sabato 31 luglio 2021

Travaglio!

 

La mafia è maggioranza
di Marco Travaglio
Siccome l’“informazione” ha visto un altro film, riepiloghiamo quello vero. Il Governo dei Migliori partorisce una “riforma della giustizia” che ammazza tutti i processi d’appello (stragi e omicidi esclusi) che non arrivino a sentenza entro 2 anni da quella di primo grado: “improcedibili”. Tutti i partiti tranne uno e tutti i giornali tranne uno dicono che è una meraviglia, proprio quel che ci chiede l’Europa, e chi obietta qualcosa è un giustizialista incompetente che vuole sabotare i Migliori. Tutti i magistrati che la commentano dicono che è una salva-ladri&mafiosi. La Cartabia alla Camera nega: “Nessun processo di mafia improcedibile”. I ministri M5S ottengono qualche ritocchino e la votano con gli altri, perché Draghi minaccia di dimettersi (e loro ci credono). Poi Conte diventa capo del M5S. La “riforma”, bocciata pure da Anm e Csm, approda alla Camera e Draghi mette la fiducia. Conte dice che così è invotabile. La Cartabia replica che il testo non cambia perché l’han già votato tutti. Lega, FI e Iv confermano. Il Pd pigola qualcosa. I media dicono che Conte finge: ingoierà tutto, anche perché “Draghi ha perso la pazienza” (povera stella).
Giovedì il Cdm deve votare il testo definitivo per la fiducia. Conte dice ai suoi ministri di astenersi senza il minimo sindacale della decenza: niente improcedibilità per i reati di mafia (416 bis e ter), tempi tripli per i reati ad aggravante mafiosa (416 bis.1) e doppi per tutti gli altri, decorrenza da 90 giorni dopo la prima sentenza e termini sospesi se si rinnova il dibattimento. Per 9 ore la Cartabia e i suoi parolieri Ghedini&Bongiorno sfornano finte controfferte, con dietro tutti gli altri partiti che lottano come leoni per mandare al macero i processi di mafia. Conte riceve chiamate da tutti i palazzi e dai poltronisti grillini perché cali le brache. Ma tiene duro finché ottiene ciò che chiede. La “riforma” Cartabia non esiste più, mentre resuscita la Bonafede: la prescrizione resta bloccata dal primo grado e l’improcedibilità scatterà solo nei processi-lumaca che dureranno più di 4 anni per i reati ordinari e più di 6 in quelli con aggravante mafiosa. I 2 anni della Cartabia raddoppiano per i primi e triplicano per i secondi fino al 2025 (quando si sarà votato e chi avrà vinto potrà cancellare o peggiorare la schiforma). I due Matteo e FI, che non hanno toccato palla, fingono di esultare. I giornali scrivono che hanno vinto Draghi, Cartabia, Di Maio, Giorgetti, financo la Serracchiani. La Cartabia, anziché andare a nascondersi, esulta: “Abbiamo salvato i processi di mafia” (minacciati da sé medesima, che peraltro negava alla Camera fossero a rischio). Poi chiarisce tutto il fuorionda di Draghi: “Se uno ascolta troppo gli esperti, non fa niente”. Ah ecco.

Tutto vero ad Alloccalia!

 




venerdì 30 luglio 2021

Daje Daniè!


“La Stampa” illuminata che invoca i colonnelli

di Daniela Ranieri

Noi lo dicevamo per scherzare, che questi volevano i colonnelli, dove questi sono gli sposini di Draghi (visto che chi non ama Draghi e non prega nella sua direzione tre volte al giorno loro lo chiamano “vedovo di Conte”). Invece ieri su La Stampa Marcello Sorgi l’ha scritto chiaro e tondo: “Se Draghi fosse costretto a dimettersi (ma va ripetuto: è un’ipotesi del terzo tipo, il periodo ipotetico dell’impossibilità)”, il Signore non voglia, Dio ce ne scampi e liberi, mi caschi la lingua se lo ripeto, “Mattarella lo rinvierebbe immediatamente alle Camere, mettendo i partiti di fronte alle loro responsabilità”. Quindi tutto a posto, sono inconvenienti della democrazia che il sistema, responsabilizzato dai tanti miracoli draghiani in fatto di Ripresa, Resilienza, Finanza, Lavoro, Salute e Amore, ammortizza con letizia.

“Ma metti anche che”, dice Sorgi sbiancando e mordendosi la lingua, “in un intento suicida, gli stessi responsabili delle dimissioni insistessero per mandare a casa il banchiere, giocandosi la fiducia dell’Europa e i miliardi di aiuti… al Presidente della Repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com’è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi”. Avete letto bene. Sul giornale più azzimato del gruppo Gedi, il fiore della borghesia industriale italiana, su cui scrivono progressisti e gente attenta alle desinenze non discriminatorie, l’editorialista di punta chiede i carrarmati. A parte che se c’è di mezzo il Gen. Figliuolo il golpe sarebbe molto probabilmente una pagliacciata confusionaria (“Usate il cannone, no: il lanciarazzi, anzi no: la scimitarra! Occuperemo 500 uffici ministeriali entro settembre, no: 1 milione entro ottobre, anzi 600 mila entro novembre! Arruolatevi tutti, no: solo sotto i 50 anni, anzi solo sopra i 60”, e così via), fa una certa impressione la naturalezza con cui sul giornale più cool dell’establishment si invoca il rimedio estremo contro i partiti che questionano sulla Giustizia invece di amare Draghi e le sue sante riforme incondizionatamente. Ci hanno preso gusto, segno; del resto, le vaccinazioni sono andate così bene (a proposito: prima di attuare il piano eversivo, Sorgi potrebbe consigliare al Gen. Figliuolo di riaprire gli Open Day con AstraZeneca, giusto per accoppare i più giovani, notoriamente poco empatici coi militari).

È che, ci spiegano i liberali sui social apprezzando molto l’invocazione di Sorgi, i militari sarebbero comunque meglio di Conte (ormai lo dicono proprio apertamente, fino a qualche anno fa si vergognavano quando gli dicevi che sono da sempre i migliori fiancheggiatori dei fascisti) e bisogna perpetrare il governo Draghi a ogni costo, finanche quello di revocare d’imperio la democrazia. Anche se sospettiamo che questo per Sorgi e quelli come lui non sia un costo, ma un piacere: nel suo articolo la democrazia è, icasticamente, “la grande e crescente confusione che si registra alla Camera”, una escrescenza inutile, una cistarella che si può incidere e far scoppiare. Come? Con le baionette.

Questa gente che sembra pulitina e non dice “cazzo”, e giammai nella stessa frase con la parola “Draghi”, non si fa nessun problema, dopo il caffè, a proferire in un editoriale dolente, in cui prevede la fine del Governo dei Giusti benedetto dall’Europa, l’inaudita proposta. “Anche se non è affatto detto che ci si arriverà”, concede l’autore nella chiosa con una certa malinconia, mentre l’aroma mentolato della schiuma da barba svanisce nell’aria insieme al bel sogno di un attimo. Gli stivali dentro Montecitorio, l’odore di polvere da sparo, le palestre trasformate in carceri per i dissidenti, Conte che scappa in aereo in lacrime e si collega via FaceTime con la base come Erdogan, un capo del Governo col petto guarnito di mostrine, l’ad di Goldman Sachs ministro delle Finanze, Figliuolo che si fa paracadutare per sbaglio dentro un pollaio di Maccarese… Peccato, sarà per un’altra volta (naturalmente stiamo esagerando, loro hanno solo prospettato uno scenario, i terroristi siamo noi che diciamo che la lotta di classe esiste, mentre loro la vincono).

Da studiare


Dovessero studiare le metamorfosi filosofiche insinuantesi dentro ad un ribelle venuto a contatto col bisso e gli agii della casta di lor ribaldi, non potrebbero che analizzare lui, l’oramai impomiciato Bibitaro, che si muove nei meandri del losco con tatticismo e borotalco migliore che Al Tappone dentro ad un bordello. Blaterante negli anni passati di stravolgimenti essenziali per resuscitare una pseudo democrazia come la nostra, si è via via trasformato in un esemplare Boiardo simil politico, con quella sfacciataggine forlaniana che gli permette di adeguarsi ai tempi e alle necessità di sopravvivenza simbolo del regno degli approfittatori, che allocchi scafati perseverano a definire politica. Luigino smussa, affievola, finge d’ascoltare, si auto modifica, muta il dna, batuffola, chiagne, miagola solo ed esclusivamente per non dover alzarsi dalla dorata poltrona. Al suo confronto il Dibba delle Ande è un “Che de noantri” L’affetto incondizionato per il Dragone delle Banche, è quanto di più smielato si possa concepire su questa sfera ricordante gli anni dell’era del Puttanesimo, allorché cardinali, gnomi, schiavi e pusillanimi adorarono il "tangentista della mafia" e le sue "sagge, filosofiche, rispettose, e mai misogine, cene eleganti".

