione affittata dal figlio di Craxi in Costa Azzurra”. Il povero Bobo – spiega Raggio – “aveva affittato una villa sulla Costa nell’ottobre-novembre 1993, per sottrarsi al clima poco favorevole creatosi a Milano”.

Dunque, conclude il Tribunale, i conti di Craxi servivano “alla realizzazione di interessi economici innanzitutto propri” e “Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti… non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari, così da mettere in difficoltà lo stesso Balzamo… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti, se non per soccorrere finanziariamente Gbr, in cui coltivava soprattutto interessi ‘propri’”. E, da vero uomo d’affari,
“si informava sempre dettagliatamente (con Tradati, ndr) dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi”.
I tesori nascosti. Le rogatorie dalla Svizzera confermano che Tradati non mente. E dimostrano che sui conti di Craxi, nel 1991, mentre l’amico Bettino imponeva la legge Mammì scritta su misura per la Fininvest, Berlusconi bonificava 23 miliardi di lire in più rate tramite la società occulta All Iberian. Nessuna risposta, invece, avranno le rogatorie del pool sugli altri tesori di Craxi: quelli gestiti da altri tre prestanome – Gianfranco Troielli, Mauro Giallombardo e Agostino Ruju – su conti e società fantasma fra Hong Kong, Singapore, Bahamas, Cayman, Liechtenstein e Lussemburgo. Tutti miliardi rimasti inaccessibili, almeno ai giudici. Chissà mai chi ci campa a sbafo da 26 anni.

venerdì 17 gennaio 2020

Sappiatelo!




Amici romagnoli, emiliani! 
Mi rivolgo a voi col cuore in ansia esortandovi a non lasciare la retta via, con i suoi sbagli ma pur sempre retta e giusta! 
Il vostro voto di domenica prossima potrebbe, Dio non voglia, aprire le porte ai pseudo fascisti e io non riesco ad immaginare la grande madre rossa in mano ad una Bergonzoni qualsiasi, alla presa del potere per opera di un Cazzaro Verde trasformatosi in neo uomo per così dire forte, con il codazzo di rosari, presepi e quant'altro di irritante ci possa essere su questa terra! 
Amici, meditate soprattutto ad un aspetto, per certi versi allucinante: il vostro voto potrebbe aprire le porte alle elezioni, le quali diverrebbero lo sdoganamento dell'ennesima volgarità democratica, l'arrivo della coalizione di destra che governerà sino alla data in cui si eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Colei che è in foto, una devota ai tempi del Pregiudicato, rischierebbe di essere la prima donna Presidente della nostra storia e, da come si sta comportando da Presidente del Senato, la parzialità la farebbe da padrona nelle stanze del Quirinale. 
Pertanto, amici tanto ammirati in cucina, nel vivere in soave fragranza, nel rispettare i cosiddetti altri! Mantenete dritta la barra, agevolate l'affievolimento di consensi quasi certo visto la nullità di pensiero dei molti che attorniano il bullo con felpa. 
Non cadete nel tranello! Non lasciatevi intorbidire la mente! Rimanete orgogliosi e saldi nel decoro istituzionale. Altrimenti sarà la fine, il buio culturale casellatesco. Giammai! 

Quando è moda è moda!




Arte



Da indiscusso gourmet quale sono, seguo da sempre Masterchef. Quest’anno tra i vari concorrenti mi ha colpito particolarmente Marisa, non tanto per la maestria in cucina, né per innovazioni gastronomiche, né per una padronanza gestionale degli ingredienti, ma per un qualcosa non direttamente riferibile all’arte culinaria, bensì solo all’Arte...

Come no!



mercoledì 15 gennaio 2020

Auto selezione



L’Istituto comprensivo “Via Trionfale” di Roma che nella propria presentazione sul web evidenzia di aver formato classi solo per figli di benestanti e altre destinate al ceto medio basso, ha raggiunto un obbiettivo inaspettato e non voluto, selezionando e differenziando i dirigenti più ottusi, ignoranti e babbani della penisola: i suoi.

Lo sapevo!


