giovedì 31 agosto 2017

Ribrezzo


Incenerirsi nella dignità


Arzigogolato snob




E' stato per decenni un componente in pectore della truppa di Amici Miei, non stonando per nulla vicino al conte Mascetti, al Melandri, al Sassaroli, al Necchi, vista l'innata virtù di supercazzolare come forse nessuno in circolazione. Discorsi attorno al nulla accompagnati da una garrulità senza pari, affascinante e, si scoprì in seguito, recitata alla grande. 
Arrivarono addirittura ad etichettarlo con il nome per lui improvvido di Subcomandante e gli ignari astanti che pendevano dalle sue labbra, tornavano molto spesso a casa storditi, spossati, indecisi sul da farsi, ovvero se accettare senza remore di non averci capito una mazza o, in pochi esempi, di continuare a seguire l'ideale chimera simile a coloro che cercano di convincere ad invaghirti delle catene danarose che alla fine inchiappettano sempre gli ultimi, come nel suo caso, perché sui lavoratori questo pensionato dorato ha costruito le proprie fortune. 
Recentemente è andato a farsi adulare alla grande fiera dell'affarismo mascherata sotto il nome di Meeting dell'amicizia, a Rimini, convincendo gli astanti, che si sono fatti sempre convincere da qualunque potente nelle più svariate forme, con citazioni di Papa Francesco, Dossetti e il padrone di casa don Carron, risplendendo agli occhi degli adoratori di dei capitalistici allorché ha testualmente asserito che "la sinistra si è disfatta mentre CL no!" dimenticandosi il supercazzolaro benestante il fatto che se la sinistra si è realmente disgregata lo deve proprio a personaggi come lui, maschere carnevalesche incitanti all'uguaglianza e nel sottobosco dedite all'accantonamento di monili per il proprio tornaconto, memori delle parole tramandate dai lontani anni di lotta quando, tra il serio e faceto, si rideva all'ombra di "compagno, tu lavori e io magno!"
Ed ha fatto proprio così questo simbolo del fancazzismo tinto di un rosso sbiadito ed opaco! Prima agguantando pensione e liquidazione principesca per il periodo in cui era Presidente della Camera dei Deputati e, in seguito, presenziando a feste, festicciole, festini, tra duchi neri modaioli e alberi di natale semoventi ed ingioiellati più della Madonna del Grisallo.
Autentico sacerdote dello Snobismo più ortodosso, grazie al suo arzigogolare alla Luna, ha innescato un meccanismo di portata storica che ha degenerato idee che si credevano salde e granitiche, sfociate invece in un intellighenzia tra le più becere di commedianti fini a se stessi, procacciatori di consenso tra gli ultimi per acquisizione personale di potere e privilegi, mascherati sotto sentimenti per molti ahimè modelli di vita, usurpanti valori conquistati a caro prezzo e gettati alle ortiche da squallidi correi melliflui, artisti della degenerazione politica attualmente sotto gli occhi di tutti, allorché assistiamo a malefici abbracci senza nessun senso storico tra, ad esempio, il Bomba e Confindustria, il PD ed il Pregiudicato al quale, negli anni dell'Era del Puttanesimo, sembrerebbe che la nazione abbia devoluto più di un miliardo di euro, per il bene delle sue azienda naturalmente! 
Infarcito di spocchia intellettuale, questo azzeccagarbugli rossastro, ha perciò definitivamente affossato ogni speranza di equità, lasciando sul campo parole scialbe ed inconcludenti, ricordanti i documenti delle assemblee CEI del politico Ruini e della Madamina Bagnasco, per un rafforzamento di casta, per l'arsura innata di godere di privilegi lontani anni luce da quello che un tempo chiamavamo, tra ilarità e sconcerto, lotta di classe.   


mercoledì 30 agosto 2017

Arriva!



Lor signori


Lor signori da quasi un mese sembrerebbero essere evaporati, disciolti, volatilizzati. Eppure in qualche sperduto angolo del globo il loro respiro si dovrebbe percepire. Hanno staccato la spina, così si dice, per rigenerarsi da una stagione dura, quasi lacrimevole, tanto è stato lo sforzo per rimanere a galla. 
Gli abbiamo nuovamente elargito diciottomila euro cadauno e lor signori son partiti per località amene e, soprattutto, segrete. 
Hanno viaggiato gratis, perché a lor signori noi non facciamo mancare nulla, avranno certamente non centellinato le chiamate ad amici e parenti, visto che anche il cellulare non lo devono pagare. 
Lor signori tra non molto torneranno a Roma, per una nuova avventura politica, per una agguerrita preparazione di una campagna elettorale oramai prossima che potrebbe relegarli verso l'uscita eterna dal luogo che più di ogni altro, rappresenta la futilità, l'inutilità della rappresentanza politica, non per concetto, ma per come viene interpretata da lor signori: una squallida ed incessante ricerca di affarismi, d'intrallazzi per una cementificazione incessante della loro nobilissima casta. 
Nei giorni estivi lontani dal politichese, lor signori avranno letto, discusso e progettato al fine di ricercare una riconferma del loro mandato, omettendo di intrufolarsi certamente nei problemi sociali che attanagliano il settanta per cento della popolazione.
Quando lor signori si risiederanno nei soffici scranni parlamentari, le scadenze costituzionali diverranno impellenti e di conseguenza essi s'attiveranno per risolvere in un'ottica elettorale, sfanculando principi di solidarietà umana che mal s'accompagnano con i tour elettorali ove regneranno, come da copione ultradecennale, epiche promesse, smargiassate senza decenza, bugie da Guinness nelle quali noi, poveri utilizzatori di un paio di settimane di ferie immersi nelle cloache che per vezzo chiamiamo bagnasciuga, cadremo al solito convinti che quel oratore sia una persona per bene e che ometta di dire baggianate. 
Comunque per ogni evenienza lor signori son preparati anche a distogliere l'attenzione su grane probabilmente pericolose per il proseguimento della loro nobile attività; in questo caso vedrete che lor signori, abbronzati e lucidi, faranno emergere risse, insulti, cagnare, insomma, dita che noi osserveremo incuriositi, omettendo come sempre di non guardare la Luna, tra l'altro questo un satellite molto ricercato da lor signori quale prossima località amena in cui trascorrere le sospirate e, lautamente da noi pagate, vacanze. 

martedì 29 agosto 2017

Risveglio


Forse la gente si è stufata di sentire le baggianate del braccio grasso del Bomba! Era l'ora!


Adeguatezza





Essendo First Lady, come ti vesti per andare a visitare le zone alluvionate?
Semplice! Con i tacchi a spillo no? E per di più con un coniglio in testa a tuo marito!
Mah!

Fobie acquirenti


Capsula o cialda? 
Se hai la macchina del caffè per cialde devi comprare cialde e non viceversa. E se invece compri le capsule e a te servono le cialde, e lo sai perché hai l'apparecchio per le cialde, che te ne fai di due confezioni di capsule, 18 deka e 18 espresso rigorosamente aperte e quindi non più sostituibili?
Giacciono sul tavolo trentasei capsule richiuse nel loro involucro, stanno lì davanti a me, a ricordarti quanto sia irta e a tratti insormontabile la strada verso una normalità chimera. Le guardi disilluso, rammaricato, consapevole che far la spesa sia per te un aggravio psicofisico oramai insostenibile, visto che la dabbenaggine regna sovrana in cervice. C'era scritto diamine, era evidente che fossero capsule e non cialde. E tu, passando con lo snobismo tipico della Ferragni, agguanti ogni cosa senza controllo, senza ritegno, perché gli occhiali non te li puoi più scordare, miseria cane, e il fatto di convincerti che puoi far tutto ancora senza il loro supporto, te lo devi dimenticare. 
Il supermercato non è il luna park immaginato da bimbo, dove tutto luccica e può essere acquistato; non la carbonella se non hai da far la brace, neppure il gelato se non ti precipiti a casa entro un quarto d’ora, evitando di replicare quella scena pietosa in cui quando acquistasti una confezione di sei coni al cioccolato, confidando nella busta termica, andasti a cercare camice per poi, al ritorno, trovarti uno squagliamento generale tipico degli alfaniani in preda al timore di non poter ritornare ad arraffare nella prossima legislatura, una distesa di attrezzi per riproduzione di ottuagenari piangenti e maledicenti il destino che li aveva riposti nel tuo carrello.   
Quando entri in un centro commerciale devi partire da un presupposto: cercheranno di appiopparti più cianfrusaglie possibili! 
Devi perciò silenziare la parte becera di te, un bisonte incarognito, che ad ogni sosta di fronte ad un articolo trova e propone la scusante per acquistarlo. Ti fermi davanti al reparto campeggio? "Bella quella tenda, perché non la compri? Si, è vero siamo a dicembre! Ma se per caso decideste di partire improvvisamente per un viaggio nella terra del fuoco? Ti troveresti spiazzato! Quindi comprala!"

Una sveglia? 
"Bellissima questa sveglia! Si, ne hai già una mezza dozzina. Ma in bagno neppure una! E se durante la notte t’assediasse una diarrea sconquassante tale da farti sostare ore sulla tazza e, addormentandoti, non sentissi il suono delle altre? Perciò comprala!"

