giovedì 31 maggio 2018

Precisazione



Pallario



L’Etruriana crede ancora di vivere al tempo di Alloccalia, quando ci bevevamo le promesse sue e del Bomba prese dal Pallario Universale edizione Rignano!
Per l’Istat “È considerato occupato se nella settimana di riferimento dell’indagine ha lavorato almeno un’ora.”
MariaEle continua a coltivare le rose a Laterina che è meglio, soprattutto per noi!

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Mi pare che questa società Taffo, pubblicizzi al meglio i suoi.. ehm.. servizi... (scrollatina)



A pagamento


Questa mattina su Repubblica l'imprenditore Rattazzi si è comprato un'intera pagina. Eccola!


Ragogna



mercoledì 30 maggio 2018

Inesperienza deflagrante


Frittata quasi fatta per l’Ebetino 2.0 Luigino: si sta smutandando pur di non andare al voto, lasciando probabilmente anche la presidenza alla Lega. Così un governo di emergenza farà due o tre cose dirompenti tipo taglio vitalizi, nuova legge elettorale, un aggiustamento dell’età pensionabile; il merito andrà a Salvini che regnerà in secula secolorum. Niente male.

Riflessione


Povero Di Maio: sono riusciti addirittura a vendergli la Tour Eiffel

di Alessandro Robecchi

Era dai tempi de La Stangata (1973), con Paul Newman e Robert Redford, che non si vedeva un pacco così accurato e perfetto tirato al pollo di turno. Detto che la distanza tra Salvini e Paul Newman è quella che separa Orio al Serio da Plutone, il pacco è riuscito alla grande, i 5Stelle imbufaliti sono rimasti lì come la mucca che guarda passare il treno, e Salvini fa l’asso pigliatutto e la damigella più corteggiata del reame: ballerà ancora con Silvio? Non lo sa, ci sta pensando. Civettuolo.

Ci sono altre truffe famose, e una fa proprio al caso nostro: nel 1925 un tale Victor Lustig riuscì a vendere la Tour Eiffel a un commerciante di ferraglia, fingendosi funzionario governativo e dicendo che l’avrebbero presto smantellata. Quello fu così scemo da dargli 250.000 franchi (moltissimi), più una mazzetta per agevolare l’affare. Quando si accorse di essere stato truffato non sporse denuncia per evitare (lo dico in francese) la colossale figura di merda.

Ecco, credo che sarebbe un errore per i 5Stelle non denunciare il truffatore, cioè Salvini Matteo, di anni 45, noto alle cronache. È vero che ci sono mappe e cartine pubblicate dai giornali che ci dicono che se Matteo e Gigi si mettono insieme alle elezioni sbancano. Però un conto è fare un accordo di governo tra diversi, e un altro è spartirsi i collegi elettorali per vincere a man bassa. Cioè non si tratterebbe più di un “contratto” con due contraenti (uno decisamente più furbo dell’altro), ma di un accordo politico. Non denunciare il truffatore, e anzi mettersi con lui, produrrà delle crepe, dei mugugni e probabilmente degli smottamenti. Se così sarà, se Salvini romperà col centrodestra per inseguire il plebiscito, ci aspetta un’estate di terrorismo: e il mutuo? E lo spread? E che dirà Moody’s? Eh? Ci avete pensato?

Insomma, c’è lì davanti un trappolone ulteriore: dividere il Paese su un argomento (euro sì/euro no) che è più favoleggiato che reale (e anche piuttosto stupido), permettendo a Salvini di fare il difensore del popolo e della povera gente. Riassumo: quello che ha nel programma il più grande regalo ai ricchi che la storia ricordi, la flat tax, passerà per una specie di Robin Hood che ci difende dalle agenzie di rating. Se tutto va male (e tutto lo fa pensare) la contrapposizione sarà tra due destre economiche: quella dell’ennesimo regalo ai ricchi, alla rendita e al profitto di Salvini, e quella liberista, rigorista che esibirà in campagna elettorale i suoi carri armati: lo spread, il vostro mutuo, i severi moniti dalla Bce, lo spettro della Grecia, agitato come un fantasma nel castello che sta crollando, e il tradizionale “moriremo tutti”. Manca che scrivano Standard & Poor’s sulle bandiere, ma ci siamo quasi.

Staremo in mezzo a questi opposti estremismi costruiti ad arte, stritolati, a discutere e litigare su una cosa di cui nell’ultima campagna elettorale appena finita non si è parlato nemmeno per un nanosecondo.

Il rischio per i 5Stelle è di assistere a tutto questo basiti e sotto botta come quando ti muore un parente, e la bandierina del “ci hanno imbrogliato” – che sia riferita a Mattarella o a Salvini – non è mai un gran lasciapassare per il successo. La gente, in generale, pensa che il truffatore sia un bastardo, ma anche che il truffato sia un po’ fesso, e che se si è fatto fregare una volta ci cascherà di nuovo, che un po’ se lo merita.

In questo desolante scenario, chi volesse dire una moderata cosa di sinistra (che so: un welfare serio, una redistribuzione tra redditi da lavoro e rendite, una società diversa e migliore, fine della cuccagna per i grandi patrimoni) diserterà una battaglia che non lo riguarda, e in cui è evidente che perderà comunque. Si sentirà come la tartaruga liuto o il rinoceronte di Giava, cioè gente che non ha davanti a sé grandi prospettive, peccato.

A proposito dello Scoop


Ieri sera le nostre fonti ci hanno allertato immediatamente sulla probabile inversione a "U" del Presidente in merito alla crisi di governo. 
La notizia ha fatto il giro del mondo, ci ha telefonato pure la Cia per avere informazioni più precise. 

E questa mattina abbiamo un'altra esclusiva: il listato delle telefonate intercorse tra i vari attori di questa complicatissima vicenda politica. 

Non riveliamo le fonti pur sapendo che rischiamo fortemente nel rendere pubbliche tali conversazioni. 

Telefonata tra il Presidente Mattarella e il Prof Conte 29.05.18 ore 17:43:30

Conte (C): Si Pronto chi parla?

Mattarella (M): Buonafera profeffor Conte, sono il Prefidente Mattarella!

C: imbecille vedi di andare a fare gli scherzi a qualcun altro! Imbecille!

M: ma profeffor Conte! Fono davvero il Prefidente!

C: sai cosa si dice in questi frangenti a Milano, pusillanime? Ma va' a cagher pirla!

M: Profeffore! La fmetta di infultarmi! Fono io, le afficuro! Le do un particolare che la farà ragionare: l'ultima volta che lei è venuto da me, dopo avermi detto che Favona non farebbe ftato tolto dal miniftero dell'Economia, abbiamo giocato una partita alla morra per ftemperare il clima! 

C: mi scusi Presidente! Mi scusi davvero! Non l'avevo riconosciuta! Chiedo umilmente venia!

M: capifco Profeffore, non si preoccupi! La chiamavo per fapere fe foffe intereffato a ritornare da me con la lifta dei miniftri!

C: come Presidente? In che senso? Non capisco?

M: vede profeffore! Quel giorno ero indifpofto perché la fera prima mangiai dei fucculenti fagioli con falcicce. E quando ho meteorifmo io divento irrequieto. Forfe ho fbagliato a mandarla via e questo Cottarelli che appena è entrato nel mio ftudio ha fpento fubito le luci e fpento il condizionatore, mi ha fatto ritornare il meteorifmo. 

C: capisco Presidente! Certo che questa vicenda sta assumendo dei contorni abbastanza pittoreschi!

M: Concordo con lei! La fituazione è tefiffima! Dobbiamo operare celermente per il bene del paefe!

C: sono a disposizione Presidente! Parlerò ora con Luigi per vedere se c'è una possibilità in merito.

M: grazie Profeffore! Attendo sue nuove! Buonafera! 

C: Buonasera Presidente!

Telefonata tra il Prof Conte e Luigi Di Maio 29.05.18 ore 17:47:28

Di Maio (DM) : Pronto Giuseppe! Come stai?

C: Bene Luigi, bene! Senti: mi ha chiamato il Presidente Mattarella dicendomi che è disponibile a prendere in considerazione l'ipotesi di un governo nostro.