Un'altra meditazione travagliata...

 

Scartabia
di Marco Travaglio
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Già il fatto di porsi questa domanda su un governo che ha tentato fino all’ultimo di mandare al macero centinaia di migliaia di processi per reati gravissimi segnala il livello criminale delle classi dirigenti che lo esprimono. Comunque la risposta è: più pieno che vuoto. Il compromesso al ribasso che salvava solo i processi per associazione mafiosa e voto di scambio, condannando all’improcedibilità tutti i delitti “strumento” dei clan – corruzione, estorsione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta, truffa, frode, traffico di droga, armi, rifiuti tossici, prostituzione ecc. – è stato evitato dall’intransigenza di Conte, in una trattativa che partiva disperata: i processi d’appello per tutti i reati con l’aggravante mafiosa potranno durare 6 anni fino al 2024 e poi 5. E quelli per associazione mafiosa, voto di scambio, terrorismo, droga e reati sessuali avranno proroghe senza limiti. In più la sabbia nella clessidra inizierà a scendere non alla sentenza di primo grado, ma 90 giorni dopo. Per gli altri processi d’appello, gli anni non sono più i 2 voluti dalla Cartabia, ma 3+1, poi scenderanno di 1 solo se l’apposito Comitato tecnico dirà che il sistema è pronto. Non solo: se si riapre l’istruttoria dibattimentale per nuovi atti d’indagine o interrogatori, la clessidra si ferma: così i 3+1 o i 2+1 valgono solo per i processi che ridiscutono carte e sentenze di tribunale; per gli altri il termine sale. Resta lo scempio (sia pure annacquato) del Parlamento che indica alle Procure i reati prioritari, ma lì si spera che intervenga la Consulta; e l’obbligatorietà dell’azione penale tutela ogni pm che osi indagare sui delitti “fuori menu”.
I pericoli peggiori (anche se non tutti) della schiforma Cartabia sembrano sventati: basta confrontare il testo originario con quello stravolto dall’accordo di ieri. I 5Stelle, dopo mille cedimenti e sbandate, ridanno agli elettori un motivo per votarli. Lega, FI e i renziani del Pd e di Iv si confermano i santi patroni dell’impunità. Ma questo già si sapeva, anche se il M5S, la parte sana del Pd e Leu dovrebbero prenderne atto. A uscirne con le ossa rotte sono la cosiddetta ministra della Giustizia e Draghi che, o per malafede o per incompetenza (non si scappa: delle due l’una), hanno fino all’ultimo negato l’evidenza e tentato di imporre un testo che tutti gli addetti ai lavori (oltre al Fatto) giudicavano un Salvamafia&ladri. Una Guardasigilli che nega in Parlamento qualsiasi effetto sui processi di mafia e poi ingoia quel po’ po’ di eccezioni imposte da Conte sui reati di mafia (416bis, 416bis.1 e 416ter), dovrebbe scusarsi e dimettersi. Da ieri è ufficiale che o non sa quel che dice, o ci ha provato e le è andata male. Altro che aspirare al Quirinale: dovrebbe andarsene a casa.

Da meditare

 


giovedì 29 luglio 2021

Un grande!


di Alessandro Di Battista 

Il CSM, ovvero il Consiglio superiore della magistratura, l'organo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica, ha appena bocciato il meccanismo dell'improcedibiltà, ovvero il cuore della riforma salva-ladri e salva-mafiosi presentata dalla Cartabia e votata da tutti i ministri. Il CSM ritiene che nella riforma Cartabia via sia "irrazionalità complessiva" nonché "drammatiche ricadute pratiche".

Leggo che probabilmente verranno esclusi i reati di mafia da questo meccanismo. Ergo non sarà più una legge salva-mafiosi ma (salvo la cancellazione dell'improcedibiltà stessa) resterà una legge salva-ladri, salva-colletti bianchi, salva-potenti e, soprattutto, salva-politici.

Sono infatti pochi i politici condannati per reati connessi alla mafia (benché esistano pensate a Cosentino, Dell'Utri, D'Alì). Solitamente i politici che commettono reati, rubano, corrompono, si lasciano corrompere, fanno traffico di influenze, abusano del proprio potere, aiutano gli amici negli appalti, organizzano frodi fiscali, si fanno finanziare illecitamente. Ecco io ritengo che il meccanismo dell'improcedibiltà (con la scusa dei processi lunghi) sia stato pensato per salvare illustri e flaccide natiche. E avallare questa porcata nonostante sia un po' meno sudicia è un grande errore. Un errore che farà felice i Berlusconi e gli innumerevoli "berluschini" d'Italia. Per essere chiari (e mi scuso per il turpiloquio ma a volte è necessario) se a 100 kg di merda vengono tolti 20 kg sempre 80 kg restano. E sempre merda è!

Checcèdinuovo

 Tutto sembra scorrere spensieratamente ed in scioltezza: leghisti facenti parte del governo che partecipano a quelle riunioni di psicolabili chiamate no green pass, con vista su no vax; foto e pose strarifatte di vip finalmente in vacanza placida e danarosa, gatti, cani, pietanze voluttuose tutte rigorosamente postate, tutto come prima insomma nel regno dei "noi siam noi e voi nun siete un k..." con ristoranti finalmente stracolmi e al solito, non tutti, amanti della fatturazione via cerbottana... e poi le vacanze, è vero che ne abbiamo tutti bisogni, ma l'ostentazione è ritornata in pompa magna, tutto in pratica si è riavvolto a prima del mefitico 2020. 

Cosa resta, cosa abbiamo imparato dal pandemico?

Nulla, di nulla. La ricerca dell'ingordigia galoppa alla grande, la schiavizzazione di molti impera come da manuale dei gran balordi di cui sono affollate le mete extra lusso. Non trovi un posto a tavola, i noleggi di ombrelloni e lettini hanno raggiunto vette impensabili ed indecorose, non s'avverte neppure lontanamente un impercettibile segnale di solidarietà, di socializzazione, di comunanza di ideali. 

Mentre nel palazzone sono tutti intenti ad abbattere le problematiche giudiziarie future di lor cialtroni, ai comuni mortali non bulinati non resta che sperare nel superenalotto. Come sempre, come prima, più di prima. 

Per il resto tutto a posto! Sigh! 

Filantropia disinteressata




Segretamente

 


Sempre più travagliato

 

Delenda Cartabia
di Marco Travaglio
Stupirsi perché l’informazione non informa, anzi disinforma, è come meravigliarsi perché la pioggia non è asciutta. Eppure, a vedere le tv e i giornali sulla “riforma” Cartabia, c’è da rabbrividire. L’Anm, che non è un covo di terroristi ma il sindacato dei magistrati, prevede la morte di 150 mila processi in corso e chissà quanti futuri. Cafiero de Raho, che non è una testa calda ma il procuratore nazionale antimafia, dichiara in Parlamento che l’improcedibilità in appello dopo 2 anni dalla sentenza di primo grado e in Cassazione dopo 1 anno da quella d’appello “mina la sicurezza e la democrazia” perché manda impuniti “reati gravissimi di mafia, terrorismo e corruzione”; e affidare al Parlamento la scelta dei reati da perseguire o ignorare “non è conforme alla Costituzione”. Gli stessi concetti, condivisi da magistrati, giuristi e avvocati, li esprimerà oggi il Csm, che non è un covo di tupamaros ma un organo costituzionale presieduto dal capo dello Stato, se finalmente il Colle gli leverà il bavaglio. Davigo dimostra sul Fatto, sentenze Cedu alla mano, che la procedura d’infrazione, scampata grazie alla blocca-prescrizione Bonafede, ora è assicurata.
Cosa arriva ai cittadini dell’immane catastrofe che sta per abbattersi sulla giustizia, sulla sicurezza, sulla Costituzione, sul dovere dello Stato di punire i colpevoli, sul diritto delle vittime a essere risarcite e degl’innocenti a essere assolti? Nulla, se non che c’è uno “scontro” fra il cattivo Conte e i “giustizialisti” 5Stelle da una parte e i bravi e onniscienti Draghi e Cartabia dall’altra per mettere i bastoni fra le ruote ai Migliori. Sul merito, non una sillaba. Sulle decine di migliaia di processi di mafia, corruzione, stupro, rapina, frode fiscale, giù giù fino ai reati minori (un saluto affettuoso alla legge Zan) al macero, tutti zitti. Dove sono i grandi costituzionalisti che si stracciavano le vesti nel 2009, quando B. tentò la stessa porcata (un po’ meno porca) col “processo breve”? Spariti. Dove sono i Saviano e gl’intellettuali antimafia e anticamorra da parata e da anniversario? Estinti. Nessuno si prende neppure la briga di smentire De Raho, Davigo, l’Anm, il Csm. L’unica cosa che conta è non disturbare il governo, che peraltro nessuno disturba. A questo punto è inutile avvitarsi in mediazioni al ribasso, come se evitare di incenerire 150 mila processi non fosse un dovere di Draghi & Cartabia, ma una gentile concessione a Conte (e naturalmente al Fatto). Molto meglio lasciar passare la porcata così com’è. Chi la vuole vota sì, chi non la vuole vota no. Ciascuno si assume le proprie responsabilità. Poi, ai primi mafiosi, stupratori e rapinatori improcedibili cioè impuniti, le vittime sapranno chi andare a ringraziare. E anche i lettori e gli elettori.

