martedì 31 ottobre 2017

Dialoghi



Constatazione



Tutto qui?




Scusi l'ardire Mr. Puigdemont; dopo la sua spasmodica ricerca d'indipendenza, che non oso commentare non conoscendo né costituzione, né storia catalana, lei con un manipolo di arditi compagni al primo venticello, meglio definirlo tornado, che fa? Va a Bruxelles per chiedere asilo politico? 
C'è da chiedersi, da esterni, se alla fine della giostra, fosse tutto qui, se la battaglia, giusta o non giusta, anche se è pur vero che apparentemente vi stavate per schiantare contro un'improvvida serie di difficoltà forse neppure considerate appieno in fase progettante, appena iniziata si concluda con una fughetta, un "battufolante" e comico riparo da processi e prigionia che anche l'ultimo dei decerebrati avrebbe messo in conto. 
Allora dov'è Senor Puigdemont il coraggio, l'impavida battaglia, sognata dagli avi, contro il sistema centrale madrileno? 
Scappare è l'ultimo dei problemi per chi crede in una nuova forma di potere, ricercante patti e accordi per una serena separazione.
Lei ha dimostrato, a mio modestissimo parere, di non ricercare appieno l'indipendenza ma, quella stessa forma di potere che vorrebbe annichilire con la pacifica lotta, fregandosene delle ripercussioni, in special modo economiche, che scindersi da Madrid avrebbe procurato alla Catalogna. 
Un bluff che riconsegna ogni proclama e visione libertaria in mano alla centralità dello Stato. 
Si riguardi Mr Puigdemont! L'inverno belga non è propriamente secco e sereno! Decisamente no!

lunedì 30 ottobre 2017

Quindi...


...era Ricky e non Angela...



La solerzia


Faccio il biglietto online per andare in treno da Piacenza a La Spezia. Contento di non dover fare file alla biglietteria, mi accorgo che con il cambio a Parma ho solo sette minuti a disposizione e, non essendo in Giappone, consapevole che sette minuti per le ferrovie italiane sono un nonnulla, vedo sul binario difronte un treno che sta partendo per Ancona e che fermando a Parma mi lascerebbe un quindici minuti di lasco, molto più consoni e tranquillizzanti. Chiedo gentilmente al capotreno, un ragazzo con impercettibile barba, molto fiero del ruolo, la possibilità di poter salire sul treno, esibendogli il mio biglietto elettronico. Il suo fermo diniego relazionato ad un regolamento, da un lato mi conforta, ce ne fossero di puntigliosi così, penso; dall’altro mi fa incazzare anche perché non gli ho chiesto, credo, la luna ne il suo Iban. Cerco, diplomaticamente, di trattare ulteriormente, facendo perno sul poco tempo a disposizione per il cambio. Lui inflessibile mi risponde che, purtroppo, deve dare la precedenza ai clienti in possesso di regolare biglietto. Il treno era praticamente vuoto e sul marciapiede c’era solo il pulitore di cartacce. Lo guardo infastidito, pensando che da Piacenza a Parma ci sono solo due fermate, Fidenza e Fiorenzuola, e non avendo avuto notizia di un esodo partente da queste due città alla ricerca forsennata di grana, deduco che il posto sul regionale rimarrà ampio e disponibile.
La solerzia a volte, incontrandola, innervosisce quanto l’incuria e il menefreghismo. Non avrei rubato nulla, avrei solo incontrato un solerte munito di buonsenso, un connubio impossibile a giudicare da questo capotrenino intransigente quasi quanto antipatico.

domenica 29 ottobre 2017

Differenze della Ra-gogna Stampa


Prima, seconda e terza pagina del giornale il cui fondatore, smerdato da Calvino, fu fascista, dedicato al caso del factotum del sindaco di Torino che chiese di levare una multa di un amico! Mi domando se codesto giornale avesse in tempi passati, usato lo stesso metro per il babbo dell’Etruriana cosa avrebbe stampato, un’enciclopedia? Inoltre Giordana, questo è il nome del tuttofare torinese, si è dimesso. Al dott. Boschi che avrebbe dovuto pagare una multa da 120mila euro gli hanno sequestrato l’unico bene posseduto: un orto!







Proprio ora?


Ora che il tempo è passato, dopo che per lustri sensi di colpa m’oppressero, che i lamenti giungenti dal divano, dalla poltrona salirono all’Olimpo, dopo che sguardi biechi, mai compassionevoli, rigurgitarono sproloqui attorno agli ozii, alla dabbenaggine dell’immoto fonte di acclarate e dannate malattie, e il diabolico joystick nelle mie mani, fu da sempre visto come un totem dell’inetto, della perdita di tempo, della sfanculata degenerativa portante direttamente l’individuo nel girone dantesco degli ignavi ora, che ho deposto per sempre PlayStation e aggiornamenti ludici per ovvie ed insorte carenze sensoriali figlie della canizie sempre più avvolgente, apprendo che il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, ha testé dichiarato che “gli eSports competivi possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano ed allenano con un’intensità che può essere paragonata agli atleti degli sport tradizionali.”
Oh destino infame e crudele! Oh sorte ingrata e peripatetica! 
Se fosse stato equiparato sport nei tempi andati! Che gioia nel dire “scusate oggi non posso ho l’allenamento” per fiondarmi felice in poltrona, magari con a fianco la nutellona, sparandomi tre-ore-tre di FIFA o di Rally, di GranPrix, senza sensi di colpa, ingombranti pensieri attorno alla sedentarietà generanti inferiorità fantozziana verso coloro che, con cronometro alla mano, sezionavano la giornata tra stretching, flessioni e pesistica! 
Ma non m’arrendo: appena il medico mi dirà “lei deve fare sport altrimenti farà trionfare l’adipe”, seguendo il suo consiglio, correrò ad attrezzarmi perché è proprio vero: gli eSports fan proprio bene alla salute!

Curiosità


Tra le tante curiosità che mi scuotono, ve n’è una particolare: leggere i necrologi strani. Ad esempio oggi sul Secolo ne ho trovato uno rispondente ai requisiti. 


Porgendo condoglianze ai familiari, credo che le quattro righe sotto il nome siano particolari e, per ignoranza, a me sconosciute.

sabato 28 ottobre 2017

Agro rinvangar


“La battaglia spirituale è già stata iniziata, grazie all’opera e alle direttive precise del DUCE, fin dai primi anni del Fascismo. A noi spetta il condurla a compimento”.
(Eugenio Scalfari - 1942 su rivista Conquiste dell’Impero)

“Nella merda fino a quel punto non ti credevo. Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire, ma cominci a fare un po’ schifo”.
(Estratto della lettera di Italo Calvino ad Eugenio Scalfari - 1942)