Ma il nocciolo è un altro: l’incuria negli acquisti. Per te la velocità con cui passare davanti ai reparti è quella tipica di Vettel quando rientra ai box! T’assale una spasmodica ossessione di far presto, un po’perché entri dentro al locale con la stessa voglia di far minzione di un avventore dell’Oktoberfest dopo essersi scolato quattro mega boccali, e questo genera la fretta più di ogni altra cosa. In più arrivi quando il centro sta per chiudere e questo scatena una colossale ansia da rimanervi chiuso dentro, amplificata dai messaggi che invitano tutti a dirigersi alle casse. Un errore pacchiano questo! Se vi sommiamo poi la fobia di dimenticarti qualcosa del progetto di spesa, sempre mnemonico mai scritto su carta ed infine, la distrazione da ragazzino in piena esplosione sensoriale, per cui tutti i panettoncini ondulanti davanti al carrello ti sviano più che il tunnel alla Gelmini, credo che la frittata sia pronta e ben fatta!
Goditi perciò le trentasei capsule e cogita sulla frenesia e le ancestrali fobie!     

(Però in effetti una tenda da campeggio con la sveglia annessa, non è mica male sai?) 

Elezioni


Accordo fatto in Sicilia sul rettore di Palermo Fabrizio Miccari tra PD e AP, ovvero il partito del Bomba e quello di Angelino Alfano. Saggia scelta questa del partito democratico: se vuoi sperare di contare in Sicilia ti occorrono alleanze giuste e, soprattutto, integerrime, indefesse, lontane anni luce dagli affarismi. 
Adesso che il patto è fatto non resta che sparare ad altezza uomo contro i populisti del MS5, che non capiscono né di politica, né di come occorra comportarsi sapientemente in quell'isola meravigliosa, un bene di tutti: una cosa loro, una cosa vostra, una cosa nostra.

lunedì 28 agosto 2017

Nel contatto


Ieri sera mentre stavo accompagnando mia moglie al treno alla stazione di S.Stefano Magra, un giovane di colore mi si è avvicinato chiedendomi se sapevo a che ora partisse il primo treno per La Spezia. L'ho portato vicino al visore riepilogante le partenze e gli ho comunicato che il primo treno per La Spezia era previsto alle 22:38. Erano le 20:20 e la faccia quasi disperata del ragazzo mi ha subitaneamente portato ad offrigli un passaggio, subito accettato con gioia. 
Parlando in macchina nel breve tragitto mi ha detto di chiamarsi Gabriel e di provenire dalla Costa d'Avorio. 
Avrà avuto non più di 25 anni. Gli ho domandato come avesse fatto ad arrivare sin qui e, in quel momento, ho toccato con mano anzi, con il cuore, l'immensa fatica, l'agghiacciante storia simili alle altre migliaia che oramai non fanno più notizia, suscitando sentimenti razzisti in molti di noi.
Il viaggio di Gabriel è durato sei mesi. Ha lasciato casa sua dove viveva con mamma e sorella più piccola, il padre è morto quando lui era piccolo. Ha attraversato il Burkina Faso, la Nigeria e la Libia dentro a furgoni stipati all'inverosimile. In Libia ha atteso per due mesi vivendo in una baracca, senza servizi e patendo la fame. Poi ha intrapreso il viaggio della morte verso una vita pregna di morte, sbarcando a Lampedusa. Ha visto morire tanti suoi compagni di viaggio. Attualmente vive a Carrara e da un anno a questa parte passa le giornate a cercare lavoro. Dice di essere un meccanico e di sperare in ogni momento di trovare un'occupazione che gli permetta di vivere in serenità, progettando anche di formare una famiglia. 
Da parte mia gli ho illustrato la fatica che fanno molti giovani italiani nel trovare lavoro e che quindi il suo sforzo sarà esponenzialmente più grande. Ad un certo punto ho quasi chiesto scusa per il clima arroventato che ha trovato in Italia, con quell'idea sempre più avvolgente che scaturisce da un'avversione mediatica trasformante molti locali in razzisti. Non eravamo così Gabriel! gli ho detto. Lui ha annuito, confermando la sensazione mortifera che quotidianamente avverte. 
Non siamo mai stati così! Pensa che anche noi in un lontano passato siamo emigrati per cercare la dignità e, memori di quel passato, siamo stati per molto tempo accoglienti. 
Ma ora vari elementi contingenti stanno alterando il pensiero comune, svergognando i nostri comuni valori. 
Gabriel mi ha guardato mentre scendeva. Mi ha stretto la mano e, per la prima volta da chissà quanto tempo, ha ringraziato per un gesto semplice qual è un passaggio, ma illuminante un pertugio di speranza nel suo cuore, di viaggiatore proveniente dal regno del terrore, alla ricerca della dignità umana. 

domenica 27 agosto 2017

Trasformazione


A questo ci hanno portato? Ad identificare dei disperati per invasori, per diversi, gente da abbandonare al proprio destino, certamente mortale. Ma chissenefrega dicono molti, dimenticandosi che sino a qualche decennio fa eravamo noi a girare l'Europa, il mondo con il cappello in mano e in molti casi, alcuni degli avi hanno criminalizzato i luoghi ospitanti con mafie di varie specie. Siamo stati sempre un paese accogliente ma, visto che in Europa ci considerano alla stregua dei pagliacci, abbiamo finito per essere subissati dall'arrivo di povera gente. Che non vorrebbe morire. Se solo mentalmente ci ponessimo nell'idea di dover abbandonare i nostri luoghi, i nostri cari, gli amici e tutto lo storico costruito dall'esistenza, allora potremmo capire cosa significhi per queste persone affrontare il viaggio evitante la morte certa. Ci lasciamo però, al solito, stordire da monologhi di gentaglia messa lì da noi L quale, fingendo e recitando, cavalca il populismo della cacciata per ottenere consenso e conseguentemente vita politica ben remunerata da utilizzare per i propri porci comodi. E ben più vomitevole è l'atteggiamento razzista di forze politiche, da sempre aperte al l'accoglienza, che in vista delle future elezioni muta fascistevolmente la propria visione per il terrore di perdere consensi. Sulla pelle di tante persone attanagliate dai morsi della fame si compie l'ennesima barbarie di questa nazione allo sbando, senza regole, senza freni alla corruttela, senza nessuna morale umanitaria capace di illuminare i troppi stolti vaganti come zombie attorno a noi, urlanti fetecchie  simili a "che se ne tornino a casa loro", un tristissimo esempio dell'involuzione culturale di una tristissima nazione quale è oramai la nostra, terra di poeti, santi, navigatori e, purtroppo, razzisti.

Invito illuminante



Il Nardella della Val di Magra che, salito su una rombante utilitaria l'ha trasformata in carretto cigolante, basti guardare come è ridotta oggi Sarzana per avvalorarne la tesi, al secolo Alessio Cavarra sindaco di Sarzana, visto le circostanze intellettuali e la prossima produzione di sinapsi per l'imminente apertura del Festival della Mente, ha avuto la scintilla, lo schiocco neuronale tipico di chi inventò ruota, penicillina e quant'altro di nobile: sommessamente ha scritto una lettera aperta annunciando di aver incredibilmente cogitato di ospitare nei giorni del Festival uno dei massimi esponenti della letteratura moderna, un mix di determinismo e serietà oramai famoso in tutto il globo, lui: l'Hemingway di Rignano, la penna più illuminante dell'ultimo lustro, l'unico aggancio ancora in circolazione con il Pensiero, il risolvente questioni tanto intricate quanto impellenti, il saggio tra i saggi, l'indefesso prosecutore della Sinistra mai soggiogata a traffici briganteschi ed accordi con stupratori della socialità, alieno a qualsiasi intrigo nel sottobosco dell'affarismo più becero, nume e custode dei grandi valori ereditati dai padri che lottarono per la libertà, il baluardo al vandalismo intellettuale tipico di proprietari di televisioni invischiati con la grande criminalità, il taumaturgo occupazionale inventore del jobs act, accompagnante migliaia di giovani a conoscere, per studio, forme di schiavismo evolute sfanculanti idee oramai obsolete quali il lavoro per vivere in dignità, il cesellatore fine ed arguto trasformante la nostra nazione in paese ascoltato in ogni dove per serietà, lotta alla corruttela e linee politiche invidiate in ogni dove, persino in Egitto dove egli, riconoscendo ed esaltando il democraticissimo Al Sisi, ha permesso di risolvere al meglio la vicenda dell'assassinio di Regeni; il moralizzatore encomiabile che, stravedendo per quel genio di Alfano, ha permesso ai nostri occhi di ammirarne l'azione effervescente sia quando era ministro degli interni che ora, da conduttore della nostra politica estera. Insomma: ha proprio ragione il Nardella della Val di Magra! Come non poter invitare ad una kermesse incentrata sul pensiero, sul ragionamento, sulla discussione non fine a se stessa, il mai domo, il signore dell'attività pro-noi Matteo Renzi ed il suo libro richiesto in ogni dove, persino ai poli del pianeta?
Sorge un ultimo dubbio: il Nardella sarzanese avrà letto bene il titolo della manifestazione? Non è che, obnubilato dall'eccitazione da Prone, ha omesso la preposizione "della" intendendo quindi il Festival Mente come una convention di tutti i migliori bugiardi terrestri?

sabato 26 agosto 2017

Info



Non li sopporto più!


