venerdì 30 marzo 2018

Alzare gli occhi al cielo


Nulla a che vedere con la fede, la frase del titolo; piuttosto una verifica di quanto in queste ore predetto dai siti meteo, mai come in questi tempi consultati da tutti coloro che sono assetati di bel tempo. 
Prendo quello che consulto normalmente, meteo.it 

Dunque vediamo:


Alla Spezia domani, sabato santo, acqua alla grande. 
Passiamo al giorno di Pasqua 


Oplà! Sole, sole, sole! Dalle 2 del mattino tutto si preparerà per assolare la Pasqua. 
E lunedì dell'Angelo? 


Anche a Pasquetta mezzo sole e via alle scampagnate! 
Perché anche in questo periodo di silenzio contemplativo mi metto insanamente a sospettare che, onde evitare denunce per previsioni brutte allontananti vacanzieri da luoghi ameni, ci sia una specie di aria bugiarda proveniente dai siti specializzati che forse, dico forse, non ce la raccontano giusta? 
Forse non sarà così, forse le nubi scapperanno lasciandoci il bel tempo e la certezza che dubitare sempre a volte non è il miglior pensiero. 
Forse le cose stanno così. Vedremo, alzando gli occhi al cielo. 
Buona Pasqua a tutti! E controllate, meteorologicamente parlando. 

mercoledì 28 marzo 2018

Risposte corrette alle bombe




Il Bomba o chi per lui non demorde! A parte il fake gli ho inviato la seguente risposta:

A parte che, stando a siti seri tipo Corriere della Sera le spese di taxi di Fico risultano essere: 
gen17 €250,00
febb17 €275,20
mar17 €290,55
apr17 €212,80
mag17 €188,40 
giu17 €269,40 
lug17 €223,35 
ago17 €108,80 
sett17 €276,80 
ott17 €146,20
nov17 €94,00 
dic17 €150,60
A parte questo: mi delucidate invece in merito  al costo del leasing dell’aereo di stato? 
Grazie

Nei segni l'inizio del declino


Segni, null'altro che segni; impercettibili quasi soffocati dalle reazioni di approvazione inculcanti una coesione che invece, per fortuna, non c'è.
Votazioni in casa PD per i capigruppo: l'attore d'avanspettacolo dispensante battute al Senato, ordina, come ai bei tempi, di eleggere due nomi: Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci (a proposito: costui possiede assieme alla sua famiglia la Kedrion, 600 milioni di fatturato, specializzata in emoderivati e il neo capogruppo al Senato continua a fare il manager pur essendo la società partecipata, per una cifra attorno ai 100 milioni, dal 2012 dalla Cassa Deposito e Prestiti dello Stato! Ma questo è un altro discorso).
Che succede dentro il Pd. Anzitutto scompare il voto segreto, terrore per il Recitante. Successivamente ci si accorda su Guerini e l'economista Tommaso Nannicini per il Senato. Apriti cielo! Il Giullare scodinzola, si agita, getta la maschera da saltimbanco e sbraita il suo livore in faccia a Nannicini, minacciando oltremodo ritorsioni! E qui che Guerini, chiamato il Forlani della politica, si ritira dalla lotta, svaporando l'alta tensione. 
E alla fine la spuntano Graziano Del Rio alla Camera e Andrea Marcucci, con la Kedrion dietro, al Senato, che non sono le scelte iniziali del Guappo. Il tutto per acclamazione, evitando il voto probabilmente sfanculante l'Ebetino e i suoi sodali. 
Piccoli segni, leggere increspature per la fine, da tanto tempo agognata, dell'avvolgente, inconcludente, centrista, in odore di Zio Puttaniere, avventura del famigerato Giglio Magico che fu. Che fu e mai più tornerà.
Requiescant in pace. 

Novantamila Grazie!


Traguardo storico di questo blog che supera le 90mila visite totali! 
Noi della redazione ci sentiamo in dovere di ringraziarvi per la fiducia accordataci. Il direttore di produzione è lieto di annunciarvi delle grandi novità al riguardo. 

Per prima cosa stiamo pensando di migrare su un sito tutto nostro (se non fosse per la pigrizia sarebbe già pronto. Invece per ora sto pagando solo la quota annuale dello spazio web)

Altre novità in programma per prepararci alle centomila visite, quel giorno offriremo da bere a tutti, potrebbero riguardare il mondo dei video, specie quelli taroccati. 

Ma non sveliamo altro, per non svilire la sorpresa! 

Eccovi comunque una foto di quello che a breve avrete la possibilità di gustarvi: 



E' tutto! Ciao e ancora grazie! E mi raccomando: spargete la voce e pubblicizzate questo blog! 

(PS che bello parlare al plurale! Da il senso della redazione! Gulp!)

Dixit



Buongiorno con Marco


Parole sante, da favo stillante.

mercoledì 28/03/2018
Le vergini violate

di Marco Travaglio

Siccome il Fatto, secondo alcuni buontemponi, sarebbe l’organo dei 5Stelle, è stato l’unico quotidiano a infischiarsene del presidente della Camera Roberto Fico sull’autobus e sulla metro. Una breve in cronaca, giusto per la curiosità del presunto evento, che all’estero è normale e solo nell’Italia del vippume autoblumunito e scarrozzato diventa notizia sensazionale. Titoloni, dibattiti, polemiche, stupori, leccate di culo e disquisizioni sul fatto che però altre volte Fico prendeva il taxi e lo metteva in nota spese con tanto di ricevute, come tutti i lavoratori in trasferta di questo mondo. Un gigantesco chissenefrega, che però diventa la cartina al tornasole del totale spiazzamento-spaesamento di chi dovrebbe commentare e soprattutto spiegare la vittoria elettorale e le prime mosse dei due partiti cosiddetti “antisistema” che, nel giro di tre settimane, hanno messo nel sacco quelli che avevano retto 24 anni di Seconda Repubblica. Mancano proprio le parole, le categorie, gli schemi mentali e lessicali.

Ora, per dire, si è scoperto – come se fosse una novità – che Fico si è laureato (per davvero, non per finta come la ministra per fortuna uscente dell’Istruzione Valeria Fedeli) a Trieste in Scienze della comunicazione con una tesi sull’“Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana” (se invece, puta caso, si fosse occupato degli Inti Illimani, cambiava tutto). Scandalo, occhiatine d’intesa, risolini di commiserazione, conditi da altre ironie sul fatto che ha lavorato in un ristorante e poi in un call center. Come se non bastasse quello zotico di Di Maio, che faceva lo steward allo stadio San Paolo e sbaglia pure i congiuntivi. Tutto questo a opera di insigni giornalisti e pensatori “de sinistra”, così de sinistra da sbeffeggiare due ragazzi del Sud perché non hanno trovato un lavoro stabile e da non rendersi conto che i 5Stelle sono stati votati anche o proprio per questo: perché non sono figli di politici o di papà e, con o senza titolo di studio, si sono arrabattati per campare come milioni di loro concittadini nella famosa Repubblica fondata sul lavoro, anzi – grazie al cosiddetto centrosinistra – sul Jobs Act, sul precariato e sui voucher. Questo sì che è progresso.

Un altro mantra di chi cerca invano parole e argomenti su 5Stelle e Lega è che sono “putiniani”: come se non fossimo stati già governati da amici (Prodi e Renzi) o compari (B.) di Putin. Dov’erano allora le vergini violate? Altro refrain, sempre salmodiato col sorrisetto furbo di chi la sa lunga: “Dove trovano i soldi per fare il reddito di cittadinanza e abolire la Fornero?”.