Indignazione


Gli Adepti del Rancoroso



Livorosi, risentiti, rancorosi, adepti al soldo dell'Egoriferito autoproclamatosi signorotto di questa penisola, il cui verbo se contraddetto, pur pregno di malapolitica, di manovrismo scellerato per progetti insani ed effimeri, provoca astio, acredine e velenosità dispensate agli adepti del cuore, ad esempio questi quattro baldi serventi i quali, obbedienti e senza alcun timore di vedere offuscare la propria immagine pubblica, mettono in pratica decisioni ed editti sfioranti la comicità d'avanspettacolo. 
E se la boutade sul trenino del Buffone, oramai in ogni stazione lo chiamano così, giustamente, di non voler riconfermare Ignazio Visco a capo della Banca d'Italia è stata stoppata da un ritorno d'orgoglio del Silente quirinalizio e dell'esile Gentiloni, la mossa di risposta del Bimbo Rignanese è stata appunto quella di ordinare ai Quattro Cavalieri per l'Apocalisse, di darsi assenti giustificati al Consiglio governativo, al fine di evidenziare la totale non condivisione della riconferma di Visco.
Chiarisco nuovamente la mia personale opinione in merito: Visco ha le sue responsabilità, per il mancato controllo sulle scorribande bancarie e, con intelligente largo anticipo, avrebbe dovuto lasciare l governatorato bancario nazionale. 
Quello che è stato funereamente sbagliato è l'aver deciso, per mano del Bomba e dell'Etruriana, insufflando la povera deputata moneuronica, di presentare una mozione parlamentare, a pochi giorni dalla scadenza del rinnovo, di sfiducia verso Visco. Questo decisionismo sfiorante il fascismo, avrebbe potuto provocare un sisma economico e finanziario nel nostro paese, riportando lo spettro del default e un'enorme crisi economica, perché tutti sappiamo che il mercato ci guarda, a causa dell'enorme debito pubblico, con spietata diffidenza, pronto al primo venticello instabile, a ritirar la pur labile fiducia nel mercato economico. 
E un segretario di partito di maggioranza che sfiducia il Governatore della Banca d'Italia in modo così clamoroso non è un venticello d'instabilità, ma un tornado.
Meno male che il Silente si è imposto, sfanculando il Bomba, e Gentiloni non ha potuto far altro di supportare le decisioni del Quirinale. 
Ecco quindi la nascita di queste defezioni frutto appunto di astio e rancore, di adepti scellerati e incuranti della sorte della nazione, preoccupati come sono di servire il loro vate, avendo come obbiettivo non altro che l'inamovibilità di casta. 
(PS: della vicenda Grasso scriverò a breve. Sono ancora commosso e festante per la scelta di sbattere la porta del Presidente del Senato! Ci sentiamo più tardi e mi raccomando: leggete gli scritti di Orfini!)

Inutili preparativi



Buongiorno!



Travagliati di tutta Italia, godete!


sabato 28/10/2017
Frecciarenzi

di Marco Travaglio

Da quando, alla stazione romana Tiburtina, è salito sul “Treno dell’Ascolto” alla volta delle 107 province italiane che voleva abolire, Matteo Renzi ha ascoltato più fischi, pernacchie, maledizioni e insulti (il più gettonato, fino alla monotonia, è “buffone”) dei già molti che meritava. Forse anche a causa dell’itinerario, non proprio felicissimo: ma benedetto ragazzo, sai bene che i terremotati laziali, umbri, marchigiani e abruzzesi non vedono l’ora di scuoiarti vivo per le promesse tradite sulle casette e la ricostruzione, e tu da dove cominci il tour “Destinazione Italia”? Da Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise. Poi sai che vorrebbero farti la pelle anche i pugliesi, fra gasdotti, xylelle e veleni targati Ilva ed Enel, e tu dove prosegui? In Puglia. Per dire: in Lombardia, in Veneto e in Sicilia, dove si vota, manco una capatina. Risultato: urli e strepiti a Spoleto (“buffone, vergogna, Pinocchio!”), dure contestazioni ad Ascoli Piceno (“buffone, vai a lavorare!”), feroci anatemi a Vasto (raggiunta peraltro in auto per non compromettere il materiale ferroviario: “Buffone!”), urla belluine a Termoli (con scorta della forza pubblica: “Buffone!”), strilli assordanti a Polignano a Mare (“vergogna, buffone!”, con variazione vernacola sul tema: Renzi domanda a una signora “Come sta?” e lei, prontissima: “Com’ammamete”), stato d’assedio sui binari di Brindisi (presidiati dalla Digos che si porta via un contestatore: “Vattene, buffone!”).
Unica eccezione, senza rivolte né maleparole, la tappa al sito archeologico di Canne, luogo della storica battaglia fra Romani e Cartaginesi, ma solo perché la città non esiste più. Lì (lo rivela La Verità), in quell’insolito silenzio dovuto esclusivamente alla mancanza di abitanti, si è sentita una sola voce: purtroppo era quella di Renzi, che esortava gli immaginari ascoltatori a “riconoscere le nostre radici e individuare in Annibale e nella sua genialità un punto di riferimento”: auspicio a dir poco azzardato, visto che Annibale era nordafricano, mentre le nostre radici sono sepolte lì sotto impastate al sangue dei Romani massacrati dai Cartaginesi (ora non vorremmo che il Frecciarenzi facesse tappa a Caporetto o dirimpetto a Lissa, magari il 4 dicembre, per riconoscere le radici del suo trionfo al referendum). A quel punto, per Matteo Granturismo, si è resa necessaria, su consiglio dei sanitari, una breve sosta ristoratrice. I medici hanno suggerito almeno un’intera giornata senza sentire una sola volta “buffone”: lui infatti si è barricato in casa per 24 ore. Poi è ripartito, più intrepido che pria, verso lidi più propizi: la Calabria e la Campania.
Ma già a Reggio sono ripartiti i tumulti e gl’insulti, che hanno costretto lui e i suoi cari a riguadagnare frettolosamente la stazione dall’ingresso secondario. E imposto un piccolo ritocco prudenziale al programma, onde evitare che ogni tappa del tour diventi una stazione della Via Crucis: entrare in clandestinità, segretando la tabella di marcia non solo sul sito del partito e dunque agli eventuali militanti, ma anche all’organizzazione del Pd (come ha scoperto Thomas Mackinson sul sito del Fatto). Nessuno deve sapere dove fermerà il convoglio maledetto. Si naviga a vista e si ferma a sorpresa, come i cellulari che traducono i boss al 41-bis dal carcere all’aula bunker. Una versione ferroviaria del vascello fantasma. E pazienza se, non sapendo del suo arrivo, quando Renzi scende non c’è nessuno ad attenderlo: anzi molto meglio, almeno risparmia sugli sputi, tanto ha già fatto il pieno nelle prime due settimane (per il prossimo giro sta pensando, anziché al treno, a una metropolitana: almeno viaggia sottoterra).

L’altroieri, idea geniale: qual è l’unico luogo dove nessuno oserà sputargli e imprecargli in faccia? Una chiesa! Come non averci pensato prima? Detto, fatto. Il segretario ferroviario occupa militarmente la basilica paleocristiana di Paestum all’insaputa dell’arciprete e del vescovo, monta sull’altare e improvvisa dal pulpito un’omelia-comizio per le truppe cammellate di don Vicienzo De Luca e del fido Franco Alfieri, quello che doveva offrire fritture di pesce in cambio di Sì al referendum. Aveva anche pensato di indossare i paramenti sacri, ma poi è rimasto in borghese. Prossimamente don Matteo celebrerà anche messa, darà la comunione, confesserà i penitenti e forse impartirà qualche estrema unzione. Nell’attesa, inaugura a Portici la “conferenza programmatica” del Pd, talmente programmatica che non c’è nemmeno il programma (in compenso nel “comitato scientifico” c’è Maria Elena Boschi, libera docente di Diritto bancario). Intanto a Roma succede di tutto. La Boschi cerca di farsi pagare dal governo un servizio fotografico da mille euro scattato in un viaggio privato in Canada. Verdini annuncia l’ingresso nella maggioranza, da cui peraltro non era mai uscito. I ministri renziani, Boschi inclusa, sono colti da un’epidemia collettiva di dissenteria diplomatica (no vax pure loro?) e disertano il Consiglio dei ministri che conferma Visco alla facciazza loro. La Boschi dà buca anche alla commemorazione di Tina Anselmi, temendo che questa resusciti apposta per gonfiarla di botte. Il presidente del Senato Piero Grasso molla il Pd dipingendolo come un’orda di lanzichenecchi violenti ed eversivi: ma che sarà mai, tanto poi l’ultimo spegne le luci. Infatti i sondaggi danno il Pd in ulteriore picchiata.