mercoledì 28 luglio 2021

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Esempio



di Lorenzo Tosa

Il ragazzo nella foto si chiama Marco Natali, ha 22 anni, studia Chimica a Ferrara, inseguendo il sogno di diventare uomo di scienza, proprio come lo era suo padre. 

Si trova per caso in piazza a Lodi proprio nel bel mezzo di una manifestazione No-vax. Ascolta i loro slogan contro la “dittatura sanitaria”, i loro vaffa vomitati contro medici e infermieri.

A un certo punto sente la folla urlare testuali parole: “I morti di Covid non esistono, li uccidono in ospedale.”

E allora Marco fa qualcosa che ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe fare. Si fa largo, prende la parola, va a presidiare il suo metro quadrato di democrazia, e, con tutto il fiato che ha in corpo, dice quello che sente.

"No, io non la penso come voi. Ho ventidue anni. Il 18 marzo dell'anno scorso mio padre è morto di Covid. Faceva il medico: è morto sette giorni dopo avermi detto che non riusciva a respirare. E, se mio padre avesse avuto la possibilità di vaccinarsi, ora sarebbe ancora qui con noi".

Credo che tutti dovremmo ringraziare questo ragazzo per il suo coraggio, per le sue idee, per non essersi voltato dall’altra parte mentre sentiva offendere la memoria di suo padre e, insieme a lui, quella di chiunque creda ancora nell’empatia e nella ragione.

Grazie Marco, a nome di tanti. Solo questo.

martedì 27 luglio 2021

La Divina nella leggenda!

 


Non c'è altro da fare che alzarsi in piedi per un'immensa standing ovation, davanti alla prodezza da consegnare alla storia mondiale del nuoto compiuta dalla Divina Federica Pellegrini, che centra la quinta finale olimpica nei 200 stile libero! 

Per rendersi conto di questa fantasmagorica prodezza, la Gazza pubblica un paragone incredibile: dov'erano le altre finaliste al tempo in cui Federica vinceva la prima medaglia nel 2004?

Ecco in sintesi: 

L'australiana Ariarne Titmus aveva 3 anni!

Siobhan Haughey di Hong Kong andava in prima elementare, avendo 6 anni

Katie Ledecky, campionessa in carica, 7 anni, seconda elementare.

La cinese Junxuan Yang solo 2 anni!!! 

La ceca Barbora Seemanova era all'asilo avendo nel 2004, 4 anni

La canadese Penny Oleksiak anche lei all'asilo, 4 anni! 

L'australiana Madison Wilson era un più vecchiotta: aveva 10 anni! 


Capite ora la grandezza della Divina? 

 


Vergognoso


Quel mentecatto che nelle terre devastate dal terremoto promise la ricostruzione in tempi brevissimi, fregnaccia tra innumerevoli fregnacce, che spalleggiato da quell’Anzaldi che sta all’informazione come Al Tappone alla democrazia, deturpò l’informazione a propria immagine sciorinando fetecchie ad uso improprio di Giornaloni a lui proni, che portò ai piani nobili una capo vigilessa tutt’ora infiltrata nei meandri della casta statale boiardica, che latra contro gli accordi tra il timido Letta e i Cinquestelle soprattutto per il fatto che costoro sono oppositori, giustamente, del piano di sviluppo dell’aeroporto di Firenze, dove lo gnomo ha villa sfarzosa acquistata mediante sontuoso prestito di famigliona in affari sanitari, poi restituito grazie all’incredibile contratto con Lucio Presta che per fargli realizzare un programma storico sulla città gigliata, pare, gli diede quasi mezzo milione per ricavarne nemmeno cinquantamila grazie ad uno share da arresto simile alla percentuale del suo partito semivivo, questo signorotto del nulla fa l’addolorato, il ferito, lo stomacato per l’infelice uscita del Giornalista riguardo al Dragone di tutti loro, dimenticando il clima ossequioso, venerato, osannante creatosi attorno a lui durante l’era del Ballismo, in cui gli oppositori venivano bacchettati e dileggiati senza tregua e ritegno. Se la decadenza di uno stato avesse dei responsabili, costui ne sarebbe il sovrano incontrastato!

Dibba!


Di Alessandro Di Battista

Nel Paese alla rovescia sono gratis i parcheggi nei centri commerciali e si pagano quelli negli ospedali. Nel Paese alla rovescia fa più scandalo un'espressione colorita di un giornalista libero che la stomachevole genuflessione di gran parte della carta stampata al cospetto del Presidente del Consiglio, trattato come Gesù Cristo sebbene il Messia (quello vero) non abbia mai moltiplicato i licenziati. Nel Paese alla rovescia chi perde il lavoro diventa un fantasma e le battaglie degli operai trovano meno spazio sui giornali delle auto di Cristiano Ronaldo. Nel Paese alla rovescia Draghi prima avalla il più grande assembramento degli ultimi mesi (la festa on the road attorno al bus degli azzurri) cedendo alle pressioni di Bonucci, poi fa il duro in conferenza stampa. Nel Paese alla rovescia il ministro della Giustizia prima dice che la sua legge non toccherà i reati di mafia, poi apre alle modifiche per escludere dalla sua legge proprio i reati di mafia. E nessuno chiede le sue dimissioni. Nel Paese alla rovescia quando andava rafforzato è stato sciolto il Corpo forestale dello Stato. Nel Paese alla rovescia sono stati spesi miliardi di euro per comprare i caccia F35 ma poi si chiede aiuto agli altri paesi perché mancano i canadair. Nel Paese alla rovescia ancora non si capisce che la pena per chi incendia deve essere l'ergastolo perché nell'era dei cambiamenti climatici un ecocidio è, di fatto, un genocidio. Nell'Italia alla rovescia muoiono carbonizzati gli animali e vengono distrutti gli alberi millenari ma l'ipocrisia gode di ottima salute.

L’Amaca



Abbiamo lasciato tracce

di Michele Serra

Potete anche vendere tutto, sparire e andare a vivere in una grotta, cibandovi di bacche e radici. Verrete snidati lo stesso: perché avete lasciato tracce. Da qualche settimana gentili operatrici e operatori mi telefonano impugnando bollette di due, cinque, anche dieci anni fa.
Non dicono mai il cognome, solo il nome, Cinzia, Carmine, Marika, e men che meno dicono per che azienda lavorano. Anche il più scalcinato dei commessi viaggiatori, ai tempi, si sentiva in dovere di porgere il suo biglietto da visita. Cinzia, Carmine, Marika, no. Sono esentati. Il neocapitalismo è impersonale per definizione. Dicono soltanto: signor Michele, ma lo sa che in località Zibibbo lei paga troppo per la luce e per il gas? Rispondo: veramente non pago un centesimo, perché non abito più a Zibibbo da dieci anni. Mi dicono: fa lo stesso, sicuramente dove abita adesso lei paga troppo per la luce e per il gas. (L’umanità intera è composta di persone che pagano troppo per la luce e per il gas, con l’eccezione di quelli che danno retta a Cinzia, Carmine, Marika). Se sono di cattivo umore, riattacco.
Se sono di buon umore, riattacco ringraziando.
Dopo avere riattaccato, mi chiedo: ma come è possibile che un mio contratto di dieci anni fa sia noto a tutte le compagnie di distribuzione della luce e del gas attive in Italia, che a giudicare dal numero di telefonate che ricevo devono essere centinaia? Perché il mio numero di telefono privato, teoricamente difeso da decine di clausole sulla privacy, è alla mercé di chiunque voglia telefonarmi per propormi nuove tariffe? E a Zibibbo, nella casetta dove abitai un tempo, quali vite e quali amori consumeranno i nuovi inquilini, e soprattutto con quali utenze luce e gas?