Ho resistito anche troppo! 
Non li sopporto più! 
Di chi parlo? Di quella truppa senz'anima che ad ogni evento live, di qualsiasi natura, si priva della bellezza sensoriale del vivo per riprendere con i telefonini ogni attimo. 
Concerti, eventi naturali, incontri con personaggi famosi. Guardateli: stanno fermi immobili facendo riprese da decine di minuti per poi, voglio sperare, riguardarseli a casa davanti ad un megaschermo.
E quelli che fotografano i quadri in un museo? Guardate su youtube la ressa di assatanati che scattano e filmano davanti a Monna Lisa! 
Non vi sopporto più! 
Cerchiamo di ragionare: ma cosa cazzo serve fotografare un quadro se all'uscita ci sono ottime pubblicazioni con immagini patinate? 
O riprendere un concerto se te lo puoi rivedere comodamente sul digitale?
Avete notato gli idioti che si preparavano a fotografare l'eclissi negli Stati Uniti? 
La foto dell'eclissi! Minchia! Hanno inondato il web con dirette, foto! E poi l'eclissi totale è sempre uguale!!! Se salvo un'immagine di quella del 1999 e dico che è quella del 21 agosto chi può contrariarmi? Che differenza può esserci?
Eppure non lo capiamo! Arriva il Papa ed è un tumulto di flash, di cellulari in aria. Vai ad un concerto rock ed è la stessa cosa. 
Mentre ti curi del filmato, la diretta vera, che i tuoi sensi possono gustare appieno ed immagazzinare nella tua memoria fisica, passa e non ti resta che un filmato, come ce ne sono a centinaia!
Speriamo che molti lo comprendano: non è più possibile personalizzare un evento mediaticamente. La cervice è l'arma scatenante l'emozione della presa diretta sensoriale! Rivivendola riaffiorano i sapori, gli odori, le voci del momento! 
Forza! Spegnete i cellulari! 

Parole sante!



venerdì 25 agosto 2017

L'incredibile Plimpton 322


Repubblica web racconta che ricercatori australiani hanno finalmente decifrato la tavoletta Plimpton 322, un manufatto di 3700 anni fa originaria dell'antica città sumera di Larsa, ed è datata tra il 1822 e il 1762 a.c.

Dopo cento anni dal suo ritrovamento quindi, è stata completata la sequenza che ha permesso di stabile che non fu l'astronomo greco Ipparco ad inventare la trigonometria, bensì i babilonesi 1000 anni prima! 

Guarda l'articolo di Repubblica

Ma l'incredibile è un altro aspetto: è tanto ben fatta questa tavoletta millenaria che studia la trigonometria non basandosi su angoli e cerchi ma su rapporti, che si pensa di usarla nei sistemi di grafica digitale. 

Dopo 3700 anni quindi, la tecnologia odierna cercherà di basarsi su quelle impostazioni. 

Cose fantascientifiche, stupefacenti, quasi quasi tendenti a farci non più dubitare su teorie in apparenza tanto astruse da essere equiparate agli sberleffi. Una di queste ad esempio sostiene che gli alieni sbarcati sulla terra avviarono i processi mentali per far sviluppare l'ingegno umano. 
Credo ancora che siano baggianate. Però...

Sto bene?


Accusato di truffa da barista al quale aveva chiesto "un caffè macchiato in tazza grande con molto latte e schiuma", rivelatosi in seguito un cappuccino travestito da addetto alla lettura di contatori, un delicato impiego andaluso questo, basilare per corride, anche se a dire il vero, il muscolo battente piange nel vedere l'inusitata violenza, cioè l'attrezzo con cui abbocchi all'amo santo bue, o pio bove, dell'orrore gratuito come l'amore, boss sicuro o caposaldo, dei religiosi dipingi bovini non castrati, i cappuccini verniciatori, con latte di ogni tonalità, anche quella tipica di sleali alle carte su passo montano, baritonale.

Ridere o ...


Vorrei tanto conoscere il tenente di Bari che si è fatto l'encomio da solo...

venerdì 25/08/2017
IL DOSSIER
Per il cippo, la festa, il video: è l’encomio facile della Finanza
FIAMME GIALLE - LODI UTILI A FAR CARRIERA, SPESSO SENZA MOTIVI “SPECIALI”. UN UFFICIALE SI È ASSEGNATO L’ONORIFICENZA DA SOLO

di Sarah Buono

In ambito militare l’encomio è di norma concesso per meriti speciali, che esaltano il prestigio del corpo di appartenenza. Possono fare la differenza in una carriera, contribuendo a promozioni e avanzamenti. Nella Guardia di Finanza la maggior parte degli encomi sono attribuiti ai militari impegnati in attività particolarmente complesse di contrasto all’evasione fiscale, alla criminalità, al traffico di droga. Ma non sempre l’encomio, attribuito con i toni pomposi tipici delle celebrazioni militari, premia attività eccezionali.
A Roma, per esempio il riconoscimento è stato assegnato per aver assolto “con incondizionato spirito di sacrificio e abnegazione, connotato da qualità di elevatissimo livello e da alto senso del dovere” al compito di “autiere”, più correntemente autista, “a disposizione del comando Reparti speciali”, come si legge nella lettera di encomio. Oppure per “la realizzazione di un distintivo d’onore per il personale impiegato negli uffici di diretta collaborazione con il ministero dell’Economia”. Impossibile? C’è chi, a Catanzaro, ha ricevuto un encomio per l’apporto fornito “a un laborioso esame di atti”. Non atti investigativi ma semplici documenti “da sottoporre a scarto non aventi più valenza operativa e giuridica”. Operazione conclusa “con la distruzione di 10 tonnellate di documentazione”.
Il problema è noto al punto che nel febbraio del 2014 il generale Francesco Tarricone, ai tempi direttore generale per il personale militare della Difesa, scrisse una circolare in cui sottolineava che “non di rado i superiori sono soliti tributare ricompense ai collaboratori esaltandone le qualità e l’impegno nell’assolvimento delle mansioni a essi devolute, per fatti nei quali non appaiono riscontrabili quei caratteri di straordinarietà ed eccezionalità richiesti”. Tarricone pochi mesi fa è andato in pensione. È cambiato qualcosa? No, ma da ambienti della Finanza emerge che a volte gli encomi premiano i militari inseriti nella macchina amministrativa, senza cui neanche le indagini sarebbero realizzabili.
Lo scorso giugno dieci finanzieri di Pisa hanno ricevuto un encomio per aver coordinato “con determinata ed entusiastica partecipazione gli eventi legati alla svelatura e alla benedizione del cippo in marmo intitolato ai Finanzieri pisani caduti nell’adempimento del dovere”. Nulla in confronto ai 17 e 16 militari che a Bologna, rispettivamente nel giugno e nel dicembre 2016, sono stati premiati per aver fatto parte di un gruppo di lavoro che si è occupato della festa dell’anniversario della fondazione del Corpo: “Per il propulsivo contributo personale nelle diverse fasi e incombenze che hanno caratterizzato la predisposizione e la realizzazione della commemorazione”. Un successo ottenuto “in particolare grazie alla realizzazione di alcuni accurati e coinvolgenti videofilmati allestiti con materiale d’epoca”.
In tempi di proteste No vax la prevenzione è importante, sarà per questo che un finanziere-infermiere a L’Aquila è stato premiato per “l’esecuzione delle diverse e complesse fasi inerenti all’incorporamento e le vaccinazioni degli allievi marescialli”.
Conta il benessere fisico, ma anche quello spirituale, tanto da giustificare un encomio solenne a Roma (scorso luglio), per il “capo servizio assistenza spirituale di un comando regionale”. Un uomo dalle “elevatissime virtù cristiane” e “sorretto da eccelse doti umane” che “si adoperava senza risparmio di energie nel fornire sostegno morale e religioso ai militari e alle loro famiglie, contribuendo a infondere fiducia e serenità nel superamento di problematiche personali e familiari”. Più che un cappellano militare, sembra un santo.
Anche a Genova si pensa alle “condizioni di vita dei propri appartenenti”: encomio solenne “per la predisposizione di un’articolata attività logistica finalizzata a istituire una foresteria da adibire al personale in fase di separazione o divorziato”. Un obiettivo “di straordinario rilievo in tema di benessere del personale” che contribuisce “ad accrescere il prestigio e l’immagine del Corpo nella sua capacità di corrispondente all’esigenza di accrescimento e di progresso delle condizioni di lavoro e di vita dei propri appartenenti”.

Insuperabile, infine, il tenente colonnello di Bari che, evidentemente colpito dalla propria attività di studio, si è autoconcesso un encomio, a sua firma.

Serve altro?



giovedì 24 agosto 2017

A proposito di Meeting


mercoledì 23/08/2017
Meeting, l’unica liturgia tra gli stand di Cl è il rito del potere (e la App gay)

di Daniela Ranieri inviata a Rimini

Purtroppo arriviamo che è già finita la Santa Messa officiata dal vescovo di Rimini nell’Auditorium Intesa Sanpaolo. E anche il saggio di arti marziali-taiji a cura dell’associazione taoista Tienli di Modena. Qui alla Fiera di Rimini, nel primo giorno del 38º Meeting di Comunione e liberazione, si attende l’intervento del presidente del Consiglio Gentiloni, quando, nella cerimonia del consenso reciproco, il rito del potere che rende omaggio a Cl avrà ufficialmente inizio.

