venerdì 9 aprile 2021

Exultet

 


Mi rallegra, e di molto, la giornata sapere che probabilmente SimSalaBim, o come si chiama l'amico del Ballista, sia stato sostanzialmente baggianato grazie al famoso detto che, in fondo in fondo, i soldi non sono tutto nella vita. Il despota riccasto e misogino infatti, ha pagato questo dipinto 450 milioni di dollari, pensando fosse un Leonardo autentico. No, caro SimSalaBim, sembrerebbe proprio di no, questo Salvator Mundi non è stato dipinto da Leonardo, il genio nostrano pare abbia dato solo un contributo! Peccato, mica tanto! E al rinascimentale riccone non è andato proprio giù il fatto di essere annoverato trai i "Tonti Storici" ad imperitura memoria. 

Forte dei contratti miliardari accesi col Nipotino d'Oltralpe, pretese di esporre che il dipinto accanto alla Gioconda al Louvre, senza se e senza ma. Ma i francesi, che s'incazzano, nella persona del direttore del museo, dissero no. Ora un film in uscita racconta la truffa al Tonto potente e violento che "qualcuno" qualche mese fa osannò, tentando di portarlo tra i grandi della storia. Da Rinascimento a Rincrescimento. E tanta gioia in cuore per lo sfanculamento planetario al potente saudita, incastonato nella Hall of Fame degli Allocchi.

Di seguito l'articolo oggi pubblicato su Repubblica.
Francia, il documentario sul presunto Leonardo
Tutti i segreti del Salvator Mundi
dalla nostra corrispondente Anais Ginori
Emmanuel Macron a decidere di non esporre il Salvator Mundi al Louvre per la mostra dedicata a Leonardo da Vinci. Il leader francese, informato dei dubbi di paternità dell’opera, ha provocato uno scontro diplomatico con il proprietario del prezioso dipinto: Mohammed Bin Salman. È una delle tante rivelazioni contenute di The Savior in Sale, film in uscita di Antoine Vitkine che incrocia geopolitica, mondo dell’arte e soldi, tanti soldi, visto che il presunto Leonardo è stato il quadro venduto più caro nel mondo: 450 milioni di dollari nell’asta da Christie’s del 2017. Il misterioso proprietario, come anticipato da Repubblica e ora confermato nel film, non è altro che il sovrano trentenne, detto “Mbs”. «Comprare un Cristo di Leonardo è stato per Mbs un modo di lanciare la sua nuova strategia di modernità e apertura all’Occidente» ricorda Vitkine. Il giornalista francese ha incrociato per caso l’affaire intorno al Salvator Mundi girando un altro documentario sul sovrano saudita. «Ho capito che c’era molto su cui indagare », continua Vitkine per cui la storia di questo dipinto finito nelle mani del sovrano saudita, dopo un’incredibile operazione di marketing, è «metafora della globalizzazione ma anche della lotta per la verità». Uno dei momenti più emblematici del film è quando il conservatore della National Gallery di Londra, dove il quadro era stato esposto nel 2011, liquida così i dubbi sulla firma di Leonardo: «Alla fine sono i visitatori a dover decidere chi è l’autore». Come riassumere il populismo in una frase. Nel giugno 2019, racconta Vitkine, tanti si domandavano dove fosse il Salvator Mundi, se in un porto franco svizzero o in uno yacht nel Golfo persico. E invece il dipinto, come documentò un’inchiesta di Robinson, era arrivato a Parigi in gran segreto per essere esaminato nel C2RMF, il laboratorio tecnico del Louvre. «La prova scientifica — ricorda un funzionario che ha partecipato alle operazioni — era che Leonardo da Vinci ha dato solo un contributo al dipinto. Non c’erano dubbi. E così, abbiamo informato i sauditi». Il museo aveva proposto di presentare il quadro nella mostra prevista in autunno con la firma: “Leonardo e bottega”. A quel punto sono scattate pressioni diplomatiche di alto livello. Il rapporto tra Macron e Mbs era stato suggellato nel 2018 con una serie di contratti miliardari. Tra questi anche la partecipazione della Francia al polo museale nella zona archeologica di Al-Ula. «Mbs ha posto condizioni molto chiare: mostrare il Salvator Mundi accanto alla Gioconda senza altre spiegazioni, presentarlo come 100% Leonardo da Vinci» ricorda un alto funzionario del governo intervistato nel film e che ha chiesto l’anonimato. «La mia posizione» prosegue «era che piegarci alle condizioni dei sauditi sarebbe stato come riciclare 450 milioni di dollari. Era in gioco la credibilità della Francia».
Secondo l’expertise del Louvre, il Salvator Mundi potrebbe valere dieci volte di meno di quanto pagato nell’asta di Christie’s. Il presidente del Louvre Jean-Luc Martinez si è rifiutato di partecipare al documentario. E ora che il film è in uscita preferisce un prudente no comment. «Possiamo commentare solo quadri che sono nella nostra collezione o nelle nostre mostre» rispondeva ieri una portavoce del museo. A Parigi la vicenda continua a essere trattata come un segreto di Stato per non urtare ancora di più la suscettibilità di Mbs. Che forse non ha rinunciato a mostrare al mondo il suo Cristo redentore. «Per lui è» conclude Vitkine «una questione più di onore che di soldi, non può permettersi di lasciar pensare che in qualche modo sia finito in una truffa».

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