Lo sapevo che sarebbe finita così! Io che ormai lo conosco da anni dicevo: non fatelo incazzare, non esagerate nel celebrare un latitante! Lasciate il silenzio, miglior medicina in questi frangenti. E invece niente! Avete voluto incensare. E questo è il risultato...

mercoledì 15/01/2020
Romanzi d’evasione

di Marco Travaglio

La sapete l’ultima? Craxi era un “romanziere”. E pure un “poeta ermetico”. La scottante rivelazione si deve al Corriere e al Messaggero. Il primo ha avuto in anteprima un brano del “thriller inedito di Craxi, curato dalla fondazione presieduta dalla figlia Stefania” e pubblicato da Mondadori (e da chi se no?). Il secondo lo ha recensito col rilievo che merita il Simenon socialista (definito “esule”), in un’intera pagina impreziosita da due liriche (anch’esse inedite) composte dal Petrarca di Hammamet e “trovate tra le sue carte dal figlio Bobo”. Ora, se questi capolavori letterari sono rimasti inediti per vent’anni, un motivo ci sarà. E chi vuol bene alla Buonanima dovrebbe porsi una domanda semplice semplice: perché Craxi non le ha mai né diffuse né pubblicate? E darsi una risposta altrettanto elementare: perché aveva il senso del limite e del ridicolo e non voleva svilire la sua notevole carriera politico-criminale con quella sottoletteratura di quart’ordine. Va detto infatti, senza tema di smentita, che sia il “romanzo thriller” sia le “poesie ermetiche” sono delle cagate pazzesche.

La prosa di Parigi-Hammamet è di una banalità e di una sciatteria imbarazzanti, roba che neanche un impiegato del catasto. E la trama, che il Messaggero promuove a “spy story” di “Bettino il romanziere”, “plot gonfio di trame e misteri, storie d’amore e di tradimenti, vendette e paure”, “romanzo che sembra avere una sua forza”, è un improbabile frittomisto di complotti internazionali di una Spectre russo-american-tedesca contro l’immacolato “Ghino”. Cioè Ghino di Tacco, lo pseudonimo che si era scelto Craxi (ovviamente un bandito). Quanto alle poesie, basta citare quella intitolata (non stiamo scherzando) “Contabilità”: “Lasciando le mie rime e i miei racconti a mezza strada/ eccomi a chiedere i conti del genere umano /per mettere sul gran libro Il Capitale/ io mi dedico agli scritti del giornale/ io passo dalla cassa della merce/ venduta in contanti /dignità, lealtà, sincerità /vecchio, stanco, a un tanto”. Roba da controllo antidoping o da perizia psichiatrica, che spiega perché Craxi tenesse quella robaccia nascosta nei cassetti: non poteva sospettare che quei geni dei figli l’avrebbero data alle stampe, contribuendo al suo definitivo sputtanamento postumo. Ora, prima che cedano a qualche settimanale la lista della spesa vergata di suo pugno, i suoi calzini usati e i fondi dei suoi caffè come le reliquie di Padre Pio, si spera in un bell’incendio doloso che incenerisca gli effetti personali rimasti. Ma, nel manicomio in cui viviamo, è improbabile che qualcuno provveda a quel gesto pietoso.

Ieri, per dire, La Stampa lacrimava perché “il Pd sarà l’unico assente ad Hammamet” alle “celebrazioni” del pregiudicato latitante e così “consegna Craxi alla destra” (testuale). E l’altroieri il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che non sembra ma è del Pd, ha pubblicato sul Foglio una pompa funebre a Craxi. Il titolo “E adesso diamo a Craxi quel che è di Craxi” ne ricorda uno celeberrimo di Cuore su Previti: “Diamo a Cesare quel che è di Cesare: la galera”. A 16 anni, invece di pensare alle ragazze, Gori stravedeva per Craxi “innovatore coraggioso” e “fu grazie a lui che divenni – e tuttora sono – un socialista liberale”. Il terzo fratello Rosselli. Poi purtroppo nel ’92 “arrivò la bufera”, detta anche “rivoluzione dei giudici” (meglio non parlare di Tangentopoli e di tangenti) e Craxi finì “all’indice come il peggiore dei ladri” (infatti rubava). E il piccolo Gori che fece? “Vacillai”. Perbacco: “non seppi leggere la torsione della democrazia nascosta dietro lo scontro tra i poteri” (cioè i processi per le mazzette che Craxi si faceva portare sul letto o versare sui tre conti svizzeri personali Northern Holding, Constellation Financière e Arano). Ora però ha capito e vuole “restituirgli un po’ di quello che da lui ho ricevuto” (il verbo “restituire”, applicato a Craxi, è decisamente affascinante). “Se ho le idee che ho”, tipo sulla “redistribuzione della ricchezza, lo devo a Bettino”. Che purtroppo di ricchezza ne redistribuì pochina, a parte i 40 miliardi nascosti in Svizzera e redistribuiti fra il barista Raggio, la contessa Vacca, il figlio Bobo (villa a Saint Tropez), il fratello Antonio, un’amante e soprattutto sé medesimo.