DM: Come? Ma sei sicuro? Mannaggia Giuseppe! Ho appena fatto un casino sull'Impiccment, Impaccment, Imcomecavolosidice! Come faccio a tornare indietro? Beppe a questo giro m'inchiappetta! E poi Salvini chi lo sente? Gli stavo proprio ora stirando la camicia, che tra l'altro la stiro meglio della Isoardi! 

C: Luigi, che ti devo dire? Fai retromarcia, tanto una figura di merda in più o in meno... 

DM: Non posso telefonare a Salvini perché mi ha detto che lo posso chiamare solo dopo cena. E in più devo passare l'aspirapolvere in tutta casa sua! 

C: Luigi chiamalo lo stesso! Il Presidente non aspetta in eterno! 

DM: ok, ti faccio sapere! 

C: ciao! 

(-continua)

Pensieri



Illuminazione




Ragogna



martedì 29 maggio 2018

Puro avanspettacolo!


E dire che avevo programmato di vedere stasera un’antologia dei Fratelli Marx! Invece cambio programma 😂😂😂 ci saranno ben più comiche 😂😂😂 dalla Gruber😂😂😂 avanspettacolo puro !!! L’ospite infatti sarà l’Ebetino!!😂😂😂😂

Scooop!!!


Forse qualcosa si sta muovendo..  forse la ragione sta entrando sul Colle...forse...

Cambiamenti




Evoluzionismo


Si sono evoluti: un tempo mettevano in atto la strategia della tensione mietendo poveri innocenti,  ora alzano lo spread. Ci vogliono spaventare perché sanno che solo così molti accetteranno le solite imposizione dall’alto anzi da Bruxelles. Resistenza!

L'opinione di un Comico


di Beppe Grillo

Sento definire quello che è successo come drammatico, incredibile e un gravissimo scontro istituzionale, in un crescendo di allarmati e allarmanti squittii. Eravamo talmente abituati all’idea che “politica” significasse correre dietro a personaggi scandalosamente impresentabili da confondere la cronaca rosa shocking delle loro demenziali imprese. Ci siamo fatti confondere per venti anni dalle dispute fra lo Psiconano e De Benedetti, dalle imprese di Formigoni e dalle pirloette degli eredi del Pci sino a dimenticarci che cosa fosse la politica.

Mentre il paese era distratto dalla definizione della nuova unità di misura della degenerazione istituzionale era in corso la cessione della sua sovranità e della sua stessa aria a chiunque fosse in grado di comprarsela al ribasso. Oggi, finalmente giunti ai primi veri scontri fra modi diversi di intendere la cosa pubblica, sento che questo viene chiamato caos. Accidenti, era così radicata l’idea che parlare di politica significasse solo inseguire nipoti (da Letta a Ruby) e orchestrare dibattiti sul nulla che assistiamo al disorientamento assoluto di fronte alla ripresa del confronto politico, anche duro.

L’establishment è riuscito a bloccarci? Ok, fa parte del gioco! Non siamo certo affetti dalla sindrome dell’adolescente ribelle che spera che, alla fine, il padre gli dia ragione.

Mattarella ha intortato le cose oppure ha fatto lo sgambetto alla democrazia? Lo vedremo, ma quello che invece è sicuro riguarda il cuore della contesa: c’è chi vuole vivere inginocchiato alle ragioni della finanza e dei suoi azzardi e chi non lo vuole. C’è chi vorrebbe continuare a consegnarci alla speculazione e chi no, neppure importano le ragioni oscure e recondite che portano i primi a comportarsi così. Non serve capirne la storia (che probabilmente non hanno) oppure denunciarne le intenzioni. È inutile perché le loro posizioni sono scoperte finalmente mentre le nostre lo sono sempre state.

Quello che ne seguirà si chiama semplicemente politica: il confronto fra interessi diversi combattuto con mezzi diversi dalla violenza, dopo avere denudato la casta questo era il nostro obiettivo più importante: un paese che tornasse a porsi i temi che contano per il suo futuro. Certo, sarebbe stato meglio non perdere altro tempo a cottarellarci al sole filtrato da un’aria così difficile da respirare, ma il confronto proseguirà: questa è la politica, bellezze! In alto i cuori.

Inchiesta


No, non aggiungerò nulla in più di quello che Maria Maggiore, giornalista che vive a Bruxelles, scrive in questa inchiesta a puntate (vi allegherò prossimamente le altre) sulla più grande società di investimento del mondo, BlackRock, pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano (grazie fratelli per queste illuminanti articoli!) 
Leggetela, vi scongiuro, magari a più riprese, quando siete accoccolati sulla tazza, o in metro, o in sala d'attesa. Dove volete, ma leggetela. Ricordate: ci vorrebbero, a volte lo esigono pure, ignoranti! 

BLACKROCK quel potere occulto che domina tutta la finanza europea

di Maria Maggiore

L’aneddoto viene da un’ex impiegata di BlackRock: arrivato sopra l’Atlantico in viaggio in Europa, il Ceo e fondatore di BlackRock Larry Fink chiede al comandante dell’aereo di cambiare rotta e dirigersi verso la Germania. Intanto telefona a un suo uomo a Francoforte perché organizzi un incontro con Angela Merkel, entro cinque ore. Il manager cerca di fare il possibile, ma non riuscendo a trovare la cancelliera, fissa un appuntamento con il vicepresidente della Bmw. I due s’incontrano, poi mentre il tedesco sta spiegando le strategie della Casa automobilistica, Larry Fink si alza e comincia un’altra conversazione telefonica. Disinvoltura di chi sa di essere considerato tra gli uomini più influenti al mondo (Fortune, 2018).

Laurence “Larry” Fink, 65 anni, figlio di un commerciante di scarpe e di un’insegnante d’inglese, è il trader californiano che nel 1988 ha fondato la società BlackRock con una dozzina di colleghi. Oggi gli impiegati sono 13.900, in 30 Paesi. E BlackRock è diventata la più grande società d’investimento al mondo, 6.280 miliardi di dollari di capitale gestito, di cui un terzo in Europa, più del Pil di Francia e Spagna messe insieme. Attraverso il suo software per la gestione dei rischi, Aladdin, BlackRock controlla indirettamente altri 20.000 miliardi di dollari. Un potere che BlackRock esercita anche dando consigli a governi, Banche centrali, istituzioni europee. E influenzando ogni legge che viene approvata in Europa. “Le enormi dimensioni di BlackRock ne fanno un potere di mercato che nessuno Stato può più controllare”, riassume il deputato liberale tedesco (Fdp) Michael Theurer.

Il gigante misterioso

La società americana gestisce i soldi degli altri, non ha quote di controllo, ma ha diritto di voto nelle assemblee delle aziende quotate, l’anno scorso ha votato nel 91% dei casi nelle 17 mila aziende dov’è azionista.

In Europa la “roccia nera” è presente nell’energia, nei trasporti, nelle compagnie aeree, nell’agroalimentare, fino all’immobiliare. Possiede una cospicua fetta (tenuta segreta dalla Banca d’Italia e dalla società stessa) di bond del nostro debito pubblico, come testimonia il database Thomsons One (Reuters) che Investigate Europe ha consultato.

È azionista di peso nelle top 10 banche europee, primo azionista della Deutsche Bank, secondo in Intesa San Paolo, presente in Unicredit, Banca Generali, Fineco, Enel, Eni, Telecom. In Germania ha investito 100 miliardi solo in azioni, 240 nel Regno Unito, 21 da noi, ma che sommati ai bond e alle obbligazioni arrivano a 79 miliardi di patrimonio gestito in Italia. In un libro scritto tre anni fa, la giornalista tedesca Heike Buchter spiega come “da quando ti alzi la mattina, prendi i cereali con il latte, ti vesti, t’infili le scarpe, prendi l’auto e vai al lavoro, dove accenderai il computer, usando il tuo iPhone, in tutti i momenti della giornata BlackRock è presente”.

Fink viene sempre ricevuto come un capo di Stato, che vada a Roma a incontrare Matteo Renzi, per una cena privata, nel 2014 o ad Amsterdam per parlare con il premier Mark Rutte, nel 2016, o all’Eliseo: ha già incontrato due volte il presidente Emmanuel Macron. Cosa chiedono tutti questi capi di governo a BlackRock? Di continuare a investire in Europa. In cambio, assicurano di non intralciare i suoi affari con leggi e controlli a dismisura.

