giovedì 31 ottobre 2019

Esternazione



Nella foto: la vastità del gran ca.xx.o che me ne frega che stasera sarà la notte di Halloween.

Hit lacrimevole



Accatastanti



Secondo tradizione centenaria, il dna è pur sempre dna, questo illuminato continua a filosofare sulla verità di famiglia, o meglio, Famiglia. La ragion d’essere di questa regale dinastia è una ed una sola: accatastare fortune immense come se il ciclo biologico non esistesse, come se “a livella” non arrivasse per far scendere tutti, proprio tutti dal treno vitale. Ogniqualvolta, da sempre, la produttività annaspa, zak! Cassa integrazione! E i ricatti occupazionali? Zak: gli donammo a costo quasi zero uno stabilimento intero nel sud! Oggi questo genio ha praticamente consegnato lo scettro automobilistico ai francesi della Pegeaut. In cambio di cosa? Cinque miliardi di cui 1,6 alla famiglia, ops! Famiglia! Che trascorrerà le vicine festività a spartirsi, allegramente ma con spirito caritatevole, le cedole azionarie. Tanto, gira voce, l’eternità è un bluff e con cifre a tanti zeri sul conto si diventa immortali. Tra l’altro occorre pure accarezzare tanti portatori di fischietto...

martedì 29 ottobre 2019

Fattura frittura?




Diciamocelo!


Cosa succede se un movimento che ha fatto dell'onestà la colonna portante del suo dna perde, catastroficamente, i suoi voti?
Semplice: non ha saputo valorizzare la sua essenza! 
Riflettiamo: a parte qualche sparuto romano esemplare, nonostante la costante attenzione degli "altri" cosa è emerso di rivoltante dai meandri dei 5 stelle? Nulla. Nulla di nulla. 
E allora? 
Se nasci per combattere una politica, chiamiamola così', becera, irriverente dei capisaldi costituzionali, se presenti il tuo essere come non compatibile con le stantie ed apparentemente inamovibili consuetudini del "do ut des" e poi ti allei con un idiota razzista e successivamente allorché costui sbrocca, stringi sodalizi con il nemico storico, cercando di attaccarti al culo la tanto vituperata poltrona, credo che sia giusto, giustissimo che gli elettori ti sfanculino! 
Tutto è stato svenduto nel Movimento per rimanere a galla, per opera di un poveretto che, visto che attorno nulla emergeva, è stato incoronato capo politico e manovratore indiscusso della speciale barca imbarcante coloro che sognavano un cambiamento. 
E' impensabile scendere a patti con chicchessia! Non si può svendere il dna! 
Ho votato M5S, ne ero fiero ma, devo essere sincero, la differenza con altri partiti si sta assottigliando sempre più. Per esempio il Pd: da quando si è liberato dal mefitico problema rignanese, mi sta attizzando sempre più! Sono nel guado dubbioso: da un lato vedo una metamorfosi pericolosa, un modellamento all'andazzo comune tipico degli specialisti della creta, dall'altro un impercettibile desiderio di tornare ai fastigi antichi, alla sorgente della lotta per abbattere privilegi e disparità sociali. 
Sono nel dubbio, attanagliato da rimorsi e rancori, piagnucolante nel vedere gettare alle ortiche tanti talenti in cambio di potere, di visibilità, di appagamento personale. 
Il Movimento deve rinascere dalle ceneri createsi dall'accerchiamento dei soloni dell'inamovibilità. Occorre staccarsi dal perverso gioco di scambio, dal concedere per essere, dallo sminuire per rimanere lassù. Nati integerrimi rischiano di trasformarsi in insignificanti gnomi politichesi. Occorre formare, informare, suggellare traguardi, evitare trappole, negare concordanze proposte solo per svilire concetti, architravi dell'essenza fondante la stessa compagine politica. 
Non serve essere al potere! Conta solo non snaturarsi. Altrimenti non vi è differenza alcuna con chi, faticosamente, cerca di ripulirsi internamente. Se continuasse questo stillicidio di certezze, ahimè, anch'io m'appropinquerei nel saltare il fosso, approdando, seppur in titubanza, nel partito coacervo d'intenti, per fortuna, orfano sghignazzante del mortal abbraccio del Bomba! 

Ancora tu!



Una delle figure più dannose alla salute pubblica è quella di chi, estraniandosi dalla lotta, lasciamo stare la consequenziale rima, spera nella debacle per riemergere dal brodo primordiale in cui eventi e saggezza popolare lo hanno conficcato, certi di non rivederlo e, soprattutto, riascoltare mai più le celebri panzane da avanspettacolo che resero epica l’Era del Ballismo. Ma il nano in questione, avendo un fagocitante ego onnivoro, smania, allocca, fanfara, ciarla, sbeffeggia per assecondare lo smisurato desiderio di tornare a contare qualcosa, al fine di mettere in pressione il dirigibile che ha installato al posto del cuore. In pratica è come avere un gatto attaccato alle gonadi, un sibilo ad alta frequenza nella notte, un vicino nottambulo amante degli AC-DC, un ruttologo in biblioteca, la diarrea durante una cerimonia, il sergente Garcia compagno di cuccetta sul treno, Sgarbi vicino di tenda in un’oasi d’alta montagna, un sofferente d’aerofagia in ascensore, la D’Urso in una tv culturale, Scaramacai ad una commemorazione. Insomma: torna a Rignano!

Delucidazione




lunedì 28 ottobre 2019

Eh si!


In effetti se ti fai prendere con le mani nella marmellata, se non ti distacchi completamente dal tuo problema toscano, se stringi alleanze con uno sfiancato rappresentante un movimento che della sua identità solitaria, senza accordi con chicchessia, ne aveva fatto bandiera e che invece pur di rimanere in tolda sta sfanculando dogmi e capisaldi, se non riesci ad accettare l’idea che la democrazia esige la salutare alternanza, necessaria per abbattere mefitici gangli di potere e peripatetici che della politica ne hanno fatto mestiere, se combatti ad armi impari contro un accalappia-babbioni, che, se attaccato la butta in caciara (aveva distolto dalla ragione pure me, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa) nascondendo le proprie malefatte (49milioni evaporati-traffici con signori del vento mafiosi-inghippi russi per tangentone) dietro paraventi da sapore cardinalizio dei tempi di testa a pera Ruini, vedasi sbarchi oceanici di disperati, odio razziale profuso a piene mani, fobia dell’Europa, via le tasse che anche un cavernicolo rincoglionito riconoscerebbe come sterco mediatico, se accade tutto questo la batosta ci sta, anzi: è salutare. L’Umbria caro Zinga ti ha lanciato un messaggio preciso: aprire le finestre, purificare l’ambiente, mandare a casa gli inamovibili fassiniani, cercare giovani e soprattutto ideali per sconfiggere quella vaga idea di capitalismo che beoti, nani e ballerine hanno portato dentro a quell’ambiente che un tempo rappresentava una speranza per tutti i savi di mente e di cuore.

domenica 27 ottobre 2019

Puntualizzazione



Caro presidente Emanuele Macrone,
trovo alquanto disdicevole che voi francesi, ricordo ancora che Grosso vi ha assegnato il titolo di vice campioni del mondo, state tentando di far vostro il Genio per antonomasia, Leonardo Da Vinci, non Léonard De Vinci, Leonardo Da Vinci, si Vinci: Toscana, Italia. 
Si scrive e pronuncia così caro il mio Macrone, per il rispetto al fatto che Leonardo fu ed è italiano. Come noi non abbiamo mai tentato di dire che Marcello Prusto scrisse “Alla ricerca del tempo perduto” o che Claudio Monetti dipingeva alla grande, così lei caro Macrone, assieme a tutti i francesi, rispetti la storia intitolando la mostra a Leonardo Da Vinci. E fatela finita coi bidet! Un giorno poi parleremo pure della nostra Gioconda!  Mi saluti Brigitta!

Rifugio


Uno capisce che sta invecchiando per l’insofferenza diffusa che pervade corpo ed anima. Mi è capitato ieri di girare per negozi in una nota località ed ho avuto una sensazione di rigetto come se qualche entità mi avesse sottoposto ad un non meglio specificato programma Lodovico (cit.)
Coppie con pantaloni tagliati a metà all’altezza del ginocchio, orli “acqua in casa” a gò gò, macchinoni rombanti in modalità attesa dello spegnimento delle luci per scatenare l’inferno (cit.) 
A sera poi, nel centro nostrano, adunate di teenagers già adulti, bestemmianti e fumanti nelle loro divise imposte dai ciarlatani del cosiddetto bello modaiolo. Lo ammetto: non sopporto più nulla, la canizie m’impone di evitare luoghi affollati, ansimo per il buen ritiro, libro, sigaro e rum incorporati. Ad maiora!

venerdì 25 ottobre 2019

Disgusto




Guardatelo questo Massimo Blasoni, ammiratelo in tutta la sua fragranza imprenditoriale, leggete il suo messaggio "Vogliamo il meglio per i nostri anziani" e all'unisono, vi prego, prorompete assieme a me in un assordante Vaffanculo alla sua ignobile persona! 
Pare infatti, che questa probabile facciadisterco abbia ossessivamente ridotto le spese per ottener sempre più mastodontici guadagni alla faccia dei suoi anziani! 
In casi come questi, deposti sentimenti di concordia, di fede, di comunanza democratica, occorrerebbe, se fosse confermata l'accusa, rinchiudere questo probabile essere inferiore dentro a quelle cloache che egli stesso ha confezionato per i "nostri anziani"
Dal passato forzista, pregiudicato per corruzione, il mefitico e squallido Blasoni amava spronare i suoi inferiori con frasi tipo "Massimizzare i profitti attraverso la continua riduzione del costo del personale" oppure con parole che ne identificano la statura morale rasoterra, a sfioro di letame: "Dobbiamo cercare di stare un po' sotto i 2,99 euro a persona" 
Sotto i tre euro a persona. Immaginiamoci quindi la ricercatezza, la prelibatezza dei pasti, l'accuratezza con cui gli anziani venivano seguiti, quale amore, quale attenzione calamitavano! 
Lo ripeto: esseri di tale spregevole entità dovrebbero essere sparati nello spazio. Solo in questo modo infatti potremmo non avvertire più l'olezzo di latrina che li avvolge. Bleah!