Insomma “Berlinguer aveva torto e Craxi aveva ragione” (Berlinguer, colpevolmente, non rubava). Che ideone “l’elezione diretta del presidente della Repubblica” (da un’idea di Licio Gelli), “la battaglia per salvare Moro” (trattando sottobanco con le Br), “quella della scala mobile” (abolita per scendere l’inflazione a spese dei lavoratori), “il no agli Usa sulla consegna dei terroristi dell’Achille Lauro a Sigonella” (con l’impunità al capo del commando Abu Abbas, mandante dell’omicidio di un ebreo paralitico, sottratto alla giustizia e spedito in omaggio a Saddam). E soprattutto “l’apertura alle tv private”: così Gori chiama pudico i due “decreti Berlusconi” per legalizzare l’illegalità delle tv Fininvest contro i sequestri dei pretori e la legge Mammì, tagliata su misura del monopolio berlusconiano e imposta da Craxi mentre B. gli sganciava 23 miliardi sui conti svizzeri di cui sopra. Ma Gori non ne parla, forse perché di quelle tv illegali fu per 17 anni dirigente e poi amministratore, con lauti stipendi pagati dal noto corruttore. Delle condanne di Craxi, invece, non s’è accorto: parla di “inchieste”, peraltro “strabiche” perché – tenetevi forte – “tutti sapevano, ma solo alcuni sono stati colpiti”, ergo Mani Pulite “fu un’operazione di giustizia politica”. Non male, come alibi: è come se un rapinatore di banche colto in flagrante pretendesse di non essere processato perché in giro è pieno di rapinatori a piede libero. Una minchiata che nessun rapinatore serio userebbe mai a sua discolpa: infatti la usa il compagno Giorgio Gori.