La finanza democratica

La grande fortuna di BlackRock viene dai fondi passivi. La crisi economica è stata un’opportunità per la roccia di Wall Street. Da un patrimonio gestito di 1.000 miliardi di dollari nel 2008 è passata a più di 6.000 miliardi nel 2018, grazie agli Etf (exchanged traded funds), oggi il 72 per cento del suo portafoglio. I fondi nell’ultimo decennio sono letteralmente esplosi, occupando ormai il 40 per cento del totale del mercato azionario nel mondo, con BlackRock leader mondiale del settore.

La ragione principale del loro boom è che costano poco: 0,2 per cento del valore investito, un decimo dei costi di un fondo attivo. Un fondo attivo è gestito da manager, un Etf va in automatico, copia come un clone il valore di un indice di Borsa. Se le azioni dell’indice vanno su, sale anche il valore dei fondi BlackRock, se l’indice perde valore, scendono anche i fondi passivi. Barbara Novick, vicepresidente di BlackRock, ha spiegato questo successo parlando di “democratizzazione” della finanza: ormai tutti possono investire anche piccole somme. Ma più aumenta il volume dei fondi passivi, più il mercato si concentra in poche società. All’Università di Amsterdam un gruppo di ricercatori legati alla piattaforma Corpnet ha studiato il comportamento di BlackRock, Vanguard e State Street, i tre colossi dei fondi passivi. “Per ora sono giganti che dormono”, dice il professor Eelke Heemskerk. Ma si stanno svegliando.

I pompieri della crisi

Il 18 marzo 2008 quando Timothy Geithner, capo alla Federal Reserve di New York (poi diventato ministro delle Finanze con Barack Obama), chiama Larry Fink perché lo aiuti a ripulire le spazzature della banca d’investimento Bear Stearns, appena salvata dal governo Usa. Fink ha già sviluppato il software Aladdin, che analizza in pochi secondi la composizione e i rischi di larghi portafogli. È l’uomo giusto per spegnere i fuochi della crisi. Dopo la Bear Stearns, BlackRock sarà chiamata a isolare i prodotti tossici di Citibank, Aig, Fannie Mae e Freddie Mac. Diventa il braccio operativo del governo americano per la gestione della crisi.

A fine 2010, la Banca centrale dell’Irlanda chiama – senza bando di gara – BlackRock Solutions, filiale del gigante americano specializzata nella parte consulenza, per studiare lo stato di salute delle banche irlandesi. Dublino ha appena chiesto ai Paesi europei e al fondo monetario internazionale un prestito da 50 miliardi di euro per evitare il fallimento. La Troika (Fmi, Commissione Ue e Banca centrale europea) arriva a Dublino ed esige dal governo locale di fare ricorso a un audit esterno. La scelta cade su BlackRock, anche se già controlla 162 miliardi di euro di azioni nell’isola celtica. “Una missione gigantesca” dirà Larry Fink a proposito dell’Irlanda, “la più grande che ci sia mai stata affidata da un governo”. BlackRock viene poi chiamata ancora nel 2011 e nel 2012 per effettuare stress test sulle banche irlandesi. E a fine 2012 si compra il 3 per cento di Bank of Ireland, proprio una delle banche su cui aveva fatto gli stress test nel 2011.

In Grecia la “roccia nera” ha cominciato in modo più prudente. Sotto il nome di “Solar”, BlackRock Solutions affitta uffici modesti ad Atene e, assunta dalla Banca centrale, entra nei caveau di 18 banche elleniche. Siamo nel 2011. Negli anni successivi BlackRock viene ancora chiamata per studiare il volume del “buco” delle maggiori banche greche, effettuare stress test sui principali istituti. Sei contratti in tutto, l’ultimo per fornire assistenza tecnica allo smaltimento dei crediti deteriorati. Oggi ad Atene si parla molto della “roccia nera” per il centro commerciale che sta costruendo per 300 milioni di euro, nel cuore della Capitale, ai piedi dell’Acropoli e perché è la prima azionista di una miniera d’oro, nel nord del Paese, invisa dalla popolazione locale per la presunta pericolosità per l’ambiente. Ma la società di Larry Fink è anche azionista di peso delle più grosse banche e della lotteria nazionale, da poco privatizzata. Conflitti d’interessi, accesso privilegiato a informazioni riservate che possono essere utili a chi investe milioni di euro in un Paese? L’ex capo economista di Alpha Bank, Michael Massourakis, ricorda come “nel pomeriggio andavamo da BlackRock per vendere le nostre azioni e lo stesso giorno degli impiegati di BlackRock venivano da noi a controllare i libri contabili. Poi la sera uomini di BlackRock si incontravano per un drink? Non lo so”.

“Niente indica che gli impiegati di BlackRock venuti ad Atene abbiano trasmesso informazioni riservate alle équipe di BlackRock interessate agli investimenti dei fondi – assicura un trader greco – BlackRock non avrebbe mai rischiato di distruggere la propria reputazione per così poco”. Ma il problema si pone a un livello più alto, dice la fonte greca: “Salendo nella gerarchia di un’azienda si arriva a un punto in cui si hanno a disposizione tutte le informazioni della società, il lato investimento e quello della consulenza”. Il 12 dicembre 2013 Larry Fink ha incontrato il governatore della Banca di Grecia, George Provopoulos. Di che hanno parlato i due uomini, degli investimenti di BlackRock nella penisola ellenica, del degrado dei crediti nelle banche greche o di tutt’e due?

In Spagna BlackRock è riuscita a entrare nel mercato immobiliare – oggi controlla quattro grosse società di real estate – e a diventare azionista rilevante delle sei più grosse banche spagnole. Anche se le sue attività di consulenza sono state fermate nel 2012 da una campagna di stampa virulenta a opera di banchieri anonimi che trovavano “non ragionevole” affidare alla società americana di stabilire i prezzi degli asset immobiliari delle banche, i cui portafogli erano già stati studiati dalla roccia nera in un precedente contratto con la Banca centrale spagnola. BlackRock – dicevano i banchieri – era in una posizione privilegiata come acquirente futuro. L’allora ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos – oggi indicato come vicepresidente della Bce – dovette abbandonare l’idea di affidare a BlackRock lo studio sugli investimenti immobiliari delle banche spagnole.

In Olanda la Banca centrale ha chiamato due volte BlackRock, fino al 2013, per lo studio degli asset immobiliari e per i crediti deteriorati delle banche olandesi – come la ING – dove la roccia è azionista. Anche la Banca centrale europea ha fatto ricorso due volte a BlackRock per attività di consulenza. Nel 2014 l’istituzione guidata da Mario Draghi chiama BlackRock Solutions per disegnare un programma di acquisto di titoli garantiti (Abs) e nel 2016 per preparare gli stress test di 39 banche sistemiche europee, banche di cui spesso BlackRock è azionista rilevante. Da Francoforte la Bce ha smentito qualunque rischio di conflitti d’interessi, garantendo che “la confidenzialità delle informazioni è assicurata dai termini del contratto”. Ma la Banca centrale greca ha rivelato a Investigate Europe che qualche dubbio lo ha avuto: “Nel 2015 abbiamo escluso BlackRock dalla preparazione degli stress test sulle banche per un rischio di conflitto d’interessi”.

Le muraglie cinesi

La roccia nera si è sempre difesa con vigore dalle accuse di conflitto d’interessi: “Le nostre squadre sono chiaramente separate – ha spiegato Larry Fink a un quotidiano tedesco nel 2016 – ci sono grandi barriere per assicurare che l’informazione non venga dispersa e non ci sia conflitto d’interessi” Ma, ammesso che le muraglie cinesi davvero funzionino, queste non esistono più al livello gerarchico più alto di una società. Martin Hellwig, ex direttore della Commissione tedesca per i Monopoli, dice: “Un’azienda privata riceve una missione pubblica, questo è profondamente sbagliato”. Hans-Peter Burghoff, dell’Università di Hohenheim (Stoccarda) aggiunge: “L’accesso esclusivo alle autorità di sorveglianza europee dà inevitabilmente un enorme vantaggio strategico a BlackRock rispetto a tutti i suoi concorrenti”.