Sta per uscire!


Lo attendo con impazienza; sabato sarà il gran giorno. Uscirà nuovamente “il Riformista” un sbellicante connubio di firme nobili, per il bene della nazione! Partiamo dall’editore, Alfredo Romeo, imputato per corruzione di un funzionario Consip, diretto da Sansonetti, un luminare che vorrebbe abolire le carceri e dalla celeberrima Deborah Bergamini, la longa mano del Pregiudicato al tempo dell’Era del Puttanesimo, inviata alla Rai per uniformare il Mefitico Pensiero del despota onnivoro, dedito per qualche lustro a farsi i cazzi propri alla faccia nostra. Ma il bello deve ancora venire: chi scriverà sul Riformista? Partiamo dal basso: Renato Brunetta, e ho detto tutto! (Cit.), Faustino Bertinotti che da quando frequenta Cervinia e le feste altolocate con i principi e marchesi pare aver perso bussola, sestante e quel supercazzolismo di cui era maestro; Ci-Ci-Cicchitto il gran maggiordomo della corte lap dance, Tunnel Maria Stella Gelmini che sta alla verità come il suo compagno di partito Brunetta alla NBA e soprattutto lei, la Soavità fatta persona, la personificazione della luce intellettuale, colei che appena fuoriuscita con classe innata dal suo vecchio partito l’ha immediatamente accusato di essere il partito delle tasse; si proprio lei, Madame Etruria, focosamente, con un’arsura inestinguibile, alla ricerca di quella visibilità oramai riposta in soffitta dal suo popolino che, incredibilmente, si è rivelato ai suoi magici occhi, prettamente non coglione. 
Insomma, non vedo l’ora sabato di sganasciarmi dalle risa con questo novello Riformista che promette di esilararci senza alcun confronto con altre forme di avanspettacolo!

giovedì 24 ottobre 2019

Ecco perché!



Nessuno tocchi i fumenti!



Che nessuno s’azzardi a toccare questa fortuna capitata a noi che viviamo vicino alla zona fumenti! Da quando inalo monossido ho acquisito dei poteri speciali alla Marvel: riesco a guardare oltre i muri, parlo l’aramaico correttamente, se inarco i polsi iniziano a fuoriuscire piccole ragnatele, leggo i pensieri delle persone che incontro! Grazie amici e naturalmente: buona vacanza!

mercoledì 23 ottobre 2019

Ricapitolando


Ci distraggono, finemente, ad hoc, con arte, quasi imponendoci di guardare il solito dito anziché la Luna. 
Dobbiamo restare saldi (cit.) non farci confondere da questi esperti manipolatori di coscienze, di ogni colore. 
E allora fissiamo la barra: da tempo immemore, già il Gobbaccio era maestro in tal senso, ogni governo presentatosi in Parlamento per ottenere la fiducia ha sempre posto tra i punti programmatici, la lotta all'evasione, successivamente, sempre, rivelatasi aria fritta, fuffa, balla clamorosa. Per di più , e lo leggete da Travaglio nell'articolo precedente, il Finto Rosso Bomba ha addirittura innalzato le soglie dopo cui scatterebbe il penale. Uso il condizionale perché nessuno, eccetto pochi sfigati, è finito e finirà in galera per aver rubato alla collettività, ladrando sulla dichiarazione dei suoi guadagni. 
E' possibile, con minuzia ed attenzione, avvertire il sistema protettivo scattante ogniqualvolta qualcuno cerchi di lasciare le frottole, le panzane, inerpicandosi sulla scoscesa parete, lisciata ad arte, rappresentante misure e intenti frenanti la micidiale evasione italica, stiamo parlando di qualcosa vicino ai 200 miliardi annui. 
Guardate i peripatetici professionisti del babbionismo applicato al giornalismo: come gemono, come la penna gli divenga orticante, come cercano affannosamente quel santo, per loro, paravento chiamato garantismo, un rutto illiberale, irridente i sani principi di convivenza civile nello stato comune. I talk show clowneschi sono pregni di invitati a gettoni che, per costume e guadagno, sminuiscono la merdosa prassi di chi, sbeffeggiando i coglioni le cui tasse sono trattenute alla fonte, sfotte e dileggia rubando impunemente ed allegramente, sfruttando alla grande sanità, godendo delle panchine dei parchi e facendo shopping in vie illuminate per mezzo della spesa pubblica, che dovrebbe essere sostenuta da tutti. 
Mielosità, pietismi, sfrontatezza senza limite: ingredienti per cercare di svilire un sano raddrizzamento, la chiusura della gigantesca falla creata da anni di brigantaggio senza alcun limite, di tanti fagocitanti il bene pubblico privi di rigorosa appartenenza allo stato sovrano. Girano attorno a noi nelle loro comode e costose auto con vestiti smaglianti, alla moda; li vedi ai tavolini criticare, affossare, deridere scelte politiche, si appollaiano assieme con fare ridanciano, smaniano di apparire pur rimanendo celati dietro ai soliti e già ricordati paraventi di cardinalizia memoria. Sono l'inciampo, il freno, il problema della nostra nazione. Ed è sacrosanto, giusto, ineccepibile sperare di vederli andare in galera. Fanculo al garantismo!  

Meditate gente, meditate!


mercoledì 23/10/2019
Un po’ di rivoluzione

di Marco Travaglio

Se è vero, come diceva Flaiano, che “l’unica rivoluzione in Italia è la legge uguale per tutti”, la riforma anti-evasione annunciata dal governo Conte ha un che di rivoluzionario. Non s’era mai visto nulla di simile nella storia repubblicana. Infatti gli house organ di B. & Salvini, il Giornale e Libero, sono letteralmente impazziti: “Conte e il suocero rischiano la galera”, “Il suocero di Conte condannato per evasione”. Si tratta naturalmente di fake news, come da tradizione della casa: il padre della compagna di Conte, gestore dell’hotel Plaza di Roma, ha patteggiato per peculato per aver dichiarato le tasse di soggiorno incassate, ma senza versarle al Comune; e il premier, quand’era solo avvocato, ebbe un contenzioso con Equitalia per non aver saldato due cartelle esattoriali recapitate a un indirizzo in cui non risiedeva. Nulla a che vedere con le nuove norme sui reati tributari. Ma facciamo finta che, eccezionalmente, Giornale e Libero scrivano la verità: dovrebbero felicitarsi col premier che punisce più severamente i reati di famiglia. Invece il contagio del berlusalvinismo è tale che accusano Conte di non farsi leggi ad (suam) personam, ma contra (suam) personam. Nessuno sdegno, anzi applausi, quando B. condonava o depenalizzava i reati suoi e dei suoi compari. E silenzio assoluto su Renzi, figlio di due arrestati e condannati in primo grado per frodi fiscali e false fatture, che contesta il carcere per frode fiscale e false fatture. Manca solo che qualcuno chieda le dimissioni di Conte perché non ha condonato né depenalizzato i suoi eventuali reati e quelli del suocero.

Dato atto al governo di aver varato la norma più severa e coraggiosa mai vista in Italia contro frodi ed evasioni, va pure detto che l’obiettivo di una legge uguale per tutti resta un lontano miraggio. Le soglie di non punibilità rimangono, anche se vengono ridotte a una sola di 100 mila euro. Chi evade o froda meno di quella cifra è tutt’altro che un “piccolo evasore”: 100 mila euro l’anno d’imposta evasa corrispondono a 250-300 mila euro di imponibile occultato. Un’enormità. Ma, siccome in Italia gli evasori sono 11 milioni e non si possono aprire altrettante indagini (ma neanche un decimo) senza far collassare procure e tribunali, si ricorre alle soglie: sotto, l’evasore rischia solo il procedimento tributario in via amministrativa. Dal punto di vista dell’equità, è aberrante: salvo fissare analoghe soglie d’impunità per scippi, furti, rapine, truffe, peculati e altri reati predatori. Ma, con questa evasione di massa, bisogna scegliere. E le nuove soglie e le nuove pene sono un buon passo avanti rispetto alle attuali.

Cioè quelle introdotte nel 2016 da Renzi. I reati fiscali sono due: la frode (punita da 1 anno e mezzo a 6 anni) e l’evasione (da 1 a 4 anni). La frode, cioè la dichiarazione fraudolenta con artifizi e raggiri (fatture false, scritture contabili taroccate e altri trucchi), è reato quando ogni imposta evasa supera i 30 mila euro e i redditi non dichiarati superano quelli reali del 5% o comunque i 1,5 milioni (prima del 2016 era 1 milione). Sotto, non c’è reato, mentre se i passivi fittizi sono inferiori a 155 mila euro la pena scende a 6 mesi-2 anni. L’evasione si fa non presentando la dichiarazione dei redditi o dell’Iva ed è reato se l’imposta evasa supera i 50 mila euro (prima era 30 mila); o presentando una dichiarazione non veritiera e qui il reato scatta se l’imposta evasa supera i 150 mila euro (prima era 50 mila) e se i redditi non dichiarati superano il 10% del totale o comunque i 3 milioni (prima era 2 milioni); o ancora non dichiarando e non versando l’Iva oltre 250 mila euro (prima era 50 mila). Quindi non rischia nulla, se non una multa, chi froda il fisco occultando redditi fino a 1,5 milioni; e chi evade non pagando fino a 250 mila euro di Iva, o non dichiarando nulla mentre deve fino a 50 mila euro, o dichiarando meno mentre deve fino a 150 mila euro. Invece chi supera quei tetti commette reato, ma è quasi sempre graziato dalla prescrizione (5 anni per l’evasione e 7 e mezzo per la frode, che poi si riducono a 1 e a 3 e mezzo: gli accertamenti arrivano non prima di quattro anni dalla dichiarazione). E, se anche si fa in tempo a condannarlo, in carcere non va mai per l’evasione (la pena massima è 3 anni e in Italia le condanne fino a 4 si scontano fuori) e raramente per la frode (la pena massima di 6 anni, con le attenuanti, scende quasi sempre a 4, senza contare lo sconto di un altro terzo per patteggiamenti o riti abbreviati).