Metal detector e tunnel a raggi X come all’aeroporto accolgono i visitatori; le borse delle signore vengono perquisite a occhio da poliziotti armati. Veniamo intruppati dal servizio d’ordine in un percorso semi-obbligato tipo Ikea, destra o sinistra; al centro, tutto giallo e circolare, campeggia il tempio di Eni, partner ufficiale del Meeting: signorine bionde insegnano ai bambini a incastrare tubature di plastica colorata, hai visto mai da grandi vogliano fare i manager di contractor per gasdotti tra Egitto e Russia. Palloncini gialli col cane a sei zampe appesi ai passeggini tengono buoni i pargoli e diffondono gratis il verbo del Capitale per tutta l’immensa struttura. L’Auditorium Intesa Sanpaolo trabocca: giapponesi griffati Gucci, uomini di mezz’età con pinocchietti e marsupio, funzionari Onu, Maurizio Lupi, Luciano Violante, sandali. Occhiali: in tartaruga, neri tipo pentapartito o, più smilzi, tipo hipster di Corso Como. Età media, 40 anni: numerosissimi prelati in clergy e frati in saio e smartphone sono compensati da un esercito di volontari, hostess in gonna blu e camicia bianca, addetti alla security in efflorescenza acneica post-puberale. In prima fila, i poteri molto forti: abiti sartoriali, qualche camicia bianca neo-lib tipo Leopolda, anche con sciancratura in vita da ottico in centro o intermediario Tecnocasa. I posti riservati annoverano tutti presidenti di qualche cosa: Tv pubblica, commissioni parlamentari, associazioni di categoria, ma soprattutto fondazioni, quelle entità dello Spirito sostanziato in intese immateriali e perciò metafisiche.

La rottamazione è stata rottamata

La ridefinizione del gruppo etnico che si coagula attorno a Cl durante l’annuale rito di riconoscimento collettivo è incessante, e nel 2017 si incarna nella figura della transizione. Manuale di Lévi-Strauss alla mano, il pensiero tribale ciellino “sfarfalla”, attualmente, dal renzismo come subcultura effimera a un sentimento di moderazione inclusiva ma identitaria, orgogliosamente tradizional-futurista, incentrata sul mito della ricostruzione. La rottamazione è stata rottamata. Lo slogan di quest’anno è una frase del Faust di Goethe che l’anno scorso avrebbe potuto essere scambiata per una fascetta di Recalcati: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. Qui, oggi, per padri non s’intende i “babbi”, e l’eredità non è quella su cui B. prometteva di non far pagare la tassa di successione. Qui s’intende i padri della Chiesa, della Patria, del Pensiero. È tutto serio, istituzionale, una scelta decisamente anticiclica (basti dire che l’anno scorso c’era la Boschi: arrivò, vide la sala semivuota, se ne tornò a Roma con la motivazione che occorreva la sua presenza per l’emergenza terremoto, che però c’era stato nella notte).

La metamorfosi dei potenti

Non è il Meeting che si trasforma a mimesi del potere: è il potere che si informa, come l’acqua in una brocca, allo Spirito del Meeting. L’alito del Tempo spira in una sola direzione: sta alla politica mettersi sulla sua scia. Renzi qui è stato nel 2015 (“Esperienza profonda”), nell’anno d’oro dei Brunello Cucinelli e Nerio Alessandri, amicissimo di Renzi e capo della Technogym (sui cui tapis roulant il rotondetto premier si faceva fotografare ansimante), ma andò a fare campagna per il Sì, cioè per se stesso, dopo aver snobbato il Meeting l’anno prima: cose che qui non si perdonano. Al referendum i ciellini sono andati in ordine sparso, qualche Sì (Lupi), un Sì poi virato in No (Formigoni), molti No, specie fra i giovani. Ci si ricorda di quando qui passava B. (anno 2006), che cercava di reclutare giovani per i suoi circoli Azzurra libertà; i ciellini gradivano, a onta dello stridore tra il movimento tutto Dio, Chiesa e famiglia fondato da Don Giussani e le lusinghe serpentine dell’utilizzatore finale di prostitute (“Il Meeting s’è afflosciato”, scrisse perfidamente Edmondo Berselli). Sui due maxi-schermi, la prima fila vip ascolta come a Sanremo il messaggio inviato da Mattarella, la solita centrifuga anodina e tautologica di libertà, fare storia, giovani artefici della trasformazione, preparare il domani, forze vive e lungimiranti, alzare lo sguardo, progettare il futuro.

Gentiloni, leader-non leader (come certi saponi-non saponi), calibra il suo intervento sul leitmotiv del Meeting: calo demografico contro rinascita grata al passato (“Le radici devono guardare al futuro”, dice tarando la voce sulla modalità “titolo di agenzia”, e la sala freme di approvazione). Poi snocciola un discorso democratico cristiano lenitivo, esibendo il circolo totemico dell’“identità minacciata” e del “sentirsi italiani”, senza scordare “i muri” (stra-citati ovunque, dai pannelli in cartongesso alle brochure, veri spiriti maligni del luogo). Cita Bauman, Orwell, Seneca; promette inasprimento del Jobs Act (“anche per gli autonomi”); critica i banchieri che guadagnano milioni (“Mi vergogno per il pianeta”), nell’auditorium intitolato a una banca. Il pubblico applaude di cuore.

Il rito propiziatorio e lubrificante

Qui chiunque comandi viene applaudito. Non per cortigianeria, al contrario: per una sorta di investitura liturgica. Il potere è performance in sé, ma non è sufficiente esserne detentori. Per meritarlo, occorre che si compia il rito dello scioglimento e della coagulazione, in cui “l’amicizia fra i popoli” si afferma come confidenza tra potenti e aspiranti tali; un grande rito propiziatorio in cui si lubrificano entrature e prossimità e si saldano affinità e interessi.
Gli sponsor qui hanno il ruolo che il coro ha nelle tragedie greche: sottolineano il racconto, lo approfondiscono, lo traducono; impunturano il percorso dove gli attori (le merci fisiche e immateriali) si esibiscono nella loro immanenza, sovrastandoli col loro mito: il Potere. I mercanti non sono solo a loro agio nel Tempio: sono la Verità. Nel santuario Eni si regalano questi braccialetti brandizzati, rossi, gialli e blu, con slogan “L’energia è una bella storia”. Alle piscine sud, Enel ha organizzato un autoscontro di macchinine-pedalò sulle quali bambini non sorvegliati imparano i principi della competizione a cui sarà improntata tutta la loro vita. Dalle casse risuona Despacito a un volume da Baia Imperiale, mentre lo stand di Radio Maria trasmette in diretta come si vive un’esperienza di fede. Allo stand Intesa Sanpaolo poltrone-trottola attira-bambini sono prese d’assalto. Sotto i pilastri delle piscine inguainati in banner Carrera jeans e Poste italiane, si prende il sole e si legge Avvenire e Camilleri.