Ma la vera domanda è un’altra: il reddito di cittadinanza e la Fornero sono buoni o cattivi? E, se l’uno è cattivo e l’altra buona, perché tanta gente ha votato per l’uno e contro l’altra? Si dirà: troppo comodo promettere più soldi e meno lavoro. Vero, infatti non parliamo di flat tax che, oltre a creare voragini nei conti, aggraverebbe le diseguaglianze in un fisco già iniquo. Ma il reddito di cittadinanza, comunque lo si voglia chiamare, esiste da anni in tutti i Paesi d’Europa tranne il nostro e la Grecia: perché dovrebbe essere uno scandalo? Costa 30 miliardi l’anno, la metà dei soldi spesi una tantum dagli ultimi governi per le banche decotte. Quanto alla Fornero, impone una delle età pensionabili più alte d’Europa, in un Paese che ha gli orari di lavoro fra i più alti d’Europa in cambio di salari fra i più bassi d’Europa. Questa Europa vale sempre, o solo quando fa comodo a lorsignori? Poi, certo, c’è il problema delle coperture: infatti abbiamo scritto e ripetiamo che un governo 5Stelle-Lega (peggio mi sento se con l’aggiunta del Delinquente) sarebbe demenziale anche per questo: non si possono fare insieme reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della Fornero. Ma il terrorismo sulle coperture, sempre calcolate sui massimi (come se si volesse fare tutto subito), per concludere che non si può fare mai niente di nuovo, fa ridere. Pare quasi che tutto quanto fatto fin qui fosse un dogma di fede, intoccabile e immodificabile. E chi l’ha detto? Se la sovranità appartiene al popolo e il popolo boccia da cinque anni chi governa da 24, vuol dire che il nuovo governo non solo può, ma deve cambiare registro.

Chi l’ha detto che bisogna continuare a rinunciare ai 4 miliardi l’anno di Imu sulle prime case? Chi l’ha stabilito che si devono continuare a gettare dalla finestra 10-12 miliardi l’anno per gli 80 euro a chi già lavora, anziché destinarli a chi non ha nulla? Dov’è scritto che si deve continuare a buttare miliardi in opere inutili come il Tav Torino-Lione? Ce l’ha ordinato il medico di scialare decine di miliardi in esenzioni e regalie alle imprese e in bonus inutili? E quale norma vieta di recuperare decine di miliardi (veri) dall’evasione e dalla corruzione alzando le pene e dunque il rischio-galera (oggi pari a zero), per tosare un po’ di ladri in guanti gialli che si pappano 2-300 miliardi all’anno? E chi potrebbe obiettare se una parte delle misure per disoccupati e pensionati fossero finanziate con una patrimoniale? Dal 4 marzo si leggono curiose giaculatorie sui conti pubblici che “rischiano di saltare” e sugli “impegni con l’Europa” a rischio. Il bello è che vengono da ministri e tifosi degli ultimi governi che hanno sempre tradito gl’impegni con l’Ue elemosinando proroghe, deroghe e “flessibilità”. Gentaglia che ha infilato nella Costituzione il demenziale pareggio di bilancio, salvo poi aumentare il deficit e il debito. Carlo Calenda, ministro per fortuna uscente dello Sviluppo (per mancanza di voti), minaccia preventive procedure d’infrazione Ue (per il buco lasciato dal suo governo). E intima dalle colonne del Corriere della Sera: “I populisti dicano se sfonderanno il deficit”. Se no?

martedì 27 marzo 2018

Parole fuori dal tempo




Christine Lagarde che dirige il Fondo Monetario Internazionale, da intendersi come il potentato dequalificante l'uguaglianza umana, ha rilasciato un'intervista a Repubblica da cui si evince, sostanzialmente, la diversità di taluni nei confronti della maggioranza degli esseri viventi. 

L'intervistante, dopo la naturale incensazione dovuta alla sottomissione di certa stampa ai grandi guidatori la casta mondiale dei Privilegi, -Pochi indossano Chanel come Christine Lagarde. Giacca mélange e camicia bianca, la francese più potente del mondo si siede, elegantissima, sulla sedia di fronte a noi e si aggiusta brevemente una ciocca di capelli. La direttrice generale del Fondo monetario internazionale è venuta a Berlino a suggerire agli europei l’istituzione di un fondo di stabilità anticrisi"- passa alle domande:  

Ultimamente lei sostiene, citando Kennedy, che “il tetto va riparato finché splende il sole”. Cosa vuol dire per l’Europa?
Risposta della Lagarde:
«Anzitutto che il sole splende.
Stimiamo un Pil in crescita nell’area euro del 2,2%, un risultato davvero buono. E si sta rafforzando. Ma per “riparare il tetto” occorrono tre mosse: completare il mercato unico dei capitali, in modo che le aziende possano trovare più facilmente dei fondi e gli investitori abbiano un portafoglio più ampio per gli investimenti. Secondo, va completata l’Unione bancaria, in modo che ci siano più sicurezza e stabilità nel sistema finanziario. Terzo, occorre creare un fondo comune per la stabilità fiscale per prepararci meglio ai “giorni di pioggia” che torneranno. Queste tre riforme-chiave sono indispensabili”.

Che avete inteso se non una minuzia di azioni atte a preservare il lucro dall'ansia, dalle richieste, dalle grida della moltitudine di esclusi pullulanti il pianeta?

Altra domandina: 
Sono riforme importanti, ma economiche. Ne sono state fatte, anche durante la Grande crisi. Non pensa che l’eurozona sia ancora debole sul versante politico?Quanto è realistica l’idea di un ministro comune delle Finanze?

«Noi non riteniamo il ministro delle Finanze unico una priorità. Per noi le priorità sono le riforme che ho detto.
Rafforzeranno la crescita, la stabilità finanziaria e aiuteranno a prevenire la prossima crisi. Perché ci sarà. I politici devono sempre pensare che arriverà. E faranno meglio ad essere pronti invece di farsi sorprendere nel mezzo di una discussione».

Agitare lo spauracchio della crisi fa sempre un certo effetto, soprattutto in ambito di sacrifici che, come da copione, dovranno subire le classi medie, permettendo ai soci del Club FMI di continuare a razziare risorse. 

In questi ultimi anni in Europa si è rafforzato molto il piano intergovernativo anche per come si è mossa Merkel - mentre le istituzioni europee sono diventate il capro espiatorio dei politici.
Non crede che questa dinamica sia pericolosa?

Dai, rispondi Christine!  
«Se lei guarda agli ultimi sondaggi, gli europei credono nell’eurozona, nella moneta unica. La considerano un’oasi di stabilità, rispetto ad altre aree del mondo, dove c’è molta meno affidabilità e stabilità.
Con tutti i suoi alti e bassi e la sua laboriosità nei processi, l’area euro ha almeno una direzione comune. E i cittadini lo vedono. Sanno che è un bene avere una moneta unica, potersi muovere liberamente all’interno di quell’area. Sanno che l’area euro è, di fatto, il futuro».
Traduco: "La ringrazio anzitutto di avermi finora evitato domande del tipo " ma non si vergogna a capitanare un sistema dove le stragrande percentuale di risorse è in mano a riccastri senza scrupolo" e le rispondo secondo il canonico stile cazzo&campana:

E passiamo all'Italia:
In Italia, un Paese tradizionalmente pro-europeo, le forze euroscettiche hanno conquistato oltre metà del Parlamento.

Okkio a questa risposta lagardiana:
«Io spero molto che in Italia, come in altri Paesi, si capisca la necessità di rafforzare l’economia, anche per aiutare il discorso politico. Visto il momento, vista l’arena globale nella quale ci muoviamo, è estremamente importante che l’area euro sia resa più forte, più stabile e in grado di garantire prosperità e generare posti di lavoro, agevolando la nascita di imprese. Bisogna andare avanti».
La signora del denaro risponde così: Evitate cari vincitori folli e scapestrati di romperci i maroni con manovre a scapito della cosiddetta "povera gente" e preoccupatevi di dare risorse e denari a chi si finge imprenditore, essendo nella realtà molte volte solo un intrallazzatore di finanze per ingigantire il proprio patrimonio personale. Per avere elemosine che da voi vengono elargite sotto il nome di jobs act, occorrerà aumentare il potere dell'euro, il sostentamento delle imprese, tralasciando la sterile lotta all'evasione.