Ora il Frecciarenzi è parcheggiato alla stazione di Napoli, in attesa di nuove mirabolanti avventure. Sempre più simile a quello cantato in Generale da Francesco De Gregori: “Segretario dietro la stazione, lo vedi il treno che portava al sole, non fa più fermate neanche per pisciare, si va dritti a casa e tocca lavorare…”.

giovedì 26 ottobre 2017

Giovedì Grasso!




Evvai!!!


Episodio 5 - treno del Bomba


Cliccando qui sotto vi gustate il nuovo episodio del nostro infiltrato sul treno del Bomba! Con una notizia incredibile! 
Episodio 5 - clicca qui!

E allora sia!


Ci sono post, foto, scritti che definir raccapriccianti è puro eufemismo: gentaglia che si fa fotografare davanti a campi di sterminio nazisti con maglietta nera e saluto fascista incorporato, e mi chiedo spesso perché Madre Natura non glieli stacchi subitaneamente, lei che può!
Discorsi tra coglioni inneggianti a odio, guerriglia, massacri, stermini, senza umanità né intelligenza, essendo paccottiglia avariata. 
Selvaggia Lucarelli ne porta alcuni in superficie, dalla merda in cui vivono, evidenziandone uno squallore morale ed intellettivo non solo preoccupante, ma richiedente, e celermente, un ricovero coatto dentro a dei centri riformativi culturali che prima o poi dovremo progettare, visto la crescita esponenziale di detti invertebrati. 
Come si fa ad andare in luoghi della memoria tanto dolorosi, agghiaccianti e pensare al saluto fascista? 
E' un mistero. Ricordo quando andai a Mauthausen: quel silenzio c'è l'ho ancora sotto pelle, quelle baracche inspiegabili per come possa aver cogitato un essere umano indicibili azioni contro suoi simili; quella violenza ancora distribuita ovunque, a distanza di decenni, quella sensazione pregna di inquietudine a calpestare una terra resa ignobile da una violenza mai compresa appieno da nessuno, l'evidente consapevolezza di essere in un non-luogo ove identità, dignità, poesia, cogito, meditazione furono cancellati da un numero indelebile sull'avambraccio, marchiante la nullità dell'essere umano tramutato in oggetto, da far scomparire nel camino di un forno, avvertire l'esigenza, la problematica di quei bastardi di disfarsi dei corpi assassinati già prima dell'uccisione, visto l'enorme numero da annientare. 
Come diamine si fa allora a farsi immortalare in quei sacrari esibendo un saluto nazista? Al diavolo le scusanti a cazzo di ignoranza, di problemi comportamentali, di mancanza di struttura morale degna dell'uomo! 
Al diavolo tutto quello che appare scusante! Ci vorrebbe un evidenziatore, un riconoscimento alla violenza di cui sono portatori insani, un editto che consenta a chicchessia di epitetare, ad esempio, come "coglioni" questa degenerazione di specie! 
"Buongiorno coglione, che desidera? Il pane? Bene coglione! Vuole un panino o gliene taglio una fetta da quello cotto a legna? A legna? Subito coglione!"
"Si dica! Ah è lei coglione? Si, la prima a destra!"
"Il bagno è in fondo al locale, coglione!"
Lo so, è teatro dell'assurdo! Ma qualcosa per combattere questi imbecilli, occorrerà pur farlo! Culturalmente? Non credo che sappiano leggere correntemente. Per farlo occorre anche ragionare!  

Che cattivoni quelli del Fatto!

Ecco Travaglio!


giovedì 26/10/2017
Il Risatellum

di Marco Travaglio

Pur nella sua terrificante orrenditudine, il Rosatellum almeno un merito potrebbe averlo: garantire la non-rielezione del suo autore, il ragionier Ettore Rosato. Se il ragazzo spazzola di Renzi sapesse cos’è, si potrebbe rammentargli l’“eterogenesi dei fini”, ideata dal filosofo tedesco Wilhelm Wundt per descrivere le “conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali”. È il destino cinico e baro che tocca a chiunque tenti di disegnare una legge elettorale su misura di se stesso: favorire gli avversari e pentirsene amaramente quando è troppo tardi. Nel 1993 il centrosinistra taglia il Mattarellum addosso alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto: infatti vince B. Nel 2005 B. plasma il Porcellum sul preciso intento di far perdere Prodi e invece lo fa vincere (col Mattarellum avrebbe rivinto B.). Ora tocca a Rosato, ultima testa di legno usata da Renzi per battezzare le sue leggi vergogna (dopo Boschi, Poletti, Madia, Orlando, Giannini ecc.). Secondo una simulazione commissionata da due deputati Pd a un funzionario parlamentare esperto del ramo, nelle regioni del Nord i democratici non eleggeranno un solo parlamentare nei collegi uninominali, tutti appannaggio esclusivo del centrodestra.

E dove pensava di farsi rieleggere il prode Ettore? Ovviamente nel suo collegio di Trieste, che nella simulazione pubblicata da Repubblica segna, alla voce Pd, un desolante “zero”. Grazie alla sua simpatica trovata delle multicandidature, il nostro potrà paracadutarsi in 5 circoscrizioni proporzionali e sperare di passare in almeno una. Ma, se non sarà capolista (e difficilmente lo sarà: la prima piazza è riservata ai big del partito, cioè non a lui), rischierà seriamente di doversi trovare un lavoro. Che, per lui, sarebbe una novità, non avendo mai lavorato in vita sua, a parte una breve parentesi giovanile da impiegato alla Comit e alle Generali. Nato nel 1968 a Trieste per la gioia delle altre città, diplomato in ragioneria, Rosatino scala tutto il cursus honorum (si fa per dire) del politico di professione: consigliere circoscrizionale Dc; consigliere comunale nel centrosinistra di Illy, che premia la sua cieca obbedienza promuovendolo a presidente del consiglio comunale (il più giovane d’Italia); candidato a presidente della Provincia, ovviamente trombato, dunque consigliere provinciale; consigliere regionale della Margherita; infine deputato dal 2003 di stretta obbedienza franceschiniana. Nel 2005 si candida a sindaco di Trieste e naturalmente è ritrombato, ma subito ripremiato come sottosegretario agli Interni, con delega nientepopodimenoché ai vigili del fuoco.