Dizionario




martedì 14 gennaio 2020

lunedì 13 gennaio 2020

Buon lunedì


Ad augurarci Buon Lunedì è molto facile, guardandoci intorno invece risulta più ansioso e difficile: fermo restando che il manovrante le scelte improvvide della politica mondiali sia un instabile mentale, che per un erroruccio quasi insignificante siano decedute 185 persone a bordo di un aereo civile, che la Libia rischia di diventare una gigantesca polveriera che, scendendo nei nostri minuscoli anfratti, si sta per celebrare l'anniversario della scomparsa di un uomo politico scappato latitante ad Hammamet, sdoganandone i misfatti economici e rapaci, che i cambiamenti climatici sono un evento acclarato ma le misure da intraprendere, ledendo i mostruosi interessi multinazionali, sono attualmente fuffa per inani. Torniamo da noi: tra due domeniche si voterà in Emilia-Romagna e in Calabria, per le regionali. Ciò sta paralizzando il quadro politico, alzando la disfida, solo a parole, che per molti diverrà un problema politico nazionale, con il M5S ridotto oramai a lumicino fumigante, con il PD in preda alla bramosia di ricambiar nome, e non uomini divenuti obsoleti e stantii. Nel versante opposto continua l'irrefrenabile sciocchezzaio del Cazzaro, impegnato a stordire tutti coloro che, come la storia insegna, inseguono il mito dell'uomo forte, fregnaccia tipica nostrana. L'anno nuovo ha riportato i problemi del vecchio appena lasciato, e molti continuano a festeggiarne il passaggio come se vi fossero cambiamenti; ma la fiaba dei mutamenti sociali è oramai sterco in porcilaia: chi s'arricchisce si arricchirà sempre più, chi ne è tagliato fuori, la grande maggioranza, continuerà a boccheggiare tra le varie melme edulcorate ad hoc da media peripatetici, al servizio dei pochi potenti. 
Siamo una nazione solo sulla carta, come l'Europa unita insegna. Vorremmo darci delle regole per migliorare il tenore di vita di tanti, ma i pusillanimi sono forti, troppo forti. Ognuno pensa al suo orticello, alle sfide personali già perse in partenza. Sul panorama nazionale non s'evidenzia chicchessia in grado di migliorare la qualità dell'esistenza, abbattendo grandi e gravissime storture in grado di alternare l'ordine democratico: corruzione e evasione fiscale. Questo governo sta tentando di apportare modifiche per riacquistare la normalità ma, come ogni sano di mente constata, la difesa dei privilegi è arte inaffondabile. Ad esempio la prescrizione, l'arma di tutti gli inamovibili per evitare di finire in galera: mancanza di nuove assunzioni per controllare chi delinque evitando di pagare i sacrosanti balzelli, che sono alti proprio perché essendo evitati da molti manigoldi, impongono all'apparato statale di spremere i soliti coglioni al fine di avere risorse a sufficienza per onorare le spese comuni; a tal proposito continua nella sanità pubblica la miserevole azione in stile meneghino creata al tempo dal pregiudicato Celeste Formiga, che consiste di distruggere ospedali e studi medici di base per lasciar libero il campo alla sanità privata, che ingurgita ed ingurgiterà enormi risorse finenti nelle tasche dei soliti noti. L'Emilia rischierà questo se sceglierà il Cazzaro. 
Ma questi sono solo vacui pensieri di un ordinario lunedì, che augurare buono oramai rischia di passare per presa per i fondelli.  

domenica 12 gennaio 2020

Studi scientifici



Secondo uno studio della Massaciussen Mesciua University, su un campione mezzo milione di persone, 934.456 bulbi oculari hanno focalizzato il centro del maglione bianco, 42.125 il dettaglio che la mancanza della cintura sia agevolato dai promontori posteriori, 23.417 sul soprabito, sognando di trasformarsi in esso, ed infine un paio di occhi hanno roteato all’indietro in modalità Regan McNeil per l’entrata in camera del genitore al grido di “smettila che poi diventi miope!”

Rieccolo!


È ricomparso, inopinatamente è riapparso, si proprio lui: lo Studioso di Gazza al bar! Giacca di velluto, occhiali da pensatore si è accomodato impercettibilmente con in mano il sacro testo rosa, ed invece di sfogliarla si è concentrato oltremodo quasi si dovesse prepare ad un test d’ammissione ad un concorso pubblico. Ogni trafiletto, ogni colonna sono stati da lui scannerizzati con qualità superiore ai 2500 dpi; nel tempo in cui ho preso il caffè e fumato la paglia era ancora a pagina due, il che mi fa prevedere la sua alzata attorno a mezzogiorno. Lo Studioso è il pericolo numero uno dei normali avventori, un fastidioso foruncolo in zona prostatica  che vorresti estirpare ma che lasci al suo posto solo per riverire madame etiquette. La voglia incontrollata di recarmi all’edicola ad acquistare cinque copie della Gazza per lanciargliele sul tavolino è stata sopita solo dalla certezza che, mediante sguardi e commenti degli astanti, lo Studioso si sia reso conto di aver fatto l’ennesima figura barboneira, pecca e stemma della sua infima categoria.