Nel 2017 i condannati per reati tributari sono stati 3.222, ma i detenuti sono appena 281 (0,5% della popolazione carceraria): 217 condannati e 64 in custodia cautelare, tutti per frode. Cosa cambia con la riforma Bonafede? Per l’evasione, il minimo di pena sale da 1 a 2 anni e il massimo da 4 a 5 anni: cioè sarà possibile la custodia cautelare, ma non le intercettazioni e, salvo rari casi di pena massima, niente carcere. Per la frode invece cambia tutto: la minima passa da 2 a 4 anni e la massima da 5 a 8, il che vuol dire galera assicurata anche con un giorno in più del minimo di pena. Sempreché si superino i fatidici 100 mila euro d’imposta evasa. E poi: anche le società risponderanno penalmente - in base alla legge 231 - per non aver adottato modelli organizzativi adatti a prevenire i reati tributari, come già avviene per quelli di mafia e di corruzione e per l’inosservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. E chi verrà condannato, per frode o per evasione, non dovrà solo restituire il maltolto dell’anno incriminato, ma si vedrà confiscare “per sproporzione” tutti i beni che non riesce a giustificare con i redditi dichiarati in passato. Non è il massimo auspicabile, visto che resta fuori dal penale la gran parte degli evasori. Ma è il massimo possibile con questi politici. E questi elettori.

martedì 22 ottobre 2019

La domanda indigeribile



Conoscerete senz'altro il caffè Kopi Luwak e la sua genesi, la ricordo per rinfrescar cervici: lo zibetto comune, nella foto, è ghiotto di bacche e le mangia avidamente, digerendole solo parzialmente. Una volta defecate qualcuno le raccoglie, le pulisce e le tosta, creando il caffè Kopi Luwak, tra l'altro costosissimo, una tazzina te la servono a 10 euro se va bene. 
Tralascio il lavoro di ripulitura, classico lavoro di m... e mi pongo una domanda che da tanto tempo mi frulla in testa: chi avrà avuto l'idea, vedendo le cacatine dello zibetto comune di usare le bacche mal digerite per farci un caffè? 
Come può essergli venuto in mente? 
Se percorressi sentieri montani e m'imbattessi in una sontuosa cagata di qualche mucca alpina, dalla quale emergessero fiori di biancospino, mi verrebbe l'idea di prepararmi una particolare tisana? 
Conseguentemente il caffè costosissimo Kopi Luwak è frutto di una mente malata, magari un coprofago che provando e riprovando, degustando, compiacendosi e gaudendo per il sollazzo, ha scovato la miscela giusta per arricchirsi! Alla salute!     

Probabilmente no. Forse sì!



Il dubbio permane, la speranza pure: le tre giovani si saranno fatte fare una foto avendo come sfondo quel palazzo o per deridere quel signore seduto sulle scale? 
La speranza dicevo: prego Iddio che non sia stata una foto sfottente quell'uomo in difficoltà! Mi auguro che quel palazzo, che non riesco a distinguere, sia un celeberrimo edificio che abbia accalappiato il desiderio delle tre. Ma la direzione della prima sulla destra mi fa tremare, mi gela il sangue. Forse, non riesco neppure a dirlo, ma se così fosse il dolore che sorgerebbe dentro di me sarebbe del tipo insopportabile. Gemerei solo al pensiero che possano esistere delle stronze di tale portata. Delle tronfie senza alcun spessore, morale, dignità. 
Dai, forse non siamo arrivati ancora a questo! Volevano solo farsi fotografare davanti a quel palazzo! 
Ci spero, umanamente confido ancora nella beltà d'animo, certo che alla fine tutto s'aggiusterà, nel Bello.  

lunedì 21 ottobre 2019

Esercitazione tragicomica


Massimo Franchi - Il Manifesto 

Doveva essere un successo, come quella tenuta un anno fa e sapientemente propagandata. Un’esercitazione per dimostrare come le Ferrovie dello Stato fanno prevenzione e garantiscono la sicurezza dei loro dipendenti. Solo che questa volta - pur di zittire quei rompiscatole dei macchinisti che continuano a protestare contro l’introduzione dell’agente solo o unico - la simulazione di soccorso era troppo azzardata e gli esiti sono stati tragicomici.
Notte fra il 5 e il 6 ottobre scorso. Linea ferroviaria Pontremolese Parma-La Spezia, galleria del Borgallo tra le stazioni di Borgo Val Taro e Grondola. L’esercitazione ha come «scenario emergenziale ipotizzato» il malore di un macchinista unico con «impossibilità di proseguire la condotta del treno fino all’uscita della galleria»: insomma, un infarto. Un caso difficile ma molto più probabile di altri provati finora: la galleria misura 7 chilometri, mentre parecchie esercitazioni avvenute finora hanno ipotizzato scenari più semplici o un malore all’interno di una stazione o nelle vicinanze di un cancello che collega alla strada facilmente raggiungibile dai soccorsi.
IN PIÙ LE FS «LA SITUAZIONE se l’erano scelta bene»: il capotreno, che di solito è nelle carrozze con i viaggiatori, in questo caso era in cabina di locomotiva mentre un «treno soccorritore» era pronto nella vicina stazione - «ma quando mai succede» - per agganciare quello del macchinista col- pito da infarto

L’ANNO SCORSO nella notte fra il 22 e il 23 settembre la galleria scelta era la Serena, a 40 chilometri di distanza verso La Spezia in direzione contraria, tra Aulla e Santo Stefano di Magra. Il sito Fs news riporta ancora la notizia con dovizia di foto e moltissimi sono gli articoli sulla cronaca locale che magnificano le doti di tempestività dei soccorsi e il «successo pieno dell'esercitazione».
Questa volta invece le cose sono andate ben diversamente. Alle 0,25 il treno va in blocco a causa della mancata risposta del macchinista «svenuto» al famigerato pedale «uomo morto»: il dispositivo installato per togliere il secondo macchinista e fare in modo che quello alla guida da solo dimostri ogni 55 secondi di essere vigile.
Tralasciando le difficoltà di comunicazione, il capotreno che si accorge del malore del collega segue pedissequamente la procedura di sicurezza: lascia quindi la cabina e il macchinista «infartuato» per andare a posizionare la bandiera e la lampada biluce, bianca e rossa, di emergenza per rendere visibile al treno soccorritore la coda del convoglio, impiegando però ben 15 minuti in cui il collega rimane solo.
La catena delle incongruenze è però solo all’inizio: il treno soccorritore infatti arriva ma la manovra per agganciarsi all’altro risultava assai tribolata. Il cosiddetto «accoppiamento automatico» dei treni fallisce per ben due volte e al terzo tentativo riusce solo grazie al «supporto fisico dei vari attori in campo» - dipendenti Rfi presenti come osservatori. In più quando finalmente il treno si muove, dalla cabina teatro del malore scatta immediatamente la frenatura automatica dovuta al mancato azionamento del solito pedale a «uomo morto» collegato al Sistema di controllo della marcia treni (Scmt) e tocca allo stesso macchinista «in fin di vita» istruire il personale di soccorso per disinserirlo. Insomma, per percorrere i tre chi- lometri che dividono il treno dalla stazione di Borgotaro si è impiega un’ora dall’arrivo dei soccorsi. Trasportando la barella con l’infartuato a piedi in galleria, i soccorritori avrebbero impiegato di meno.
NON È FINITA. ARRIVATI IN STAZIONE si pensa che il più sia fatto. Non è così. Il treno arriva al binario 3 mentre l’ambulanza attende al binario 1. Anche la discesa dell’infartuato dalla cabina di guida è problematica: i soccorritori sono costretti a «optare per la discesa in via semi autonoma». Traduzione: la porta della cabina è così stretta e alta rispetto al binario che la barella non è usabile. Quindi «l’infartuato» è costretto ad alzarsi come il biblico Lazzaro e scendere dal treno. Colmo della disperazione: l’assenza di passerelle tra i binari porta gli ormai esausti soccorritori a decidere che il passaggio della barella sia troppo complesso e optare «per terminare in quel frangente l’esercitazione non raggiungendo nemmeno l’ambulanza».
IL TUTTO ACCADE ALLE 2 E 20. Considerando in 5 minuti il tempo che avrebbe impiegato l’ambulanza per arrivare all'Ospedale di Borgo Val di Taro, il tempo totale del soccorso sarebbe stato di ben 2 ore e 15 minuti. Un tempo per cui solo un miracolo avrebbe fatto arrivare in ospedale vivo il malcapitato macchinista infartuato.
«Ci sarebbe da ridere se non fosse tutto tremendamente serio - commentano i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) dei macchinisti - alcuni colleghi sono morti in queste condizioni. Noi siamo contenti che l’azienda faccia questo tipo di esercitazioni ma possiamo affermare con cognizione di causa che ad oggi le condizioni per il pronto soccorso in linea si presentano sempre molto problematiche con tempi di intervento del 118 incompatibili con le necessità dell’urgenza».
Il tema del macchinista unico è infatti complesso e tutt’altro che superato. Un problema creato dal nulla quando Trenitalia e le altre imprese hanno deciso di ridurre l'equipaggio ad un solo macchinista: se si sente male il treno frena automaticamente ma la fermata può avvenire ovunque, con il 90% di probabilità di trovarsi in un punto della rete irraggiungibile dai soccorsi, gallerie, ponti, zone impervie, eccetera. Se come è probabile il malore è di natura cardiocircolatoria, i minuti diventano preziosi, questione di vita o di morte.
Il Testo Unico per il settore ferroviario impone di garantire il soccorso al personale nel più breve tempo possibile, in ogni tratto della linea. Proprio in virtù dell’impossibilità di garantire il pronto soccorso al macchinista unico, alcune Asl intervenute come Organi di vigilanza sulla sicurezza del lavoro hanno imposto a Trenitalia di risolvere il problema anche reinserendo il doppio macchinista sulle tratte per le quali le difficoltà di accesso ai binari mappate dalle imprese e dal gestore della rete, Rfi, determinano un ritardo di oltre 40 minuti per l’arrivo dei soccorsi.
Al momento queste contravvenzioni sono state notificate solo da alcune Asl, di Piemonte, Emilia e Marche, nonostante il tema sia praticamente identico su tutta la rete. «Come ferrovieri e macchinisti - dichiara Dante De Angelis, Rls di Trenitalia – non vogliamo subire discriminazioni sulla possibilità di essere soccorsi durante il lavoro ma vogliamo le stesse tutele previste dal Testo unico per tutti gli altri lavoratori. Per noi i 40 minuti, tempo peraltro stabilito arbitrariamente, non sono accettabili, così come non lo sono eventuali leggi o "interpretazioni" speciali fatte apposta per le ferrovie. Inol- tre questi tempi sono fittizi e largamente aleatori, come dimostrato in tutte le simulazioni». QUESTA VERTENZA dei macchinisti ha portato alla luce un’altra lacuna sul vuoto normativo riguardo il soccorso ai viaggiatori, denunciata dagli stessi Rls a tutte le istituzioni componenti del Comitato nazionale di indirizzo per la sicurezza previsto dallo stesso Testo Unico. «Se per noi come lavoratori esiste una normativa seppur insoddisfacente – prosegue De Angelis - per i viaggiatori non esiste alcuna legge che disciplini le modalità e l’equipaggiamento per il pronto soccorso a loro tutela. Mentre corriamo verso la stazione e l'ambulanza più vicina, si agisce con pro cedure aziendali, cercando un medico a bordo».