Rieletto, anzi rinominato nel 2008 sempre per grazia franceschina ricevuta, il pompierino triestino ma soprattutto tristino diventa tesoriere del gruppo Pd. Nel ’13 altra rielezione-rinomina e altro scatto in carriera: segretario del gruppo Pd e, in virtù degli alti studi giuridici sostenuti, membro della commissione Affari costituzionali (poi dice che uno si crede un giureconsulto: per forza) e addirittura – tenetevi forte – vicecapogruppo vicario. Con mansioni di alto concetto, tipo – ricorda oggi sul Corriere un anonimo deputato orlandiano – “controllare in deposito le valigie dei deputati per chiedere conto di chi stava partendo”. Praticamente un magazziniere. Poi il colpo di fortuna decisivo: il capogruppo Roberto Speranza si dimette in polemica con Renzi. E finalmente tocca a lui: Ettore-Rosato-per-servirvi. I nazarenologi lo ascrivono ancora alla scuola di pensiero franceschiniana, ma lui con agile balzo saluta l’amico Dario, a cui deve tutto, e si spalma su Renzi, diventandone lo scudo umano e il ventriloquo: più che un capogruppo, un tatuaggio, una seconda pelle, un legging ultraderente, una crema-protezione 80. Qualunque cazzata dica il capo, lui la ripete. Qualunque gaffe faccia il capo, lui la rivendica. Qualunque sconfitta subisca il capo, lui la spaccia per trionfo. È Renzi che traccia il solco, ma è Rosato che lo difende.

Un anno fa, vigilia del referendum, avverte la Nazione tutta: “Votando No si rischia di buttare via trent’anni di lavoro” (di chi, non si sa; ma suoi no di certo). Infatti vince il No. Il Pd perde le Comunali del 2016 e del 2017, anche nel suo Friuli Venezia Giulia, ma lui – che sta a Renzi come Alì il Chimico stava a Saddam – giura che è un successone: “Abbiamo vinto a San Donato Milanese e Cernusco sul Naviglio e strappato ai 5Stelle l’importante città di Mira!” (trascurando colpevolmente Cuneo). Una leccatina oggi, una leccatina domani e Alì Rosato sbaraglia la concorrenza delle migliori lingue del Giglio Magico, vincendo l’innata diffidenza del capo per i non toscani. E si guadagna i galloni di neo-padre costituente al posto della Boschi: vista la fine dell’Italicum, la nuova legge elettorale la scrive lui, o almeno la firma. Il Rosatellum-1 fa così schifo che lo boccia pure il Pd. Il Tedeschellum salta subito perché M5S e alcuni pidini pretendono financo di farlo valere anche in Alto Adige. Ed ecco finalmente il Rosatellum-2, il suo capolavoro. Seguito dal memorabile bis della mozione anti-Visco, che lui peraltro ha solo firmato per nascondere la mano della Boschi. Il perfido Michele Anzaldi finge di difenderlo: “Rosato fa bene il suo lavoro e convoca le riunioni: mica è colpa sua se poi non ci va nessuno”. Ecco, è lì apposta perché si dica sempre che, qualunque cosa faccia, non è colpa sua. Manca sempre il dolo, trattandosi di un personaggio al di sotto di ogni sospetto. Se fa qualcosa, si può star certi che è stato un altro. È un contoterzista. Infatti ieri, quand’è uscita la simulazione, pare si aggirasse per il Transatlantico con un diavolo per capello a spazzola: “Se becco chi mi ha scritto il Rosatellum che non mi fa rieleggere, gli spacco la faccia”.

Motivazioni



Commento dal Secolo XIX



mercoledì 25 ottobre 2017

Da non credere



Meravigliato



Torna il Treno di Renzi!


Ecco il nuovo video inviato dal nostro infiltrato sul treno del Bomba!
Clicca per episodio 4

Felici e contenti


Certo che portare l'età della pensione a 67 anni, visto che la vita si è allungata, non è male. A quella età infatti si è nel pieno della maturità; dicono che ci siano già ora sessantasettenni che corrono i 100 metri in meno di 11 secondi, alcuni partecipano a maratone e i più fortunati si ricordano a memoria l'elenco telefonico della città natia, cuccando alla grande! 
E il fatto che si viva mediamente sino ad 83 anni ci rende felici, sapendo dell'esultanza sguaiata delle case di riposo, di Amplifon e delle badanti!
L'importo che questo stato generoso un giorno ci elargirà, nella sua infinità bontà, ci conforta, facendoci ben sperare in un futuro radioso, anche se il fatto che ex generali, politici a riposo, boiardi di stato acquietati, economisti, funzionari della finanza, intascheranno pensioni d'oro di oltre 10mila euro alla facciaccia nostra, potrebbe guastare questa splendida visione nell'avvenire.
Ma non riusciranno a sgualcire la fiducia che riponiamo in questo sano, integerrimo e solidale, belpaese.

Dubbio


Ma la Federcalcio che fa leggere brani del Diario di Anna Frank, prima dell'inizio delle partite, è la stessa il cui presidente disse:

“Noi, invece, diciamo che Optì Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio”  
e anche 
"Non ho niente contro gli ebrei ma meglio tenerli a bada" 
ed infine 
"La sede della Lega Nazionale Dilettanti? Comprata da quell'ebreaccio di Anticoli. E tenete lontano da me gli omossessuali" ??

Lo chiedo così, tanto per sapere...


Meditazione




Trasformazioni



No girotondi?



M'affranco


D'altronde il vocabolario parla chiaro: "liberarsi da uno stato di soggezione."
E' tempo di affrancarsi, di sciogliere catene e ceppi. E' questo il momento focale di un'epoca segnata, sconquassata da idee liberticide, da modi di pensare elitari per una casta affamata e tendente all'eterno.
Oggi voteranno al Senato della Repubblica Italiana una legge elettorale antidemocratica, anticostituzionale, trasformante l'elettore, il popolo sovrano, in una ciurma di imbecilli, me compreso naturalmente, ai comandi di generali senza dignità, di inquisiti padri di questa era, di pregiudicati, di idioti ridanciani.
Mentre accade il democraticamente impensabile ecco in questi giorni arrivare, leggibile su pochi quotidiani, la notizia che la Suprema Corte ha confermato, giudicandolo corretto, il parere contrario alla scarcerazione emesso il 14 febbraio 2017 dal tribunale di Sorveglianza di Bologna, nei confronti di Marcello Dell'Utri, che sta scontando sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. 
Il cofondatore di Forza Italia deve rimanere in carcere per la gravità del reato. 
E quel partito è prossimo alle nozze con il PD, per una coalizione indegna che a mio parere richiederebbe l'intervento dei caschi blu dell'ONU.
E questa legge elettorale ideata, pare, da Denis Verdini un signore che deve ancora affrontare processi per una variegata tipologia di reati, è l'aperitivo alle solenni e future nozze, scempio per gli animi di buona volontà.
Nessuno salta, né fa girotondi, vero Moretti, vero Benigni, vero intellighenzia rossa dei mie testicoli?
La speranza che il Silente non firmi questo obbrobrio liberticida è estremamente irreale. 
Affrancarsi da tutto questo parrebbe essere chimera. 
Se però ognuno, nel suo piccolo, facesse qualcosa d'impercettibile, di inusitato, di polemico, il fronte, il fracasso salirebbe alle orecchie di quella casta senza futuro, senza storia, destinata all'oblio. 
Affranchiamoci, liberiamoci dalla soggezione insita dentro di noi da tante sirene, soprattuto mediatiche, che ci vogliono costantemente proni e silenti. 
E' arrivato il momento di farsi sentire, per bloccare le spire destabilizzanti di balordi dediti esclusivamente alla riconferma di se stessi dentro a quello che, costituzionalmente, dovrebbe essere il luogo sovrano di una democrazia, il Parlamento, relegato invece a un'adunata di vassalli pronti ad obbedire ad un ragazzetto infarcito del suo abnorme ego, e da un suo zio alla lontana,  pregiudicato e dal passato oscuro, molto oscuro. 