Però alcuni partiti che hanno buone possibilità di governo hanno proposto di cancellare la riforma Fornero o di introdurre misure molto costose come il reddito di cittadinanza.


Ri-okkio a questa risposta lagardiana:
«Anzitutto: le idee politiche cambiano, nel tempo. E cambiano quando qualcuno arriva al governo e deve prendere decisioni per il proprio Paese. Chi governa capisce il rischio di creare instabilità, la necessità di una bussola o che non si possa spendere più di ciò che si incassa. Che le entrate contano quanto le uscite. E questa “prova di realtà” arriva sempre, quando si arriva al potere».
La traduzione non servirebbe ma ve la propongo lo stesso:
"A volte gli inferiori si spazientiscono al punto che, uniti nonostante il rimbambimento mediatico, cambiano partito, cambiano uomini mettendo al potere scavezzacollo con malsane voglie. Ma una volta entrati nella stanza dei bottoni, anche i più tenaci cambiano idea perché la fobia del Pil, che come sapete altro non è che continuare negli acquisti, anche insani e schizofrenici, per possedere copie di oggetti già posseduti, è lo spauracchio su cui si basa la Favola del Benessere, in realtà briciole dispensate dal desco degli Epuloni fagocitanti tutto e tutti, verso le bocche di tanti, troppi che si accontentano di ciò per rintanarsi fintamente satolli, nelle loro bicocche convinti che il mondo in fin dei conti non sia poi così malaccio e che se molti sono indigenti in fondo la colpa non è di nessuno e quindi tutto fila secondo le regole dettata anche dalla Lagarde.   

Commenti


C.O.L.T.I.


Vai a pensare che è originario dello Guangdong e dalle sue parti la parola "Corti", da lui recepita come "C.O.L.T.I." è un acronimo significante Cazzo Ora Li Tagli Incredibilmente! 
Parto dalle origini: ero stufo di elargire 25 euro al mio barbeo di fiducia per un taglio tanto sciocco ed inutile, vista la penuria capelluta, da risultare quasi insultante la parsimonia. E allora, visto che il quartiere è pregno di parrucchieri cinesi, mi sono addentrato dentro uno di essi, timoroso di trovare chissacché. Il ragazzo sosia di Bruce Lee con un uso spropositato della macchinetta sulla testa del cliente precedente il mio turno, che lo faceva sembrare più un lanciatore di coltelli ebbro ed irascibile o un tosatore di pecore sardo da almeno quattro mesi lontano da casa, una volta terminato il taglio, che ad un'attenta analisi sembrava appagare i desideri del fruitore in procinto di pagare, rivolgendo lo sguardo verso di me, con occhi scintillanti attendeva l'ordine per farmi accomodare sulla poltrona. 
E quando ho pronunciato "Corti" non ho più avuto il dominio e la lucidità evitante il misfatto complice, maledetto cellulare, un messaggio arrivato in simultanea con l'inizio della tosatura. 
Abbassando gli occhi ho solo avvertito un vento frutto dei movimenti marziali del cinesino, infoiato dall'acronimo ricordante le notti nelle valli dello Guangdong quando si divertiva assieme agli amici a depilare ogni cosa, compreso oranghi e gnu (ci saranno laggiù anzi la-gnu?)
Alzato gli occhi allo specchio ho avuto per un attimo la sensazione di trovarmi davanti ad un ritratto di qualche gerarca nazista alla Himmler. Invece ero io! 
Spalancando le fauci e vedendo in secondo piano la faccia soddisfatta di Bruce orgoglioso di aver espletato l'acronimo di cui sopra, ho iniziato a farfugliar pensieri, sgomentandomi oltremodo e ricordando particolarmente l'arrivo del cane Pier Ugo dopo cottura nel ristorante giapponese (sempre di gialli si parla)
Pagato e salutato, e in sinapsi mandato rigorosamente a fare in culo, uscito dal locale sono stato assalito da fobie tipo "e se adesso qualche facinoroso mi affianca ricordando le visite referenziali a Predappio, magari agghindando il tutto con un bel braccio e mano tesa?" 
Nello Guangdong cinese Colti vuol dire Cazzo Ora Li Tagli Incredibilmente! Non scordatelo!    

Gran bel Montanari!


martedì 27/03/2018
I sepolcri imbiancati su B. e la Casellati

di Tomaso Montanari

Caro direttore, fossi stato un senatore non avrei mai avuto lo stomaco di votare per portare ai vertici dello Stato una protagonista del cerchio magico dei legulei di Berlusconi. Ma mentre capisco e condivido lo spaesamento e anche la delusione e lo sdegno di non pochi militanti 5Stelle e dei non molti che non hanno mai provato alcuna indulgenza verso il Caimano e la sua corte, trovo intollerabilmente ipocrita la fiammata di antiberlusconismo dei sepolcri imbiancati che in questi anni hanno sostenuto, giustificato e spesso perfino cantato la politica del Pd di Matteo Renzi.

Posto che nessuno può rimproverare al Movimento 5 Stelle la determinazione a prendersi la presidenza di una Camera, e posto che questo significava accettare l’elezione di un presidente indicato o dalla reggenza del Pd o da Silvio Berlusconi, ciò che si dovrebbe allora disapprovare è l’aver messo queste due eventualità sullo stesso piano. Il che, a rigor di cronaca, non è neanche vero: perché se Martina avesse accettato di votare per Roberto Fico alla Camera, oggi il Senato avrebbe un presidente Pd.

Ma tralasciamo questa circostanza e andiamo al nocciolo: davvero possiamo condannare qualcuno che oggi dica di non riuscire a distinguere, sul piano morale prima ancora che politico, tra Forza Italia e Pd? Io non lo credo. È stato il Pd ad annullare, con forsennata pervicacia, le enormi differenze che c’erano: dalla Bicamerale di D’Alema al Patto del Nazareno di Renzi c’è stato un crescendo spaventoso, culminato nella riscrittura comune della Costituzione, che poi Berlusconi ha rinnegato solo all’ultimo e non certo per una qualche difformità di pensiero. Per non parlare del fatto che il Pd ha garantito con devoto rispetto il permanere del conflitto d’interessi televisivo.

Con l’avvento di Matteo Renzi, poi, non si è trattato più di alleanze di fatto: ma della conclamata egemonia (culturale, morale e direi antropologica) di Berlusconi sul Pd. Il ruolo di Denis Verdini ha reso plasticamente evidente che non si poteva più distinguere: c’era un solo modo di fare politica. Anzi, di vedere il mondo. I frutti di questa orrenda mutazione sono notori e innumerevoli: ma qua basterà rammentarne uno, strettamente pertinente. Quando, il 15 settembre 2014, Maria Elisabetta Casellati Alberti viene eletta dal Parlamento a far parte del Consiglio Superiore della Magistratura (!!), ciò avviene con i voti determinanti del Partito democratico guidato da Matteo Renzi.

E dunque: come si fa a sdegnarsi se oggi i Cinque Stelle non riescono a distinguere tra quelli che Beppe Grillo ha chiamato, non a torto, il Pdl e il Pdmenoelle? Dirò di peggio. E cioè che scorrendo i nomi dei senatori del Pd, tutti selezionati dagli ormai trapassati pretoriani di Renzi, non riesco a trovarne nemmeno uno che, all’atto pratico, non avrebbe concesso a Berlusconi le stesse cose che, senza fallo, gli concederà la Casellati. Davvero avremmo dovuto preferire l’elezione di Luigi Zanda, cioè del segretario di Cossiga ai tempi del caso Moro, poi presidente del venefico Consorzio Nuova Venezia e protagonista intramontabile di un sistema di potere da abbattere? Io non riesco a vedere un peggio e un meglio: sono peggio tutti e due.