domenica 20 ottobre 2019

Dispiace



Mi spiace tanto davvero per chi, per molti anni ha creduto che quel comico fosse il segretario del PD. Oggi ha gettato la maschera rivalutando l’Era del Puttanesimo ed aprendo le porte del suo avanspettacolo ai futuri esuli dall’azienda del Pregiudicato. D’altronde quando era in auge ha sempre agito per il loro bene, tra fregnacce e balle sempre più cosmiche. Sono quindi vicino a tutti coloro che apprezzarono questo Bluff Planetario quale nuovo faro progressista, in realtà un circense senza alcuna vaga idea di socialismo (cit.)

Smontaggi



Terminata Leopolda 10, si smonta il tendone. Occhio di riguardo all’aria per presenza insolita di H4OB, l’iperossigeno ballistico che, se inalato, autoconvince di essere statisti.

Evidenze


Luigino il Bibitaro è caduto nella nassa, forse inconsapevolmente, elettrizzato dal suo momento storico attuale. Ha dichiarato infatti che non occorre porre attenzione su coloro che hanno partita Iva ma lanciare strali e controlli solo sui grandi evasori, tanto grandi che non sappiamo bene chi siano e come delinquono.
Vorrei essere preciso su questo tema: è chiaro che vi sono commercianti, idraulici, liberi professionisti integerrimi che pagano il dovuto per il bene della collettività. Esistono purtroppo anche squali famelici che dichiarano una bazzecola al confronto di quanto incamerano. Ci sono gioiellieri ad esempio che dichiarano un reddito pari a quello del personale, ci sono ristoratori, proprietari di bar, di stabilimenti balneari, a cui verrebbe voglia di lasciare la mancia, levandola ai loro subalterni, per lo stato di presunta indigenza in cui versano. 
Questi mefitici ladri usano della luce pubblica, delle scuole, degli ospedali, dei mezzi pubblici di trasporto al pari di chi, sentendosi coglione, paga i balzelli perché glieli prelevano alla fonte. 
Certo Luigino il Bibitaro, ci sono anche i grandi evasori, come ci sono gli specializzati a far evadere il loro patrimonio, come esistono le teste di legno per schermare la sparizione dei capitali. Sono tutti attorno a noi e magari commediano davanti al caffè lamentandosi di come lo stato canaglia gli esangui con balzelli infausti. 
Non si accorge il Bibitaro che, appena il buon presidente Conte ha prospettato la galera per questi delinquenti, si è levata una diga mediatica di giornalucoli, ospiti peripatetici in talk show, menti illuminate dalle verticali di Krug, invocanti il diritto, lo sbellicante garantismo che equiparo ai paraventi cardinalizi di un tempo, vedasi i principi non negoziabili con qui si sciacquavano la bocca tra ori e bisso? 
Ci vuole la galera per chi evade caro il mio Bibitaro! Guardati intorno: ieri, il caso ha voluto assieme il Principe Nano del Malaffare, quasi sarcofago, che dal palco dell'invereconda adunata guidata dall'Ebbro Mojito si è scagliato contro la galera per gli evasori, se ci fosse stata una decina di anni fa avrebbe avuto ancora adesso la casacca a righe. A Firenze la Bella Etruriana ha dichiarato che la neo compagnia di avanspettacolo Italia Viva è contro le tasse. Dietro di lei il Giullare responsabile delle vergognose franchigie tributarie, gaudio per chi si sollazza finanziariamente alla faccia nostra, sogghignava sperando di ritornare a menar batacchi con le sue balle insuperabili, oramai nenie senza alcun spessore. Medita Luigino, medita che c'è sempre la cassetta con la cinghia che pensa a te. Stammi bbuono!

venerdì 18 ottobre 2019

Davvero incredibile!



Questo Coglione Insuperabile non solo lo ha detto, lo ha pure scritto: l’Italia e gli Stati Uniti condividono una storia comune millenaria dall’antica Roma!!!! Questo Coglione, dotato di valigetta nucleare in grado di scatenare l’inferno sul pianeta, non sa che siamo andati a scovarli con le caravelle e che il reperto più datato della loro “millenariastàfava” storia è il wc di Washington! Se dicesse una simile stronzata un qualsiasi alunno nel mondo sarebbe buttato a calci per il culo a ripassare i fondamentali dell’istruzione. Questo Coglione invece è l’uomo più potente del globo e una delle ragioni per cui nessuno verrà mai a trovarci dalla galassia: hanno già capito che tra non molto svaniremo come pula nel vento. Assieme al Coglione!

Spellatevele!


venerdì 18/10/2019
Tutti fuori

di Marco Travaglio

Anche Raffaele Cantone, presidente uscente dell’Anac, paga il suo tributo al mantra del momento: “Non è con le manette che si vince l’evasione, così come la corruzione”. Se fosse vero, saremmo a cavallo: abbiamo il record negativo di detenuti per corruzione ed evasione. Secondo un report del Consiglio d’Europa del 2018, i colletti bianchi detenuti in Italia per reati finanziari e contro la PA sono 363, contro i 1.971 della Spagna, i 2.268 della Francia, i 6.511 della Germania, gli 11.091 della Gran Bretagna. Se il carcere non serve a combattere la corruzione e l’evasione, siamo il paese che le combatte meglio. Resta da spiegare perché abbiamo il record europeo della corruzione e dell’evasione, ma queste sono quisquilie. Prendiamo dunque per buono l’assunto che le manette non servono: perché nessuno lo applica mai ai reati di strada? Eppure, se è vero che tangentisti e grandi evasori (esponenti dell’upper class) non temono la galera, dovrebbe essere ancor più vero che non la temono ladri, rapinatori, spacciatori, sequestratori e assassini (quasi sempre appartenenti alle classi subalterne): al carcere sono abituati perché ci entrano e ne escono di continuo; e hanno molto meno da perdere in termini di reputazione e disagio.

Ora, avete mai sentito un politico, un commentatore, un Cantone sostenere che “il carcere contro l’omicidio, il sequestro, lo spaccio, la rapina, il furto non serve”? Eppure, usando le statistiche a cazzo come per la corruzione e l’evasione, si riuscirebbe persino a dimostrarlo: le carceri sono piene di condannati per reati di strada, che però continuano a essere commessi, spesso da chi è appena uscito di galera. Perché non depenalizzare pure quelli, come l’evasione? Se volessero essere coerenti, quelli del “no al carcere per gli evasori” dovrebbero proporlo. Ma non lo faranno mai. Sarebbero linciati. Dovrebbero spiegare come pensano di punire e neutralizzare quei gentiluomini. E soprattutto sono imbevuti della più cancerogena delle “culture” italiane: il finto garantismo riservato ai ricchi e ai potenti che – come il patriottismo per Samuel Johnson – è l’ultimo rifugio dei farabutti. Quell’incultura, dal berlusconismo al salvinismo, è consustanziale alla cosiddetta “destra”; ma negli ultimi anni ha infestato anche larga parte della sinistra. A pag. 4 trovate un illuminante intervento di Giorgio Napolitano, che elogiava in Parlamento le manette agli evasori per conto del Pci senza che nessuno strillasse all’abominio. Bei tempi, quando la sinistra sapeva ancora cos’è la sinistra, prima di adottare il motto di Trilussa: “La serva è ladra, la padrona è cleptomane”.

giovedì 17 ottobre 2019

Già!



Che ci vuole? Una spiccata loquacità, un’attenzione particolare in grado di non farti appisolare durante le riunioni fiume, la proposta per tutte le stagioni, licenziamenti, recriminazioni salariali, gli ufo in giardino, l’habitat in pericolo delle upupe; ovvero un bello sciopero, magari di venerdi, ed ecco rivisitato il “compagnotulavorieiomagno”, 2.0 naturalmente!

Clap clap clap!



