A quanti morti il governo dovrà dire: “Mannaggia la scommessa è persa”
Il rischio ragionato il potere detiene la politica
di Daniela Ranieri
Avranno intersecato ascisse e ordinate, composto diagrammi, prodotto fogli Excel di inappuntabile precisione. Che ne sappiamo noi di indici Rt e saturazione degli ospedali, percentuale di vaccinati e afflussi nei ristoranti? Mica siamo bocconiani. Non ci azzardiamo a contestare la base tecnico-scientifica del “rischio ragionato” su cui Draghi ha impostato la sua campagna di riaperture, ma su quella politica e linguistica qualche parola ce la consentiamo. Intanto, la base politica: quello che l’anno scorso non è riuscito a Renzi con Conte, è riuscito a Salvini con Draghi. Mettersi a capo del partito dei riaperturisti e dare a intendere agli italiani che al governo c’è gente che vuole illogicamente tenere tutto chiuso è una strategia talmente grossolana che poteva venire in mente solo a quei due finti patrioti; essa però consente un duplice risultato: racimolare un facile consenso, che si sente di stare perdendo; tenere sotto scacco il governo. Anche stavolta i sabotatori della politica prudenziale (adottata in tutta Europa) stanno al governo, che tengono (pardon) per le palle, ma stavolta possono contare sul fatto che l’esecutivo ha un’anima: di destra. Infatti, non potendo sparare sul pianista (Draghi), cioè sul capo del governo in groppa al quale sono tornati al potere (grazie, Renzi!), sparano su Speranza.
Allora Draghi, per non dire “abbiamo superato a destra la destra (leghista e renziana) che cinicamente intercetta e manipola un comprensibile bisogno di normalità” si inventa il “rischio ragionato”, che – fuor di diagramma – vuol dire “abbiamo messo in conto che moriranno molte persone, ma l’economia deve ripartire”. Questo significa che ci sono degli italiani sacrificabili alla ripresa, o quantomeno alla cassa di ristoratori ed esercenti. Sono i famosi fragili, gli “over 80 e 70” che non sono stati vaccinati, perché – all’insaputa di Draghi – Draghi aveva deciso di privilegiare alcune categorie, come gli psicologi, a cui – all’insaputa di Draghi – Draghi ha dato pubblicamente degli incoscienti profittatori. E poi, gioiscono i giornali, all’aperto il virus non si diffonde: basti pensare a come è andata bene l’estate scorsa.
A corroborare questa brutale contabilità partecipa l’uso della parola “scommessa”. I giornali d’area la cubitano come fosse una cosa bella. Si scommette sul “debito buono”, su una “crescita robusta”, sulla “forza del Pil”: tutti modi per dire che non si sprecheranno denari per redditi di emergenza, ma si investiranno su “57 opere pubbliche”. Abbasso i fragili e gli incapienti; viva imprenditori e albergatori: da far svenire le inviate in sala (“Se non ci fosse lei come presidente del Consiglio saremmo terrorizzati”).
Una scommessa è, da dizionario Treccani, “il puntare una somma di denaro sul risultato aleatorio di una gara”. Draghi non ha detto quando si capirà se la scommessa sarà persa o vinta, se si aspetterà di arrivare a un certo numero di morti a fine estate (facciamo 30 mila?) per dire “mannaggia, ho perso”, e nemmeno cosa rischia di suo. Ma il lessico, come si vede, è quello borsistico; non fosse ancora chiaro che non è la politica che detiene il potere, ma è il potere che detiene la politica.
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