I politici sulla roccia


Ma chi controlla il controllore? Questa non sembra una preoccupazione dei politici europei. Che anzi si fanno assumere da BlackRock. George Osborne, ministro delle Finanze britannico dal 2010 al 2016, ha un contratto di consulente con la roccia nera. Guadagna 740.000 euro l’anno per lavorare un giorno a settimana. Quando era ministro aveva incontrato a più riprese i rappresentanti di BlackRock, mentre portava avanti la riforma delle pensioni e liberava un mercato dei fondi pensione da 25 miliardi di sterline. In Germania la roccia ha pescato Frederic Merz, ex capo della Cdu al Parlamento tedesco; in Svizzera è l’ex governatore della banca centrale Philippe Hildebrand ad aver seguito le sirene di Larry Fink. E in Francia, l’attuale presidente di BlackRock, Jean-François Cirelli, è anche consulente del presidente francese Emmanuel Macron. Daniela Gabor, dell’Università del West England di Bristol, conosce bene la roccia nera per aver seguito la legislazione finanziaria a Bruxelles e sintetizza: “BlackRock non è solo una storia di fondi passivi. È la storia di un potere politico”.

(1-continua)

Posseduti



A proposito di sovranità nazionale: questa è l’espansione in Europa del fondo BlackRock, la più grande società d’investimento al mondo, 6280 miliardi di dollari gestiti, altri 20.000 indirettamente... (“Ehi! Sono la tua coscienza! Taci! Ricorda che esiste il vilipendio! Controllati!”)

Cicalecci


Sono spossato da tanta idiozia che come melma dai tombini fuoriesce in queste ore da una miriade di faringi. 
Mi deprime vedere, assistere a messinscene indegne, guardare zecche che in vita loro hanno solo ed esclusivamente imparato a vivere alla grande alla faccia degli altri, impartire sentenze, pontificare, dietro all'oramai famoso "Paraventismo".
Guardateli anche voi, vi prego, affinché non possa pensare di essere diventato un visionario estremo, uno che parla con persone inesistenti. 
Eppure li vedo, non sono ancora uscito di testa: vegetano ovunque, si sono ritirati, ammassati in granai, in silenzio, tramando, corvando, attendendo che questa guerra degli ultimi terminasse, secondo copione scritto e redatto da Frau Angela. 
Ora, come castori al disgelo, stanno riemergendo, esili, borotalcati, con fare e voci al minimo, quasi scusandosi della presenza. 
Stanno naturalmente appoggiando e difendendo il Capo dello Stato, gli manifestano continuamente appoggio e solidarietà. E fanno bene, il Presidente della Repubblica è un simbolo di unità nazionale, ci mancherebbe. 
Quello che stona e veder certe facce che in un recente passato hanno agito per interessi di parte, a scapito della collettività, ergersi a difensori della legalità, della coesione nazionale. 
Questo mi fa incazzare fuori misura! Questa recita di ribaldi senza alcuna dignità! 
Si sono incazzato come non mai! E mi devo frenare, molto frenare! Devo restare calmo per non incorrere in qualche denuncia! 
Ma è difficile. Minchia se è difficile! 

Paragonabile



Ragogna



lunedì 28 maggio 2018

Ripensamento


Quindi abbiamo addirittura dei salvatori della Patria! Questa Patria in mano alle banche, alla corruttela, all’inghippo, all’inganno! Godono e ridono personaggetti (cit.) di ogni fede, di ogni risma, ridono coloro che già si sbellicavano appena saputo del terremoto, fonte privilegiata di guadagno, godono gli Zucconi, gli Scalfari, le Madie, gli Angelino e i pusillanimi promettenti chimere mai realizzate, i portaborse alla Gentiloni, le macchiette all’Ebetino, le figlie di padri scellerati, i briganti abilitati al furto legalizzato, i ribaldi nascosti da tempo immemore nelle pieghe di questo stato senza sovranità, né dignità; si sollazzano le comari cambianti casacca per continuare nella predazione del bene comune, s’abbraccia commossa la grande intellighenzia vincitrice ai Parioli, da sempre terra rossa per antonomasia, gli Orfini pascolanti nelle praterie solo sulla carta socialmente comuni; il ratto della sovranità popolare è compiuto, l’obbedienza scellerata a Gin Tonic pure. Siate felici in questo ultimo squarcio illegale perché sappiatelo, avendo trasformato Salvini in un grande statista nulla sarà più come prima, e quello che arriverà nessuno al momento lo può immaginare.

Cottarelli-dito




Premesso che la richiesta di Impeachment verso il Presidente della Repubblica sia una cagata pazzesca (cit.), alla Giorgia Meloni appunto, occorrerà invece concentrarsi in questi drammatici momenti, su alcuni aspetti che, al solito, sfuggono alla nostra attenzione in quanto abbacinati, in questo caso, dal Cottarelli-dito.

Il trionfatore del post-elezioni è stato Matteo Salvini, che è riuscito pure a papparsi, come fosse un babà, Luigino.

Invece di prendersela con Mattarella, perché non interrogarsi sui motivi che hanno portato questo paese ad essere il saltimbanco d'Europa, sbeffeggiato dai teutonici, irriso da Gin Tonic Juncker, sfottuto da tutti i parassiti viventi nel regno della Burocrazia di Bruxelles? Perché non ricordare le trasferte con il cappello in mano dell'Ebetino, la stucchevole richiesta di sforamento del deficit al fine di pagare la mancetta degli 80 euro, il mieloso Gentiloni sempre pronto a dire "zi badrone" alle richieste tecno-rapto-finanziarie europee? 
E ancora: chi firmò i trattati capestro trasformanti ed annientanti la nostra sovranità nazionale?

Uno dei giochi più sporchi avvenuti in questi ultimi tempi è quello del PD che prima ha lasciato letteralmente solo Mattarella nel momento della formazione del governo, per poi fulmineamente difenderlo, in virtù della corrente di pensiero dominante al suo interno, il Paraventismo, di cardinalizia memoria dei tempi della banda purpurea guidata da Ruini.

Capitolo Delinquente: è rimasto silente, fiducioso, in attesa di poter ripresentarsi come l'unica salvezza nazionale alle prossime elezioni. Mattarella, nel caso di un probabilissimo ritorno in scena del Puttaniere, utilizzerà lo stesso metodo intransigente profuso ieri, visto che quell'ometto per diciotto anni pagò balzelli alla mafia? Oppure, come sarà probabile, rivedremo tornare in auge pure copiatrici di tesi, finte laureate, figlie di cotanti padri, e Angelino Alfano (un compendio di tutte le storture che non bisognerebbe possedere per fare il ministro)?


Ma ecco il Cottarelli-dito ad offuscare ragione, supposizioni e sentimenti; se oltre a questo venticinquennale servitore del fondo monetario internazionale, aumentassero le dosi mediatiche della D'Urso, del Grande Fratello e simili inverecondie, con magari in aggiunta anche qualche petardo sparato qua e là, il gioco sarà fatto, la paura di lor signori svanirà e a noi non resterà che concentrarci su Qatar 2022, con relativa voglia di rivincita pallonara, molto più affascinante di questa sit comedy dal finale scontato, Paraventismo compreso.

Ragogna



domenica 27 maggio 2018

Scelta illuminata



Ecce homo! 25 anni al Fondo Monetario Internazionale! Questo sì che un meraviglioso paese retto e diretto da gente saggia ed illuminata!

Dispiacere



Fine di un sogno



Etrurio?




Una gran persona


Una delle persone più degne del paese, un onore saperlo mio connazionale!



Vana attesa



Che serataccia! C’ero anch’io tra i beffati del nuovo re dei trap Young Signorino. Ero andato a Roma, pieno di entusiasmo, durante il viaggio ho ascoltato tutta la sua produzione, i messaggi meravigliosi tipo “mmmh ha ha ha” (come avrà fatto a pensarle, questo Signorino è davvero un genio!)
Arrivato a Roma, stordito più se avessi partecipato ad una prolusione della Madia sull’essenza del copyright, dopo un’iniezione per riacquistare un minimo di udito, mi sono recato al luogo del concerto, aspettando la performance del mitico trapper.
E dopo tre ore di vana attesa, impiegate per lo più a relazionarmi con altri suoi fans sui testi, sulla melodia, sull’originalità del tump-tump-tump, sono tornato mesto a casa, risollevando però il viaggio con il lato B, quello che irrompe con “mmmh ho ho ho” (che genio!)