Sensazione adiposa!


A leggere della mitica staffetta azzurra argento nei 100 stile libero, alcuni dati mi fanno impallidire: Alessandro Miressi h 202 cm - peso 100 kg / Thomas Ceccon h 197 cm - peso 89 kg / Lorenzo Zazzeri h 194 cm - peso 88 kg / Manuel Frigo h 188 cm - peso 84 kg
Paragonandomi a loro, io che dopo tre bracciate dialogo con la Madonna del Grisallo (cit.) dovrei essere alto 225 cm! È proprio vero che a volte lo sport mi fa sentire appartenente ad un’altra specie, fagocita, adiposa e tristemente onnivora! Sob!

L’hanno innervosito!



Il piccolo fiammiferaio

di Marco Travaglio

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. L’altra sera ho accolto l’invito alla festa di Articolo 1 e, intervistato da Chiara Geloni, ho risposto addirittura alle sue domande. E il pubblico ha osato financo applaudire. Apriti cielo. La Lega ha chiesto le dimissioni di Speranza (giuro), il quale ha dovuto precisare che, quando parlo io, non è lui che parla (ri-giuro). Una domanda riguardava una frase di Speranza sull’estrazione sociale dei ministri del Conte-2, quasi tutti figli del popolo, diversamente da quelli che contano nel governo Draghi: tutti figli di papà, cioè del solito establishment, a cominciare dal premier, rampollo di un dirigente di Bankitalia, Bnl e Iri. La consueta combriccola di spostati, falliti e leccapiedi che bivacca sui social ne ha dedotto che ho offeso la memoria dei suoi genitori prematuramente scomparsi, dunque secondo Rep avrei fatto “una gaffe”. Per dire com’è messa questa gente. Un’altra domanda riguardava la diceria, molto in voga fra i leccadraghi, sui Migliori discesi dall’empireo per salvarci dal “fallimento della politica”. Siccome dissentivo, pensando che fosse ancora lecito, ho ricordato qualche “Migliore”: Brunetta, Gelmini, Cingolani, Cartabia. E ho aggiunto che Draghi è un ex banchiere esperto di finanza, ma non ha la scienza infusa e i suoi atti dimostrano che non capisce una mazza di giustizia (solo ora lui e la Cartabia scoprono cosa c’è scritto nella loro “riforma” e quali catastrofi ne seguiranno), di politiche sociali (licenziamenti subito, nuova Cig chissà quando, Fornero consulente) e di sanità.

Uno che fa un decreto per obbligare gli psicologi a vaccinarsi, pena il divieto di esercitare, e poi li cazzia perché si vaccinano; uno che sospende Astrazeneca mentre Ema e Aifa dicono che è sicuro e tre giorni dopo revoca la sospensione perché Ema e Aifa ri-dicono che è sicuro; uno che si fa la prima dose con AZ, prescrive il richiamo omologo per gli over 60 e poi, a 73 anni, si fa l’eterologo perché “ho gli anticorpi bassi” (in base a un test che gli scienziati ritengono farlocco); uno che vieta per decreto gli assembramenti e poi, previa trattativa Stato-Bonucci, autorizza i calciatori a violare il suo decreto con un mega-assembramento perché “con quella Coppa possono fare ciò che vogliono”; uno che pensa di convincere i No Vax a vaccinarsi dando loro degli assassini; ecco, uno così non mi pareva un grande esperto di vaccini. Ma l’unanime sdegno per la duplice lesa maestà, manco avessi detto “figlio di Tiziano”, mi ha fatto ricredere: Egli è onnisciente e, a dispetto delle biografie, non è nato ai Parioli, ma a Betlemme, in una mangiatoia.

lunedì 26 luglio 2021

Ridateci la libertà!


Certo che questo Green Pass ci toglie la libertà. Lo pensiamo tutti mentre ci alziamo-andiamo a lavorare-paghiamo l’acqua-assistiamo alla depredazione del conto corrente-lottiamo invano per prestiti e mutui-cambiamo lo smartphone perché ce lo rendono obsoleto-ci autoconvinciamo che in casa almeno tre televisioni vadano acquistati-paghiamo venti euro per andare in spiaggia-buttiamo le sneakers e i vestiti che non sono più alla moda-permettiamo che pochi ingurgitino le ricchezze di tutti-ci gustiamo le tre ore di libertà al dì detratte dal sonno e dal lavoro-assistiamo impassibili alla gestione del potere degli stessi lor signori.
Ma questo Green Pass ci toglie la libertà!

sabato 24 luglio 2021

Dai ammettetelo!


Pienamente d'accordo! Il Comico e il Bibitaro dovrebbero almeno essere sinceri: "Scusateci, abbiamo scherzato!"
Rieccoli, è arrivata La restaurazione
di Lorenzo Giarelli
Il cancelliere von Metternich, artefice del Congresso di Vienna, fu campione di diplomazia e di aforismi. “Gli abusi del potere – disse una volta – generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli”. Oggi Vienna non c’entra, eppure la restaurazione – se ci è concesso di restare nell’800 – è un venticello, un’auretta assai gentile che leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar.
Così ci è parso che abbia agito il governo Draghi finora, invertendo la rotta rispetto all’era Conte, spesso liquidata come populista senza dar peso al fatto che gli elettori, nel 2018, avessero chiesto un netto cambiamento rispetto alla vecchia politica. Ora l’idea è quella di una retromarcia: spazio ai camaleonti a là Talleyrand, a loro agio col Re, la Rivoluzione e l’Impero, tanti saluti a chi si era illuso di aver sradicato decennali centri di potere.
processicartabia come b.
L’ultimo caso, forse il più emblematico, è quello della riforma Cartabia, una tagliola sui tempi del processo penale (2 anni per l’Appello, uno per la Cassazione, altrimenti scatta l’improcedibilità) che spazza via lo stop alla prescrizione voluto da Alfonso Bonafede. Già bocciata da illustri magistrati (ma non dai ministri 5 Stelle e dall’ex capo Luigi Di Maio, a proposito di Talleyrand) la riforma Cartabia nasconde il più impresentabile dei padrini, ovvero quel Silvio Berlusconi a cui Luigi XVI invidierebbe l’eterna capacità di resistere a ogni sommossa. Fu Silvio, nel 2009, a promuovere il cosiddetto “processo breve”, un ddl i cui contenuti erano praticamente identici a quelli adesso riciclati dalla Guardasigilli. Con una differenza: allora la sinistra, nelle sue varie forme, denunciò la vergogna berlusconiana, mentre oggi l’indignazione è un lusso per pochi.
nominemontiani di ritorno
Le sue lacrime furono l’immagine del governo Monti, identificato – anche per colpe non sue – con la stagione dei tagli lacrime e sangue. Ora Elsa Fornero torna a Palazzo Chigi, appena chiamata come consulente del consiglio d’indirizzo per la politica economica. Un chiaro segnale di quale sia l’orientamento del governo sulle pensioni, proprio nell’anno in cui scadrà quota 100. Dopo dieci anni, la Fornero dovrà riscattare il pasticcio con gli esodati: la sua riforma lasciò 350 mila persone senza lavoro né pensione.
A Palazzo Chigi la Fornero troverà pure Anna Maria Tarantola, altra protagonista delbiennio di Monti (che la nominò presidente della Rai). Di lei si ricorda soprattutto il lungo periodo ai vertici della Banca d’Italia (con Draghi governatore), durante il quale fu autorizzata la disastrosa acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, che spese 17 miliardi per una banca che ne era costati poco più di 6 qualche mese prima. Tutto perdonato, in un governo che già non si era fatto problemi a riesumare ministri da ancien règime, vedi Maria Stella Gelmini agli Affari Regionali e Renato Brunetta, tornato alla Pubblica amministrazione.
Licenziamenti via le tutele
Certo, prima o poi il blocco dei licenziamenti doveva saltare. Ma il termine del 30 giugno, arrivato con un compromesso che ha scontentato più i giallorosa che il centrodestra, ha avuto effetti per migliaia di persone cogliendo impreparato il governo: in Toscana Gkn ha annunciato 422 licenziamenti, in Brianza Gainnetti Ruote lascerà a casa 150 dipendenti, a Brescia la Timken taglierà 106 posti. Con Giancarlo Giorgetti che al Mise cade dalle nuvole: “Uscire dal blocco è inevitabile, ma non in questo modo. Non vogliamo il Far West”. Il quadro, se non altro, dovrebbe mettere in guardia il governo su cosa accadrà al termine dei vincoli ancora in vigore, soprattutto nei settori del tessile e della moda.
altro che “eco”green addio
In pochi mesi il governo ha dato una sterzata alle politiche energetiche e edilizie, facendo eclissare le speranze di una svolta ambientale. Il tutto col placet di Beppe Grillo, moderno Joseph Fouché passato metaforicamente dalla Rivoluzione alla polizia politica in difesa del governo e del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, da lui definito “grillino”. Cingolani, dal canto suo, ha fatto di tutto per smentirlo: via libera a nuove trivelle in mare, buone parole per gli inceneritori e il “mini-nucleare”, protezione dei colossi dell’automobile contro l’elettrico. E un Pnrr che destina solo il 37,7% delle risorse alle iniziative green, percentuale tra le più basse in Ue. Dati che fanno rima con le norme sblocca cantieri che tagliano i tempi sulle grandi opere e il tentato blitz sul subappalto, il cui tetto, dopo lunghe trattative, è stato spostato al 50%.
Cashbacksubito sospeso
Lo hanno utilizzato 9 milioni di italiani e ha spinto la app Io, utile anche per alcune interazioni con la Pa. Il cashback, però, nel secondo semestre del 2021 non ci sarà. Il governo ha deciso di sospenderlo perché, secondo Draghi, “ha indirizzato le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. Una misura che favorirebbe i ricchi, insomma. Si cercherà di combattere la piccola evasione in altro modo e soprattutto si penserà ad altri sistemi per favorire la digitalizzazione nei rapporti tra Stato e cittadini.
PrivilegiCasta in festa