I Pontefici ad esempio, dimenticando a volte alcuni principi cardine alla “memento” del ritorno in polvere, chi più chi meno lascia un qualcosa, specialmente in S.Pietro, di marmoreo al ricordo futuro; si sgomita quindi alla ricerca di un guizzo affinché tra qualche decennio storici ed affini rispolverino gesta e pensiero dei cosiddetti grandi del pianeta. Il buzzurro in foto ha compiuto un capolavoro che nulla e nessuno dimenticherà. Alla presenza del nostro presidente Mattarella ha infatti dichiarato che il PKK, il partito dei curdi, forse è persino peggio dell’Isis. Oplà! Ladies and gentlemen ecco a voi il Coglione Ineguagliabile! Standing ovation please!

Incontri



mercoledì 16 ottobre 2019

Duello spiaggiato

Si lo visto, come avrei potuto farne a meno? Il duello tra i due Matteo, col sapore di un amarcord del vecchio che vorrebbe tornare ma, lo spero, non tornerà. Si sprecano i pareri in merito, chi ha vinto, chi è stato il migliore, chi ha subito di più. E dagli col dito! La Luna invece, a guardarla bene, ci dice che questi due politici sono quasi soffritti. Il primo, anche se ha un 30% di consensi è sulla china discendente, molti avendolo soppesato si sono convinti di quanta fuffa ruoti attorno al legaiolo blasfemo. Il secondo, che aveva in mano il paese, a me non mi ha mai accalappiato, è la caricatura del fumetto dei tempi dell'Era del Ballismo. 
Hanno combattuto verbalmente, sparando le solite ed oramai stantie fregnacce. Bene ha fatto il Bomba a rimarcare l'oramai obsoleto metodo del baciante rosari: attaccato svia sulle solite e stolte tematiche, in primis gli sbarchi, a seguire la sicurezza, la tutela delle forze armate, i ritardi nella sanità e via andare. 
Riesce il baciatore di ampolle del Po a sgusciare abilmente trovandosi davanti ai grandi misteri del suo far politica: i 49 milioni scomparsi, l'amico trafficone con i russi, l'altro compagno di merende dedito, pare, ad affari con loschi individui. 
Il Fumetto Rignanese invece, abilissimo oratore, spazia, al solito, sulle tematiche universali, contraddicendosi, domandando e rispondendosi da solo, grazie allo show, datato, che vorrebbe essere in grado di ri-ammaliare schiere adoranti oramai ridotte a quel 3% che Italia Viva parrebbe conquistare nell'elettorato.  
Concludendo: da Vespa, eterno democristiano cristallizzato, ho avuto l'impressione di guardare una puntata di Techeté, imbolsita, muffologica, insapore, scialba, scolorita. Il politichese che, si spera, sta scomparendo proporzionalmente al ritorno della ragione. Senza alcuna nostalgia. 

A volte il naso...



mercoledì 16/10/2019
BREVIARIO
Fake news & politica: perché Renzi deve indagare se stesso
VERSO LA LEOPOLDA - BOSCHI VUOLE UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLE BUGIE CHE AVREBBERO FATTO PERDERE IL REFERENDUM DEL 2016

di Daniela Ranieri

Italia Viva è viva e lotta contro le fake news. Il partitino di Renzi chiede la costituzione di una commissione d’inchiesta sulle bugie. La proposta di legge, la cui prima firmataria è Maria Elena Boschi, prevede che la commissione indaghi “sui casi di informazioni distorte per influenzare consultazioni elettorali” e indichi al Parlamento “specifiche forme di repressione penale per la diffusione di contenuti illeciti”.

Di seguito un breve promemoria a uso di chi dovesse essere condotto in ceppi davanti al giudice con l’accusa di aver fatto perdere ai renziani il referendum del 2016 mediante “la diffusione seriale massiva di contenuti illeciti e di informazioni false attraverso la rete”.

 “L’Italia è più grande di chi vorrebbe fermarla e l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è il simbolo che se tutti insieme lavoriamo nella stessa direzione alla fine i risultati parlano”. “La Salerno Reggio Calabria sarà pronta #comepromesso il 22 dicembre. Intanto da oggi è a 4 corsie. L’Italia cambia passo dopo passo #lavoltabuona”.

Per pre-inaugurare a marzo 2016 la Salerno-Reggio Calabria (paventando che il 22 dicembre non ci sarebbe stato lui a tagliare il nastro, come infatti è stato) e vendicarsi della stampa straniera che rise di lui, Renzi accorcia l’autostrada di 95 km (da 450 a 355), chiude 4 cantieri su 5, restringe le corsie da 4 a 1 nei pressi di Cosenza. A giugno 2018, i cantieri ancora aperti erano 67.

 “I cittadini sceglieranno quali consiglieri regionali andranno a Palazzo Madama. Si vota, c’è la legge elettorale, non c’è trucco e non c’è inganno” (29.11.2016)

Nel #matteorisponde Renzi agita una scheda elettorale per “smontare la bufala che i senatori saranno nominati dai partiti”. Sostiene sia un fac-simile: in realtà è una fotocopia fatta a mano. Non esisteva nessuna legge elettorale per il Senato. Tra quel foglio e delle elezioni vere c’era la stessa relazione che c’è tra un atto di nascita falso e un parto.

 “La riforma costituzionale darà al Sud gli stessi livelli di cura del Nord: se c’è un farmaco sull’epatite C, perché in Lombardia ci si mette 3 mesi per liberarlo e in altre Regioni 3 anni? Perché i sistemi sono diversi, con la riforma cambia il Titolo V e il livello di assistenza sarà in Lombardia e in Calabria” (Renzi, 27.11.2016). “Oggi non c’è lo stesso diritto per ciascun cittadino di accedere alle stesse cure in termini di malattie molto gravi come il tumore o di vaccini. Se passa la riforma invece avremo il dovere che ci sia lo stesso tipo di diritti a prescindere dalla regione dove vivono” (Boschi, 11.2016).

Posto che la riforma non toccava affatto le disparità tra Regioni, la Costituzione vera già prevede Sanità pubblica e gratuita per tutte le Regioni, e la legge del 2003 sui Lea (livelli essenziali d’assistenza) impegna le Regioni a offrire ai cittadini cure adeguate a uno standard nazionale (che questo avvenga o no, nulla c’entra col referendum).

 “Se vince il No lo spread salirà; le Borse scenderanno; il Paese andrà in recessione; gli investimenti caleranno del 17%, il Pil del 4%; ci saranno 600mila posti di lavoro in meno e 430mila poveri in più” (Centro studi Confindustria, luglio 2016).

Dopo il referendum, Csc ritratta: nel 2017 il Pil sarà +0,8%e nel 2018 +1%. A proposito di informazioni distorte per influenzare consultazioni elettorali.

 “Oggi la banca è risanata, investire è un affare. Su Mps si è abbattuta la speculazione, ma oggi è risanata, è un bel brand” (Renzi, gennaio 2016). “Le banche italiane stanno molto bene” (Renzi, 6.2016).

La banca invece era sull’orlo del disastro. A dicembre 2016, dopo il fallimento di un salvataggio di mercato di 5 miliardi, il governo annuncia un salvataggio pubblico, che la Bce alza a 8 miliardi.

 “La riforma comporta risparmi per un miliardo” (aprile 2014); “Basta un Sì per risparmiare 500 milioni” (11.2016).

In realtà secondo la Ragioneria generale dello Stato si sarebbe trattato di 50 milioni.

 “Diamo vita ad un festival delle idee che preferisce la banda larga al Ponte sullo Stretto” (Renzi, Fuori!, 2011).

Alla celebrazione dei 110 anni di Salini-Impregilo, settembre 2016, dice ai costruttori: “La Napoli-Palermo, preferiamo dire così che Ponte sullo Stretto, può creare centomila posti di lavoro. Vi sfido. Noi siamo pronti”. Dopo la generale indignazione, si affretta a far bocciare dalla sua maggioranza il finanziamento del riavvio delle procedure per il Ponte nella legge di Stabilità.

 “La posizione di Zingaretti sull’accordo con 5S è molto ambigua. Noi non possiamo fare l’accordo con chi mette in discussione i vaccini #senzadime” (Renzi, 25.9.2018). “Oggi i giornali rilanciano accordo coi Cinque Stelle. Penso a Di Maio/Gilet Gialli, Di Battista contro Obama, Lezzi sul PIL, Taverna sui vaccini, scie chimiche, vaccini, Olimpiadi, Tav, allunaggio. E ripeto forte e chiaro il mio NO all’accordo con questi #SenzaDiMe” (12.7.2019). “La mia risposta a chi vuole fare accordi con i Cinque Stelle ‘per difendere insieme certi valori’. Perché io sono contrario a questo accordo #SenzadiMe” (17.7.2019). “È Gentiloni che ha fatto passare il messaggio di una triplice richiesta di abiura da parte del Pd ai 5Stelle. Il modo in cui lo spin è stato passato è un modo finalizzato a far saltare tutto” (23.8.2019).

No comment.

 “Ma non ci penso proprio ad uscire da un partito che è il mio partito. Poi non starò mai in un partito che fa l’accordo coi Cinque Stelle” (Renzi, 23/7/2019). “Fare un nuovo partito non è una questione all’ordine del giorno. Roba da addetti ai lavori, fantapolitica. Io ho scelto di fare una battaglia culturale dentro la politica italiana. Continuerò a farla da senatore che ha vinto il suo collegio” (2.2019).

Come s’è appreso, l’en plein della frottola.

 “Diamo un hashtag: #enricostaisereno. Vai avanti, fai le cose che devi fare. Io mi fido di Letta, è lui che non si fida. Non sto facendo manfrine per togliergli il posto” (16.1.2014).

È la ur-fandonia, la sovra-fake news al cui cospetto ogni altra impallidisce.