martedì 24 ottobre 2017

Tendente al Lost


Ammaliato dalla prima ora da "The Walking Dead" in onda su Sky, che ieri ha trasmesso la prima puntata dell'ottava serie, avverto la solita aria sfinita ed esaurita degli sceneggiatori, la sindrome "Lost", non so se vi ricordate la serie dell'isola misteriosa partita alla grande per due, tre serie e poi miseramente persa nei meandri involutivi di una sceneggiatura che ad un certo punto, palesemente, ha esplicitato a tutti i fans di aver perso il filo della matassa, vulgo di non capirci più una mazza. 
Il sentore è identico, vista la puntata di ieri: i flashfoward, le temibili anticipazioni futuristiche, di Rick paiono confermare il brodo primordiali colpente coloro che scrivono trama e dialoghi. 
Se non l'avete mai vista, e per le prime sei edizioni avete fatto male, "bignamisticamente" parlando, la trama è la trasformazione misteriosa di umani defunti in zombie, e se alle origini questi vaganti incutevano timore e balzi sulla sedia, adesso vengono visti quasi con compassione e paciosa indifferenza, come Heidi intenti a cogliere margherite. A volte mentre i protagonisti dialogano, sentire l'ansimo e l'inconfondibile verso tendente al rauco, innervosisce oltremodo, quasi scocciando per la perdita di tempo che comporta la loro eliminazione, e non ci vorrebbe granché a consigliare agli autori di inserire una mutazione genetica in questi mostri, rendendoli più veloci e aggressivi al fine di riconquistare pathos e nervosismo, condimento per una serie di questo genere.
Ieri sera c'è stato l'incontro tra i nostri eroi ed i cattivi: ora, capendo che Negan non può morire nella prima puntata, per ovvie ragioni commerciali, come credere al dialogo tra lui e Rick armato di mitra? Se Negan è il nemico ed hai la possibilità di farlo fuori,  a che minchia serve il dialogo perditempo ed occasione funeraria? 
Otto stagioni sono tante, forse troppe. E la perdizione cognitiva di Lost, aleggia su cervici fantasiose ma prossime all'inesorabile declino, distaccante occhi e conseguenzialmente indici di gradimento.
Uerg, uerg! (traduzione letteraria del verso dei vaganti) 

Articolo


martedì 24/10/2017
Il sonno della movida può generare mostri

di Massimo Fini

Salendo sul carro di una sentenza che ha condannato il Comune di Brescia a risarcire due residenti che si sono ritenuti danneggiati dagli schiamazzi provocati dai giovani all’uscita di alcuni locali del centro, il sindaco di Firenze Nardella, che non avrà fatto il boyscout come Matteo Renzi ma ne respira la stessa aria perbenista e ipocrita, già noto per essere stato il primo in Italia ad aver introdotto il reato di prostituzione, ha intenzione di inasprire i provvedimenti anti-movida: divieto di vendita di alcol d’asporto e blocco di tre anni per i nuovi locali e i minimarket, che dal 6 maggio scorso ha bloccato l’apertura di 54 nuovi bar. Dichiara Nardella: “Il combinato disposto tra Brescia e la circolare Minniti indica la strada per misure sempre più restrittive”.

Il divieto di aprire nuovi locali rischia di dividere la città in settori, in ghetti, alcuni destinati alla movida e altri invece off-limits, e quindi i ragazzi non possono più scegliersi i luoghi del divertimento secondo il loro gusto e istinto ma devono radunarsi in qualcosa che somiglia a dei campi di concentramento decisi dall’Autorità (misure degne della Cina di Xi Jinping). Questa storia dei ghetti sta già cercando di introdurla l’assessore al Commercio di Torino, Alberto Sacco, che insegue l’ambizioso, quanto paranoico, progetto di “una vita notturna divisa per distretti enogastronomici”.

Dovrebbe essere arcinoto che il proibizionismo, come certe medicine, provoca effetti paradossi, cioè opposti al fenomeno che si vuole contrastare. Negli Stati Uniti, nel periodo successivo alla Prima guerra mondiale, sotto la spinta di nobili e pie intenzioni (i promotori erano soprattutto dei religiosi integralisti) si bandì la vendita di alcol per una quindicina d’anni. Risultato: consumo di alcol, acquistato al mercato nero, in ascesa verticale insieme alla criminalità legata al mercato proibito. Quando in Unione Sovietica Gorbaciov (“distruggi un Impero e andrai a Sanremo”) salì al potere si mise in testa di limitare il consumo di vodka dei russi: nei ristoranti non si poteva servire vodka prima delle due del pomeriggio e la vendita negli spacci era limitata dalle due alle quattro. Risultato: fino alle due i ristoranti erano vuoti e dalle due alle quattro, intorno agli spacci, si creavano lunghissime file che si attorcigliavano, per interi isolati, intorno ai brutti grattacieli della nuova Mosca costruita da Stalin, e all’uscita dello spaccio il fortunato che era riuscito a procurarsi le tre bottiglie di vodka consentite le distribuiva agli amici e tutti insieme andavano allegramente a ubriacarsi nel primo giardinetto disponibile.

A parte il fatto che non è che i ragazzi prendano la bottiglia e se la vadano a bere chissà dove ma, soprattutto d’estate, si bevono il bicchiere appena fuori dal locale (si vada a dare un’occhiata al Cocoricò, il più famoso locale che sta fra Rimini e Riccione) bisognerebbe capire che i nostri giovani, privi ormai, e con buone ragioni, di passione politica, di idee per cui valga la pena battersi e ai quali è negata qualsiasi azione che esca dagli infiniti regolamenti, ordinanze, diktat, hanno bisogno, come vuole la vitalità della loro età, di un qualche sfogo. Noi adulti siamo diventati troppo insofferenti, nevrotici non sopportiamo alcun rumore: il bimbo del vicino che piange, il cane che ci zampetta sopra la testa, quello che abbaia, figuriamoci gli schiamazzi della movida. Credo che dovremmo, tutti, fare un bello stage in Siria o nel Kurdistan o in Afghanistan.

Comprimere la vitalità dei giovani, e la movida in assenza d’altro è un modo per esprimerla, può portare solo in due direzioni: o se ne fa degli smidollati, operazione già abbondantemente riuscita, o li si induce alla violenza vera. Non si può stare in pantofole a vent’anni.

L’aggressività è un elemento della vitalità e non può essere eliminata del tutto, si può solo canalizzarla in modo che non superi un certo livello di guardia. Volendo creare una società perfettina, asettica, sempre più astratta (oggi un ragazzo non può più nemmeno sfogarsi allo stadio, c’è “la discriminazione territoriale”) noi abbiamo dimenticato alcuni elementari che erano ben presenti alle civiltà che hanno preceduto la nostra ma che sono riconosciuti anche dalla moderna psicanalisi. Si potrebbero fare infiniti esempi di come alcune civiltà che noi riteniamo rozze e primitive riuscissero senza negarla a tenere l’aggressività sotto controllo. Ma ci limitiamo alla Grecia antica e all’istituto del ‘capro espiatorio’. Il ‘capro espiatorio’ era uno straniero o un meteco che veniva mantenuto e ben nutrito dalla polis. Quando in città, per qualche ragione, si creavano delle tensioni il ‘capro espiatorio’ veniva sacrificato per concentrare su di lui l’aggressività che stava pericolosamente emergendo. Come si chiama in greco il ‘capro espiatorio’? Si chiama pharmakos, medicina.