Qui il governo non c’entra, ma il clima generale consente di puntare in alto. Finita l’era anti-casta dei governi M5S, al Senato sono tornati i vitalizi per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione e ora Palazzo Madama potrebbe bocciare definitivamente il ricalcolo degli assegni degli ex eletti con il sistema contributivo. Umiliando così la storica battaglia dei “giacobini” 5 Stelle: ormai pronti alla morte, distesi in una vasca da bagno, con in mano la lettera del proprio assassino. 

Travaglio!

 

Pronti a tutto
di Marco Travaglio
Nel vedere Conte e i 5Stelle dibattersi fra le opposte tentazioni di uscire dal governo e di restarvi, e intanto arrabattarsi per “migliorare” con ritocchini tecnici il Salvaladri&mafiosi della Cartabia, sorge il dubbio che non abbiano ancora colto il punto: questo governo non è nato per portare i migliori al posto dei peggiori, ma per far fuori Conte e i 5Stelle, per giunta coi loro voti (senza, non sarebbe mai nato); e la “riforma della Giustizia” non è nata per abbreviarne i tempi come chiede l’Ue, ma per piegarli nell’ultima genuflessione (dopo quelle su Figliuolo, salario minimo, licenziamenti, transizione antiecologica, cashback ecc.). Il disegno è spappolarli e annettersi la parte “governista”: cioè Grillo che li ha cacciati in questo cul de sac e Di Maio&C. che ci han subito preso gusto. Il tutto in vista della prosecuzione del regimetto di larghe imprese anche nella prossima legislatura, per potare le due ali non allineate al Sistema: da una parte la Meloni, dall’altra Conte e quei 5Stelle che ancora ricordano perché sono nati, stanno in Parlamento e al governo.
Non capirlo è indice di una preoccupante auto-sotto valutazione. Altrimenti tutti i “grillini” capirebbero che, nel Paese dell’Illegalità, la blocca-prescrizione di Bonafede non è UNA riforma fra le tante, ma LA riforma: la quintessenza del principio di legalità – la legge è uguale per tutti – che Flaiano definì l’unica vera rivoluzione italiana. E sui principi fondamentali non si tratta in nome della riduzione del danno o del male minore. O, se si tratta, bisogna farlo da posizioni di forza. Cioè essere pronti a tutte le opzioni: anche a uscire dal governo. Il che non vuol dire andarsene subito, ma essere disposti a farlo. Se la controparte – Draghi, massimo garante della Restaurazione – ha anche solo il sentore che non usciranno mai qualunque cosa faccia, continuerà a fare qualunque cosa, minacciando dimissioni che non darà mai, per metterli (anzi lasciarli) genuflessi. Si può capire che Conte non voglia debuttare uscendo dal governo, vista anche l’informazione da Terzo mondo che lo dipinge come un vedovo del potere, anziché come un giurista che – come tutti i giuristi degni di questo nome – conosce gli effetti catastrofici del Salvaladri&mafiosi. Ma, se la trattativa non dovesse eliminarli tutti – e sono tanti –, Conte dovrebbe tornare a interpellare gli iscritti sulle tre opzioni possibili: restare al governo, ritirare i ministri e dare l’appoggio esterno solo sui provvedimenti condivisibili, passare all’opposizione e rovesciarlo. La “fiducia” è una cosa importante e ogni governo deve meritarsela coi fatti. Tantopiù se è il governo Draghi ad aver bisogno del M5S e non il M5S ad aver bisogno del governo Draghi.

venerdì 23 luglio 2021

Al di sopra



Nel Pantheon degli Imbecilli pensavo che i giochi fossero fatti. Mi sbagliavo: costui entra di diritto in veste di Ineguagliabile! Restate in campana e non fate i Borghi!

Asinite


E l’asino continua a prendere calci in culo! iiiii-òòòò

Uno splendido Dibba!


di Alessandro Di Battista

Non vi fate prendere per il culo. Non è in atto nessuna guerra tra giustizialisti e garantisti. Sono scemenze propagate da partiti e giornali (che hanno spesso gli stessi padroni). Banalmente è in atto l'eterno tentativo di una classe politica indecente di salvare ladri, malfattori e amici dei mafiosi.

Soltanto ieri Forza Italia ha realizzato una doppietta degna del miglior Van Basten. Condannati (in appello) per concorso esterno in associazione mafiosa Cosentino e D'Alì. Il primo a 10 anni di carcere per essere stato un referente politico dei Casalesi, il secondo a 6 anni per essere stato a disposizione di Matteo Messina Denaro, il ricercato numero uno in Italia. Il bello è che la lista dei latitanti e il piano ricerca sono responsabilità del Ministero dell'interno. E dove ha fatto il Sottosegretario D'Alì? Al Ministero dell'interno. Roba da Colombia degli anni di Escobar. I due vanno a migliorare il palmares di Forza Italia, il partito che più combatte a favore della salva-ladri del Ministro delle menzogne Cartabia, una legge, lo ricordo, approvata da tutti i ministri, grillini inclusi. D'Alì e Cosentino entrano nel pantheon di Forza Italia. Pantheon dove è presente Marcello Dell'Utri, fondatore del partito e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Dove è presente Cesare Previti, altro fondatore del partito, ex-Ministro della giustizia, condannato per corruzione in atti giudiziari (corruzione di giudici, e poi parlano di buona giustizia). Dove è presente lo stesso Berlusconi, condannato per frode fiscale, nonché finanziatore di Cosa nostra.

Ebbene dovete sapere che con la riforma Cartabia Cosentino e D'Alì, per esempio, non sarebbero stati condannati. Non sarebbe successo nulla a chi (secondo una sentenza di appello) era referente dei Casalesi o a disposizione di Matteo Messina Denaro. Capite o no perché partiti e alcuni giornali (che appartengono a politici o a soggetti che hanno avuto o hanno problemi con la giustizia) insistono su questa riforma sostenendo la stronzata che senza l'approvazione di questa porcata non arriverebbero i soldi dall'Europa? E capite perché Renzi, che ha problemi con la giustizia, o Salvini (non lui personalmente ma la Lega e diversi suoi esponenti hanno problemi) insistono?

Si chiama voglia di impunità. Roba vecchia ritornata di moda oggi che stanno accadendo molte cose. Forza Italia è tornata al governo (aricomplimenti per chi, colmo di abbondante colla vinilica, l'ha permesso o ci governa assieme). Salvini vuole federarsi con FI magari coinvolgendo Renzi. E tutti hanno riscoperto questo ipocrita garantismo che puzza solo di interesse personale. Esistono i casi di malagiustizia e sono terribili. Esistono, ahimè, in tutto il mondo. Quello che non esiste in tutto il mondo è la sistematica violazione dei diritti delle vittime. Gli "Abele" nel nostro Paese, soprattutto se hanno subito un torto dai potenti, raramente ottengono giustizia. In Italia in galera ci finiscono i poveri Cristi, i colletti bianchi quasi mai. E ora che in molti erano terrorizzati dalla riforma Bonafede, hanno ripreso la strada dell'impunità. Anche per questo ho insistito affinché il Movimento non entrasse in questo stomachevole assembramento. Ora i nodi vengono al pettine. Mi auguro che il gruppo parlamentare sia intransigente, che non si accontenti di ridicole modifichette buone solo a scrivere esultanti quanto falsi comunicati stampa. Insisto, nonostante appaia paradossale, se il Movimento fosse fuori dal governo, con la forza parlamentare che ha, eviterebbe schifezze molto di più che sedendosi di fianco di certa gente!