Voto



Non male, non male il voto della Gazza a questo portiere Karius. Se tantissimi anni fa, quando giocavo nei campetti parrocchiali, qualcuno avesse fatto simili errori in porta, gli avremmo tolto il saluto e negato il passaggio in macchina per il ritorno a casa. Questo Karius invece ieri ha giocato la finale Champions! Il culo del Real è veramente senza limiti!

sabato 26 maggio 2018

Saluti Finali



Valutazione


Il nostro reale problema nazionale trentennale, colui che avviluppa qualsiasi tentativo di ristabilire la giustizia, la dignità, bloccando ogni forma variegata di rinascimento culturale, di rinvigorimento sociale, colui che per diciotto anni pagò la mafia, che è stato condannato per evasione fiscale, il principe della delinquenza, ebbene sì: anche questa volta pare sia riuscito ad annientare un pur piccolo tentativo di ritorno alla civiltà in questo paese fondato, e da lui pienamente goduto, sulla corruttela.
La strategia d’impuntarsi su un nome per sparigliare le carte è vecchia come quel Puttaniere al quale le biologiche norme, purtroppo, gli stanno elargendo sin troppo. 
Ma oltre lui c’è ancora di più: la forza politica, si fa per dire, che negli anni passati gli ha consentito di rinvigorirsi, di non affossare, accudendolo, vezzeggiandolo, supportandolo, è rea di cotanta nefandezza storica, che solo il tempo ne sancirà l’inaudita gravità.

Sono commosso per questa travagliata!


Fiero e quasi commosso di leggerti, Marco! Questo articolo andrebbe letto nelle scuole almeno una volta al mese!

sabato 26/05/2018
I Signori Qualcuno

di Marco Travaglio

Anche noi, come i colleghi dei giornaloni, siamo in ambasce alla sola idea di essere governati da un Signor Nessuno mai sentito prima: il prof. avv. Giuseppe Conte, per giunta accompagnato da una serie di carneadi populisti, giustizialisti, manettari, eversori. Solo, diversamente dai colleghi dei giornaloni, non riusciamo a dimenticare da chi siamo stati governati finora. Il primo che ci viene in mente è Angelino Alfano: ma lo sapete, sì, che Alfano da un anno e mezzo è il nostro ministro degli Esteri, dopo esserlo stato per quattro dell’Interno e per tre della Giustizia? Un’altra che ci sovviene è Valeria Fedeli, quella che vantava una laurea e poi si scoprì che non aveva nemmeno il diploma (però l’asilo l’aveva fatto) e fu perciò nominata de plano al ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca scientifica, a riprova del fatto che non è l’America il paese dell’opportunità: è l’Italia. Marianna Madia è da cinque anni la spensierata (nel senso etimologico del termine) ministra della Pubblica amministrazione e Semplificazione anche se nessuno, tantomeno lei, aveva mai sospettato una sua competenza in materia: infatti, appena entrata nel 2008 a Montecitorio, aveva dichiarato orgogliosa: “Porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Tant’è che fu un gran sollievo scoprire che aveva copiato intere pagine della tesi di dottorato da pubblicazioni di gente esperta, scordandosi purtroppo di citarle fra virgolette. Infatti la fecero assistere da due badanti, Giulio Napolitano figlio del più noto Giorgio e Bernardo Mattarella figlio del più noto Sergio, per scrivere (coi piedi) le leggi che i padri dei due badanti non ebbero scrupolo a promulgare (prima che la Consulta e i giudici amministrativi provvedessero a cancellarle).

Le “riforme” istituzionali, un tempo affidate a giuristi (vedi Mattarella per il Mattarellum), furono appaltate alle mani sante di Maria Elena Boschi, avvocaticchia di Laterina (Arezzo) più esperta in banche (soprattutto una) che in altro: i famosi Patti Laterinensi. Poi, tra referendum costituzionale e Consulta sull’Italicum, andò come andò. E, per la nuova legge elettorale, si cambiò superesperto: Ettore Rosato, ragioniere triestino ignoto ai più. Con i risultati che tutti possiamo apprezzare. La demeritocrazia degli attuali, trafelati cultori di curriculum altrui proseguì indefessamente in tutti i rami dello scibile umano. La vigilessa Antonella Manzione capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi (poi spedita al Consiglio di Stato anche se non aveva l’età prevista per legge e rimpiazzata da Roberto Cerreto, filosofo).

Beatrice Lorenzin, diplomata al classico, ministro della Sanità. Andrea Orlando, diplomato allo scientifico, alla Giustizia (al posto del pm Nicola Gratteri, pericolosamente laureato ed esperto, dunque respinto con perdite da Napolitano). Giuliano Poletti, noto cultore di calcetto & coop rosse (in lieve conflitto d’interessi), al Lavoro. Luca Lotti, plurimedagliato alle Olimpiadi Consip, ministro dello Sport. L’imprenditrice della moda Angela D’Onghia viceministra dell’Istruzione. Il dermatologo Antonello Soro garante della Privacy. Tutti degni eredi delle facce come il curriculum targate centrodestra: l’ing. Castelli, esperto in abbattimento di rumori autostradali, ministro della Giustizia; l’avvocato e corruttore di giudici Previti alla Difesa; l’amico dei camorristi Nick Cosentino viceministro dell’Economia con delega al Cipe; il massmediologo Gasparri alle Telecomunicazioni; la calippa Francesca Pascale consigliera provinciale a Napoli; l’igienista dentale e tante altre belle cose Nicole Minetti consigliera regionale in Lombardia; la escort Patrizia D’Addario candidata alle Comunali di Bari e via primeggiando.

All’epoca non si faceva gran caso ai curriculum, altrimenti i consigli dei ministri sarebbero andati deserti. Né si andava tanto per il sottile sulle sacre prerogative del capo dello Stato, riscoperte improvvisamente oggi per sbarrare la strada al temibile Paolo Savona: l’ottantaduenne scavezzacollo stava bene a tutti quand’era ministro di Ciampi e ai vertici di quasi tutte le banche e le imprese; ma poi s’è radicalizzato in tarda età nelle madrasse grillo-leghiste e ora minaccia di farsi esplodere nella Bce, nella Cancelleria di Berlino e nella Commissione Ue (altamente infiammabile per la presenza di Juncker). Ergo nessuno osi porre diktat contro i diktat di Mattarella (o chi per lui), che però non si chiamano diktat perché la parola è tedesca e poi la gente chissà cosa va a pensare. Se Conte propone Savona non è autonomo perché ascolta Di Maio e Salvini; se invece lo cassa “è autonomo” perché obbedisce a Mattarella. Com’è noto, tra le prerogative costituzionali del Presidente è scritto espressamente che, se uno non la pensa come lui, Macron, la Merkel e Juncker al quarto whisky, non può fare il ministro. E morta lì. L’importante, per diventare ministri senza problemi, è non pensarla proprio. Per diventare premier, invece, sempre a prescindere dal pensiero, occorre qualche requisito in più. Tipo, per citare solo casi recenti: pulirsi il culo con la Costituzione, parlare l’inglese come Totò e Peppino il tedesco, avere genitori persino peggiori di sé, fare insider con finanzieri ed editori amici. Oppure mettersi in società con Cosa Nostra, finanziarla per 18 anni, avere il braccio destro in galera per corruzione giudiziaria e il sinistro per concorso esterno, essere un “delinquente naturale” con 4 anni di galera per frode fiscale, 9 prescrizioni per corruzioni e falsi in bilancio e 7 processi per simili bazzecole, iscriversi a logge eversive, comprare senatori un tanto al chilo e, volendo, andare a puttane (anche minorenni). Insomma, essere Qualcuno.

venerdì 25 maggio 2018

Tredici anni fa





Uno dei più grandi dolori da tifoso mai provati! Tredici anni fa, come oggi, vincendo 3-0 alla fine del primo tempo sentivo già in tasca la Coppa con le Orecchie! 
Ed invece la dea Eupalla decise di infliggermi un dolore sportivo senza uguali, una discesa negli inferi inumana, un'estirpazione del cuore rossonero in me battente dalla nascita! 
In sei minuti il Liverpool ci raggiunse e ai rigori...