 “È del tutto evidente che se perdo il referendum, considero fallita la mia esperienza in politica ” (29.12.2015). “Ho già preso il solenne impegno: se perderemo il referendum lascio la politica” (15.1.2016). “Se non passa il referendum, la mia carriera politica finisce. Vado a fare altro” (11.5.2016). “Se perdo il referendum, troveranno un altro premier e un altro segretario” (1.6.2016). “O cambio l’Italia o cambio mestiere” (2.6.2016). “Tre anni fa la #Brexit. La realtà dimostra che tutta la campagna elettorale si basava su #FakeNews: le bugie ti fanno vincere referendum ma poi sono i cittadini a pagare i danni” (Renzi, 24.6.2019).

La realtà dimostra che non sempre le bugie ti fanno vincere i referendum.

lunedì 14 ottobre 2019

Se ci fosse...


Tanto evoluti, ci crediamo, tanto modernizzati, ci dicono che siamo, tanto uniti, ci fanno credere, e poi se un dittatorello sciapido e senza alcunché di qualitativamente ricordabile fa il gradasso, grazie al motore di tutti i gradassi, il riccastro americano, avvertiamo quel senso di impotenza frutto di un fancazzismo europeo, impregnato di burocrazia, codicilleria applicata, ondivaga presupponenza generata da quell'accozzaglia continentale che pretenderebbe di farsi chiamare Comunità Europea. Se fosse Europa perché nessuno ha mai dato il via ad un esercito comunitario? Sarà mica perché tanti eserciti costano molto più di uno solo? 
Permettiamo a quel turcaccio di ricattarci e mogi mogi gridiamo ai quattro venti che non gli venderemo più armi ma visto che l'assassino di popoli ha già arsenali pieni e riforniti dai soliti noti, che senso ha sbandierarlo come un avvertimento in realtà mite flautolenza?
Si constata quindi che, oltre alla paciosa oziosità di coloro che, ben remunerati, fingono di dirigere una buona parte di continente, con il contrasto d'oltre Atlantico dello squallido magnate biondo che teme di vedere realmente l'unità dalle nostre parti, continuando a mantenere in auge la smargiassata Nato con valenza inferiore ad un rutto, nessuno sia riuscito ad erigere un vero esercito europeo, tra i probabili piagnistei di molti portatori ignari di stellette che in quella modalità perderebbero molto del loro potere sull'attenti degli altri.
Una forza armata comunitaria avrebbe indotto il despota e tiranno turco a frenare la sua arsura scannatrice di esseri umani, nella modalità attuale invece egli può assassinare come meglio gli aggrada poveri civili incolpevoli e da tempo immemore in balia di politiche squallide, tipiche di iene senza freni. 
Ora ci dicono che si riuniranno giovedì: per far cosa? per proclamare quale fregnaccia? 
Attorno all'ecatombe curda girano come avvoltoi dichiarazioni di solidarietà, di disprezzo per attacchi vergognosi che proseguono senza sosta, per la soluzione finale. 
Fingono ribrezzo ma ne sono compartecipi. Alla faccia dell'Europa unita e solidale, chimera sbeffeggiante ragione ed umanità.

Diversità


Il pantaffio che ha generato in me Eliud Kipchoge e la sua impresa è paragonabile ad aver salito di corsa con zaino di 20 kg in spalla le scale dell’Empire! Record non omologato il suo, visto che è stato agevolato dagli altri comprimari che a turno lo hanno avvolto per trasportalo al traguardo della maratona di Vienna in 1h 59’ 40”, primo umano sotto le due ore. Il dato che mi ha sconquassato i bronchi cammellati da reietto tabagista è che Eliud ha praticamente corso 422 serie consecutive di 100 metri senza riposo in 17” cadauna! Al solo pensiero il pantaffio raggiunge vette inesplorate, i fischi e i richiami espettoranti si succedono a ritmi vertiginosi. Appartengo ad un’altra specie, probabilmente la sedentarius imbellum!

giovedì 10 ottobre 2019

Attenti a questi due



Eccoli qui, come mamma li ha fatti: a sinistra un riccastro quasi analfabeta con un gusto perverso di dettare al mondo il suo verbo, pura fregnaccia filosoficamente instabile, incapace di capire il nettare, l’essenza del pensiero che ci vorrebbe tutti uguali ed imbarcati su questo pianeta per un determinato periodo vitale con gli stessi diritti e i soliti doveri che, nel solco dei migliori stolti, ha pensato bene di levare i suoi soldati nell’unico posto dove avrebbero potuto compiere qualcosa di buono, evitando cioè che quel turco imbelle al suo fianco potesse dar fuoco alle micce del suo odio nazista verso un saggio popolo reietto da sempre, i curdi. Ed invece il tiranno, confermando per l’ennesima volta che su questa terra non riusciamo a vivere in pace per il fatto che, costantemente, attorno a noi pullulano coglioni violenti e mentalmente instabili, ha scatenato l’attacco verso civili inermi, con il chiaro intento di estinguere per sempre la razza a lui ostile. Il tutto nel silenzio generale del comico organismo internazionale, pregno ed assorto nel fabbricare cartacce, tempio dell’ozio e dell’oblio della ragione che comunemente chiamiamo Onu, un’assurdità che si somma alle invereconde gesta del turcaccio mentalmente instabile. Resistete fratelli curdi! Resistete!

Così si scrive!


giovedì 10/10/2019
La verdinità perduta

di Marco Travaglio

Siccome sono masochista, mi leggo avidamente tutti i commenti sul taglio dei parlamentari da 945 a 600 (400 deputati e 200 senatori). E ne ricavo un’impressione: ammazza quanto rosicano i giornaloni! Ma anche tre domande. 1) Perché mai il taglio sarebbe una brutta notizia? 2) Perché mai lo sarebbe solo oggi, mentre era sempre stato cosa buona e giusta quando ci provavano – senza riuscirci – la Bicamerale Bozzi del 1983 (514 deputati e 282 senatori), la Bicamerale De Mita-Iotti del 1994 (400 e 200), la Bicamerale D’Alema (500 e 200), la schiforma di centrodestra nel 2006 (518 e 252), la bozza Violante del 2007 (512 e 186), la schiforma Boschi-Verdini del 2016 (630 deputati e 100 senatori non più eletti)? 3) Perché mai 945 parlamentari, non uno di meno né di più, garantirebbero i sacri valori della democrazia, della rappresentanza, della Costituzione e della Resistenza, mentre 600 sarebbero uno stupro antiparlamentarista, qualunquista e populista? Bisognerebbe spiegarlo alla Germania (709 deputati e 69 senatori), alla Spagna (350 e 265), agli Usa (435 e 100): tutti stuprati a loro insaputa. Se tutti ci provavano invano dal 1983 -prima che si chiamasse “populismo” tutto ciò che vuole la gente- forse è perchè lo sapevano tutti che il nostro Parlamento è sovradimensionato: abbiamo 96 mila abitanti per deputato, contro i 133 mila della Spagna, i 116 mila di Francia e Germania, i 114 dell’Olanda. Ora avremo un deputato ogni 151mila e risparmieremo pure: un bel sacrificio da una classe politica che tanti ne chiede ai cittadini e così riabilita parzialmente le istituzioni dal discredito in cui le ha cacciate.

Poi, certo, ci vorrà una legge elettorale conseguente: la crisi di rappresentanza viene di lì, dai parlamentari nominati anziché eletti e dunque tendenti al trasformismo perché svincolati da ogni impegno con gli elettori (la Boschi paracadutata da Arezzo a Bolzano, Fassino da Torino a Ferrara e a suo tempo Mattarella da Palermo a Trento: do you remember?). Gira e rigira, il problema di lorsignori è soltanto uno: la riforma è popolarissima e, quel che è peggio, è dei 5Stelle. I quali, ora che son riusciti dove quelli bravi e competenti avevano fallito, rischiano di guadagnare consensi. Di dimostrare che riescono a migliorare persino i vecchi partiti. E di smentire chi li dipinge come degli incoerenti che rinfonderano le proprie bandiere per le poltrone (invece ne tagliano un terzo, anzitutto a se stessi). Infatti i giornaloni hanno scatenato contro il taglio dei parlamentari un fuoco di sbarramento che difficilmente avremmo visto se si fossero ripristinate la garrota, la pena di morte e le leggi razziali.

E mai avevamo visto per le 60 leggi vergogna di B.. La Stampa, in overdose da rosicamento, per non dare la notizia s’è inventata il consueto scisma quotidiano: “Taglio dei parlamentari, fronda nel M5S: prende forma la scissione. Oggi il voto decisivo: 30 grillini si sfilano, riforma a rischio” (risultato: 553 Sì, 14 No, 2 astenuti; chissà dove s’erano nascosti i 30 volponi). Carlo Nordio, sul Messaggero, ha spiegato affranto che l’“umiliante pedaggio ridurrà la rappresentatività e persino le entrate (è noto che i parlamentari contribuiscono al finanziamento del loro partito)”. Testuale. Ma niente, non se l’è filato nessuno. Ezio Mauro, su Repubblica, è riuscito a scrivere che la sforbiciata è “un rito pagano” (tre pateravegloria) che “altera il sistema senza preoccuparsi di ricomporlo”, “produce un disequilibrio al di là delle cifre”, roba tipica del “perno qualunquista e anti-istituzionale dei 5Stelle, che continuano a produrre antipolitica anche dalle stanze del governo, non essendo in grado di pensare altrimenti”, poveri baluba. E poi: “definitiva semplificazione del concetto di rappresentanza, appiattimento del parlamento su una formula demagogica da gettare in pasto agli istinti dell’elettorato”, il famoso popolo bue, “come già con la ‘rottamazione’ proclamata (non si precisa da chi, ndr)”, “tentativo di introdurre il vincolo di mandato, manomettendo la libertà costituzionale dei parlamentari” (di vendersi un tanto al chilo al miglior offerente, come han fatto in 950 negli ultimi 11 anni), “adulazione del popolo mentre lo si inganna”. Perbacco.