Suddivisione



Da una parte c’è l’umanità, dall’altra ci sono loro…

Pensierino a lor signori

 


Tirar le somme forse è ancora prematuro. Ma per non uscirne, al solito, con la sensazione di aver fatto l'ennesima figura da rimbambito, vorrei evidenziare quella nicchia prosperosa, per certi versi pure sonnecchiosa, di tutti coloro che lavorano sotto la grande e saccente mano dello stato, che siamo noi, e, conseguentemente, possiamo pregiarci di evidenziare gli enormi privilegi a lor concessi nel pandemico, trascorso a stipendio pieno tra le mura amiche, con qualche pegno da pagare che semplificherei in due/tre mail pro die.
Lor signori, silenti e sofficemente deambulanti attorno a noi, hanno avuto la possibilità di sfangarla alla stragrande, sempre miniaturizzati onde evitar critiche a volte pure feroci del tipo "ma a noi ci han messo in cassa integrazione, e "quelli là" che invece prendono lo stipendio pieno che cazzo staran facendo?"
Non solo: oramai quasi usciti dal lockdown per alcuni di loro si sono pure riaperte le porte dei bagni privati sull'isola con tanto di pranzo in larga parte pagato comunitariamente, con ulteriori privilegi ancora in divenire, per sfanculare ulteriormente quell'uguaglianza di diritti e doveri oramai da tempo immemore non più presente su questo pianeta.
Non è per invidia che esterno; mi sono solamente stancato di continuare pedissequamente a far la figura dell'allocco. Tutto qui. 
Buone vacanze, naturalmente!

Ora basta!

 


Erano pure in tanti ieri a Torino, questi costituenti il club degli Asini Puri, un ganglio incuneatosi dentro al pandemico quasi misteriosamente, in preda a vaneggiamenti, a credenze tipiche di popoli immersi nei misteri delle foreste equatoriali. Omuncoli deliranti che fondano il loro credo su non meglio specificate restrizioni frutto di supposti piani perversi orchestrati da guru multimediali aventi in mano l'intero globo.
Per (loro) fortuna non ho mai avuto il piacere d'incontrarne uno con cui colloquiare, ascoltando piamente i ragionamenti /che fatica definrli così!), le convinzioni, gli astrusi e per certi versi comici lavorii in sinapsi che tentano di dimostrare la macchinazione celatasi dietro alla vaccinazione. Mi piacerebbe tanto dialogare con questi asini, in merito alle sofferenze, ai caschi spruzzanti ossigeno ad alta pressione, ai camion bergamaschi trasportanti bare, al dolore di tantissimi che videro i loro cari uscire di casa e dopo mesi agghiaccianti vederseli riconsegnare in un'urna cineraria. 

Tanti, troppi asini ancora bivaccano attorno a noi nel post pandemico! La loro presenza inizia ad infastidirmi, il nervosismo cresce. Forse è giunta l'ora di riporre il menefreghismo attorno ad essi. Probabilmente qualche sano ceffone diverrebbe la panacea per i loro ragli. Vi invito pertanto a girarmi alla larga, a bofonchiare tra voi in modalità carbonara. Non esagerate a mostrare la vostra debacle psicologia. Lo dico per il bene di tutti! Iiiii-òòòòò!

Incredibile!

 


Sfanculamento

 


giovedì 22 luglio 2021

Leggete e inerpicatevi!

 

Volete affibbiare qualche calcione alla sedia della vostra postazione? 

Volete sfanculare tutti coloro che, ad ogni giro di boa, sparacchiano fregnacce su ennesimi aiuti al Sud? Non che il sud non ne abbia bisogno, ma in questa modalità, e vaffanculo a tutti quelli che ancor oggi blaterano su questa tipologia di aiuti, è lapalissiano che si regalino ulteriormente soldi pubblici a pochi.

Al di là di questo, prendetevi qualche minuto e leggetevi questa inchiesta del Fatto Quotidiano. 

Cliccate qui!  

E buona fortuna! 



Selvaggia e il Cazzaro

 

Il voltagabbana Salvini, dalla Giustizia ai vaccini
di Selvaggia Lucarelli
“Le rivoluzioni nascono da scintille. Se per sani principi c’è bisogno di finire in galera, qua dentro tanta gente lo farà mettendo a rischio la sua libertà personale. Chi tocca uno dei nostri deve cominciare ad aver paura, chi arresta uno dei nostri senza motivo lo andiamo a prendere a casa ovunque sia, chi attacca la nostra gente deve avere paura. Non è una minaccia, ma un impegno. Il boia sa che se ci togliamo il cappio il primo a rimetterci le penne è lui”. Potrebbe essere il comizio di qualche testa calda di Forza Nuova o dell’ultrà di una curva e invece, a parlare così solo sette anni fa, era il promotore del referendum sulla Giustizia, Matteo Salvini. Ripeto, quel tizio al governo che invoca la giustizia giusta, il garantismo, la presunzione d’innocenza e così via. Quel tizio che dai gazebo grida “firmate per la giustizia” credendosi Pannella e che fino a poco tempo fa suggeriva di organizzare squadroni credendosi Maduro. Uno che al congresso della Lega suggeriva di andare a prelevare i giudici a casa, invitava gli elettori a commettere reati in nome della rivoluzione contro i boia di Bruxelles (tipo Draghi), che parlava di qualcuno che avrebbe dovuto “rimetterci le penne”. Perché in questi anni sull’incoerenza di Matteo Salvini si sono consumati fiumi di inchiostro e pure numerosi affluenti, ma il periodo che attraversiamo ne condensa l’ipocrisia nel suo succo più concentrato di sempre. Del suo credibile sforzo per una giustizia giusta abbiamo appena detto, e basterebbe anche solo quello, se non si aggiungesse l’esilarante arringa di ieri in difesa dell’assessore alla sicurezza di Voghera, che ha sparato a un cittadino straniero in seguito a una discussione. Ora, a parte l’episodio in sé, per cui è un po’ come se l’assessore al turismo a Pisa riempisse la torre di cariche esplosive e ci costruisse sopra un lavaggio auto, secondo Salvini “si tratterebbe di legittima difesa visto che accidentalmente è partito un colpo”. In pratica, secondo il promotore del referendum sulla Giustizia, l’assessore si è difeso sparando a sua insaputa. L’imputato eventuale dunque è la pistola. O, al massimo, la mano dell’assessore, che però vivrebbe di vita propria tipo Mano della Famiglia Addams. Mi raccomando, andate a firmare il referendum. Pure con una mano non vostra, alla Lega va bene lo stesso. 
Anche sul ddl Zan, nell’ultimo mese, l’ipocrisia di Salvini ha compiuto le sue acrobazie migliori. Sorvolando su tutte le sue false interpretazioni della proposta di legge, l’idea che la sua avversione al ddl si basi soprattutto sullo spauracchio “reati d’opinione” fa parecchio ridere. Salvini che ha paura di vedere se stesso o uno dei raffinati pensatori del suo partito imputati per un reato d’opinione. Lui, che ai reati d’opinione s’appella compulsivamente per zittire non solo i suoi nemici, ma anche semplici cittadini, vittime dello Stato, vignettisti, giornalisti, perfino sacerdoti. Lui che querela la Cucchi perché gli dà dello sciacallo. De Benedetti perché gli dà dello xenofobo. Vauro per una vignetta. Il Fatto per “cazzaro verde”. Saviano. E perfino il povero Don Alberto, 80 anni, che aveva detto: “O si è cristiani o si è con Salvini”. I reati d’opinione, insomma, gli piacciono parecchio, purché evidentemente qualcuno non voglia impedire ai suoi colleghi di partito o ai suoi elettori di dire, che so, che i gay vanno bruciati a novembre assieme alle foglie secche. 
E infine, l’ipocrisia acrobatica più spettacolare: la sua limpida, cristallina posizione sui vaccini. Basta domandargli se si è vaccinato per leggere nei suoi occhi la serenità di Totti quando gli chiedono di Spalletti. Ben attento a non scontentare i no-vax, non solo non si è vaccinato nonostante usi la mascherina per asciugarsi la fronte e faccia selfie pure con la spugnetta cattura-sporco, ma alla domanda “è favorevole alla vaccinazione?”, risponde: “Io non vado in giro a inseguire la gente con la siringa!”. Che voglio dire, è una risposta di per sé piuttosto curiosa. È tipo chiedere a qualcuno: “Le piace il mare?”. “Be’, non vado mica in giro con un ombrellone nel sedere!”. O: “È favorevole all’eutanasia?”. “Be’ non vado mica in giro a mettere in faccia cuscini alla gente!”. “Scusi Salvini, condivide le battaglie di Greta Thunberg?”. “Sì, ma non chiedo mica a Claudio Borghi di farsi le trecce!”. Boh. Roba che uno alla fine non sa mai dove collocarlo, quest’uomo. Salvini risponde a ogni offerta possibile, asseconda qualunque idea, ammicca a qualunque corrente. Giustizialista, garantista, pro-vax, no-vax, pistolero texano, fine giurista, euro-nemico, euro-scodinzolante. Tutto. Lui non cambia idea. Non cambia palco. Cambia platea. E chi dice che è un buon venditore di tappeti, sbaglia. Lui vende tutto, dai tappeti alle ciabatte elettriche. 
Solo che se torni a cambiare qualcosa di tarocco o non funzionante, scopri che il negozio è sparito: ha già aperto una pizzeria. Ogni volta che parla in una piazza gli andrebbe ricordato. Magari alzando una mano. E se non gli piace la domanda, ricordatevi: potete sempre dire che la mano non era la vostra.