Dunque tutto bene così? No. Se il Movimento avesse voluto fare davvero politica e volare alto avrebbe avuto qualche altra scelta, almeno sul piano (cruciale) dei simboli e dei messaggi: avrebbe, per esempio, potuto votare fin dall’inizio Elena Cattaneo, mettendo il Pd nella condizione di perdere la faccia se avesse rifiutato di convergere su un nome di quel profilo, e su una senatrice a vita nominata da Napolitano.

Si è scelta, purtroppo, un’altra strada. Ma ora è vitale che venga dissipato ogni dubbio: chiarendo che davvero la partita delle presidenze non annuncia le fattezze del futuro governo. Nonostante le martellanti prediche dei nuovi irresponsabili apostoli del ‘tanto peggio tanto meglio’, la storia del Movimento 5 Stelle non c’entra nulla con quella di un partito xenofobo, razzista e ora pericolosamente prossimo al nuovo fascismo. Credo che dentro il Movimento la maggioranza la veda così: e così la vede certamente il nuovo presidente della Camera.

In molti ripetono, a ragione, che andare al governo con la Lega sarebbe un suicidio, per i 5Stelle. Ma non è questo il punto. Il punto è che al Senato i 5Stelle hanno fatto il proprio interesse. Ora devono dimostrare di esser capaci di decidere “nell’interesse esclusivo della Nazione”. Se lo faranno, saranno davvero diversi da tutti gli altri.

lunedì 26 marzo 2018

Questo copia!


Mieli ipotizza Cantone presidente del Consiglio. Già pensato caro Paolo!

L'attesa giubilante


Ho atteso, come una sentinella l'aurora, fremendo, ansimandomi oltremodo. Ho controllato minuziosamente l'elenco dei senatori, scorrendo la lista con stessa attenzione con cui il Delinquente Naturale osservava l'elenco delle olgettine procurategli da Tarantini al tempo delle cene eleganti.
E allorché ho avuto la certezza della sua esclusione, ho organizzato una torcida di ringraziamento in casa vestendomi da ultimo dei Moicani, bevendo cervogia tutta la notte senza il minimo ritegno per le disgrazie altrui! 
Si, perché non ce l'ha fatta! E' stato trombato, lo immagino triste e soprattutto solitario, a rimembrare i fastigi onori dei tempi fortunatamente andati! Fuori dal Senato ma quel che più conta: senza lo scudo della protezione spettante ai deputati e perciò anche probabile inquilino delle patrie galere, cosa che se accadesse trasformerebbe il mio caseggiato in una piccola Rio carnevalesca! 
Signore e Signori: il Celeste non è più parlamentare! 



Standing ovation modello Corazzata, lingue di Menelik al cielo, coriandoli nelle stelle, abbracci, baci, carezze in ogni dove! 
Meravigliosa notizia, incommensurabile rivincita di noi tutti oppressi da così tanto livore, smargiasseria, immodestia, sarcasmo lacerante cuori, visione di quelle giacche tanto abbacinanti quanto la sua superiorità, il suo smisurato ego pacchiano, le sue risate irritanti pure un eremita ascetico, la sua gestione finta cattolica, il suo puritanesimo lindo quanto quello di un Bertone alle prese con le dimensioni catatastali, il suo presenzialismo pane acqua, caritatevole come una cena tra cardinali, la sua fede integerrima di facciata, le sue vacanze gratuite, ma pare pagate profumatamente da altri, lo yacht dell'amico, le cene, il tenore di vita da monaco impazzito, le sue dichiarazioni urticanti più di un discorso di Orfini sulla sinistra, i Memores Domini ricordanti agli uomini di buona volontà di quanto a volte valga di più un'azione che averpatergloria sparati in etere per abitudine e appartenenza ad un regno terrestre più che celeste, la Compagnia delle Opere ciellina, alias lavoro arricchente pochi in nome evangelico, la sanità pubblica aggredita dal privato con costi dannatamente aumentati per il bene degli amici, i meeting dell'amicizia a parlare di carità con in mano caviale e tanto, smisuratamente tanto champagne! 
E' andato a casa! Da oggi siamo più liberi, più sereni, attendendo gli sviluppi processuali che lo coinvolgono, speranzosi che la giustizia terrena assomigli, come non mai, a quella celeste!   
Vamos! 

Travagliato commento


lunedì 26/03/2018
L’ora dei saluti

di Marco Travaglio

1)È giusto che il partito e la coalizione che hanno vinto le elezioni, cioè i 5Stelle e il centrodestra, si dividano le presidenze delle due Camere? Sì, lo è: sbagliò di grosso il Pd nel 2013, quando pareggiò col M5S, a prendersi tutto, cioè le presidenze della Camera, del Senato, della Repubblica e del Consiglio, e alla lunga finì per pagare la ubris.

2) Si poteva adottare uno schema diverso, premiando ai vertici del Parlamento i primi due partiti, cioè i 5Stelle e il Pd? Certo che si poteva, anche se si sarebbe regalato al centrodestra escluso un formidabile argomento in più per pretendere Palazzo Chigi: ma il Pd, ancora in mezzo al guado fra il renzismo sconfitto e il futuro ignoto, ha deciso di non giocare proprio la partita, riducendosi a un patetico inseguimento notturno di Di Maio fuori tempo massimo, quando i giochi erano fatti.

3) Era possibile avere un presidente del Senato più presentabile o meno impresentabile della Casellati? No: nelle condizioni date, col Pd nel freezer dell’Aventino e la Lega misteriosamente rinunciataria a vantaggio di Forza Italia, è già un miracolo se Di Maio – con la sponda di Salvini - è riuscito a silurare il pregiudicato Romani, a costringere B. (senza mai parlarci) a cambiare cavallo a favore di una chiacchieratissima incensurata e contemporaneamente a far eleggere alla Camera il più movimentista, progressista e antileghista dei deputati 5Stelle (Roberto Fico). Sarebbe stata meglio Anna Maria Bernini, la berlusconiana dal volto umano proposta da Salvini e Di Maio, senza conflitti d’interessi e soprattutto senza figli da piazzare. Mai però B. avrebbe accettato di farsi scegliere da altri il suo candidato: dunque sarebbe saltato tutto, il centrodestra avrebbe tirato diritto da solo e, visto che lì il più pulito ha la rogna, oggi magari ci ritroveremmo Giggino ‘a Purpetta sullo scranno più alto di Palazzo Madama e un renzusconiano a Montecitorio. Con gli sconfitti Renzi&B. resuscitati e i vincitori tagliati fuori.

4) Hanno ragione quelli del Pd, o quel che ne resta, e i loro giornaloni a strillare all’inciucio e alla “perdita della verginità” dei 5Stelle per il voto alla Casellati? Sull’inciucio avrebbero ragione se l’accordo istituzionale Di Maio-Salvini nascondesse contropartite occulte in vista di un governo insieme; invece avrebbero torto se l’asse fra i due vincitori finisse qui e ora ciascuno andasse per la sua strada. Quanto alla verginità, fa un po’ ridere sentirla evocare da queste vecchie maitresse che nel 2008 si astennero su Schifani (amico di vari mafiosi) presidente del Senato e poi lo applaudirono entusiasti.

Che con B.&C. (Casellati inclusa) hanno fatto due governi (Monti e Letta, più altri due con Alfano & C.), un presidente della Repubblica (Napolitano), un Patto del Nazareno, due leggi elettorali incostituzionali (Italicum e Rosatellum), una “riforma” costituzionale. Che nel 2014 han votato la Casellati al Csm, a vigilare sui magistrati. E che non han mosso un dito quando Barbara Degani, sottosegretaria all’Ambiente di Renzi e Gentiloni, ha nominato portavoce la figlia della Casellati.