Mauro ha pure scoperto che Di Maio era “in evidente difficoltà dopo lo scontro con Salvini e un’alleanza col Pd che non è stato capace di motivare” e “aveva bisogno di uno scalpo da gettare nell’arena”. Tipo previdente, questo Di Maio: il primo dei quattro voti sulla riforma è del 7 febbraio e lui già sapeva delle rottura con Salvini e dell’alleanza col Pd in agosto, ergo già preparava lo scalpo per l’arena. Mauro non dorme la notte perché il contagio grillino ha infettato “Pd e renzisti, sempre contrari a questa riforma mutilata e mutilante”: strano, noi li ricordavamo nel 2016 sulle barricate del referendum a spacciare il taglio dei parlamentari per nascondere lo scempio di un terzo della Costituzione; e, quel che è più comico, su quelle barricate c’era pure Repubblica al gran completo. Anche Massimo Giannini è in ambasce perchè il Pd, contaminato dal M5S, perde la verginità, anzi la verdinità (le ultime volte governava con B., Verdini e Alfano). E, quel che è peggio, fa qualcosa di buono e popolare insieme: non sia mai. Dunque giù botte contro il “grottesco Truman Show in piazza”,“la scenetta da b-movie”, “lo spot circense”, ma soprattuto contro i pidini grillizzati che “si calano le braghe” (parola del “vecchio saggio Macaluso”, e ho detto tutto), “la televendita populista”, “la purga contro la Casta” in vista del “mitico regno di Gaia” casaleggiano, “finalmente dominato dalla dittatura della Rete e liberato dai vecchi legacci del parlamentarismo”. Pare infatti che i 600 parlamentari superstiti non saranno più eletti: li sceglierà direttamente Casaleggio su Rousseau.

mercoledì 9 ottobre 2019

Dategli il Nobel


Io non so come può essere accaduto o chi può aver pensato questa meraviglia. Ora che è tempo di Nobel dovrebbero dedicarne uno a questo genio. Andate su Google e digitate “cretinismo endemico” e cliccate su immagini ...

Farneticando



L’apparente durezza


Una delle prove meditative inducenti a credere nel Motore universale, a mio parere, si trova nel Vangelo di Luca di domenica scorsa: 

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.”  

Come la frase si collochi in questa era selfista, nel mercato grasso dell’apparire, dell'inverecondo assopimento di parole quali sofferenza, morte, resta un mistero. La regina Vanagloria appare indomita ed immarcescibile, granitica, genitrice di quell'indifferenza accalappiante giovani menti rese impermeabili a sentimenti già in soffitta da tempo immemore, compartecipazione e condivisione in primis. 
Fare nel segreto, operare per il bene anteponendo affetti e futili, grossolani, funerei like da piedistalli tanto instabili quanto evaporanti per poi dichiararsi inutili, capacitarsi della propria nullità è quanto di più incomprensibile possa essere cogitato da qualcuno a meno che, ecco a parer mio la prova, non sia Colui che è e sempre sarà, il Gestore del Progetto avente davanti l’intero divenire del Tutto. Sono servo inutile, ho fatto solo quello che dovevo fare: un concetto limpido, un dardo scagliato verso chi ha tentato nei secoli, riuscendoci a volte alla grande, di modificare l’Evangelo per i propri tornaconti opportunistici, dorati, principeschi, immersi nel bisso e nelle angherie da sacrestia atte a separare gli auto-salvati dal popolino. Servi inutili: un misterioso e provvidenziale pertugio introducente nella bellezza senza fine.

martedì 8 ottobre 2019

Obiettivi e risvegli



Così va



Quando hai un centinaio di miliardi di dollari da parte e letteralmente stai alla finestra (Windows appunto) ad orchestrare la tua paciosa esistenza in modo che il tuo ego solidarizzi con il prossimo, affinché il compiacimento degli altri spazzi via la malsana idea che accatastare nel granaio quantità indicibili di ricchezza alla fin fine non serva ad una mazza, visto che prima o poi arriverà anche per te il famigerato schermo blu che nessun  "Control + Alt + Canc" potrà ripristinare.

lunedì 7 ottobre 2019

C'è un limite a tutto



Di tutto, ma proprio di tutto, si potrebbe scrivere davanti ad una notizia come questa. La Bestia per antonomasia, colui che premette il pulsante innescando l'esplosione che distrusse il tratto autostradale palermitano uccidendo il giudice Falcone, sua moglie e la scorta, l'animale che sciolse nell'acido un bimbo, colui che pare essere responsabile di almeno cento omicidi, si è ravveduto e potrebbe ottenere gli arresti domiciliari. 
Dopo 23 anni di carcere quindi il ravveduto Brusca potrebbe uscire dal carcere. Non sono qui a dire che vederlo marcire in carcere sia un toccasana per tutti coloro che credono nella giustizia terrena. Neanche sono dalla parte di chi vorrebbe per certi malefici carnefici la pena di morte. 
Ma a tutto c'è un limite. Brusca pentendosi allarga i confini della decenza umana. Uno così non può ritornare a casa sua. Dovrebbe e deve rimanere in carcere. Da pentito, riconoscendo i suoi immensi errori. Espiare i peccati, tornando ad essere umano. Ma in carcere. Perché c'è un limite a tutto. 

sabato 5 ottobre 2019

Confusione




Non vuol far l’amerigano


sabato 05/10/2019
L’anti-trumpismo della mozzarella

di Massimo Fini

C’è voluto che gli americani attentassero alla nostra mozzarella perché l’Italia intera si sollevasse ed emettesse un ruggito anti-yankee: dai giornali, la Repubblica, il Corriere, il Giornale, i cattolici Avvenire e il Tempo, ai politici. Persino il tremebondo Di Maio ha fatto la faccia feroce di fronte al gauleiter Mike Pompeo mandato in Italia per rimetterci in riga: “Difenderemo le nostre aziende”. “L’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”.

Finché ci costringono a tenere 800 soldati in Afghanistan, ci impediscono di avere relazioni economiche con l’Iran per noi molto vantaggiose e con la Cina, per noi ancor più vantaggiose, ci coinvolgono in guerre che per noi hanno contraccolpi disastrosi come quella alla Libia di Gheddafi, contano su di noi per l’alleanza col generale tagliagole Abdel Fattah al-Sisi (“un grande statista” secondo Renzi e non solo lui), tengono sul nostro territorio 60 basi militari alcune nucleari, stuprano impunemente le nostre ragazze e un loro rambo fa 20 morti al Cermis, ci tengono insomma in uno stato di minorità politica, militare, economica e alla fine anche culturale oltre che linguistica, “tutto va ben madama la marchesa”, che sarà mai? Ma la mozzarella no, quella non si tocca. Siamo o non siamo un popolo di buongustai, un po’ vigliacchi, va bene, ma buongustai?

Naturalmente le pecore quando cominciano a ruggire si spaventano e riprendono subito a belare. Ci si è affrettati ad affermare che, ovviamente, non sono in discussione “gli indissolubili legami transatlantici”. Ma noi ci chiediamo da tempo in nome di che gli americani possano ricattarci in ogni ambito e con noi ricattare, naturalmente, l’Europa intera. C’è, si dice, il Patto Atlantico, con annessa Nato, che l’Italia insieme ad altri Stati dell’Europa occidentale ha firmato nel 1949. Ma una norma di diritto internazionale recita pacta sunt servanda, rebus sic stantibus. E da allora il panorama internazionale è completamente cambiato: non c’è più l’Unione Sovietica, si sono affacciati all’onor del mondo occidentale grandi Paesi come la Cina e l’India, il Medio Oriente non è più sotto il nostro controllo e i musulmani, dopo l’avvento di Khomeini, sono una realtà della quale non si può non tenere conto e trattarla solo a suon di bombe. Non c’è più alcuna ragione di osservare quel Patto e di inventarsi legami culturali che se mai sono esistiti oggi non ci sono più. È del tutto evidente che l’Europa è diventata da tempo, non da quando c’è Donald Trump come ipocritamente si dice per salvarsi la faccia, un bersaglio per la politica americana. Questo Angela Merkel lo aveva capito benissimo quando un paio d’anni fa affermò: “Noi non possiamo più contare sugli amici di un tempo”. E Merkel divenne immediatamente uno dei bersagli preferiti non solo di Trump ma di tutta l’America, repubblicana o democratica che sia.

Ma questo sarebbe esattamente il momento per l’Europa di ribellarsi perché la politica dei dazi e delle sanzioni arbitrarie ovviamente non colpisce solo l’Italia, ma l’intera Unione europea. Ma, per tornare a noi, se i dazi sulla mozzarella saranno serviti a ridarci un po’ d’orgoglio nazionale, a noi tutti e non solo alla Meloni e in modo ambiguo a Salvini, ben vengano. Ben vengano la mozzarella, il prosciutto, il Grana Padano. E io, nel mio piccolo, mi sentirò un po’ meno solo perché le cose che ho scritto in questo articolo, meritandomi fama di antiamericanismo irrazionale, illogico e autolesionista, le scrivo da trent’anni.

venerdì 4 ottobre 2019

Travaglio!

venerdì 04/10/2019
3 anni da buttare

di Marco Travaglio

Ci voleva il gup Clementina Forleo per sistemare in un colpo solo la Procura di Roma, il sistema renziano e i sottostanti giornaloni. Chi legge il Fatto non ne sarà stupito, visto che il caso Consip l’abbiamo sempre raccontato per quello che è: una doppia, gigantesca trama per pilotare il più grande appalto d’Europa in cambio di tangenti promesse al padre di Renzi e al suo galoppino; e poi, scoperti quei traffici dai pm napoletani Woodcock e Carrano e dal Noe, per rovinare l’indagine con fughe di notizie dal Giglio Magico ai trafficoni che smisero di trafficare e persino di parlare, facendo sparire le microspie da Consip. Chi invece seguiva lo scandalo sui tg e i giornali, si era fatto l’idea che pm e carabinieri eversivi avessero cospirato col Fatto per rovesciare il governo Renzi a colpi di false accuse, false intercettazioni, falsi verbali e false notizie contro quel martire di babbo Tiziano. Ora l’ordinanza del gup, che rinvia a giudizio i renziani Lotti, Vannoni, Russo e i generali Del Sette e Saltalamacchia per le soffiate sull’inchiesta, ma soprattutto proscioglie l’ex capitano Scafarto dalle accuse di falso e depistaggio, spazza via la più colossale fake news politico-giudiziaria mai vista dai bei tempi di Ruby nipote di Mubarak.