Meglio Wojityla che papa Francesco

Fila da saldi allo stand Led & display: orologi digitali e scritte di luce da 2 euro a 1.200 + Iva per un’insegna a 4 righe e 7 colori. Da un negozio di scarpe risuona un tamarrissimo rap napoletano, mentre incassate nel perimetro murario, messe ai margini dagli sponsor multinazionali, si snodano “le piccole realtà imprenditoriali” elogiate da Gentiloni. Rassicurante, da festa in parrocchia, l’accumulazione caotica; leggera l’euforia economica; blanda la liricità retorica. Il sintagma-richiamo “equo-solidale” è del tutto depoliticizzato, in mezzo ai fumi densi delle friggitorie e agli stimoli reclamistici da poesia di Palazzeschi: Sapone Marino, Specialità calabresi, Delizie del Marchesato Fratelli Pellizzi, Cuscini Arcangelo Gabriele. Allo stand sulla sicurezza stradale di Ania si fa il check up dell’udito, della vista, del cuore e dei riflessi. Tra gli sponsor, la Regione Lombardia: Maroni ha regalato di tasca nostra 130 mila euro per celebrare l’inserimento delle fortezze bergamasche tra i siti Unesco (una brochure extralusso illustra epicamente l’evento). Ogni dieci passi si viene fermati: chi tenta di vendere il biglietto della lotteria (primo premio un MacBook Air 13 pollici, secondo un iPhone); chi invita al banco delle sottoscrizioni (i fundraiser hanno magliette gialle, sorrisi da commessi della Rinascente e contano di raccogliere 300 mila euro per la prossima edizione); chi distribuisce dépliant per gli spettacoli serali. Copie di Avvenire gratis ovunque, avvolte dentro il quotidiano del Meeting come un tempo i giornaletti porno dentro il Corriere. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dice al giornale che è lecito “sperare in una vera e propria ripresa” e anticipa che “l’economia migliorerà gradatamente”. Pensare che il Centro Studi Confindustria aveva previsto che con la vittoria del No lo spread sarebbe salito, gli investimenti calati del 17%, il Pil del 4%; ci sarebbero stati 600 mila posti di lavoro in meno e 430 mila poveri in più. Più che Bergoglio, è sovraesposto Wojtyla: ritratto su pannelli in tessuto insieme a Franco Frattini, su magneti per frigo, su libri da consultare, tra saggi che criticano la globalizzazione con juicio. Il Coca Cola Sport Village è meno frequentato di quello della Compagnia delle Opere, braccio imprenditoriale di Cl dominante negli ospedali. Gli stand alimentari sono un ibrido tra quelle delle feste dell’Unità e quelli delle fiere di fitness-body building: dietro ai banconi Street food, Il marinaio, il salumiere, Kebab, Pizza leggera, Piadina, ragazzetti alacri servono famiglie insieme a preti anziani privi di pass (qui se hai un pass non sei nessuno, avere un pass è segno di non appartenenza, di diversità antropologica, di concessione burocratica: né popolo né élite, sei al massimo un tecnico, alla peggio un giornalista). Quando passa un ministro, circondato dallo stuolo di uffici stampa, segretari, giornalisti organici, una testuggine di giovanissimi volontari gli si chiude attorno, in una catena umana marciante contro eventuali attentatori dell’Isis e non. Poca gente tuttavia segue Delrio nella sala Illumia Luce e Gas; e c’è anche caciara nelle retrovie. Insieme a Autostrade per l’Italia, architetti e assicuratori, si parla del post-terremoto. Si apprende che tutto è stato ricostruito: strade, case; ma nessuno dei relatori vuole essere ringraziato: “È tutto doveroso”. Torna a furor di popolo di Cl il mito del “fare”. Il rito del potere che porta oro, incenso e mirra a Cl si esplicita tra Struttura e Sovrastruttura, calce e Provvidenza. Si parla di “prevenzione sistemica”, “messa in sicurezza”, “strategia del rischio”. Delrio, neocatecumenale piuttosto che ciellino, getta lo sguardo oltre i cieli degli stand della Zurich.

 L’incrocio tra mantra e Alleluia

Folla all’incontro col maestro buddista Shodo Habukawa, “amico intimo e misterioso di Don Giussani”. Monaci in viola recitano un mantra che riempie la sala Illumia, poi lanciano fiori di loto “per purificare il luogo”. Dalle prime file un’avanguardia tipo buffet di matrimonio a Portici si accalca verso il palco, mollando gli smartphone e le dirette Facebook per accaparrarsi i petali, giacché, pare, chi se li aggiudica “è avvolto dal mistero”. Un coro cattolico attacca un Alleluia che si mischia ai mantra, in un’angelica sinfonia un poco da mal di testa. Sotto la custodia di Dio, si cerca lo spazio riservato al Movimento per la vita Pro-life, che lotta contro l’aborto, la contraccezione, l’eutanasia, il “gender”, qualunque cosa esso sia. All’ultimo Family day i vertici di Cl hanno lasciato libertà di partecipazione, forse per via delle aperture bergogliane del “chi sono io per giudicare un gay”, forse per l’intervista che il presidente della Fraternità di Cl Juliàn Carròn rilasciò al Corriere in merito alle unioni gay, caratterizzata da una ponderata ambiguità (“La questione è quale riconoscimento dare”). Tuttavia, un migliaio di ciellini manifestarono contro il ddl Cirinnà.


Grindr, la app-radar per incontri gay, segnala che nei paraggi ci sono utenti disponibili: “Bsex sposato” è a 100 metri da noi (la fiera è immensa); “Montami” a 150, un 50enne di Imola dice di lavorare a uno stand, poi s’insospettisce e scompare; un 19enne è a pochi metri: contattato, pretende incontri endogamici (“Dimmi che sei un omosessuale ciellino ti prego”). I giovani della security indossano t-shirt sponsorizzate dalla Tre con scritta The future you want. Interrogati sul futuro che vogliono, rispondono che vogliono salvezza e lavoro, che qui come noto coincidono. Non dicono cosa votano nemmeno se glielo si chiede dieci volte. Si vedono alla mattina presto, prima dell’apertura, per recitare l’Angelus; poi provano luci e microfoni, in un’alacre attività scoutistica. Sebbene alcuni abbiano appena superata la maggiore età, tutti sembrano avere già un passato. Gli brilla negli occhi la fede, luminosa quanto i faretti dell’Enel sull’acqua delle piscine, verso sera. È loro il Regno dei Cieli.

Articolo


Sempre la migliore! 

giovedì 24/08/2017
ANTICIPAZIONE -
Sorrentino a caccia di olgettine, ma B. non si cura di “Loro”

di Daniela Ranieri

Se come crediamo Berlusconi vincerà le prossime elezioni, da solo o in coalizione o per mezzo di qualche alambicco nazareno, il film di Paolo Sorrentino intitolato Loro, dal cui set ieri sono uscite le prime foto, sortirà un effetto iper-straniante. Quel che credevamo ormai consegnato al sabato sera della Repubblica e agli archivi del kitsch, del trash, e in definitiva della storia del circo italiano, tornerà sdoppiato, sullo schermo e nella realtà, col primo che, come sempre quando si tratta di B., arrancherà dietro alla seconda come Achille con la tartaruga.

Le foto dal set diffuse dall’Ansa sono un’epigrafe promettente: ragazze acchittate in quella mise che ha superato ampiamente il sottile crinale tra l’essere provocanti ed esercitare la professione del meretricio, contemplano il Foro romano; e già qui rileviamo che la realtà era di gran lunga più ingegnosa, ricordando che B. faceva esplicita richiesta al fornitore Tarantini che le ragazze scaricate a carrettate a Palazzo Grazioli indossassero tubini neri discreti e scarpe col tacco basso, neanche dovesse scritturarle per condurre il pomeriggio di Canale 5.

È che quel che i semiologi chiamano détournement (spostamento, deviazione), cioè il prendere i codici della catastrofe estetica che è stato il berlusconismo per usarli in chiave critica, con B. e il suo mondo non funziona. Perché questi sono stati già iper-reali, sono già passati attraverso la sua Tv che ne ha amplificato la potenza, e soprattutto perché proprio in quella catastrofe ha sempre risieduto la forza personale, politica, immaginifica ed elettorale di B.

Non è un caso se da genio dell’immagine qual è, lui abbia accettato di buon grado di incontrare il regista mettendogli a disposizione le sue case come location. Lui sa che la sua audience, educata nello sguardo e nel giudizio da 23 anni di videocrazia, non sarà in grado di cogliere lo “spostamento” e si fermerà al primo livello dello “specifico filmico”: quello in cui B. è stato ed è talmente importante per la storia nazionale da meritare un film-biografia. Dunque da tornare a condurre i giochi di una politica a buon bisogno ridotta peggio di quando c’era lui. B. non ha paura del suo fantasma cinematografico perché nessuna ricostruzione, verista o “spostata”, delle sue malefatte può raggiungere il vero. Niente sarà infamante o calunnioso, per uno che la cronaca nera la produceva. Così mentre Sorrentino racconta da par suo cosa è stato B., lui, imprendibile, è già avanti, e si fa fotografare in un prato mentre allatta agnellini, poi in un McDonald’s con lo sguardo alienato da sciantosa di Toulouse-Lautrec, poi al compleanno della Pascale, davanti a una torta della Disney che da sola, più della frode fiscale allo Stato, in un Paese civile gli sarebbe valsa la galera.

Ovviamente tutti ci domandiamo se vedremo il bunga-bunga, o il suo simulacro caricaturizzato e grottesco (nel caso Loro avrà le stesse atmosfere de Il Divo): sarebbe come, finalmente, scassinare l’ultimo tabù e buttare giù la porta nella cui serratura lui ci ha costretto a guardare per anni, condividendo il suo stesso voyeurismo (ma già fece luce a Un giorno in pretura il diario di Iris Berardi, minorenne nel 2008: “Le ragazze fanno un balletto attorno al palo, si spogliano e nelle chiappe hanno scritto abbiamo voglia di pisellone”). Origlieremo ancora le telefonate alla D’Addario, quelle tra le ragazze su tariffari e regalie, quelle di Tarantino e Lavitola su colui che chiamavano “Nano maggiore”, “Quello là” e “Verme marcio”. Ma confidiamo che il sesso berlusconiano, invero tra le cose meno sessuali della storia della sessualità umana, non sarà il centro di Loro. Vedremo i personaggi secondari della pochade – Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti, Ruby Rubacuori, l’avvocato Ghedini (che coniò l’espressione “utilizzatore finale”), marionette di un Goldoni pecoreccio/poliziesco ambientato tra Arcore e Villa Certosa, un po’ la Villa Adriana del XXI secolo, col vulcano e il mausoleo. Speriamo non manchino i dettagli barocchi, i menu tricolore imposti alle olgettine, i gioiellini di marca Recarlo anch’essi coi colori della bandiera (quando uno alla Patria ci tiene), tutto il Walhalla geriatrico-sanitario e para-carcerario dei servizi sociali, i due cancri sconfitti a reti unificate, lifting, prostatiti, uveiti, tendiniti, malori da comizio (“colpa della sinistra”), lanci di duomi in faccia con ostensione del volto insanguinato, la sua Sindone mediatica. Se B. non vincerà, il film ci farà capire meglio chi è stato. Se vincerà, capiremo meglio chi sono gli italiani.