Per carità!



Leggo basito l'intenzione del ministro per il reperimento di nuove armi che non serviranno a una ceppa, anche conosciuta come Difesa, di aprire un laboratorio politico per i giovani, al fine di formarli. 
Gianni&Pinotti, comica nel perorare l'acquisto dei celebri F35, costosissimi aerei quanto inutili, avrebbe anche già cogitato il nome del laboratorio, "Pensare e Agire" aperto agli under 30. 
E chi sarebbero gli insegnanti? 
Scorrendo la lista, il terrore m'assale manco fossi nell'Overlook Hotel! Tra gli altri noto Walter Veltroni, chiamato forse a spiegare come rovinare un partito di tradizioni solide di sinistra con supercazzole distribuite a larghe mani, partenza per l'Africa compresa. 
E poi Dario Franceschini, cui spetterà certamente il compito di sviluppare il tema "Come rimanere immoti, saldi e seduti in attesa degli eventi, senza nulla dire né fare se non scaldare la sontuosa poltrona, riuscendo altresì a tramare carbonaramente in attesa di avvinghiare un futuro leader". Tema un po' lungo ma che rende abbastanza l'idea. 
E poi Gianni Pitella del gruppo socialista al Parlamento Europeo, il cui intervento, pare, s'incentrerà su "Rimanere a galla pur essendo quasi estinto." 
Ma il clou formativo si raggiungerà allorché interverrà la Bella Etruriana, Maria Elena di tutti loro, affascinante ridanciana non curante di alcunché, se non l'ammaliante potere di cui, la loro, è paladina indefessa. Tratterà lo spinoso tema "Visibilità. inamovibilità e arte della memoria per divulgare il verbo di Lui, il conducator di tutti noi". 
A perfezionare il tutto, arriverà anche il Verbo attualmente in treno a smargiassare la penisola. Si, il loro Bomba, il Ballario vivente interverrà per mettere la ciliegina sulla torta, esortando i giovani astanti ad entrare in politica con citazioni faraoniche, con prolusioni in stile JFK, cogitando sul tutto per smorzare in loro ogni velleità di lotta al sistema, auspicata da intere generazioni ma mai applicata in quel partito, amico fraterno dei poteri forti, vedi Confindustria in prima linea. 
Verrebbe da ridere davanti a questa iniziativa, visto i partecipanti, se non ci fosse di mezzo la formazione di giovani frementi di partecipazione attiva al sociale. 
Già! E invece di codesti signori aver invitato che so, Gino Strada, don Ciotti, un esodato, un pensionato che mangia forzatamente alla mensa Caritas, un padre, una madre, che compiono acrobazie circensi per poter portare avanti la famiglia, abitanti di Amatrice narranti le loro tragedie, giovani napoletani accerchiati dalle bande camorristiche, un disoccupato, un giovane laureato non trovante lavoro neppure come friggitore di patatine, non si poteva farlo, vero  Gianni&Pinotti? 
Quella sarebbe stata la reale via maestra del Pensare e, soprattuto dell'Agire! 
Questo laboratorio, per così dire, politico odora fortemente di corso per bagnini, con tutto il rispetto per la categoria:  "Seguiteci e rimarrete sempre a galla."
Anche se fuori i marosi diventano sempre più incazzosi.

lunedì 23 ottobre 2017

Ci provo anch'io!


C'è uno spezzone che è troppo inviante. Fa parte di un film su Hitler e gli Autogol ne hanno fatto una parodia meravigliosa. 

Ci provo anch'io, con i miei modesti mezzi, alla luce dell'ultima giornata di campionato.
Clicca qui per vederlo!

Al mare di fine ottobre!


Chiara ... moci




Chiara-moci, visto il fidanzamento, chiariamoci dal lato linguistico: nessuna invidia né polemica artefatta, solo constatazione vissuta come un eremita che discende a valle ogni lustro e, stranito, non vede l'ora di tornare al suo anfratto per meditare sulla dea Bella, che sostanzialmente ha i suoi canoni e conseguentemente i suoi confini, labili ma tracciati dall'Olimpo oltre i quali si piomba in un mix svaporante alla massima velocità, come gli amici messer Frastuono ben conoscono. 
Ai tempi della lontana gioventù se mi fossi agghindato in questa modalità, mia madre mi avrebbe portato in analisi. Ma erano altre epoche, certamente. 
Che vedo in questa foto? Marketing estremo, smania per i followers, che passeranno velocemente, purtroppo per lui, dato che da qualche parte starà già nitrendo un alter ego prossimo profeta di questa era evanescente, arida di punti cardinali. 
Fischiettare un suo componimento non è consigliabile, meglio continuare a scandire giornate con motivi che nulla e nessuno toglierà mai alle nostre corde vocali. 
Perché allora scrivo? Per libertà di comunicare la mia inadeguatezza, tipica di chi entra nel canuto, avvertendo il discostamento con la corrente fluviale dell'oggi, mirante e smaniante la scia dei noti attuali, per ponderare se sia improvvido dedicarsi totalmente ad un sofficino multimediale di codeste dimensioni creante file estenuanti, assieme ad un compare, di minorenni ansiosi dell'autografo con sorriso, dispensato solo alla vista del pass, il nuovo cd. 
Propongono stili modaioli destinati nel breve al risucchio spettrale nel girone infingardo dell'Anonimato, nel quale tutti coloro che hanno impostato carriere sul nulla, prima o poi piomberanno. 
Passa tutto su questa terra, figurarsi quello che non si confà ai canoni della dea Bella!

Capisco che sia inutile spronare molti a guardare indietro, riscoprendo magie riposte negli scaffali dei tanti "anta" pregni di testi e musica recanti imprimatur dell'immortale, dell'Arte, del Suono. 
Puoi proporre qualsiasi cosa, non ti ascolteranno, non ti seguiranno, non ti comprenderanno, rimanendo fedeli a questi banchetti fieristici respiranti e proponenti novità già scialbe ed incolori. 
Non credo di essere musicalmente integerrimo ed ortodosso, pur ascoltando canzoni di trenta, quarant'anni fa, indissolubili ed indomite, pronte a scuoterti dalle fondamenta. 
Nomi non ne faccio, titoli non ne sparo, pur essendo convinto che occorra smascherare, evidenziare questi spot viventi, raccoglitori di like e denari pro loro, proponenti null'altro che il vuoto affastellato dietro torsioni mentali sconquassanti, tendenti a sperare e ricercare una visibilità ancora unica motrice di gioia e soddisfazione. 
Anni fa a nessuno veniva in mente di replicare od imitare un riff di Jimi come nel Rinascimento chi s'azzardava ad appioppare una scalpellata al marmo, sperando d'incarnare un nuovo Michelangelo? 
Ecco la demarcazione tra genio e paccottiglia: se sforni quisquilie, intravedrò facilmente la via per emularti per apparire, auspicando like, cuoricini che sono, ahimè per me, la colorazione della vita, e poco importa se il padiglione auricolare di default tenderà ad abbracciare, godendone, l'unicità e l'originalità tra i canoni imposti da madre Natura, come un riff blues, o le parole di Bob. 
E' musica, è arte, è prodigio e ogniqualvolta si riascoltano, sgorga l'effervescenza sfavillante, l'evidenziatore sinaptico di pensieri, ricordi, progetti, desideri, proponimenti e traguardi, ruminati in tutta la loro saporosa vitalità.
Paragonare l'antico con l'attuale è sempre fuori luogo. Si capisce però dal crinale del monte la meta del sentiero da percorrere, i relativi pericoli e le eventuali asperità. Accostandoli all'oggi, mi ansia vedere come fatui individui pregni di consigli per gli acquisti, riescano ad eludere convincimenti personali, trasportando coscienze e dignità nel megastore del vuoto sfavillante, obnubilante ed effimero come non mai.      