Lo scandalo Consip, come aveva ben capito la Procura di Napoli, erano le trame sugli appalti e le soffiate sull’indagine, non certo gli errori in buona fede di Scafarto né gli scoop di Marco Lillo, come volevano far credere la Procura guidata da Pignatone e i suoi house organ, più impegnati a indagare su chi aveva indagato e informato che su chi aveva trafficato. Ora qualcuno, se proprio non riesce a vergognarsi, dovrebbe almeno scusarsi. Scafarto, che coordinava l’indagine del Noe, fu scippato dell’inchiesta, poi indagato e addirittura interdetto dall’Arma: tutto perché, in un’informativa con migliaia d’intercettazioni, aveva invertito i nomi dell’imprenditore Romeo e del consulente Bocchino. Quella svista, che ora il gup giudica “sicuramente involontaria” (le trascrizioni erano corrette e l’ufficiale raccomandò ai suoi di rileggerle per evitare errori), gli costò l’accusa di falso e depistaggio e la fama di taroccatore di prove per “incastrare” direttamente Tiziano e indirettamente Matteo. I giornaloni abbandonarono i condizionali sempre usati per Lotti e babbo Renzi (anche su fatti assodati) e passarono all’indicativo, dando per certo il dolo del capitano. Repubblica titolò: “Due carte truccate”, “Così hanno manipolato le carte per coinvolgere Palazzo Chigi”. Ed evocò addirittura “la sentina dei giorni peggiori della storia repubblicana”.

Tipo il piano Solo, il golpe Borghese, la strategia della tensione, la P2. Carlo Bonini sentenziò che Scafarto “ha costruito consapevolmente due falsi”, una “velenosa polpetta” per incastrare i Renzis e “alimentare una campagna di stampa che, con perfetta sincronia e sapiente ‘fuga di notizie’ (lo scoop del Fatto, ndr)” doveva costringere la povera Procura di Roma a seguire quella deviata di Napoli. Le stesse fandonie uscirono quando Lillo fu indagato per violazione di segreto in combutta con Woodcock e la Sciarelli (poi prosciolti con tante scuse, anzi senza). Non contenta, Repubblica (col Corriere e il Messaggero) pubblicò un verbale taroccato del procuratore di Modena Lucia Musti contro Scafarto e il capitano Ultimo, che le avrebbero intimato di “far esplodere la bomba” Consip per “arrivare a Renzi”. Poi si scoprì che la Musti aveva detto tutt’altro. Da allora Renzi grida alla congiura contro il suo governo (peraltro caduto da solo, dopo la disfatta referendaria del 4 dicembre 2016, due settimane prima dello scoop del Fatto): “Lo scandalo Consip è nato per colpire me e credo che colpirà chi ha falsificato le prove per colpire il premier. Io lo so bene chi è il mandante”. E i migliori cervelli del Pd a ruota. Orfini: “Questo è il Watergate italiano, un caso di eversione, un attacco alla democrazia”. Zanda, Fassino, Nencini e il duo Andrea Romano-Mario Lavia: “Complotto”. E l’allora direttore di Repubblica, con grave sprezzo del ridicolo: “L’idea che sia possibile disarcionare un primo ministro o chiudere una carriera politica attraverso la manipolazione di intercettazioni e un uso sapiente delle rivelazioni ai giornali è sconvolgente… Resta la necessità di liberare le istituzioni da pezzi di apparati che, come troppe volte nella storia d’Italia, agiscono in modo deviato ed eversivo”. Parole degne di Sallusti, Feltri e Belpietro sui processi a B.: dalle “intercettazioni a strascico” alla giustizia a orologeria di Woodcock e Scafarto che nel “dicembre 2016, un mese politicamente decisivo per il Paese… decidono i tempi” e imbeccano il Fatto, che “avvisa della tempesta che sta per succedere… perché la bomba scoppi”.
Poi la bomba si rivela un’autobomba del Bomba. Il Watergate, un Water closed. Il Piano Solo, un Piano Sòla. E ora il gup scrive che gli unici depistaggi “volti a impedire il regolare corso delle indagini” sono quelli di “ambienti istituzionali vicini all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi”. Ma intanto il polverone ha sortito i suoi effetti, dirottando l’attenzione generale dal vero scandalo Consip a quello falso, consacrando i dogmi dell’Immacolato Pignatone e del peccato originale napoletano, e fiancheggiando la sterilizzazione dell’indagine. Che, per fortuna, è stata sventata dai due gip: la Forleo ha prosciolto Scafarto (salvo ricorsi dei pm in appello); e Gaspare Sturzo ha respinto la richiesta d’archiviazione per Tiziano e Romeo. Intanto si son persi tre anni: l’ordinanza di ieri riporta le lancette dell’orologio al Natale 2016, quando l’indagine passò da Napoli a Roma. Tutto quel che è stato fatto, detto e scritto da allora è carta straccia. Come ha sempre sostenuto il Fatto, in beata solitudine.

Studioso



giovedì 3 ottobre 2019

Lettera aperta



Carissimi,
la partita di ieri sera dei cugini, grande dolore averli visti soccombere immeritatamente, mi ha acceso un pensiero che vorrei condividere con voi: prendere giocatori alla cazzo&campana è diverso che acquistarne pochi ma buoni. È un pensiero che spontaneamente mi è sorto vedendo giocare Suarez l’addentatore: per buona parte del primo tempo non ha toccato palla, si è nascosto facendo pure la Settimana Enigmistica per far trascorrere i minuti. Poi è bastato un pallone per far comprendere, spero anche a voi, cosa significhi avere in squadra un campione, come eravate voi nei tempi magici. Nella nostra comune fattoria abbiamo dei diversamente Suarez, a cominciare da Paccotà arrivato pure col fiocco dal Brasile, transitando per quel turco che nemmeno vorrei più nominare, probabilmente più abile a giocare a backgammon che a calcio, fino ad arrivare all’ignobile Rodriguez, Suso dalla solita finta, Kessie barbaro delle geometrie e degli schemi. Pertanto amici ricordate: comprare alla cazzo&campana è differente che comprare con saggezza ed oculatezza. Vi saluto con affetto e riconoscenza immutata.

Per fortuna...



Per un attimo ho creduto che questi caritatevoli personaggi fossero ricaduti nella madre di tutte le porcate, tipica di quel luogo, non di tutti naturalmente ma diciamo a la page: vigliacchi comportamenti di esecrabile attenzione verso minori. Poi per fortuna leggendo meglio ho capito che questi uomini pii, c'è anche una donna naturalmente anch'ella devota, avrebbero commesso i soliti maneggi finanziari, apparentemente irregolari, compiuti presso gli uffici della Segreteria di Stato in cui si deviavano, pare, le mega offerte destinate alle opere caritative, brutta parola da quelle parti, per acquisti di appartamenti nobili all'estero.
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole: per fortuna quindi il divieto di entrare in Vaticano a questa banda illuminata deriva solo dall'aver fatto ciò che da decenni si pratica in quelle lande, fra un miserere e un'estrema unzione (cit.)

mercoledì 2 ottobre 2019

Irraggiungibile


Giornate da film persino inutili da raccontare, vortice d’emozioni, emorroidicamente sfavillanti. Arriva sera, esausto acchiappo il telecomando per la Champion, viatico per Morfeo. Scanalo, gruberando arrivo su La 7 .. e c’è lui, il toccasana per debacle interiori, la Dolce Euchessina contro le storture intestinali da stress, il Saltimbanco per antonomasia, il Pifferaio Tragico! 
Un artista, il Louis de Funés de ‘noantri. Eccezionale, tonificante, surreale, smargiassante quanto basta per sorridere, con quel “Signori miei” epocale e sullo stesso piano di quell’”Allegria!” di mikebongiornesca memoria! 
Un mito. Il Totò rignanese senza rivali! Clap, clap, clap, clap! Bis!

Quando non capisci più 'na mazza


Sono stato assente giustificato in questi giorni, comunque mi scuso con voi che chissà che avrete pensato. Problemi, apparentemente insormontabili, in famiglia: oltre al babbo da un anno in difficoltà, l'altro ieri anche la mamma ha pensato bene di rompersi il femore, raggiungendolo anch'ella all'ospedale. 
Così sono tre giorni che salto come un cerbiatto ingalluzzito da un reparto all'altro. Ma non voglio crollare pur se lo scoramento a volte raggiunge vette impensabili! 
Vado avanti, bisogna andare avanti con iudicio, non abbattersi, cercare il sereno, l'angolo ristoratore. 
Mai crollare, cribbio! 
Supererò anche questa, pur se è vero che "merda chiama merda". 
E per rafforzare la volontà mi sforzo di cercare anfratti ilari in grado di rinfrescare animo e mente. 
Come quando sono entrato assieme a mio fratello in ortopedia da mia madre la quale, lo fa da sempre, per spiegarci delle cose le presenta e le ripete come se non fossimo perfettamente normodotati, e magari non lo siamo davvero! 
Adesso quando entro da lei mi aspetto che le altre pazienti e i loro parenti mi accarezzino la cervice magari offrendomi delle caramelline! Potenza di mater universalis. 
Vabbè dai! Non vi voglio tediare oltre! 
Anzi vi lascio questa vignetta. Per dirvi che ci sono e ci sarò sempre anche se, ripeto il francesismo, "merda chiama sempre merda!" 

Buona giornata!