Nell'espressività


Lo conosco da tanti anni quel signore che abita nel mio palazzo, una persona veramente per bene, avanti negli anni, claudicante, sorretto da un bastone, il passo incerto, le gambe provate dal tempo, inarcate quasi a cercar aria per proseguire nel cammino, l'aria spesso assorta, la bocca quasi sempre aperta configurante un'espressione strana, tra il serio ed il faceto, l'arrancare nell'apprendimento, la sordità avanzante, i movimenti moviolati quasi ad annunciar la resa.
L'ho intravisto l'altra sera seduto su una panchina per guadagnar frescura. Parlava con un uomo prossimo al viandante, mal curato, capelli trasandati il quale, mentre transitavo vicino a loro, gli diceva "la morte non deve far paura. Dopo la morte c'è sicuramente un'altra vita!" e il mio condomino ad annuir di testa, con faccia slargata, occhi lucidi e pregni di lacrime pronte ad irrorare il viso, i movimenti acconsenzienti della testa trasmigravano la sensazione di speranza, di arsura di certezza per una continuità di chi, vedendo appassire i giorni, arde nel credere ad un secondo tempo, a detta di molti, migliore del primo.
Vedere quel volto rigato dall'ineluttabilità, dal cedimento di antichi ed ancorati convincimenti, nel crinale sempre più irto e sottile preannunciante una prossima interminabile caduta verso il mistero, osservare il velo degli occhi stanchi, trasognante un abbraccio sperato in millenni da spiriti salubri, udirne il ronzio generato dallo sforzo mentale e corporale per immaginarsi qualcosa di pacificante, di addolcente e ristoratore, per calmare l'ansia del futuro sempre più presente, scatenante la domanda ronzante in ogni uomo: "possibile che tocchi a me?"
Quel viso tendente al positivo ma non scartante paure e tremori, quello sguardo focalizzante ciò che il vissuto obnubila con ogni artificio, a volte squallido, a volte demenziale, che lo stordimento odierno posticipa in un infinito che non esiste, mi gratificano nell'averlo conosciuto, personificazione di me stesso allorché, a Dio piacendo, tasterò l'aria pesante della partenza, l'attimo sensoriale agghiacciante simile all'alzarsi in treno per preparare i bagagli, visto che i sensi staranno confermando l'approssimarsi della stazione d'arrivo. Prometto che penserò a lui, alla sua espressione ricercante l'oasi della consapevolezza di una trasformazione in un vuoto pieno, in un buio spazzato dalla luce, nel mistero iniziato già qui, da questa meravigliosa e tremolante vita.      

In memoria



mercoledì 23 agosto 2017

Dialoghi






Al peggio...


mercoledì 23/08/2017
LO SBERLEFFO
Aperitivo rovinato per Rocco Barocco

La tragedia del terremoto di Ischia? Un’invenzione dei media, secondo Rocco Barocco (all’anagrafe Antonio Muscariello, prima del cambio di nome) stilista e imprenditore che sull’isola, dove è cresciuto, ha diversi interessi (ha aperto un albergo di lusso con annessi boutique monomarca, bar e ristorante). E guarda caso riduce la scossa che ha provocato due morti e decine di feriti a un “simpatico, piccolo tuono durato pochi secondi”: “I giornalisti della tv stanno dando troppa enfasi, mi sembra davvero esagerato far vedere continue tragedie. Non è giusto rovinare un’isola che dal punto di vista turistico era tornata agli splendori degli anni Sessanta”. Lui, del resto, pare più turbato dall’interruzione dei suoi piaceri quotidiani che dalle vittime: “Stavo bevendo un aperitivo – racconta all’Ansa – quando c’è stata la scossa leggerissima e neppure sulla terraferma, di pochi secondi”. E dà la sua versione anche sulla morte delle due signore: “Non sono state uccise dalle macerie, ma hanno avuto dei malori e le case crollate purtroppo saranno state fatiscenti”. Giusto: per affrontare serenamente il terremoto bastava alloggiare nel suo hotel a 5 stelle.

Parole parole parole!



Grande articolo!


Lorsignorri

di Marco Travaglio

Farà piacere alla Nazione tutta, e dunque anche ai nostri lettori, apprendere che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appresa la notizia della tragica fatalità sismica che ha colpito proditoriamente e inaspettatamente l’isola di Ischia, ha prontamente chiamato i sindaci di Casamicciola e Lacco Ameno, i comuni più colpiti, per esprimere “il cordoglio per le vittime e la solidarietà e la vicinanza alla popolazione colpita dal terremoto”. I primi cittadini, riverenti e deferenti, ma soprattutto ignari dell’abusivismo selvaggio nei rispettivi comuni, “hanno manifestato l’apprezzamento e la riconoscenza per i soccorsi tempestivi ed efficienti”. Al che il capo dello Stato, visibilmente commosso – a quanto riferiscono fonti del Quirinale – “si è impegnato a visitare, quando possibile, i comuni colpiti e ha assicurato la sua attenzione per la ricostruzione”, non senza “condividere l’apprezzamento per Protezione civile, Vigili del fuoco, Forze dell’ordine e di tutti coloro che si stanno prodigando con abnegazione e professionalità per l’opera di soccorso” e “far giungere un augurio particolare ai fratellini estratti dalle macerie con grandi complimenti alla squadra dei soccorritori”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dal canto suo, essendo un tipo sveglio e soprattutto giovane, ha twittato con agile gesto quanto segue: “L’Italia si unisce nel dolore per le vittime e nella solidarietà. Siamo tutti a fianco delle forze impegnate nei soccorsi”. 

Non poteva mancare, nel coro delle prefiche, la voce tonante del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha invitato a rinviare le polemiche ai prossimi giorni (ci farà sapere lui quali saranno i più indicati), perché “questo è il momento di salvare vite, non di altro. E sul fronte dei soccorsi stiamo producendo insieme a tutte le forze dell’ordine e alle istituzioni nazionali e locali il massimo sforzo. Bisogna mantenere i nervi saldi. Ci saranno da domani anche altri problemi, adesso bisogna affrontare l’emergenza”.
Parole sante, a riprova del fatto – ove mai ve ne fosse il bisogno – che l’Italia in generale e la Campania in particolare sono in ottime mani. 
Confrontando i messaggi delle Massime Autorità dopo ogni terremoto, alluvione, frana e disgrazia assortita, ci sorge il sospetto che ogni presidente, premier, governatore e sindaco tengano nel cassetto un comunicato prestampato, ereditato dai predecessori e lasciato in giacenza ai successori, buono per tutte le catastrofi e infatti sempre uguale. Mancano solo il luogo e la tipologia del disastro, che il governante pro tempore deve sforzarsi di compilare negli appositi puntini di sospensione.

Unica eccezione, in 72 anni di Repubblica, il discorso di Sandro Pertini sui ritardi nei soccorsi ai terremotati dell’Irpinia, nel 1980. Per il resto, le rituali lacrime di coccodrillo, le solite pietose bugie sulla tragica fatalità che non si poteva prevedere né evitare (la parola prevenzione è severamente vietata nel vocabolario dei politici italiani), i consueti falsi giuramenti di “mai più condoni” e gli immancabili annunci di immediata e completa ricostruzione con procedure – ci mancherebbe – più snelle e trasparenti, immancabilmente seguiti da decenni di macerie & retate. Nel 1985, cinque anni dopo il disastro in Campania, il governo Craxi vara il primo mega-condono edilizio. Risultato: 1 milione di nuove case abusive in 10 anni. Nel 1994 il primo governo Berlusconi riapre i termini della maxisanatoria, mascherata da “Misure di razionalizzazione della finanza pubblica”. E giù nuovi abusi à gogo (quasi una nuova casa fuorilegge ogni tre nel primo anno, in seguito e tuttoggi una su sei o sette). Intanto nuovi terremoti di media entità fanno danni di enorme gravità anche grazie ai condoni: Umbria 1997 e Molise 2002. Puntuale, nel 2003, ecco un nuovo condono del governo Berlusconi-2, travestito da “Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici”. Nella primavera del 2009 si discute del “Piano casa”, ultima trovata di B. per consentire agli italiani di ampliarsi la casa in barba alle norme antisismiche, norma frettolosamente ritirata in aprile, causa il devastante terremoto d’Abruzzo: quasi una vendetta di Madre Natura, purtroppo a danno di 308 innocenti, mentre i politici colpevoli si pavoneggiano facendo passerella su cadaveri e macerie.