sabato 11 gennaio 2020

Meraviglia



La regola del “pochi ma buoni” conferma, ancora una volta, la sua indiscussa veridicità: dopo anni ruttologi che avevano trasformato una squadra di calcio in un ricettacolo di inani, dei Suso monofinta e monouso, dei Paco paccottiglia, di turchi indegni del “dieci” storico, degli abominevoli terzini con codino, finalmente con un insperato residuo di barlume si son decisi a riacquistare un trentottenne, apparente scempio in un calcio che decreta già imbolsiti venticinquenni, con innestato però il nettare degli dei, il pass per l’Olimpo ove la dea Eupalla visiona costantemente i filmati del Cigno, le percussioni indomite kakaiane, le chiusure ermetiche del Capitano e le folate di Paolino tanto care a Eolo. Questo monarca del Calcio è finalmente ridisceso dalle lande svedesi per insegnare ai tanti stolti, sventatamente indossanti la gloriosa casacca, cosa significhi giocare con la palla, quali doveri impongano i sacri colori e, soprattutto, quale sia la strada lastricata per arrivare allo Scudo, di cui già avvertiamo profumo e inebriamento.

venerdì 10 gennaio 2020

Disastroso sondaggio


Attorno al 4-5% un tracollo epocale, una scomparsa storica, la dismissione di ogni speranza, l’abiura degli oramai antichi valori per una nazione migliore: il M5S è stato depredato, sbeffeggiato, irriso da una linea politica molto, a volte pure peggiore, vicina a quelle degli altri, i servi devoti a quell’inamovibilità marchio di fabbrica del sistema che, invece di essere abbattuto, ha fagocitato molti dei cosiddetti eletti in nome e per conto dell’”uno vale uno” oramai, si può dire, di ‘sta fava. 
Il Bibitaro a breve lascerà la disastrosa, inimmaginabile, conduzione del Movimento condotto per mano dentro il baratro dell’insignificanza, del nulla. Scelte nauseabonde hanno modellato l’iceberg causa dell’affondamento: l’anno nero assieme al Cazzaro Verde che per ritegno ed ossequio all’intelligenza non si dovrebbe neppure salutare per strada; contraddizioni sganciate a grappoli senza alcun disegno preciso, l’inconsistenza psichica di molti esponenti, la dabbenaggine divenuta sovrana nelle stanze buie con tanti apriscatole appesi alla parete, da sempre inutilizzati; la debacle sociale materializzatasi con l’avvento delle cosiddette “sardine”, le quali hanno occupato il posto della saggia protesta lasciato vacante dalle improvvide scelte dell’Inano Ridente, oggi pure espostosi al beffeggio internazionale. A cercare qualcosa di positivo, faticando come sul Mortirolo, emerge soltanto la consapevolezza di aver assistito all’avviamento delle misure di sicurezza di cui il sistema è dotato, a partire dalla corazza della stampa peripatetica, il grande male della ragione.

giovedì 9 gennaio 2020

Soavi parole


“I ravioli che si mangiavano dal Battiglia, soffici e delicati, gocciolanti di parmigiano fuso. Ve li ricordate? Vi lasciavano tutta la bazza unta!

Quel pollo, quel pollo alla creta del Bergassi! Come lo faceva la povera Tesolina! 

Quando con il martello si rompeva la creta ma cosa usciva fuori da quello scrigno!”

(Giuseppe Bottazzi - sindaco di Brescello)

Prendetevi cinque minuti


Si, direi che sia necessario: prendetevi cinque minuti, schiarendovi il cuore, e leggete questo articolo di Roberto Saviano sulla morte di un ragazzino che avrebbe voluto raggiungere l’Europa nascosto nel vano carrello di un aereo. Cinque minuti per costringere la mente a riflettere sulle innumerevoli stragi generate da questo sistema malefico divaricante  cuori, fucina immonda delle diseguaglianze.

di Roberto Saviano

Mentre il personale tecnico dell'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi stava facendo una ricognizione di routine sull'aereo di linea della Airfrance partito martedì sera da Abidijan in Costa d'Avorio e atterrato a Parigi alle sei di mattina di mercoledì, ha notato qualcosa di anomalo nel vano del carrello. Avvicinandosi, comprende che c'era qualcuno, immobile: era un cadavere, un piccolo cadavere.

Le comunicazioni che citano fonti della polizia francese parlano di un immigrato: "di una dozzina di anni". Scritto proprio cosi "d'une dizaine d'annees". La Air France invece conferma ufficialmente la morte di un "clandestino". Sembrano le parole scelte per via di una sorta di accortezza per non turbare il lettore, una specie di buon educazione per preservare dal dolore, invece é solo un orrida astuzia per gestirne il drammatico impatto mediatico, non si pronuncia la parola bambino.