5) Dopo aver eletto insieme i presidenti delle Camere, Di Maio e Salvini faranno insieme anche il governo? Tutto può essere, anche perchè i numeri ci sono (salvo compravendite berlusconiane nel gruppo leghista). Ma - fermo restando che non c’è alcun nesso fra una convergenza istituzionale per le cariche di garanzia (Quirinale, Camere, Consulta, Csm, Rai…) e un’alleanza per Palazzo Chigi- è piuttosto improbabile. Anzitutto, ve lo vedete Salvini in un governo Di Maio, o viceversa? E poi perchè Salvini, che aspira a succhiarsi la leadership di tutto il centrodestra, dovrebbe rompere il suo fronte, tradire il popolo di FI e regalarlo ad altri? E perchè Di Maio dovrebbe far incazzare gran parte dei suoi elettori (9 su 10 di centrosinistra e 3 su 4 del Centro-Sud) e pure dei suoi eletti? E come farebbero a varare insieme i rispettivi capisaldi programmatici, cioè il reddito di cittadinanza e la flat tax, quando già è un’impresa trovare le risorse per coprirne uno? Finora sono stati abili, ma chi fa troppo il furbo alla fine è fesso (Renzi docet).

Molto meglio per loro (e per l’Italia) che Matteo e Giggino si salutino, accontentandosi di aver tumulato B.&Renzi e di aver fatto capire chi ha vinto. Per quanto complicata e numericamente pericolante, la via più praticabile resta l’intesa fra le forze meno incompatibili: M5S e centrosinistra. Oggi nel Pd non si sa con chi parlare perchè il reggente Martina ha le mani legate da Renzi e dagli altri capiclan. Ma dopo la cura Mattarella - una mantecatura a base di due giri di consultazioni, con minaccia di elezioni senza un governo entro giugno - qualcosa potrebbe cambiare. Purchè Di Maio faccia ai centrosinistri cui già guardava in campagna elettorale (con una squadra di ministri tutti di quell’area) una proposta che non possano rifiutare. Se poi quelli la rifiuteranno, non potranno lamentarsi se il M5S guarderà altrove. O se si tornerà a votare e si estingueranno per sempre.

domenica 25 marzo 2018

Ah questo web!




Eccolo qua!



Lo sapevo, ne ero certo che, invece di curarsi del prato della sua magione rignanese, il Bomba avrebbe commentato alla sua maniera, quindi d'avanspettacolo, le nomine presidenziali di Camera e Senato. 
Dimentica il Rottamato una semplice ma basilare postilla: grazie ad una legge elettorale brutta come il suo autore e pensata per eliminare le forze dirompenti, protestanti e ripulitrici di questa mefitica politica da lui pensata, coltivata e curata, per una diabolica procedura studiata a tavolino da disarcionati e sfanculati professionisti della politica, che ha permesso a tanti stantii, polverosi mestieranti di riconquistarsi un seggio senza colpo ferire attraverso una pioggia di voti diretta e amministrata nel proporzionale, si è verificato che i vincitori di queste elezioni siano stati indiscutibilmente due: il M5S e la coalizione di destra capeggiata da Salvini. E ai due vincitori è spettato il diritto di conquistare una delle maggiori cariche dello stato. Che poi Salvini abbia deciso di destinarla a Forza Italia, dopo aver rifiutato il nome di Romani voluto dal Delinquente Naturale, per ridimensionarlo, indebolirlo, sono problemi di Salvini. Il M5S è stato chiaro sin dall'inizio: noi non parliamo, non vogliamo trattare, non vogliamo incontrare il Pregiudicato, ossia la stessa persona, anzi il personaggetto (cit.) amorale cullato, vezzeggiato, accudito, coccolato dall'Ebetino toscano nei quattro anni di visibilità, per fortuna sotterrati dal volere popolare. Non certo Di Maio ha avuto infatti la brillante idea di fare un patto del nazareno con il ras meneghino, né ha incaricato il pluri inquisito Verdini di redarre le modiche costituzionali per grazia di Dio rigettate dal Popolo sovrano. Non certo Di Maio ha cercato voti campani aprendo la porta alla famigliola De Luca, o, a braccetto del nano, flirtato con Confindustria abbattendo diritti acquisiti dai lavoratori, conquistati mediante decenni di lotte e fatiche, in un batter di ciglia, vedi Articolo 18, o facendo finta di creare lavoro con quella neo forma di schiavismo chiamata jobs act. Non certo Di Maio ha distrutto la Rai, scacciando protagonisti che non la pensavano alla giglio magico, pur facendo share, per indebolire la tv di stato nella raccolta pubblicitaria a scapito dello zio riccastro.
E allora di che cazzo sta cianciando, mentre finge avanspettacolo? E riguardo alla Casellati: nel 2014, nel top della farsa renziana, quali voti furono basilari per eleggerla membro laico del CSM?
Sarà meglio inviare una camionata, non camionetta: non spaventi lo zio e il babbo, di collutorio dalle parti toscane: prima di parlare d'inciuci e di buona politica, sai quanti sciacqui certuni dovranno fare? Ehhhh!

Sogno reale


Ero in una grande prateria, attorniato da cavalli gioiosi della libertà. Sullo sfondo un boschetto di faggi baciato dal sole. Mentre camminavo verso l'ombra alberata, ecco affiancarmi un carro trainato da un ronzino e seduto al cassone uno strano tipo, vestito da mago. 
"Messere perdoni l'ardire: ove è diretto?" mi disse l'uomo.
"A dire il vero non ho meta, né dimora ma sto dirigendo la prua nel boschetto per riposarmi le stanche membra." 

"Da dove proviene se mi è lecito?"

"Italia. Vengo dall'Italia. Sono scappato perché non riesco a sopportare più le facce eterne di quegli omuncoli senza dignità che fingono di interessarsi del bene pubblico, mentendo spudoratamente, e proseguono invece a farsi gli affaracci propri!"

"Lei signore ha pienamente ragione. Conosco la vostra situazione, ho chiaro lo stallo generato da quell'orribile legge elettorale, brutta come il suo autore. Ma le dico una cosa, in confidenza: conoscendo il futuro le preannuncio che il prossimo presidente del Consiglio sarà... sarà Raffaele Cantone con Di Maio e Salvini vice presidenti! Tenga la bocca chiusa mi raccomando!"

Al risveglio, se risveglio è stato, ho apprezzato questa possibilità, più che altro pulente ed estromettente tante facce smanianti di potere a cominciare da.. beh lasciamo stare che poi dicono che sono fissato con lei!  
Comunque avete capito...

Buongiorno


domenica 25/03/2018
Intanto, Grillo…

di Marco Travaglio

Venerdì sera, mentre Di Maio e Salvini tumulavano la salma del Caimano che ha 5 anni più della somma delle loro età, ero al teatro Flaiano di Roma, a 50 metri esatti da Palazzo Grazioli, il luogo delle esequie. C’era Insomnia, lo spettacolo di Beppe Grillo, che sta per compierne 70, ma ha un’energia e una curiosità che fanno sentire vecchi anche i bambini. Lo show dovrebbe durare un’ora e mezza: va avanti per due e mezza. Poi prosegue per altre tre a tavola, alla cena con un po’ di amici nelle segrete del teatro, dove un tempo facevano notte Flaiano, Fellini e altri geni. Grillo sa dei tanti giornalisti in sala (quelli del “lui ha detto che quello avrebbe detto”) pronti a carpire una frase, un sospiro, un’increspatura della barba sulle trattative per i presidenti delle Camere. E li delude: “Ho un repertorio della Madonna su queste cose, ma non voglio imbarazzare il Movimento: però, appena fanno questi cazzo di presidenti, mi scateno!”. Due sole battute non riesce proprio a trattenerle. Una su Renzi: “L’ebete mi sono bastati 30 secondi in streaming per inquadrarlo, ma come avete fatto a prenderlo sul serio per quattro anni?”. E una su B.: “Ora lo psiconano vuole incontrarci, vorrà capire se nel Movimento c’è fica. Ma le nostre sono donne diverse dalle sue, forse non la danno neanche ai mariti. E hanno appena cominciato a depilarsi”.

