sabato 24 aprile 2021

Anto'

 

Il negazionista leghista batte pure “Posaman”
di Antonio Padellaro
In fondo dovremmo essere riconoscenti all’on. Claudio Borghi Aquilini, perché ha il coraggio di dire, senza pensare, le stesse corbellerie che Matteo Salvini pensa ma non osa dire. Giovedì sera, a Piazzapulita, l’estroverso leghista faceva ridere più del Posaman del comico Lillo quando sventolava gli studi sul “lockdown che non serve a niente”, prodotti da tal “Ioannidis, professore dell’Università di Stanford”. Un cervellone che il prof. Crisanti, provocato dall’Aquilini (“lei è esperto di genetica della zanzara non di questi temi”), e dunque punto sul vivo, ha rivelato essere, come dicono a Roma, una mezza sòla: “Stanford ha cancellato i video di costui che si è pure scusato”. A questo punto Corrado Formigli ha chiesto se la negazione del lockdown e di ogni altra restrizione fosse la linea condivisa anche da Salvini. Al che il Borghi prima ha confermato, poi ha farfugliato, sudando copiosamente.
Di affermazioni negazioniste del Covid da parte dell’ex Capitano gli archivi dei giornali traboccano e infatti, ora che è al governo, fa un po’ tenerezza vederlo piatire un’ora in più sulle chiusure serali di bar e ristoranti. Proprio lui che quando era di lotta ostentava con fiero cipiglio l’assenza di mascherina. Il fatto è che alla base del salvinismo virale c’è la stessa teoria politico-sanitaria che agli albori della pandemia fece dire al presidente brasiliano, Jair Bolsonaro: “Tranquilli, tanto prima o poi tutti dobbiamo morire”. Infatti nel suo Paese si muore prima. Una forma abborracciata di darwinismo sociale secondo la quale piuttosto che paralizzare l’economia con odiosi divieti e dannose quarantene è molto più conveniente lasciare che la falce epidemica faccia il suo lavoro spedendo al creatore i più anziani e i più fragili. Selezione naturale che ha permesso all’Inps di risparmiare nel 2020 qualcosa come 11,9 miliardi. Un saldo virtuoso che, prepariamoci, i Borghi Aquilini sventoleranno con orgoglio nel prossimo talk. Mentre governo e regioni, maggioranza e opposizione si dedicano al gioco delle parti (sulle chiusure alle 22, no alle 23), le strade intorno sono intasate di auto e di persone che si godono la primavera. Controlli zero, eppure Roma che sarebbe zona arancione già si comporta come zona bianca. Altro che decreti, trionfa il liberi tutti autogestito. Il resto è noia.

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