Che domanda!



Che domanda Ludovica Pagani! 
Deve giocare 2!
Due come la coppia! Ekkecoppia!!

domenica 22 ottobre 2017

Progettualità



Sapevate che esiste lo SINDMAE?


SINDMAE, esiste davvero! 
Di che si tratta? Non ci crederete ma dietro questa sigla si nasconde un sindacato, quello degli ambasciatori, la categoria più casta del mondo, un raggruppamento di privilegiati senza pari da far invidia ovunque nel globo!
Eppure, leggendo un articolo al proposito sul Fatto Quotidiano, e trasalendo manco avessi visto un boa nel frigo, ho scoperto che questa raggruppamento di scazzeggianti simboli di un formalismo oramai autoestinguente, con procedure, cavilli, parole fumose senza nulla attorno, una rappresentanza diplomatica che sarebbe totalmente da rivedere, vista l'acclarata inutilità, necessita di un sindacato che li protegga da che cosa? Dalla voglia, dall'arsura di vederli ridimensionati, soprattutto in chiave economica visto i guadagni irriguardosi che accalappiano mensilmente. 

Volete le cifre? 
I diplomatici italiani in totale sono 917. 
423 di loro (si cazzo! Quattorcentoventritre!) sono inspiegabilmente parcheggiati al ministero della Farnesina a Roma! Dovrebbero essere all'estero, invece infiascano aria fritta a Roma! 
Il sindacato SINDMAE protesta e sapete perché? A suo parere gli stipendi dei diplomatici sono bassi: 5-6mila euro al mese! 
Ma non fatevi infinocchiare! E' la classica bufala da mandare in aere per ammansire noi poveri coglioni. Ricorda un'altra sconcertante realtà, quella dei commessi in parlamento che arraffano oltre centomila euro all'anno per non fare, scusate il francesismo, letteralmente un cazzo! 
Andiamo avanti: oltre al cosiddetto stipendio metropolitano, 109mila euro annui tassati al 43%, ecco che a questi nobili funzionari ricordanti tanto i proni del Re Sole, arriva in soccorso una parola di tre lettere: ISE, Indennità di Servizio all'Estero, gonfiante senza le irritanti tasse, la loro bustona paga! 
Se ad esempio la sorte, sempre maiala in questi frangenti, avesse deciso di farvi ambasciatore a Buenos Aries, sappiate che la benedetta ISE vi elargirà 17mila euro netti al mese, porcaccia miseria! Siete ambasciatori a Tokio? 22mila euro di Ise mensili netti, ri-porcaccia miseria! 
E questo brigantesco sindacato da cancellare in ogni dove, chiarisce, con una fragorosa balla, che tali importi servono ai diplomatici per pagarsi tutte le spese vive della rappresentanza. 
Balla, stratosferica balla! 
Arredamento, bollette, servitù, auto e autista li paga direttamente la Farnesina! 
Oltre a tutto questo c'è anche l'assegno di rappresentanza, che finisce direttamente nelle nobili tasche dei diplomatici visto che non necessita di un rendiconto delle spese sostenute. Mi sgorga dal cuore un fantastico "Vaffanculo!", pensate che sia fuori luogo?
Ultima noterella: i traslochi sono naturalmente a spese nostre: per gli Usa costano sui 50mila euro. 
Naturalmente, quando vanno in pensione, questi illustri concittadini si cuccano qualcosa come 9mila euro mensili! 
Mi sta risgorgando un prodigioso "Vaffanculo!" 
Dite che dovrei andare a farmi visitare da qualcuno?

Articolo fantastico!



domenica 22/10/2017
IN TOUR
Il treno di Renzi, prova morente di un insuccesso
PROPAGANDA - I VIDEO POSTATI DAL SEGRETARIO SONO LA SOLITA FRITTURA: IL SUO UNICO PENSIERO È IL POTERE

di Daniela Ranieri

È brutto ridere delle disgrazie altrui, ma come si fa a non sogghignare di fronte allo show di un tizio che si crede un trascinapopolo, affitta un treno per girare l’Italia, si fa fotografare a bordo mentre pensa, progetta, elabora piani per il futuro, e nelle stazioni, quando gli dice bene, viene ignorato, oppure, anche quando è assente, perché è tornato con l’auto blu a Roma a rilasciare interviste con cui impunturare la risibile impresa, viene insultato, e ciononostante continua imperterrito a glorificarsi sui social con immagini di un inesistente sé stesso assurto alla gloria?
L’agenzia di comunicazione a cui Renzi ha affidato la campagna di “Destinazione Italia”, il grottesco tour su treno speciale Trenitalia per 108 province (quelle che lui voleva abolire), deve aver ricevuto il seguente mandato: restituire l’immagine di un leader fresco, vincente, dinamico, che non ha governato l’Italia per tre anni, non ha perso tutte le elezioni possibili tranne quelle prima delle quali ha promesso 80 euro, è amato dalla gente perché si oppone al Sistema ma è anche contestualmente “l’argine contro i populisti” (questo insieme a B., che è tutto dire).
Come fossero amici nostri, non suoi, gli squali della finanza, i banchieri e i padroni delle ferriere, come non avesse lui usato soldi pubblici per distribuire bonus a categorie fantasiose (ma non a chi non ha niente), come se non fosse da sempre d’accordo con B., al quale avrà promesso la revisione della Severino e regalato una legge elettorale su misura, e i cui interessi ha sempre curato grazie al trojan nel governo rappresentato da Verdini.
Ecco allora nei primi tre video di “Destinazione Italia” un Renzi-non Renzi sotto Ovomaltina che corre su una pista di atletica; dà una testata a un pallone; visita la tomba di Aldo Moro; dà il cinque agli anziani; si fa un selfie coi millennials; bacia bambini; parla con le cuoche; si allaccia una scarpa; si selfa con Richetti nei luoghi di Leopardi, al quale, poveraccio, mancava solo questa.
La solita frittura per “uscire dal chiacchiericcio della politica romana”, a cui lui è notoriamente estraneo, come dice a una platea di quattro gatti facendo scintillare un orologione tipo quadro Tecnocasa che potrebbe essere pure il Rolex sgraffignato ai sauditi.
La parola chiave è “ascolto”: specie nei luoghi del terremoto, dove noi, non lui, avevamo promesso di ricostruire tutto. Venti milioni di No non sono bastati, da quell’orecchio lui non ci sente, del resto ama stare “in mezzo alla gente, tra le gente”, evidentemente due cose distinte, ma comunque “lontano dai Palazzi”, dove si è premurato di lasciare emissari che agiscono per conto suo. Così mentre su Bankitalia diceva la sua persino Luca Lotti, in qualità s’immagina di ministro dello Sport, lui su Instagram postava di “una giornata ricca di incontri, emozioni, chiacchiere” insieme a Bonifazi, ex fidanzato della Boschi e socio di un fratello Boschi ergo, per la sua neutralità, membro della Commissione che indaga sui tracolli delle banche tra le quali quella vicepresieduta da babbo Boschi.
Prudentemente lasciata a terra lei, la Evita Perón di Laterina, come si sa non molto amata nelle province specie toscane. Renzi la manovra dal treno o forse è lei a manovrare lui da terra facendosi i beati affari suoi nel Palazzo. Espunte dal montaggio le scene di Renzi a Polignano: “Signora come sta?”. Risposta: “Come a mammeta”. Grida di “buffone”, “maledetto”, “chi te l’ha pagato il treno?” anche a Vasto, dove dal treno non scende nessuno ed è Renzi.