Pochi secondi in due ore e mezza di spettacolo torrenziale, quasi tutto dedicato alle nuove tecnologie e ai cambiamenti del pianeta. Al futuro federalismo basato sulle grandi città. Alle migrazioni che “vanno gestite e non ostacolate coi muri”. Ai big data, ai bitcoin, alle nuove catene umane web a prova di hacker (blockchain). All’intelligenza artificiale. Al reddito di cittadinanza come antipasto del reddito universale, “per trasformare i milioni di esclusi invisibili in individui protagonisti”. Ad altre cose che più “di sinistra” non si può e che nessun leader di sinistra dice mai (almeno in Italia). All’ultima risata di Dario Fo intubato e incosciente nel letto di ospedale: “Mulinava braccia e mani per dipingere in aria i suoi sogni e io gli sussurrai all’orecchio: ‘Ma i quadri che mi hai regalato, ora che te ne vai, valgono di più?’”. Al nuovo blog sganciato da quello dei 5Stelle. Al prossimo viaggio in Norvegia sulle tracce degli orsi bianchi che “si estinguono perchè non trovano più pesci, digiunano e diventano gialli, così pure le foche li sgamano da lontano e non si fanno mangiare manco loro”. Riecco, in un teatrino di 150 posti, l’artista-utopista che la politica aveva rubato al pubblico: “Una volta riempivo i palasport, ora riparto dai cabaret”.

Anche se sapesse che i suoi si stanno accordando su Maria Elisabetta Casellati Alberti Serbelloni Mazzanti Viendalmare, cioè l’avvocato Ghedini con parrucca e gonna, quella che da sottosegretaria fece assumere la figlia al ministero, che strillava al golpe ogni volta che processavano il Caimano, che riusciva a restare seria su Ruby nipote di Mubarak, Grillo non farebbe un plissè. Un po’ perchè condivide la svolta governista: “Da bambino, per stare sicura, mia mamma mi affidava al nostro vicino di casa, Donato Bilancia: lo capite perchè non mi fa paura niente e nessuno?”. Un po’ perchè si è felicemente liberato dell’uniforme, anzi della camicia di forza di “capo politico” (“ho abdicato, poi non più, poi di nuovo…”) che l’ha costretto per anni a mordersi la lingua appena gli usciva una battuta (“io che per una battuta sarei disposto a morire, appena ne facevo una ricevevo le proteste del tal meetup, del tal candidato”). Meglio il “garante” a debita distanza: “Di Maio l’ho conosciuto dieci anni fa in un bar di Pomigliano, ero con Alex Zanotelli in tour per le discariche col megafono, Luigi era lì con altri quattro ragazzi uguali a lui: cinque Di Maio col sopracciglio unico, i capelli neri, la pelle scura, sembravano tutti immigrati. Ora sono bravissimi a fare le cose che devono fare, ma che io non potrei mai fare. In questa fase, per il Movimento, io sono un pericolo pubblico”.

Incapace di parlare coi politici per tentare alleanze (“Stiamo andando al governo… ma io scherzavo!”), preferisce dialogare sul palco con gli amici neurologo e ingegnere. E raccontare dei top manager Toyota e dei diplomatici cinesi che vogliono incontrarlo e, prevenuti per quel che si scrive di lui, “si stupiscono perchè non monto subito sul tavolo e non li mando affanculo, anzi parlo persino in italiano e ho letto qualche libro”. Fermo restando che “la parolaccia è sempre meno volgare dell’orecchio che la ascolta”, perchè “è più volgare un buongiorno detto da uno stronzo che un vaffanculo detto da un amico. E comunque il Movimento è nato da un urlo, non da una parolaccia”. Invece il Grillo “politico” nacque un po’ grazie a Craxi: “Poteva distruggermi con una controbattuta, e invece chiese alla Rai di cacciarmi per una gag sul suo viaggio in Cina”. E un po’ grazie al Pd: “Gli ho offerto il nostro programma gratis, mi sono iscritto alla sezione di Arzachena, mi sono candidato alle primarie: se mi avessero fatto parlare al congresso, mica avrei fondato un movimento. Ora la sinistra scompare perchè è snob, non ha più un linguaggio, è noiosa”. Alle tre, quando si alza da tavola, corre ormai voce dell’accordo su Fico e Casellati. Ma Grillo sta raccontando con l’occhio ispirato gli esperimenti francesi per trasmettere Internet non più sulle onde radio, ma su quelle luminose, e i corsi in Cina per disintossicare la gente dalla Iphone-dipendenza. Pare brutto disturbarlo con le miserie di palazzo. Lui, con la testa, è già sul pack. A maggio, mentre qui si parlerà ancora del governo che non c’è, inseguirà gli orsi polari. E anche così, a modo suo, farà il “garante”: un promemoria ambulante per ricordare ai suoi 333 eletti perchè sono lì.

Verità caimane


Solito quesito



Eccoci arrivati al dunque... chissà di chi saranno quei soldi...

sabato 24 marzo 2018

E rimane sempre in sella!


Pomeriggio alla regia, con un leggero senso di prostrazione. 
Ho composto questo video per vederlo Clicca qui!  

Purtroppo non se ne va, non si spegne. Riesce sempre a rimanere con noi... per i suoi scopi, per il suo denaro! 

Buongiorno con Daniela!


sabato 24/03/2018
L’OPINIONE
Lo scolaro Matteo, non si impegna e disturba

di Daniela Ranieri

Non avremmo mai pensato di dirlo, ma forse aveva ragione Renzi: il Senato elettivo andava abolito e “trasformato in un museo”, se non altro per scongiurare il pericolo che in futuro ci sedesse gente come lui. Dovevate vederlo, ieri, accomodato novello eletto tra i banchi del Pd di Palazzo Madama (“Renzi senatore”: un titolo che non stonerebbe nel solco dei vari “Paperino astronauta”, “Topolino e il bosone di Higgs”, etc.), durante il discorso solenne del suo ex pigmalione Napolitano. Se non l’avete visto, guardatelo: come uno scolaro iperattivo e purtroppo ignaro della efficacia didattica di un bello scappellotto, si distrae in continuazione; ridacchia furbastro; fa l’occhiolino a questo e quello; distrae i colleghi; fa sedere Richetti davanti a lui; motteggia; si muove; solleva il mento per ostentare attenzione. Ma dura tre secondi netti. Gaglioffo e ilare, si guarda attorno, occhieggiando all’emiciclo; ammicca a qualcuno alle sue spalle; saluta; distrae i colleghi; dice una facezia a Bonifazi, che a sua volta smanetta con l’iPhone; poi gli mette una mano sul braccio, cameratesco, come fossero al Bar Sport di Montelupo Fiorentino e stessero condividendo una celia e un Crodino invece che lo scranno senatoriale.

La liturgia lo annoia, e del resto qui 4 anni fa, con la stessa sicumera del provincialotto arricchito che accede al circolo di canasta del paese, entrò con le mani in tasca, e tra una citazione di Gigliola Cinguetti e un calembour del suoi (l’Italia non è Paese finito ma un Paese infinito), disse “vorrei essere l’ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a quest’Aula”, una delle sue sparate che la Storia si è incaricata di smentire. Una cronaca di Huffington Post lo ritrae poco prima della seduta: un Alberto Sordi magliaro che paga il caffè a tutti, canticchia una canzone di Alan Sorrenti, “chiacchiera col Nobel Carlo Rubbia” (che chissà come ne sarà uscito arricchito). Speriamo che non lasci mai la politica, uno così dove lo troviamo.