È un bambino ad essere morto. Provate a immaginarvi voi stessi a dieci, dodici anni chi eravate, come eravate. Provate ad avere a tiro di sguardo un bambino di questa età ma fatelo ora in questo istante, fissatelo. Provate a pronunciare nella vostra testa che ha una dozzina d'anni e provate a descriverlo cittadino o clandestino a seconda dei documenti che presumibilmente possiede. Ora provate a misurare il disgusto che sentite per questa metrica di descrizione che avete appena usato.

Mentre scrivo ancora non si conosce il nome ne l'età precisa di questo bambino ivoriano, é facile però immaginarselo nascosto mentre scorge nella radura che circonda l'aeroporto Félix-Houphouët-Boigny di Abidijan in Costa d'Avorio, l'aereo parcheggiato in mezzo al nulla come spesso accade nelle piste africane cosi distanti dall'agglomerato di cemento presidiato.  È semplice immaginarlo che corre nell'istante in cui ha intuito di non esser visto, ed é stato cosi veloce e cosi attento nel trovare il momento adatto che quando si é arrampicato sulle enormi gomme dell'aereo e poi con al sola forza delle braccia si é aggrappato al telaio rannicchiandosi nel vano del carrello.

Ha sperato cosi di aver trovato il posto giusto per arrivare in Europa, farcela ad avere la sua possibilità di vita. Difficile capire se aveva avvertito qualcuno, se ne aveva parlato con sua madre, se era solo in quella radura o se altri non hanno avuto la sua temerarietà, la sua velocità di corsa e di slancio. Quello che sappiamo di certo é che gli alloggiamenti dei carrelli di atterraggio non sono né riscaldati né pressurizzati. Le temperature scendono a oltre -50°C tra i 9.000 e i 10.000 metri, l'altitudine alla quale volano gli aerei di linea.

Sapete cosa succede quando si é a 4mila metri? È come respirare in una busta di patatine, a 5mila inizi a non riuscire bene a muoverti, a 8 mila come dicono gli alpinisti é come correre su un tapis roulant al massimo e "respirare solo tramite una cannuccia". Poi  arriva un ictus e il cuore si spacca. Oltre i 42 gradi sotto zero il corpo non riesce più a termoregolarsi così cerca di scaricare tutto il suo calore, arrivano febbre, sudorazione poi convulsioni, svenimento. Queste descrizioni non sono una fenomenologia dell'orrore ma solo un tentativo di dare prova di quello che un bambino ha provato pagando il suo sogno di volare via in Europa.

Se provassi a descriverne il terrore che deve averlo attanagliato al buio, al gelo estremo mentre spariva l'ossigeno, mentre le orecchie gli sanguinavano per la pressione verrei descritto come un buonista, un molle, un finto tenero speculatore che vuole far politica sul dolore di un bambino. In questo cinismo non annegava l'anima di questo bambino. Il sogno di volare, di volare non visti e di arrivare in Europa riempie il cuore di un adolescente più di qualsiasi analisi delle possibilità reali di realizzazione e dei pericoli.

Volare via, trovare uno spazio di vita nuovo già immaginarsi dopo poche ore di volo di chiamare a casa dicendo che ce l'hai fatta, queste sono fantasie che riescono ad obliare ogni istinto di prudenza, a dissolvere persino la paura. Così era accaduto anche a Yahuine Koita e Fode Tounkara: avevano 14 e 15 anni quando si nascosero il 29 Luglio del 1999 in un carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Morirono assiderati, ma il mondo si accorse di questi due bambini perché portavano una lettera scritta a mano all'Europa
 
"...Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti...in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d'insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera. Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa perché progredisca..."
 
L'attenzione e la commozione dilagò sui media, ma nessuna politica cambiò da allora. Continuarono i tentativi di volare nascondendosi nel vano carrelli. Nel 2013 il corpo di un ragazzo sedicenne era stato trovato assiderato nel vano carrello di un aereo proveniente dal Camerun. Nel luglio del 2019 mentre un tranquillo londinese se ne stava in giardino nel quartiere di Clapham proprio dove gli aerei fanno manovra per atterrare a Heatrow ha come avuto la sensazione di un improvvisa esplosione.