Mi devo riprendere, ritirare su! 
Cosa c'è di meglio allora di questa foto?


Vamos!!!!

Mattina Ranieri


venerdì 25/05/2018
IL COMMENTO
Matteo si fa parte civile (contro di noi)
METAFORE SCIVOLOSE - SE IL POPOLO ITALIANO È L’IMPUTATO, ALLORA L’EX PREMIER SI È SCHIERATO CON L’ACCUSA

di Daniela Ranieri

Mercoledì sera, pochi minuti dopo che il presidente del Consiglio con riserva Giuseppe Conte aveva bergoglianamente salutato dal Quirinale, nei cieli della infosfera è risuonato forte e chiaro un pigolìo: “Buon lavoro al Presidente incaricato #Conte. Egli si è proposto come l’avvocato difensore del popolo italiano: noi ci costituiamo parte civile”. Ovviamente, come si evince dalla fatua infantilità e dal blando umorismo dell’immagine, la dichiarazione era di Renzi, che era appena uscito dal tunnel delle metafore calcistiche e molto deve aver “rosicato” (usando l’espressione che l’ha reso famoso, lanciata contro chi secondo lui si rodeva dall’invidia per i suoi numerosi successi) davanti alla metafora leguleica (e telegenica) dell’avvocato Conte.

Ora, se Conte è l’avvocato difensore del popolo italiano in un processo intentato contro di esso, mettiamo, dall’Unione europea, allora è evidente che i soggetti del procedimento sono: il popolo italiano in veste di imputato; l’Europa in quanto accusatore. Chiunque in questo scenario si dichiarasse parte civile lo farebbe denunciando di aver subito un danno dal reato oggetto del processo, cioè dall’imputato. Quindi il Renzi-parte civile starebbe contro il popolo italiano, non a suo favore. Il che peraltro ci risulta da 4 anni, senza che lui stesse a rimarcarlo la sera in cui la sua stella è definitivamente eclissata. Ma lasciando stare queste tecnicalità, che evidentemente al Renzi laureato in legge non sono note, può darsi che l’ex “sindaco d’Italia” volesse viceversa dire che lui sarebbe parte lesa di un danno provocato dall’avvocato difensore al già imputato popolo (?!); in questo caso, Renzi sarebbe egli stesso “popolo”. Il che è semplicemente ridicolo, per 1000 giorni di esaurienti motivi. In effetti, nello stesso tweet, forse rendendosi conto della scemenza appena digitata, Renzi chiarisce: “Parte civile per verificare se realizzeranno le promesse della campagna elettorale. E parte #civile nel modo di fare opposizione”. Da qui si comincia a capire che l’uscita del Nostro di Firenze forse era tutta un gioco di parole per arrivare a dire che lui è civile (con l’hashtag) mentre Conte, noto black bloc, no. Ma letteralmente significa che lui Renzi tiferà e vigilerà affinché siano realizzate le promesse di Lega e 5S (flat tax, reddito di cittadinanza, espulsione degli immigrati etc.), il che cozza con la solenne dichiarazione di voler stare all’opposizione per precisa volontà degli elettori. Non se ne esce.

Piuttosto, degno di esame è l’atteggiamento della grande stampa di fronte al cortocircuito. Allarmatissima per il fatto che i barbari populisti stiano facendo un governo dopo essere stata allarmatissima per il fatto che non lo stavano facendo, oggi sfodera gli artigli contro questo “Signor Nessuno” (Repubblica), “abbastanza debole e grigio”, che “colpisce per la sua aria vagamente dimessa” (Rep.), ma davanti alle cui parole, che chiaramente “parlano alla pancia” (Rep.) di chi si sente vittima dell’Europa e delle banche (ma quando mai?), “viene da domandarsi… chi sono gli accusatori” (Rep.), o se addirittura “preludano a uno strappo antieuropeo” (Corriere), o se Conte si trasformerà da “difensore dei deboli a oppressore dei molti”, come Robespierre (La Stampa).

Bei tempi, quando non era parlare alla pancia ma “narrazione”, la promessa di andare “a battere i pugni sul tavolo” in Europa da parte di quello che toglieva istericamente la bandiera europea dal set delle conferenze stampa. Quando a rassicurare il Sistema c’era quello che era talmente parte #civile da regalare miliardi alle imprese, sperperare soldi pubblici a scopi elettorali, eliminare l’art.18 e far pagare al popolo 208 esami clinici prima gratuiti, giudicati “inutili” dalla ministra diplomata classica Lorenzin. Insomma, magari Conte si rivelerà un fantoccio, ma intanto, e non è poco, almeno non è Renzi.

Meditazione



Ragogna



giovedì 24 maggio 2018

Pazzesco!


Ma guarda questo ipotetico premier che al termine della giornata di consultazioni ha l’indecenza di incontrare i risparmiatori truffati, garantendo loro che verranno totalmente risarciti! 
Che vergognoso populista! Un tempo i risparmiatori truffati si creavano, adesso questo qui li rimborsa! Che indecenza!

Paraventismo


Ci casco continuamente, è un mio limite: discuto animatamente on line con chi vorrebbe convincermi di come questo presunto nuovo sia peggio del passato, già in via di dimenticanza.
Mi agito, annaspo, quasi mancandomi l'aria. Non ho mai detto di essere contento del governo gialloblu, non ho mai scritto o proferito complimenti a Salvini e ai suoi sodali. Ma tant'è casco e ricasco dentro al pentolone che altri han messo a cottura non accorgendomi, almeno fino ad ora, della nascita, dell'innalzamento come fosse un'isola vulcanica sorta dai marosi, del movimento di pensiero, non nuovo, che definirei Paraventismo. 
Non nuovo perché usato anni addietro dalla casta politica di riccastri che comunemente chiamavamo curia romana: gozzovigliavano, s'intrufolavano pro-loro dentro alle faccende politiche di casa nostra appoggiando il forte di turno, per i loro porci comodi. E quando venivano, giustamente, attaccati ecco che compariva il Paraventismo, cioè si rifugiavano rannicchiandosi dietro ai princìpi non negoziabili, di cui a loro non importava un'emerita ceppa, al fine di troncare ogni diatriba minante privilegi enormi che gli garantivamo, e che garantiamo loro tutt'oggi. 
Questo movimento di pensiero è ritornato in auge non appena molti, cullati dalla casta inamovibile politica, si sono resi conto che si, probabilmente, il rischio di cambiamento radicale con annesso abbattimento di agii non è mai stato così probabile come oggi, visto che il Presidente incaricato sta realmente formando un governo M5S-Lega. 
E allora eccoli, questi profeti del Paraventismo, rifugiarsi su altri princìpi non negoziabili: gli asili nido solo per bianchi ad esempio. Cazzo! Se così fosse m'incazzerei anch'io! Ma crediamo davvero che questa boutade si realizzi? Sarebbero così irresponsabili da legalizzare questa insana forma di razzismo. 
La flat tax: pensate davvero che trovino 80-100 miliardi per attuarla? 
E il reddito di cittadinanza? A parte che vige in tantissimi altri paesi molto più evoluti del nostro, mi domando lo stesso: non è umano, giusto, sensato garantire una somma di denaro mensile a chi s'impegna a trovare lavoro, con ampie garanzie che nel caso costui tentennasse, l'aiuto gli sarebbe immediatamente tolto? 
E quindi m'inalbero al pensiero di passare per un credulone, un rimbambito corrente dietro a chimere. 
E i paraventisti rigurgitano appellandosi alla falsità del programma. Umilmente al proposito chiedo: quante promesse elettorali dei passati governi si sono attuate? Mi dite la percentuale di realizzazione delle promesse dell'Ebetino? E del Puttaniere? 
Prendiamo ad esempio la lotta all'evasione fiscale, promessa da tutti, ma proprio tutti: chi l'ha mantenuta? 
Scoramento, abbattimento, depressione: a sentire gli strali dei paraventisti appollaiati dietro a razzismo, liberticidio, giustizialismo, mi s'accappona la pelle, mi vengono le squame, il prurito. 
Possibile che sempre, e da sempre, coloro che intravedono dei cambiamenti radicali del modo di far politica, di viverla non come mestiere ma come dovrebbe essere, servizio, possibile che devono passare per superficiali populisti ingrati? 
No, non è possibile continuare così. 
E riassumo una volta per tutte la mia posizione: 

Non mi piace far parte di una coalizione comprendente la Lega, pur riconoscendo che quest'unione sia frutto di una legge elettorale "razziale" creata ad hoc dall'Ebetino e dal Delinquente al fine di convolare a nozze eterne.