Siamo a questi punti!


Leggete questo articolo di Repubblica. 
Una vomitevole storia, infangante l'Europa, noi tutti. L'indifferenza la fa da padrona, sconfiggendo ogni uomo, ogni speranza.

XVIII Legislatura



venerdì 23 marzo 2018

Scompiscio


Se non fossimo ad Alloccalia ci sarebbe da scompisciarsi nel sentire il Delinquente Naturale protestare verso Salvini accusandolo di tradire i patti! Si, si! Colui che comprava i senatori (vedi De Gregorio) si lamenta invocando lealtà!! Lui!! Ahahahahah!

Tabellina


Una tabellina ferroviaria rilassante, per iniziare bene la giornata!



Finalmente!



Erano decenni che nessuno, nel disastrato mondo politico italiano, trovava il coraggio di mettere in atto la più elementare delle azioni politiche: rifiutarsi di parlare con un pregiudicato, anzi: il Pregiudicato per eccellenza, colui che da quasi un quarto di secolo manovra, trama, alterando la democrazia, per i propri porci comodi. Guardando indietro emergono tristi figuri accondiscendenti ai voleri del Delinquente Naturale, spiananti strade oltremodo destabilizzanti: dagli anni novanta fino al Rottamato Imbelle, nessuno ha trovato il coraggio di limitarne la potenza di fuoco mediante leggi che potessero contrastare l'abnorme conflitto di interessi di cotanto Riccastro. Grazie a loro e alla dequalificazione della sinistra, il potente puttaniere ha potuto senza fatica modificare e confezionare leggi su misura che gli hanno evitato di andare, sarebbe stato giusto, in galera.
Ma il ragazzino trentunenne arrivato al top dei gradimenti del paese, ieri ha pronunciato la formula liberante noi tutti dalle catene del regime tipico dell'Era del Puttanesimo: con lui noi non parliamo. Non vogliamo nessun contatto, nessun accordo, nessun incontro. Finalmente s'intravede la possibilità di tornar ad ammirare le stelle! Bravo Luigino!

Pazzi uniti


Terribile Ragogna!




Della serie...



giovedì 22 marzo 2018

Lo immagino...



... triste e in depression mode una volta che, entrato nell'ufficio assegnatoli in qualità di ex presidente, avrà potuto constatare cosa significhi il termine "decadenza."
La sede del suo viale del tramonto è Palazzo Giustiniani, luogo ove si trovano gli uffici di molti ex: dal suo vicino di stanza, il motore dell'immoto Napolitano, dagli anni 60 in politica e ultranovantenne, poi Schifani, Grasso e altri dinosauri messi a riposo dorato dalla casta. 
Ecco la Nemesi: il fautore della rottamazione che, affranto, si dovrà confrontare con gli eterni signori a riposo, dialogando con loro di prostata, chissà se di Cialis, di visioni del mondo attorno non più proscenio per i loro appetiti di potere. 
Che farà questo giovanissimo rottamato, come trascorrerà le giornate divenute improvvisamente vuote, scarne, flebili, insulse? 
Rivangherà i tempi andati quando aveva la fiducia di un intero paese, una sbandata collettiva nei suoi confronti rappresentante la novità, parola divenuta tanto lontana da lui come la cultura da Gasparri. 
Anni folli, dispersi nel Frottolismo, una corrente di pensiero di cui il Bomba fu artefice indiscusso, raccontando palle incredibili e ingigantendole ogniqualvolta arrivavano a scadenza, trovandosi ad un certo punto, ad esempio, a congratularsi con tutti coloro che avevano partecipato all'immane opera di ricostruzione post terremoto, mentre nella realtà la povera gente colpita dal cataclisma attendeva ancora le prime casette, ad oggi non ancora arrivate tutte.
L'oblio ha tante facce, molteplici sfaccettature; una di queste è sicuramente quella di ritrovarsi solo soletto in un ufficio ad infiascare aria fritta con accanto un ultra novantenne ex-ex-ex non ancora sfamato dalla pantagruelica voglia di bloccare novità e progresso. 
Requiescant in pace.  

Pianificazione



Articolo dal Secolo XIX



mercoledì 21 marzo 2018

Pecunia non cede!



Da applausi!


Fosse per me questo articolo lo farei leggere in tutte le scuole almeno una volta alla settimana!

mercoledì 21/03/2018
Il Caimano Atto II

di Marco Travaglio

Avete notato che B. non si vede più? Tranquilli, non è morto, e non si è nemmeno ritirato. È semplicemente in fase di sommersione, come ogni Caimano che si rispetti. Quando deve fare cose indicibili e indecenti, non si mostra e non parla. Sta sott’acqua e di lì agisce, lontano da occhi e orecchi indiscreti. Non a caso tornano a circolare nelle sue residenze gli Uomini dell’Ombra, come Letta e Verdini, nel tradizionale turn over del Partito Azienda che alterna, a seconda delle convenienze, le colombe ai falchi. Niccolò Ghedini, per dire, protagonista delle sfortunate liste forziste, non serve più: meglio che si occupi dei processi che fra poco ripartono. Tocca agli Inciucio Men, impegnati in una mission quasi impossible: far fruttare il 13% racimolato da Forza Italia, vendendolo al migliore offerente per riportare B., se non al volante, almeno nel ruolo di ruota di scorta. Cioè per renderlo indispensabile per il prossimo governo, ovviamente in cambio di qualcosa. Il tornaconto lo conosciamo da 25 anni, essendo la ragione sociale di FI fin dalla nascita: leggi e politiche favorevoli o almeno non ostili a Mediaset sui prossimi assetti della Rai (guai se si rafforzasse facendo vera concorrenza), sulla battaglia con Vivendi, sulle nuove tecnologie digitali; e, ça va sans dire, nessuna norma anti-trust, anti-conflitti d’interessi, anti-corruzione, anti-evasione e anti-mafia.

Il primo obiettivo di B., sfumata la possibilità di tornare protagonista in un governo di centrodestra, è di evitare l’irrilevanza che gli deriverebbe da due diverse ipotesi di governo, entrambe per lui esiziali: un’alleanza 5Stelle-Lega, dove probabilmente Salvini scavalcherebbe per antiberlusconismo Di Maio per sgombrare il campo dalla mummia di Arcore una volta per tutte; e un’intesa 5Stelle-Pd, che passerebbe sul cadavere (politico) di Renzi e priverebbe il Caimano della sua ultima sponda nel centrosinistra (il Giglio Magico, con cui il partito Mediaset si è sempre trovato benissimo). Se entrambe le soluzioni fallissero, B. avrebbe di che gioire, ma anche piangere, perché le elezioni in autunno sarebbero più vicine e il nuovo bipolarismo 5Stelle-Lega ridurrebbe il Pd e soprattutto FI a percentuali da prefisso telefonico. In quel caso però B. punterebbe sull’istinto di conservazione dei neoeletti per varare una bella ammucchiata, che è la sua prima e unica vera opzione: un inciucione con dentro Pd, FI, un pezzo di Lega di obbedienza maroniana e un pattuglione di parlamentari comprati qua e là o venuti via gratis per paura di perdere la poltrona appena agguantata il 4 marzo.

