di Antonio Massari 

Due anni di carcere per ricettazione di una bicicletta. Ovvero 17.520 ore da trascorrere dietro le sbarre. Silvio Berlusconi, per una frode fiscale da 7,3 milioni di dollari sui diritti Mediaset (per i restanti 368 milioni era intervenuta la prescrizione) se l’è cavata con 168 ore di servizi sociali tra i vecchietti dell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Ieri Il Fatto ha raccontato l’epilogo del processo per un signore che, con l’aggravante di qualche spintone, ha rubato due bottiglie di liquore: rischia quattro anni di carcere per “rapina impropria”.
Ovvero ben tre mesi in più, giusto per fare un esempio, dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, condannato a 3 anni e 9 mesi, con l’accusa di appropriazione indebita, nell’inchiesta sui fondi della Lega.
Ladri di biciclette, ma anche ricettatori
La bicicletta di marca Cinzia, era di colore bianco con una scritta viola e priva di cestino. È il 31 luglio 2014 quando viene parcheggiata per strada. Purtroppo “senza alcuna cautela”, racconta a verbale la proprietaria. L’occasione trasforma una coppia di amici in una coppia di ladruncoli. Che di lì a poco – un paio d’ore circa – vengono trovati da un carabiniere mentre, spugnetta in mano – più precisamente: un gomitolo di lana d’acciaio – sono intenti a cancellare le scritte dal telaio.
Risultato: condanna in primo grado – emessa nel novembre 2018 – a due anni di carcere per ricettazione. L’imputata ha ammesso di essersi impossessata (quindi di aver rubato) la bicicletta. E d’altronde sarebbe difficile passare dal furto alla ricettazione in circa due ore. Ma tant’è: il giudice è convinto che lei e l’amico l’abbiano acquistata sapendo che era rubata. Si aspetta l’Appello.
L’ovetto Kinder costato tre anni di processo
Processato per aver rubato un ovetto Kinder. Succede a Taranto nel 2009. Il processo dura ben tre anni. Tre anni durante i quali l’imputato deve sospendere la sua richiesta per entrare in Marina Militare. Salvo poi essere assolto perché il fatto non sussiste. Anche perché, sentenzia il giudice, aveva dei pantaloni a vita bassa talmente stretti che gli avrebbero impedito di mettere in tasca l’ovetto in questione.
1920 ore dietro alle sbarre per un panino
Febbraio 2011, un 70enne entra in un supermercato e infila un panino e una confezione di latte sotto il giubbotto. Valore della refurtiva: un euro e 30 centesimi. Entità della condanna: due mesi e 20 giorni di carcere. Sentenza confermata in Appello dal tribunale di Salerno. Ore da passare dietro le sbarre: 1920. Ovvero 11 volte la pena – 168 ore di servizi sociali – scontata da Berlusconi per i suddetti 7,3 milioni di dollari frodati al fisco nella vicenda diritti Mediaset. Cifra equivalente – centesimo più, centesimo meno – a 4 milioni 319 mila e 526 panini. Confezione di latte inclusa.
Voleva solo raccogliere dei fiori per la fidanzata
Fiori di oleandro per la fidanzata. La tentazione è forte per l’etiope El Israel, che per coglierne i fiori, però, danneggia l’albero spezzandone due rametti. La polizia è vicina. Interviene. E denuncia. Ecco il capo d’imputazione: “Danneggiamento aggravato, articolo 635 del codice Penale, comma secondo, per aver danneggiato, spezzando i rami, un oleandro posto a ridosso di una aiuola decorativa. Con l’aggravante di aver commesso il fatto su bene esposto per necessità e consuetudine alla pubblica fede”. La pena va da 6 mesi e a tre anni di reclusione. Il fatto certo è che viene condannato in primo grado.
Prende sette pietre, dritto a processo
Un giovane pescatore di Sant’Agata di Militello viene arrestato e processato per direttissima. L’accusa: ha prelevato sette pietre dal Lungomare. Il ragazzo spiega il motivo che l’ha spinto a prenderle: gli servono a fissare le reti sul fondo del mare. Niente da fare. Va a processo.
A Roma, un ragazzo rumeno viene arrestato e processato, nel 2015, per un furto assai bizzarro: 22 pigne. Se non bastasse, il furto è avvenuto con un’aggravante: c’è stata violenza sull’albero. Un pino, per la precisione. Abbiamo tentato di conoscere l’epilogo giudiziario di queste due vicende. Ma non ci siamo riusciti. Il rischio che abbiano ricevuto una condanna più rapida e persino più severa di chi traffica in mazzette, però, è piuttosto alto.