Simbolismi

 


Fantastico!

 

I Dragaràn
di Marco Travaglio
L’ayatollah Khomeini aveva i Pasdaràn, i Guardiani della Rivoluzione. Draghi ha i Guardiani della Restaurazione. Sono i presunti giornalisti che scambiano la Fornero per “esperta di pensioni” (infatti le sfuggì il trascurabile dettaglio di 390mila esodati). Spacciano le critiche di merito al Salvaladri&mafiosi Cartabia alle “bandierine di partito” del M5S e, per farlo, nascondono i gravissimi allarmi del procuratore nazionale antimafia De Raho e del procuratore Gratteri (zero tituli su tutti i giornaloni). Quelli che gabellano la Cartabia per un’esperta di diritto penale, anche se non distingue un tribunale da un phon e dice bestialità (ieri, tentando di smentire i veri esperti, è arrivata a dire che l’improcedibilità non tocca i processi di mafia perché esclude “i reati da ergastolo”: come se la prima attività dei mafiosi fosse uccidere; ma il grosso dei processi di mafia è per associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, corruzione, voto di scambio, riciclaggio, turbativa d’asta, traffico di rifiuti: nessuno punito con l’ergastolo). Quelli che raccontano inesistenti “smentite del Colle” sui timori – confermatici dai portavoce – per il Parlamento che decide i reati da perseguire e da ignorare in barba alla Costituzione.
Quelli che danno del bugiardo a Conte perché ha detto che anche il processo per il ponte Morandi rischia l’improcedibilità (la norma che esclude i reati pre-2020 salterà al ricorso del primo avvocato: il favor rei, cioè la retroattività delle norme più favorevoli all’imputato, che in teoria vale solo per le norme penali sostanziali, è già stato esteso dalla Consulta e da molti tribunali di sorveglianza alle regole dell’esecuzione penale, come quella di Bonafede che negava le pene alternative ai condannati per tangenti: figurarsi se non varrà per una norma processuale che trasforma un condannato in primo grado in un improcedibile in appello; infatti gli avvocati si son già detti pronti a invocarla anche per il ponte Morandi). Quelli che, su due quotidiani di centrodestra come Repubblica, Sole 24 Ore e Giornale, si inventano che la Ue fa “sponda al progetto Cartabia”, lo “loda” e lo “blinda”, citando un documento che sollecita il “ddl del marzo 2020 per migliorare l’efficienza dei processi penali”, senza dire che parla del ddl Bonafede, non il testo Cartabia che lo demolisce. Quelli che riempiono paginate sul boom di contagi per i folli assembramenti per le vittorie azzurre e il bus scoperto della Nazionale, ma si scordano di collegarli all’inerzia del governo Draghi e all’inaudita deroga concessa da Draghi al dl Draghi. Tutto ciò che dà ombra al governo non esiste. Come scriveva Indro Montanelli nel 1977, “ma da quali ometti è rappresentato questo povero giornalismo italiano!”.

mercoledì 21 luglio 2021

L'Amaca

 

I bambini del potere
di Michele Serra
Il leghista Borghi è l’ultimo di uno stuolo di politici di destra che non sopportano domande sulla vaccinazione.
Lo è in modo specialmente maleducato, secondo la sua indole, ma non si distacca (se non per la speciale maleducazione) dalla modalità media dei leader di destra, secondo i quali la vaccinazione è un fatto privato e nessuno deve permettersi di ficcare il naso nei fatti privati.
Sta di fatto che la vaccinazione è invece, per sua stessa natura, un fatto pubblico, perché tutela non solo e non tanto il singolo (che ha pieno diritto di contrarre la peste bubbonica o il beriberi, se gli fa piacere), ma la comunità, che magari, di contrarre la peste bubbonica e il beriberi, non ha nessuna voglia. Ci si vaccina in quanto membri di una comunità. Perché si hanno a cuore, a parte gli affaracci propri, i destini del prossimo. E ci si vaccina anche a dispetto delle proprie fobie o inclinazioni private, perché non si vive per proprio conto, ma insieme agli altri.
Certo la percezione degli altri, e dunque dei limiti degli affaracci propri, è il passaggio fondamentale all’età adulta. Chi non si vaccina è dunque, prima di tutto, un bambino. Il bambino Borghi, il bambino Salvini, la bambina Meloni e tutti gli altri bambini di destra non sono partecipi della campagna di vaccinazione non perché sono cattivi (come, magari, gli piacerebbe essere), ma perché non sono adulti. Suvvia, bambini di destra, bambina Giorgia, bambino Matteo e bambini di supplemento, fate uno sforzo: crescete. Prendete atto di essere adulti in una società adulta. L’infantilismo non si addice a chi, incredibile ma vero, ha responsabilità pubbliche.

Robecchi con vignetta!

 


Nell’attesa del boom di Bonomi, nutriamoci con bacche e radici
di Alessandro Robecchi
Mannaggia, che disdetta, il boom economico non arriva. Eppure ce l’avevano promesso in tanti, e alcuni con lo sguardo ieratico del profeta. Tipo Carlo Bononi, il boss di Confindustria: “Credo ci siano le condizioni per un piccolo miracolo economico, ma neanche troppo piccolo”, ha detto il 7 giugno scorso a Manduria (titolo del convegno “Forum in masseria”, ahahah). L’equazione era semplice: licenziamo, così potremo assumere, che è un po’ come quando buttate la macchina nel burrone così poi potrete comprarne un’altra, salvo accorgervi, guardando la carcassa, che per la macchina nuova non avete i soldi.
Intanto impariamo la geografia sulle pagine economiche dei giornali: la Timken è a Brescia (106 licenziati), la Giannetti Ruote in Brianza (152), la Gkn a Campi Bisenzio (422), la Whirlpool a Napoli (327), e non passerà giorno senza che si aggiunga alla lista qualche ridente località. Se va avanti di questo passo il miracolo economico dovrà essere strepitoso.
Intanto ferve (?) la discussione sui “nuovi ammortizzatori sociali”, il che conferma la passione della classe dirigente del Paese per l’azione coordinata in due fasi. Funziona così: prima fase, stringete la cinghia, restate senza lavoro, restate senza reddito, stringete i denti perché poi arriverà la seconda fase fatta di ammortizzatori sociali e aiuti per tutti. Bello. Solo che la prima fase viene attuata senza problemi e per la seconda fase, ehm… vediamo… pensiamoci bene… aspettiamo un po’… bisogna mettere tutti d’accordo… Insomma, mai che venga in mente di fare quel che farebbe chiunque nella sua vita: prima predisporre dei sistemi di sicurezza e poi, nel caso, procedere. È come se si montasse la rete sotto il tendone del circo dopo che il trapezista è caduto.
A proposito di caduti, i morti sul lavoro nel 2020 (anno in cui si è lavorato meno causa pandemia, peraltro) sono stati 799 contro i 705 del 2019 (più 13 per cento). L’Inail, che vigila o dovrebbe sulla sicurezza di chi lavora, ha controllato l’anno scorso 7.486 imprese, una goccia nel mare, perché ha pochi ispettori. Di queste sono risultate irregolari (tenetevi forte) l’86,57 per cento, praticamente nove su dieci. Non male, dài!
In sostanza, mettendo insieme i dati, aggiungendo le cifre sull’aumento delle situazioni di forte disagio economico, e rincarando la dose con l’ininterrotto attacco dei soliti noti al Reddito di cittadinanza, si ha come risultato che oggi in Italia c’è almeno una cosa che ha un discreto successo: la guerra ai poveri. Guerra non solo economica, ma anche fisica (le grate di protezione rimosse dai macchinari per non rallentare la produzione, i lavoratori in sciopero investiti dai camion…), perché c’è questa convinzione che morto un lavoratore ne arriva un altro, e pazienza. Ora che sul Paese (meglio, sulle aziende) pioveranno soldi, uno si aspetterebbe che vadano soltanto a chi è in regola con le norme sulla sicurezza, ma l’argomento non pare all’ordine del giorno, non se ne parla, nessuno lo solleva, sacrilegio. Naturalmente siamo qui ad aspettare a piè fermo il “piccolo miracolo economico, nemmeno troppo piccolo” che ci hanno promesso in cambio di qualche centinaio di migliaia di sacrifici umani: famiglie senza più reddito che non sanno dove sbattere la testa ma si immolano per tutti noi, che presto brinderemo a champagne per il nuovo boom. Tutti, anche a sinistra, fanno finta di crederci, rapiti dell’ideologia dominante che se aiuti i ricchi mangeranno qualcosa anche i poveri. Non funziona, mannaggia, che disdetta!