In quel caso, il suo ruolo sarebbe ben più decisivo di una ruota di scorta: quello di compratore-federatore dei voltagabbana che, facendo comodo a lui, i suoi media dipingerebbero come i nuovi “responsabili” e i salvatori dell’Italia dal baratro dell’instabilità. Con quali mezzi B. pensa di arrivare a questo epilogo da film horror, onde evitare di essere tagliato fuori dai giochi politici per la prima volta in vita sua? I soliti. Niente di imprevedibile, almeno per chi conosce la sua biografia, prima e dopo la “discesa in campo” del 1994. Quando comanda lui, direttamente o per interposto Caf (Craxi, Andreotti, Forlani), nessun problema: le leggi ad personam se le scrive da solo. Quando invece un alleato gli impedisce di farsi gli affari suoi oppure comandano altri, scatta il piano A: per comprare chi si mette di traverso. Se la compravendita va a buon fine (come nel caso di Sergio De Gregorio, passato dall’Idv a FI nel 2006 in cambio di 3 milioni, e dei 30 e più “responsabili” guidati da Razzi e Scilipoti, acquisiti nel 2010 per rimpiazzare i finiani in fuga), tutto ok. Se no, si passa al piano B: i manganelli catodici e cartacei degli appositi canali tv e giornali. Nel 1993-’94, la guerra preventiva contro Montanelli, che non voleva trasformare il Giornale in house organ, né levare il disturbo. Poi, caduto a fine ’94 il primo governo per mano di Bossi, tre anni di linciaggio del Senatur a reti ed edicole unificate, seguito da profferte (anche di denaro) ai “lealisti” riuniti già allora intorno a Maroni per dar vita a una “Lega buona”, fino alla resa del leader e al suo ritorno all’ovile.

Intanto da Arcore partivano o passavano dossier contro Di Pietro: prima per farlo dimettere dal pool Mani Pulite (dicembre ’94) dopo l’invito a comparire a B.; poi per farlo indagare a Brescia dopo il suo rifiuto di diventare il numero 2 di FI (aprile ’95). Nel 2010, appena Fini si staccò dal Pdl, gli house organ aziendali scoprirono all’improvviso lo scandalo della casa di Montecarlo: tutto vero, per carità. Resta da capire se l’avessero scoperto all’indomani del divorzio, o se lo sapessero già prima e lo tenessero in caldo. Un po’ come il dossier su Dino Boffo, che nel 2009, appena criticò su Avvenire il puttanaio arcoriano, si vide rinfacciare dal Giornale una condanna per molestie: vera anche quella, ma di qualche anno prima. Ora ci risiamo. B. invita ciascuno dei suoi a “farsi amico un grillino e a portarlo dalla nostra parte”, perché i 5Stelle “vanno cacciati” o comprati. Intanto possiamo immaginare quanti dossier circolino nei palazzi del potere, per ricattare i vincitori affinché non si scordino dei vinti e diventino leader a sovranità limitata. Soprattutto di uno. Il Giornale pubblica strani titoli su “I segreti di Salvini”, sotto i quali non c’è scritto (ancora) nulla. E strani pezzi a firma Luigi Bisignani (ex P2) sulla “lobby gay” che circonderebbe Di Maio. Si spera che Salvini e Di Maio, diversamente dai precedenti oggetti delle attenzioni della Banda B., non abbiano scheletri nell’armadio né in proprio né attorno. Altrimenti farebbero bene a controllare l’armadio: di solito, insieme agli scheletri, c’è un fotografo di B.

Ragogna impensabile



martedì 20 marzo 2018

Nemesi



Ci vorrebbe così, sogna un gregge da guidare commercialmente e politicamente. Ma questo -7% in borsa per la vicenda Cambridge Analytica forse lo rinsavirà, portandolo a meditare, assieme alla sua maglietta finto modesta, sulla variegata ed indisciplinata umanità.

sabato 17 marzo 2018

Commento Ranieri

sabato 17/03/2018
IL COMMENTO
Le due frescacce dem
“È COLPA DEL NO” E “IL VOTO CI METTE ALL’OPPOSIZIONE”

di Daniela Ranieri

Afona di parole, analisi e sentimenti, da due settimane la banda dei suonati del Pd si aggira tra giornali e Tv a ripetere sempre le stesse due baggianate: lo stallo attuale dipende dalla vittoria del No al referendum; gli italiani ci hanno messo all’opposizione.

La prima è una fake news di ritorno, tipica dello storytelling a “boomerang” di Renzi. Come tutti sanno, il referendum non era sulla legge elettorale ma sulla “riforma” della Costituzione partorita dal trust di cervelli Boschi-Verdini-Finocchiaro-Calderoli. Lo sa anche Renzi, che quando doveva convincere gli italiani a votare Sì al suo plebiscitario e truffaldino referendum (con quesito falso: vuoi tu che i parlamentari siano di meno e la politica costi meno?) si fece le sette chiese per precisare che il referendum non riguardava affatto la legge elettorale (prese a farlo allorché illustri costituzionalisti segnalarono come fosse il “combinato disposto” delle due a determinare una situazione potenzialmente autoritaristica). Lo stallo dipende unicamente dal Rosatellum, legge cervellotica e autolesionista.

La seconda è una fandonia di nuovo conio. Il primo a propalarla ovviamente è stato Renzi, mentre dava le sue irrevocabili non-dimissioni: “I cittadini ci hanno chiesto di stare all’opposizione” (stupisce questo rispetto feticistico del voto da parte di uno che dopo quel 4 dicembre avrebbe dovuto evincere che il 60% degli italiani lo voleva fuori dalla politica e invece ha fatto il contrario, ma vabbè). L’ultimo, Maurizio Martina il “reggente” (peraltro reggente di qualcosa che è già caduto): “Il voto degli italiani ha stabilito la nostra posizione. Lavoreremo dall’opposizione”.

Forse noi quella domenica eravamo distratti, e ci è sfuggito che sulla scheda ci fosse una casella da barrare per mettere un partito in maggioranza o all’opposizione. Novecenteschi come siamo, abbiamo votato chi volevamo in Parlamento. Ma poi chissà se questi epigoni di Pericle intendono che all’opposizione li ha messi chi li ha votati (il 18,7%), oppure chi non li ha votati; perché nel primo caso si deve pensare che tutti quelli intenzionati a votare Pd-ma-all’opposizione si siano telefonati accordandosi sulla percentuale a cui fermarsi, per poi votare, gli altri, 5Stelle e Lega; il secondo caso (la gente vota Di Maio non perché vuole Di Maio in maggioranza ma in realtà perché vuole Renzi all’opposizione), afferendo precipuamente alla psichiatria, preferiamo non esaminarlo. Ci vuole tanta pazienza.

venerdì 16 marzo 2018

Preparativi



C’è chi prepara le bancarelle e chi si impegna a creare la giusta atmosfera per la festa... come ti vogliamo bene cara Enel!

Proverbio



Oscurità e anniversari



Quarant'anni e ancora ombre, dubbi, sospetti, falsità come da tradizione italiana: l'accordo coi comunisti, il ministro degli interni di allora e Gladio, la sua successiva presidenza della repubblica, il gobbo scalpitante per il suo quarto governo, le trame di Gelli, gli americani, i brigatisti pedine di un gioco più grande di loro e poi nebbia, tanta nebbia, i cinque giovani della scorta sacrificati per un piano forse mai chiarito ed infine Aldo Moro e la sua voglia di appianare le differenze sociali mediante il partito dei lavoratori guidato da Enrico; i misteri che si fondono con altre stragi irrisolte, la vergogna di vivere in un paese ottenebrato da poteri occulti, da strategie della tensione architettate da insospettabili. Oltre al ricordo delle vittime, oggi si dovrebbe meditare sulle troppe oscurità storiche irrisolte. Nessuno lo farà, come da tradizione italiana.

mercoledì 14 marzo 2018

Una grave perdita


Se ne va nelle stelle una delle menti più sublimi del nostro tempo. Buon viaggio professor Hawking!
Potrebbe non essere il momento giusto, ma confido nel suo umorismo. 
L'aggiornamento di wikipedia è quantistico! Non trova professore?