Sono molto perplesso su misure mancanti per convenienza politica dal manifesto programmatico: una legge seria, manca da vent'anni, sul conflitto d'interessi, la lotta all'evasione fiscale. 

Ho perplessità pure su come verrà gestito il problema profughi. 

Questi punti sono determinanti la mia presa di posizione futura, non scenderò a patti con chicchessia in merito. 
Sono però prostrato da questo agitarsi dei paraventisti, improvvidi cultori del passato, dell'abbietta modalità di far politica che da decenni sta affogando la nazione. 
Il paese fondato sulla corruttela, sull'amico dell'amico, sulle conoscenze, sull'inamovibilità è stato depennato dalla scelta dell'elettorato. 
Attendo di vedere i frutti governativi e da questi riconoscerò sicuramente la pianta, la sua matrice, la sua essenza. Senza paraventismi.  

In effetti



Macedonia



Ragogna



Si vergogneranno?


giovedì 24/05/2018
Hanno la faccia come il curriculum

di Marco Travaglio

Forse Giuseppe Conte sarà un premier pessimo, o forse buono, o eventualmente discreto. Lo giudicheremo giorno per giorno dagli atti. L’unica cosa che possiamo dire ora, salvo smentite, è che nulla di ciò che viene scritto su e contro di lui è un impedimento o un ostacolo a fare il premier. Si tratta di un misto di falsità, suggestioni, allusioni, smentite ad affermazioni mai fatte, notizie neutre spacciate per negative e notizie dubbie potenzialmente negative che solo lui può chiarire (e farà meglio a chiarire).
Il curriculum. Non c’è giornale o tg che l’altroieri e ieri non aprisse sul “curriculum taroccato” da Conte (sono gli stessi cani da compagnia travestiti da cani da guardia che da oltre un anno tacciono sulla tesi di dottorato copiata da Marianna Madia, ministra dei governi Renzi e Gentiloni). “Conte tradito dal curriculum”, “Curriculum, Stamina e fisco”, titola Repubblica, citando le università che assicurano “Mai studiato qui”, mentre Sergio Rizzo parla di “invenzioni” del candidato premier. Corriere: “Si apre il caso del curriculum. Conte in bilico. Titoli gonfiati”, “La New York University: non lo conosciamo. Dubbi sul prof anche da Malta e Vienna”. 
La Stampa: “Bufera su Conte. Gli errori nella biografia e l’appoggio a Stamina diventano un caso”, “Curriculum taroccato”, “Pare non sia mai stato alla Sorbona, alla New York University e a Cambridge né in altri 3 o 4 siderali atenei, come dichiarato in autoesaltazione” (Mattia Feltri). “Il caso curriculum frena Conte. Le smentite di alcuni atenei stranieri imbarazzano il prof”, “Gli atenei stranieri citati da Conte: non ha studiato qui”, “Quando da avvocato difendeva Stamina”, titola il Messaggero sul “curriculum più pazzo del mondo”. Poi c’è la stampa umoristica. Il Giornale: “Il falso Conte. Dieci tarocchi nel curriculum del premier indicato da M5S”, definito “falsario” da Sallusti, noto esperto del ramo. Il Foglio: “La patacca nel curriculum è la cifra di una repubblica populista”. Libero: “Un laureato così non lo merita neppure l’Italia”, segue lista dei “politici finti dottori, da Giannino al ministro Fedeli”. Bene: è tutto falso, tutto patacca, tutto menzogna, tutto ignoranza: gli unici tarocchi sul curriculum di Conte sono gli articoli sul curriculum di Conte. Che non ha mai scritto nel curriculum di aver “studiato” in quelle università estere, per la semplice ragione che era già professore. Dunque gli atenei che negano di averlo avuto studente rispondono alla domanda sbagliata e non possono smentire ciò che lui non ha mai detto.
Cos’ha scritto Conte? Di avere “perfezionato e aggiornato gli studi” alla New York University e in altri atenei. Il corrispondente del già autorevole New York Times credeva di averlo preso in castagna, riportando la smentita-che-non-smentisce della NYU di avere il suo nome nei registri: ora questo cacciatore di fake news targate M5S-Lega-Putin dovrebbe scusarsi per aver diffuso una colossale fake news contro il nuovo premier italiano. Alcuni colleghi di Conte hanno già spiegato a questi somari cosa sono i soggiorni di aggiornamento e perfezionamento dei cattedratici all’estero. Oggi pubblichiamo anche la testimonianza del prof. Andrea Mora, segretario dell’Associazione civilisti italiani: era anche lui a New York nelle estati 2008 e 2009, quando Conte passava le giornate alla Library della School of Law della NYU per approfondire il diritto nordamericano su pubblicazioni non disponibili in Italia: “Andava a studiare sui testi della biblioteca dell’università come fa ogni professore, cercando cose che in Italia non trovava”. Lo dimostrano pure gli scambi di email – pubblicati dall’AdnKronos – fra Conte e Mark Geistfeld, civilista della NYU, e fra Conte e l’ex responsabile servizi informatici della biblioteca dell’ateneo, Radu Popa, che gli garantiva accesso, password wi-fi e postazione per ultimare un libro. La Sorbona, dove dice di avere svolto attività di ricerca, non dà informazioni personali protette dalla privacy e una delle sue biblioteche cancella ogni anno i database dei visitatori. Bocche cucite per la privacy anche al Girton College della Cambridge University e alla Sapienza. Yale non risponde ancora. L’Università di Malta non esclude “una docenza durante i corsi brevi dell’estate ’97”, come dichiarato da Conte. Gli atenei italiani citati da Conte – Sassari, Lumsa e Luiss – confermano il curriculum. Al momento, dunque, zero smentite: solo conferme o non risposte per motivi di privacy o di tempo.
Stamina. Additato come sostenitore del metodo Stamina, dichiarato truffaldino dai magistrati, Conte non ha mai pronunciato una sillaba sul tema, né ha mai avuto rapporti col promotore Davide Vannoni: semplicemente, nel 2013 ha assistito da avvocato la famiglia di Sofia Ceccuti, la bimba malata i cui genitori avevano perso la causa per l’accesso a cure compassionevoli regolarmente somministrate da un ospedale pubblico. Definirlo perciò supporter di Stamina è come dire che gli avvocati degli imputati di corruzione tifano per le tangenti e i difensori degli imputati di stupro sono stupratori.

Casa ed Equitalia. Qualcuno insinuava che la sua casa romana in via Giulia, acquistata nel 1999, Conte non l’avesse pagata: invece, per ora, nulla fa pensare che non l’abbia pagata. Restano le cartelle esattoriali di Equitalia (che – assicurano i siti – “spuntano”), che innescarono anche un’ipoteca, poi estinta pagando il dovuto. Si tratta di debiti col fisco (per la dichiarazione Irpef) e con la Cassa forense, poi saldati. Ieri Conte aveva altro da fare, ma oggi farebbe bene a chiarire tutto alla stampa. Com’è doveroso per un presidente del Consiglio.

mercoledì 23 maggio 2018

Chissà!



Io un pensiero al proposito ce l’avrei... li veniamo a prendere da voi!!!

Ore 17:30


Chi ha tre pensioni
viva come se ne avesse solo una, furbacchioni! 

Chi di mestiere fa il politicante
cerchi qualcosa da fare dall'edicolante

Chi s'appoggia sul vitalizio
inizi a cercar l'ospizio

Chi briganteggiando era felice della prescrizione
mediti che da oggi nessuno sarà più coglione

Chi godeva di sontuosi privilegi 
sappia che da oggi saran solo dispregi

Chi portava soldi in paradisi
tra non molto avrà gli indumenti lisi

Perché da oggi passa la scena di questa casta
affossata dal governo che finalmente dirà Basta! 