Ma la lezione non basta: nel 2010 la solita manina tenta (fortunatamente invano) di infilare un altro condono nel Milleproroghe di fine anno. Nel 2012 tocca all’Emilia e nel 2016 al quadrilatero Lazio-Umbria-Marche-Abruzzo con epicentro Amatrice. Anche lì cordoglio, ricostruzione subito e mai più condoni. Infatti ecco il nuovo condono mascherato del ddl Falanga (fortunatamente arenato in Parlamento). E la legge regionale della Campana di don Vicienzo De Luca, che allunga i tempi delle demolizioni: il governo Gentiloni la impugna dinanzi alla Consulta e il 13 agosto il Masaniello de noantri lo sfida a mandargli “l’Esercito, il Genio Militare, i Provveditorati alle Opere Pubbliche per le immediate demolizioni”. Un governo serio chiederebbe le immediate dimissioni del governatore sedizioso e un partito serio lo espellerebbe su due piedi. Invece non accade nulla. O meglio, otto giorni dopo arriva il terremoto in uno degli epicentri mondiali dell’abusivismo: Ischia. L’isola che investigatori come il pm napoletano Henry John Woodcock e il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto avevano tentato di riportare a un minimo di legalità, pagandone le conseguenze del caso. Cordoglio, ricostruzione subito, mai più condoni. E niente polemiche, ci mancherebbe, per non disturbare i politici nelle loro due specialità: contare i morti e organizzare le esequie.




martedì 22 agosto 2017

In effetti...


Bello che una non diplomata proponga l'estensione dell'obbligatorietà agli studi a diciott'anni!

Per ridere un po'



Rivelazione



Articolo


martedì 22/08/2017
Forzisti da sbarco

di Marco Travaglio

E niente, è più forte di me: da quando ho letto sul Corriere che “tanti parlamentari, immaginando Berlusconi in Sardegna, hanno affittato ville o barche in zona sperando in un invito a La Certosa”, non faccio che pensare a loro. E naturalmente a Lui che, cattivissimo come solo i nani sanno essere, detesta tutte le sue creature e, pur di non vedere mai più quell’orda di parassiti forforosi, sudaticci e alitosi, se ne sta asserragliato ad Arcore (dove nessuno lo fotografa e può evitare di montarsi ogni mattina quella calotta catramata che lui chiama capelli), con qualche puntatina a Merano per darsi una sgonfiata (dove ogni tanto si scorda il toupet sul comodino, accanto alla dentiera, e qualcuno lo selfa senza). Sono giorni che cerchiamo di dare nomi e volti a questa drammatica, abissale involuzione dell’homo sapiens; a questo estremo anello della catena darwiniana in retromarcia; a quest’infimo stadio di degradazione della specie umana; a quest’ultimo grado di abiezione della servitù volontaria che, al confronto, fa di Fantozzi un hombre vertical: il parlamentare-postulante da diporto, da riporto e da asporto, ma soprattutto da sbarco, che si rovina le vacanze e il conto in banca pur di incrociare le acque abitualmente solcate dal Padrone, nella speranza di un avvistamento, un abbordaggio, un invito a cena, anche soltanto un saluto con la manina, una barzellettina a distanza da ponte a ponte, un impieguccio servile che agevoli l’agognata ricandidatura. Quando si dice l’“emergenza sbarchi” dei “migranti economici”. Scene di sudditanza che avrebbero indotto persino Sordi e Villaggio alla resa.
In Una vita difficile, il segretario tuttofare Silvio Magnozzi (Alberto Sordi) asseconda in tutto e per tutto il suo capo, il commendator Bracci (Claudio Gora); ma alla fine, quando quello lo umilia davanti a tutti spruzzandogli in faccia un intero sifone di seltz, si ribella e lo getta in piscina con un ceffone. Più confacente al tragico destino dei nostri parlamentari acquatici è Fantozzi contro tutti, dove il ragionier Ugo e Filini (“i miei cari poveracci, disgraziati, inferiori”) vengono democraticamente invitati dal Mega-Direttore Magistrale Marchese Duca-Conte Piermatteo Barambani Megalom a una crociera sul suo yacht nel ruolo di mozzi di bordo, fasciati in livree marinare con su scritto “Il Bracciante”. Ecco, lì i nostri aspiranti ricandidati – ove mai s’imbattessero nello yacht del Cainano, o anche solo di uno dei suoi numerosi famigliari - sarebbero perfetti. “Onorevole Bacherozzi, cazzi quella gomena!”. “Tiro al piattello! Senatore Pupazzi, mi dii lo score!”.
Il guaio è che, al momento, Villa La Certosa è desolatamente deserta. I forzisti granturismo ne perlustrano le acque giorno e notte, anche con l’ausilio di apposite lampare noleggiate dai pescatori del luogo: vedi mai che il Mega-Leader sia giunto nella magione estiva di soppiatto, per sfuggire ai loro arrembaggi. I natanti sono muniti di speciali rostri modello galeone da pirati dei Caraibi, per agevolare – in caso di avvistamento – l’aggancio al Mega-Panfilo. Ma ogni sforzo è stato vano. “Ancora niente, onorevole?”. “Macché, senatrice, anche oggi non si batte chiodo”. “Maledetto, ma che ci troverà nella Brianza? Con quel che mi costa questa vacanza, mi sono già giocato tre vitalizi in un mese!”. I più sleali, per portarsi avanti col lavoro e con la prua, si svegliano all’alba e beccheggiano sotto la scogliera della Mega-Reggia, in corrispondenza del leggendario tunnel scavato nella roccia, ovviamente abusivo ma coperto da segreto di Stato, che ospitò negli anni d’oro l’amico Putin con flotta di cacciatorpedinieri russi incorporata. Poi, armati di potenti teleobiettivi, guardano in su nella speranza di notare qualche movimento fra i cespugli e i mirti. Ma al momento, a parte il piccolo Luigi B. che limona con un amico, nulla di interessante. I più spregiudicati, giunti in prossimità della Versailles cainana, fingono incidenti al largo appiccando incendi dolosi ai loro yacht o bucandone gli scafi col cavatappi, per stanarlo con l’arma della compassione. Ma invano.

I più sfigati si lanciano in mare aperto su canotti, gommoni, pedalò, mosconi, canoe e zattere di fortuna, per far leva sul suo proverbiale buon cuore. Ma alcuni sono stati respinti sugli scogli dalla security, altri li hanno salvati contro la loro volontà le navi di alcune Ong fuori rotta dal canale di Sicilia e consegnati alla Guardia Costiera libica (ora sono rinchiusi nei campi profughi tripolitani, dove tentano di convincere i rudi militari del loro status di parlamentari della Repubblica Italiana, con esiti deludenti: “Impossibile, nemmeno i nostri deputati sono ridotti così…”). I più facoltosi e pacchiani affittano dai due ai tre villoni pro capite a Porto Rotondo e li riempiono di squinzie rigorosamente minorenni per fare da esca, aspettando che si sparga la voce e Lui abbocchi. Qualcuno addirittura noleggia Canadair sottratti all’emergenza incendi per lanciare su tutta la Costa Smeralda ammiccanti volantini con un unico, inconfessabile destinatario: “Grande festa danzante a due passi da Villa La Certosa: è gradito l’abito succinto, astenersi anziane ultradiciottenni”. Ma niente da fare. Ora, siccome la riapertura delle Camere si avvicina, i più lesti hanno già invertito la rotta per imbarcarsi chi nel Lambro, chi nell’Olona, chi nei Navigli e veleggiare in direzione Arcore. Infatti B., per non vedere i suoi cari inferiori neppure in lontananza, ha subito fatto le valigie e raggiunto in elicottero una località sconosciuta, travestito da vecchietto (cioè al naturale). Fonti non confermate giurano di avergli sentito sussurrare alla partenza queste poche, amare parole: “Forza Italia è una cagata pazzesca”.

Sta finendo l'estate


Sembra una frase banale ma i segni che la stagione estiva volga al tramonto non sono atmosferici: come tutti gli anni infatti a Rimini è iniziata una delle più grandi fiere affaristiche italiane, il Meeting dell'Amicizia ciellino. Ieri ha parlato il premier Gentiloni e nei prossimi giorni si succederanno politici, boiardi e capitani d'industria, tutti dediti ad una mercificazione estrema degli affari. 
Cercano visibilità soprattutto i primi, i nostri amati politicanti che, fremendo, intravedono l'ennesima corsa elettorale con il solito canovaccio: promesse poco credibili ma alla fine credute, per l'ennesimo giro sulla giostra della casta inamovibile. 
Altro segno: sta tornando. Lo sento e lo intuisco dal fremito interiore di misto sdegno e riprovazione. Sta tornando per rifarsi gli affaracci suoi. Il Pregiudicato è nuovamente in ballo, essendo stato sdoganato da tutti noi, incredibilmente con la memoria corta. Vedrete a breve Mediaset intrallazzare con Telecom e Vivendi per un nuovo rilancio mediatico e quindi di potere. 
Non vi basta? 
Partono le anteprime dei nuovi, uguali da decenni, programmi autunnali che penso, e badate bene non credo alle scie chimiche, strutturati per rimbambirci ulteriormente al fine di lasciare strada libera agli ecomostri travestiti da amministratori delegati in connubio con la pletora di nullafacenti camuffati da politici; grandi fratelli, isole misteriose, il che tempo che fa del plurimilionario Fazio con la lingua più avviluppante del creato, i cuochi sfarzosamente farciti, le serie tv dove il buono è colui che combatte i cattivi che poi identifichiamo con chi arriva disperato in cerca di vita, i tg di stato ripuliti dall'opposizione per stendere il tappeto rosso al Bullo toscano fremente di tornar a schiacciare bottoni. Mi chiedo come potrà mettere in cattiva luce Gentiloni che, silente, sta portando la nave a non cozzare contro gli scogli e gli iceberg posizionati ad arte da chi spasima nel ritorno. Staremo a vedere. 
Altro spunto: la stampa prona ha già iniziato a prepararci, come un tempo la nonna ci annunziava a buone parole e con carezze e caramelle, l'arrivo della suppostona. Stanno, con grandi voli pindarici, inculcandoci la prossima manovrina, che si rivelerà una dannatissima scure sui servizi essenziali per molti e, così prevede il copione, verrà celebrata come una grande festa allorché i tromboni annunceranno a squarciagola che le tasse non saranno aumentate, come aver più tickets medicinali da pagare, o le mense scolastiche più care, o la benzina elargita come oro, o la mancanza di assistenza a disabili ed anziani possa essere intravista come la manna piovuta dal cielo.
Fidatevi! L'estate sta finendo... 