martedì 20 luglio 2021

Da Agnoletto parole speciali


Ottimo articolo preso dal sito TPI che concordo pienamente, con l'intervista ad Agnoletto: 

 Vent’anni fa Vittorio Agnoletto a Genova coordinava le manifestazioni contro il G8 come portavoce del “Genoa Social Forum”. L’anno successivo diventò membro del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale (WSF) e a quei temi ha dedicato tutta la sua vita, i suoi studi e la sua attività. Per TPI l’abbiamo intervistato per provare a fare il punto su questi ultimi 20 anni.

Agnoletto, alla fine avevate ragione voi?

Credo che qualunque persona onesta e in buona fede debba riconoscere che avevamo ragione noi, non c’è ombra di dubbio. Possiamo rivedere alcuni dei temi di quel grande movimento che non fu nazionale ma mondiale (si manifestò a Seattle nel novembre del ’99, poi a Porto Alegre nel gennaio del 2001 e poi attraverso i Forum Sociali si diffuse in tutto il mondo). Fu definito erroneamente No Global ma fu il movimento più globale che la storia umana abbia mai sperimentato fino ad oggi: passa da Dacca a Nairobi, Porto Alegre fino a Parigi. Si contestava la globalizzazione liberista, che metteva davanti i profitti di pochi rispetto ai diritti di molti, si proponeva un mondo incentrato sui diritti. Era insomma un movimento molto più propositivo che contestativo.

Quali erano i punti principali?

All’assemblea del 16 luglio del 2001, quella di apertura, interviene il sociologo Walden Bello e dice: “se andrà avanti questo modello di sviluppo incentrato sullo sfruttamento di ogni centimetro quadrato del pianeta, si svilupperanno dei cambiamenti climatici che metteranno in discussione la permanenza delle persone in alcune regioni e produrranno processi migratori”. Tre anni dopo abbiamo avuto lo tsunami, e arrivando ai giorni nostri l’alluvione in Germania e le temperature fino a 50 gradi in Canada. La pandemia stessa è figlia di questo modello di sviluppo: la coltivazione massiva e gli allevamenti intensivi degli animali favoriscono la zoonosi, cioè il salto di specie dell’agente infettivo dagli animali all’uomo. Oppure pensiamo alle dichiarazioni, sempre quel 16 luglio, dell’economista Susan George: “se andrà avanti il dominio della finanza speculativa sull’economia reale l’Europa andrà incontro a una crisi economica e sociale senza precedenti dal dopoguerra in poi”. Noi l’abbiamo sperimentata nel 2007 e nel 2009 e la stiamo vivendo ora. Allora ci battevamo al fianco di Mandela e del Sudafrica per permettere l’accesso ai farmaci contro l’Aids; siccome i prezzi erano troppo alti e le aziende farmaceutiche si rifiutavano di discuterne, Mandela autorizzò la produzione saltando i brevetti. Finì davanti al tribunale dell’Organizzazione mondiale del commercio, trascinato da 39 multinazionali del farmaco sostenute dalla UE.

Ancora oggi abbiamo da una parte Paesi che chiedono di superare i brevetti dei vaccini Covid e dall’altra l’Europa che è diventata il maggior difensore di Big Pharma. Un pugno di consigli di amministrazione di aziende farmaceutiche tiene nelle mani il destino di più di 7 miliardi di persone. Quei temi sono attualissimi. Solo che allora dicevamo “un altro mondo è possibile” oggi siamo obbligati a dirci che un altro mondo è urgentemente necessario.

Quali di questi temi sono stati veramente assorbiti dalla politica più istituzionale? Non c’è il rischio che rimangano temi da attivisti e non vengano adottati nell’agenda dei partiti politici che determinano davvero le sorti dell’umanità?

Siamo in una fase molto delicata, perché questi temi stanno entrando sempre più nella consapevolezza collettiva (in questo anche la predicazione di Papa Francesco ci aiuta) e diventano in gran parte senso comune. Il potere, non ritenendo più di essere in grado di contrastare la nostra narrazione, si appropria di alcune parole e le pubblicizza a copertura di politiche che vanno nella direzione opposta. Pensiamo all’utilizzo dei fondi che arrivano dalla UE sotto l’etichetta dell’ambientalismo: andiamo a vedere i progetti finanziati e ci ritroviamo le grandi opere, che provocano ulteriore distruzione dell’ambiente. Però il fatto che cerchino di presentarle sotto false vesti utilizzando le nostre parole è un segno di debolezza del potere.

In questi giorni le ricostruzioni su Genova raccontano piazza Alimonda con gli occhi puntati sull’estintore e non sulla pistola…

L’attenzione non va nemmeno puntata sulla pistola, abbiamo bisogno di una serie di fotogrammi di cui la pistola è solo l’ultimo. Piazza Alimonda è frutto della decisione autonoma formalmente presa da un capitano dei Carabinieri (non sappiamo su indicazione di quale vertice dell’Arma o di quale vertice politico) di non rispettare le indicazioni date dalla Polizia (che governava la gestione della piazza) e fermare il plotone sul tragitto del corteo delle tute bianche regolarmente autorizzato e in dissenso con la Polizia, scatenando un assalto violentissimo. A quel punto non potendo scappare da un lato o indietreggiare l’unica via di fuga porta a piazza Alimonda: siamo di fronte a un grandissimo pericolo costruito ad hoc da una scelta scellerata e illegale. In piazza Alimonda, poi, viene puntata la pistola. Carlo Giuliani non è certo uscito di casa con l’estintore. È uscito con un costume perché pensava di andare al mare. Carlo si trova lì in mezzo, sta scappando, vede un carabiniere che punta la pistola verso i manifestanti. Prendere l’estintore è l’unico modo per interrompere un’azione che poteva diventare omicida e invece quell’azione rimane omicida ed è Carlo a farne le spese. Questo è importante per capire tutta la dinamica.

Non ha la sensazione che molte delle vostre parole di quegli anni oggi vengano superficialmente trattate come vecchie e fuori dal tempo per non essere prese in considerazione?

Questi vocaboli non invecchiano ma ci stanno rincorrendo, solo che loro vorrebbero trasformarli in banalità e svuotarli di senso. Eppure oggi non c’è un media che non citi il concetto dei beni comuni, che non esisteva fino al 2001. Il primo bene comune a cui pensammo fu l’acqua, oggi ancora usano la parola “bene comune”, eppure si dimenticano di spiegare che l’acqua nel dicembre del 2020 è stata quotata in borsa a Wall Strett, rischiando di portare a una privatizzazione globale. C’è il tentativo di manipolare le nostre parole, sterilizzarle e renderle innocue.

Come si racconta Genova alle generazioni che non l’hanno vissuta?

In modo molto semplice: a un certo punto decide e decine di milioni di persone in tutto il mondo si sono rese conto che la condizione della popolazione mondiale continuava a peggiorare e non accettavano un mondo dove il 20% della popolazione possedeva l’80% della ricchezza. Quindi hanno avanzato proposte per costruire un mondo più giusto e il potere non ha ascoltato, non ha discusso ma ha reagito con la forza fregandosene delle regole, delle Costituzioni e delle leggi, applicando unicamente la legge del più forte per stroncare il movimento, affiancati dall’operazione mediatica di delegittimazione del movimento.