Non era una bomba caduta dal cielo ma un cadavere. Su un volo Nairobi Londra della Kenyan Airways un ragazzo si era nascosto precipitando all'apertura del carrello. Negli ultimi dieci anni in Uk era già accaduto altre due volte. Il 60% della popolazione africana  è sotto i 25 anni e il 40% ha meno di 15 anni. È il continente più giovane del pianeta. L'Occidente ormai senza giovani, non riesce più a comprendere le dinamiche che portano i giovani africani ad andare via a qualsiasi costo.

Spesso la vergogna più grande in Africa non è non riuscire a raggiungere un salario, a mantenere la propria famiglia, a sposarsi, ma oggi la vergogna più
grande é non provare a scappare. La cancrena generata dalla politica populista risiede tutta nell'aver costretto uno dei temi più complessi del nostro tempo, l'Africa e le politiche migratorie, ad una gabbia interpretativa banalissima e ideologica. Il dibattito politico ridotto a slogan talmente meschini da aver impedito a tutti, anche a coloro che provano a smontarli, ad allontanarsi dall'approfondimento su ciò che realmente sta accadendo in Africa e su ciò che porta un intera generazione ad avere un unico obiettivo: scappare per non tornare.

Eppure non doveva andare così, le cose non sono sempre andate così. L'Africa dal 2012 é piena di tentativi politici di mutare il tragico destino a cui sembrava condannata, impedire di essere terra di saccheggio ed impedire che la classe politica corrotta scarichi ogni responsabilità solo sull'Occidente come alibi sempre utile.

Quando il movimento Y'en a Marre (Non se ne può più) senegalese aveva fatto cadere il presidente Wade oppure il Balai Citoyen del Burkina Faso che costrinse alle dimissioni Blaise Compaoré, quando Lucha in Congo, ed En Aucunin Madagascar, e anche Jeune et Fort in Camerun, e ancora Wake Up in Madagascar e Sindimujia (non sono schiavo) del Burundi, parlavano di lotta alla corruzione, di democrazia e partecipazione civile, di mettere fine ai presidenti a vita, di boicottare le politica contro le migrazioni europee, di mettere al centro la donna, di combattere le monoculture, di difendere l'ambiente.

Insomma quando questa Africa civile ha iniziato ad organizzarsi, l'Europa l'ha temuta. Spaventata dal non poter più controllare, sclerotizzata dai vecchi accordi per tutelare l'estrazione mineraria, le piantagioni, ricattata dalle imprese che non si fidavano dei nuovi movimenti e preferivano quelli che erano politici "figli di puttana" ma "i nostri figli di puttana".

Ecco l'Europa e gli Usa (in diverso modo) hanno abbandonato l'Africa lasciandola a Cina (e in diversa misura) Russia ma soprattutto lasciandola alla disperazione, se vuoi diritti e una vita dignitosa scappa. Questo bambino che deve nascondersi in un carrello aereo per raggiungere l'Europa mentre il caffè e il cacao della Costa D'Avorio viaggiano senza trovare nessun muro, nessun confine, persino spesso nessuna ispezione é il simbolo terribile dell'ignoranza del dibattito politico.

L'aeroporto da cui é partito l'aereo é dedicato al primo presidente della Costa d'Avorio che costruì alla fine degli anni 80 la chiesa più alta della terra spendendo in un Paese dove mancavano ancora scuole, impianti idrici, modernizzazione degli ospedali, circa 300 milioni di dollari, ecco questo é un altro simbolo del passato africano che ne determina il presente.

Dopo tutte le parole su questa tragedia non vi é che una cosa da fare, fermarsi e ingoiare tutte le lacrime possibili per sopportare lo schifo che siamo diventati manipolando le parole, tradendo ogni significato, compiacendoci del nostro sarcasmo con un semplice 'é stato sempre così'. 

Forse conviene solo tacere difronte a questo bambino morto di freddo per l'unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare di nascosto.