Governo travagliato


La guerra preventiva

di Marco Travaglio

Ci sarebbe molto da dire e ridire sul nascituro governo Salvimaio. Infatti molto abbiamo già detto: le distanze per certi versi incolmabili fra i due alleati della coalizione giallo-verde, l’ambiguità di Salvini servitor di due padroni (alleato di B. nel centrodestra e dei peggiori nemici di B. nel governo), la vaghezza di molti punti programmatici e l’assurdità di altri (come la licenza di sparare “a prescindere”), la genericità delle coperture finanziarie, un paio di voci del curriculum di Conte, il profilo non proprio nuovo e immacolato di qualche possibile ministro (da Savona a Massolo). Altre le diremo se e quando il governo nascerà, criticandone – come sempre – errori e omissioni. E siamo lieti di ritrovarci, per la prima volta dopo decenni, in compagnia dell’intera stampa italiana, finora cane da compagnia e da riporto del potere e ora improvvisamente cane da guardia. Benvenuti, cari colleghi. Ma non vorremmo che l’empito del neofita vi portasse a precorrere i tempi, a precipitare le conclusioni, a dimenticare quel che scrivevate fino all’altroieri e a inventare categorie mai applicate a un governo non ancora nato. Ieri abbiamo letto l’editoriale di Mario Calabresi su Repubblica. E siamo rimasti sorpresi fin dalle prime righe: “Sta per nascere un soggetto strano, mai visto: un governo politico con un premier tecnico”.
Ohibò. Eppure ci pareva di ricordare che nel 1993 nacque un governo politico (come tutti i governi che ricevono la fiducia dal Parlamento e compiono scelte squisitamente politiche) con un premier tecnico mai eletto: l’ex governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. E nel ’95 nacque un altro governo politico con un premier tecnico, mai eletto: l’ex dg di Bankitalia, Lamberto Dini. E nel 2011 nacque un altro governo politico con un premier tecnico, mai eletto e nominato 48 ore prima senatore a vita da Napolitano: il prof. Mario Monti. Eppure tutti e tre quei governi politici con un premier tecnico mai eletto ebbero il plauso, anzi la standing ovation, anzi la ola di Repubblica e degli altri giornaloni. Anche quando, come con Monti, il programma era diametralmente opposto a quello dei partiti che lo sostenevano. Il che non si può dire dell’eventuale governo Conte, chiamato a realizzare il programma dei partiti premiati dagli elettori il 4 marzo. “Non si può non chiedersi con quale forza e convinzione (Conte, ndr) potrà illustrare alle Camere qualcosa che non è farina del suo sacco e che margini di manovra potrà avere chi si trova chiuso tra Salvini e Di Maio”. L’amorevole cura nel difendere Conte dal Gatto e dalla Volpe è commovente, ma saranno un po’ fatti suoi.
Se ha accettato di realizzare un certo programma, vorrà dire che lo condivide e forse ci ha pure messo lo zampino. “Il premier non ha alcuna esperienza politica o di gestione”. Ma tu pensa: e Ciampi, Dini, Monti quale esperienza politica o di gestione avevano? Eppure furono premier efficaci e risoluti, a prescindere dalle cose che fecero. “Non è mai stato parlamentare, sindaco, nemmeno consigliere comunale”. E quei tre? E B. quando divenne premier nel ’94? E Prodi nel ’96? “Proviamo a immaginare Conte al G7 in Canada o ai vertici europei: cosa potrà dire o decidere senza consultare gli azionisti della coalizione?”. Magari si metterà d’accordo prima, come tutti i premier dei governi di coalizione chiamati a fare sintesi dei partiti che appoggiano il governo. Se lo farà bene o male, lo vedremo all’opera. Ma nulla di nuovo sotto il sole. Tutto ciò che si paventa per il futuro è già accaduto nel passato, spesso nel silenzio degli scopritori dell’acqua calda.

“Il rischio che l’Italia venga rappresentata da un premier a sovranità limitata è forte e reale. Ricordate Ambra Angiolini che riceveva nell’auricolare indicazioni sul da farsi? Aveva la fortuna di dover ascoltare solo Boncompagni, non la doppia voce di Di Maio e Salvini”. Sì, ricordiamo tutto. Anche Enrico Letta, premier del governo che nel 2013 mise insieme i partiti sconfitti alle elezioni per tener fuori i vincitori e che si vide dettare il programma non dai leader di maggioranza, ma da un tal Giorgio Napolitano, appena rieletto, che nominò alla bisogna 10 “saggi” mai eletti e ordinò al Parlamento quale esecutivo formare e quali “riforme” fare (compreso lo sfascio della Costituzione) con la minaccia-ricatto delle dimissioni. 
È peggio un premier che ascolta i leader della sua maggioranza o che prende ordini da un presidente fuori dai suoi poteri e dagli amici suoi? Molti citano il presunto paradosso di due partiti che contestavano gli ultimi quattro premier “non eletti” e ora indicano un premier “non eletto”. Ma la questione non era che Monti, Letta, Renzi e Gentiloni non fossero parlamentari (Letta e Gentiloni, fra l’altro, lo erano). Era che partiti votati con un programma, strada facendo, formassero governi che ne realizzavano uno opposto, per giunta sostenuti da maggioranze fasulle, drogate dal premio del Porcellum incostituzionale e dai voltagabbana. E infatti ora si avviano all’estinzione. Ottima anche la scoperta delle “prerogative” del Colle, che ora dovrebbe bocciare il premier e i ministri indicati dalla maggioranza parlamentare e sarebbe “irritato” perché alcuni non gli garbano. Se ce ne sarà qualcuno indegno o in conflitto d’interessi, farà bene a bocciarlo. Poi però dovrà spiegare perché i suoi predecessori nominarono tre volte premier un delinquente ineleggibile come B. (che lui continua a ricevere), per tacere di tanti ministri manigoldi. E come mai lui stesso firmò leggi indecenti come l’Italicum, valido per la sola Camera (il Senato elettivo era già dato per morto), e nominato ministri imbarazzanti come la copiona Madia e la falsa laureata Fedeli, rinviando il risveglio dal letargo al 2018.

Incontri



martedì 22 maggio 2018

Inquietudine


Questa amata Patria mai così perplessa in tempi per fortuna andati, allorché le furono proposti nomi di insani ed ignoranti occupatori di poltrone ministeriali! Come non ricordare l'Alfano al ministero degli Interni, coadiuvante al rapto di moglie e figlia dell'acerrimo nemico del boss kazako, o lo stesso impegnato agli Esteri senza saper proferir un fonema straniero? O la rossa, solo di tinta, Fedeli non laureata né, pare, diplomata all'Istruzione pubblica, o la classica, di maturità, Stanlio-Lorenzin alla Sanità? E che dire del commercialista labbro leporino leghista, amico del Delinquente, all'Economia? E già che ci siamo: Alfano, sempre lui, che acconsentiva alla modifica per uso personale delle leggi pro Puttaniere quand'era alla Giustizia? Già la Giustizia: come mai non vi fu nessun rimuginamento quando il leghista Castelli divenne ministro ammettendo di dover studiare le leggi sul Bignami? 
E quanto era esperta la Gianni&Pinotti nel campo della Difesa? E la Madia, si la Madia, la "ControlC" di tesi con quell'espressione rivalutante appieno l'ebetismo: era la persona giusta per dirigere il ministero della Pubblica Amministrazione, con lo sfanculamento pervicace dei controllori alle sue riforme? 
Dai, dai! Già che ci siamo: fatemi leggere i curricula di Storace, di De Lorenzo alla Sanità, del fu Kossiga agli Interni, della Danè-Moratti, di Fioroni alla Pubblica Istruzione! Dai mostratemeli, fatemi capire che c'azzeccassero! 
L'unica che ricordo fosse degna del suo ruolo, fu la Gelmini al ministero dell'Istruzione-Universtià-Ricerca: grazie a lei infatti scoprimmo tunnel mai fino a quel momento conosciuti. 
Questo arzigogolare attorno a capacità, a pro Europa, ad esperienze idonee al mandato, costituisce una novità nel nostro panorama nazionale, che potrebbe confondersi con la fobia inusitata colpente molti di lor signori, che se finalmente s'iniziasse a far sul serio, a preferire cioè i bisogni reali del paese, potrebbe rivelarsi campana di fine corsa per molti, moltissimi adepti all’immarcescibile casta di cui da queste parti, purtroppo, molti sono portatori insani. 
Dubitate gente, dubitate!