Bravo Michele!



lunedì 21 agosto 2017

Accade anche questo



La foto spiegata


    Luce sulla foto di Forte dei Marmi. Con tanta tristezza e preoccupazione. Sono tanti. Forse troppi.


Gli odiatori che scambiano due leggende per migranti
MAURIZIO CROSETTI per Repubblica

LA STORIA / LA FOTO VIRALE DI SAMUEL JACKSON E MAGIC JOHNSON SU UNA PANCHINA A FORTE DEI MARMI
Sono neri, stanno seduti a far niente su una panchina italiana (una nostra panchina!), dunque sono una vergogna. Forse, una minaccia. Passano sicuramente il tempo a spese dello Stato, allevando magari figli o nipoti potenziali terroristi. Come si permettono, via, sciò. Queste e altre reazioni razziste ha suscitato su Twitter e poi su Facebook una burla riuscita, che in apparenza racconta la solita vulnerabilità leggera dei social, ma in realtà rivela qualcosa di assai più profondo e grave: la psicosi dello straniero, il terrore del migrante, il tremendo pregiudizio che ancora cade addosso a chi non ha la pelle bianca, e siamo ormai nel 2017 in una delle più evolute (in teoria) società occidentali.

Il fatto è noto. Tutto comincia da una fotografia: il luogo, Forte dei Marmi; i soggetti, una leggenda del basket e una star di Hollywood. Si tratta di Magic Johnson e Samuel L. Jackson, cioè uno dei più grandi giocatori di pallacanestro di tutti i tempi e dell’attore che ha fatto più incassi ai botteghini nella storia del cinema, 7,42 miliardi di dollari in 68 film, con una nomination all’Oscar per Pulp Fiction. L’ex stella dei Lakers e l’icona di Tarantino se ne stavano allegramente seduti su quella panca al Forte, dopo un’estenuante sessione di shopping, come testimoniano le borse ai loro piedi, firmatissimi. Due miliardari a riposo, però neri. Migranti a sbafo? Di questi tempi, hai visto mai che qualcuno ci caschi. Se l’è detto Luca Bottura, autore comico piuttosto attivo sui social, che ha rilanciato la foto già postata da Magic Johnson e l’ha commentata così: «Risorse boldriniane a Forte dei Marmi fanno shopping da Prada coi 35 euro. Condividi se sei indignato! ». 
Centinaia di leoni da tastiera sono caduti nella trappola, ed era prevedibile. Ormai funziona così, prima si scrive (e si condivide, e si “cuora”) e poi si pensa. Ma il punto non è questo, il punto non sono i leoni sciocchi ma la ferocia della jungla, cioè una parte purtroppo non esigua del nostro paese. L’onda altissima di sdegno è andata avanti per ore, toccando abissi di miseria e vertici di comicità. 
A un certo punto Nina Moric, simpatie mai nascoste per CasaPound, si è aggiunta al coro su Facebook: «Vedere anche in località turistiche come Forte dei Marmi e Milano Marittima immigrati che bivaccano sulle panchine con i nostri 35 euro è veramente troppo». Non è dato sapere se dicesse sul serio, lei ha poi spiegato che stava ironizzando e comunque il caos si è ulteriormente gonfiato. Tantissimi odiatori hanno abboccato all’amo, svelando le loro più sincere e profonde pulsioni. Questo è il risultato di campagne d’opinione in totale malafede, populiste e volgari, che vorrebbero scambiare lo ius soli per un diritto di cittadinanza da concedere ai terroristi.
E siamo in Italia, non nell’Alabama del secolo scorso, ancora non abbiamo gli autobus con i posti riservati ai neri: noi siamo già oltre, se potessimo da quell’autobus li scaraventeremmo giù.
Per la cronaca, il cestista e l’attore sono in crociera su uno yacht da due milioni di dollari tra Capri e Portofino, e per festeggiare i suoi 58 anni Johnson ha speso 630mila dollari. Non sono bastati a sbiancarlo, ma siamo noi che dovremmo impallidire.

domenica 20 agosto 2017

Non può essere vero


Io mi auguro di tutto cuore che stia scherzando. Non posso credere che parli sul serio.


Giustizia dagli dei



Articolo da segnalare


Segnalo una lettera di un lettore, mio amico, sulla polemica sorta sulla triste vicenda dell'eccidio di Stazzema, pubblicata sul sito Città della Spezia

Sono totalmente d'accordo su quanto scritto.


Lettera su eccidio Stazzema

sabato 19 agosto 2017

Qualcosa non torna



No, qualcosa non torna. Da sempre non torna. 
Questi poveri idioti che hanno scatenato una strage sono troppo giovani per far quadrare il cerchio.
Dobbiamo necessariamente riaccendere la ragione per darci una spiegazione. Partendo da una certezza: la guerra provoca come sempre spaventosi arricchimenti. Lo sfruttamento di terre, la ricerca di conflitti per lucro, la categorizzazione di buoni e cattivi. 
E, soprattutto la mancanza di cultura, di sviluppo, di umanità. 
Se giovani come questi buttano la loro vita come spazzatura per un fine religioso apparentemente tanto cretino, la ragione c'impone di domandarci il perché tutto ciò accada e continui ad accadere. 
Se conflitti, usurpazioni, assassini di bambini, di inermi provocano odio, occorre chiedersi quale sia la finalità occulta. 
Stati Uniti, Russia, Europa provocano da decenni imbarbarimenti e massacri in nome di ideali fittizi e, diabolicamente, girano la frittata inculcandoci l'odio verso quelli che oramai sempre più persone identificano come diversi, alieni. 
Siamo responsabili tutti di questi efferati delitti, perché ci facciamo imbambolare dalle notizie distillate ad hoc da briganti attentatori di verità.
Qualcuno ricorda ancora la Siria? Di come il mondo cosiddetto occidentale continui a foraggiare quel bastardo al potere responsabile di crimini verso l'umanità?
E l'Afganistan? E l'Iraq? Ricordate le prove false fornite all'Onu da quell'ubriacone di Bush? 
E la corsa ad uccidere Gheddafi scatenata da quel fascistone di Sarkozy? 
La ragione impone di ribaltare la situazione: se venissero stranieri a depredarci, a combatterci, radendo al suolo ogni cosa, lasciandoci in balia di mercenari, senza futuro, senza speranza e, per assurdo, qualcuno ci promettesse una nuova vita con tante donne, una festa eterna, come reagiremmo, come ci muoveremmo, cosa penseremmo in merito? 
La speranza di una vita dignitosa è ad appannaggio di un terzo della popolazione mondiale. Gli altri due terzi non hanno nessuna convenienza nel continuare a respirare. Gli abbiamo tarpato le ali, gli abbiamo sottomessi, posti nello scantinato. Poi ci gloriamo dei nostri eroi, vedasi il premio Nobel per la Pace Obama, che ha permesso che venissero sganciate 26.172 bombe (fonte il Fatto Quotidiano) su ben sette paese sovrani (Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Yemen, Somalia e Pakistan) ovvero tre bombe ogni ora che hanno ucciso migliaia di innocenti, come quelli che erano a passeggio sulla Rambla. 
Siamo in mano di burattini al servizio di multinazionali belliche smaniose di appioppare nuovi e sofisticati prodotti spezzanti vite inermi. 
Siamo in balia di spregevoli energumeni il cui principale obiettivo è quello di non acculturare popoli, rendendo la loro vita fragile e in balia di fedi modificate in opifici di odio, di violenze inaudite. 
Non abbiamo un organismo serio e potente che possa frenare queste barbarie. L'Onu è il massimo circo clownesco del mondo, un carrozzone pregno di supercazzole con un valore intrinseco pari a un peto fatto durante un tornado. 
Qualcosa non torna in questo momento di dolore e di memoria verso le vittime di Barcellona, come nei giorni delle stragi francesi, belghe, tedesche. 
Non difendo nessuno, non cerco di sminuire l'efferatezza di questi gesti ignobili, ci mancherebbe. 
Però pretendo ed esigo, in nome della Ragione, di poter chiedermi il perché, da dove esso nasca, come ci abbia portati in queste situazioni inumane e, soprattuto, dove risiedano i veri mandanti, gli approfittatori, gli assetati di potere e denari, di questa era dequalificante ciascuno di noi.