Il treno del Pd è la prova morente che Renzi non ha idee se non tornare al potere. Nel suo mondo pubblicitario le immagini sono una resa semplificata della realtà, come nello spot del colesterolo: hanno il solo scopo di presentare il prodotto, scemi noi se ci crediamo.

Un altro



Ancora!!!



Nuovo episodio!


Continuano le vicissitudini del nostro infiltrato, camuffato da manipolatore specializzato di merdarello, sul treno del Bomba in giro per la penisola a lanciare fregnacce! 
Per vederlo clicca qui sotto!
Sul treno di Renzi - Episodio 3

sabato 21 ottobre 2017

Osservazione


Tra le curiosità d'aspetto, m'ha colpito recentemente quello di una ragazza, che conosco e che definirei "procacciatrice di meraviglie."
Ha infatti un modo di presentarsi alquanto anomalo, tendente appunto a dialogare sempre in chiave meravigliao.
Ad esempio: se dovesse descrivere la cena della sera trascorsa, non esiterebbe ad introdurre aspetti, tipo "mi sono accorta che le posate si erano spostate, ma non so da chi!" oppure "ero in macchina ed a un certo punto ho notato in cielo uno strano chiarore!" 

Una tipologia simile ti porta quasi sempre, ascoltando, a impostare la bocca a culo di gallina per poter successivamente emettere il classico "ohhhh!!" di circostanza. 
Curiosa, molto curiosa questa predisposizione continua a meravigliare gli astanti. 

"Ieri sono quasi certa di aver visto Fedez con un'altra al megastore!"

"Il cane ha iniziato ad abbaiare nervosamente, probabilmente fuori sarà passato un branco di cinghiali affamati."

"Ho dormito tutta la notte e mi sono risvegliata a 100 km da dove mi ero assopita."

La degenerazione di codesti perenni portatori di meraviglia si riscontra durante le feste natalizie: parecchi di loro infatti si mettono di punta, nei centri commerciali, nelle piazze affollate, alla ricerca di vittime a cui srotolare il programma delle vacanze sotto l'albero, con relativa presentazione di amene località lontane che raggiungeranno per, così dicono, sfuggire alla noia del Natale, che subliminalmente significa "tu che non hai i mezzi per andare dove vado io, ti romperai i coglioni!" con l'optional di una dettagliatissima descrizione del programma, con tanto di numero di gate della partenza e del rientro, la lista delle spese previste, compresa la bibita riposta nel frigo del magnifico hotel ospitante e le pantagrueliche mance che elargiranno alla servitù. Il tutto per meravigliare con la celata gaudente speranza di far rosicare i malcapitati i quali, nel gran finale, verranno sommersi dai canonici auguri di buone feste, ricordante l'abbraccio tra il riccone entrante nel foyer scaligero per l'imperdibile Prima ed un suo cugino addetto alla pulizia dei bagni del teatro. 

Consigli per difendersi da quanto detto: 
se in un centro commerciale notate qualcuno di vostra conoscenza che invece di guardare gli oggetti esposti rotea come il faro del Tino gli occhi, cambiate strada. 

In caso il portatore sano di meraviglie riuscisse a bloccarvi, tenetegli testa, cercando di rovinargli l'esposizione con piccoli e precisi concetti del tipo "vai negli Stati Uniti? Ma non hai sentito la notizia dello sciopero selvaggio negli aeroporti?" - "A Cuba? E come non leggi i giornali? Pare si stia formando un enorme uragano, pare che lo chiameranno Tamara!" - "Cheee? Andate a Papeete? Strano che vi ci facciano andare! Han previsto l'innalzamento del mare di almeno un metro e mezzo!" - "A Cortina? Ma se hanno appena comunicato che quest'anno sulle piste saranno presenti degli addetti della Bonomelli per la raccolta straordinaria dei fiori di camomilla, utili per le prossime produzioni!"  - "A Pechino? Ma lo avete comprato il kit per la respirazione? Nooo? Ma non sapete che lo smog sarà tanto alto che lo venderanno come dessert assieme alla panna cotta?" 

Difendiamoci! Essi sono sempre di più in mezzo a noi! 


   

Crudeltà negli smartphone


Tra una ricezione e l'altra, arrivano video incredibili da ogni dove. Riesco a tenerli a bada solo perché partecipo a poche chat. Vedo immagini allucinanti e mi domando come e dove vivano le protagoniste hot di filmati spudoratamente porno. Cancello, a volte rido, ma m'intristisco, non per puritanesimo, bensì su quelle giovani, ridotte squallidamente ad un ruolo difficilmente non scatenante nel futuro, irte problematiche di ogni genere. 
Inutile filosofare e raccontar menzogna: nelle chat che frequento di "uozzap" il sesso è sempre al primo posto, i video rigirati tra maschietti, non conosco i temi delle signore, hanno a volte la caratteristica dell'incredibile volgente, personalmente, al triste. 
Uno degli ultimi, cancellato immediatamente, senza neppure averlo visionato appieno, per rispetto a dei minorenni figli dell'attrice, chiamiamola così, è quello girato da una giovane madre che per sbaglio lo ha postato, per inqualificabile errore, nella chat della scuola frequentata dai suoi due ragazzi e non a quella di chissà chi.
Chi lo ha girato ad altri, per evidenziarne gaudentemente la gravità, ha ben pensato di aggiungerci la foto ritraente la protagonista con la prole.
Lo ammetto, mi sono rattristato oltremodo, pensando a quei due sbarbatelli divenuti improvvisamente vittime di questa rincorsa furente e fustigante verso uno squallore forse senza fine. 
Nauseato ed incazzato, furibondo con questa moda deprimente di postare se stessi in modalità luci rosse, di teletrasportarsi in mutande, in muscolosità, evidenziando parti intime per chissà cosa, per dove andare a parare, incuranti degli squali, degli orchi che roteano in attesa attorno a noi, magari autosospesi momentaneamente dal loro presentarsi in società come indefessi professionisti, ligi al decoroso stile di vita imposto dalla società.
Vaffanculo! 
Quando si hanno figli come cazzo si fa a postare video di genere così lurido? 
Incolpevoli per l'altrui agire, questi ragazzi si sono trasformati dolorosamente in zimbelli, e neppure un ipotizzabile cambio di residenza potrà salvarli da questo ingiusto, inqualificabile e mai perseguito appieno dalla legge, ludibrio.
Siamo in questo tempo e dobbiamo conviverci. Già di per sé è duro proseguire sulla strada maestra della normalità, se poi ci aggiungiamo nefandezze di questa tipo, scateneremo problematiche di una gravità ancora sconosciuta, tanto constateremo essere mefitica.
Insufflateci tanta, tanta Ragione e Cultura, please!  

Apertura




venerdì 20 ottobre 2017

Il Destino è quel che è!


Dal 1385, 632 anni fa, quella pietra è restata incastonata nel complesso maestoso di Santa Croce a Firenze, la basilica accogliente le spoglie di Michelangelo, di Galilei, di Machiavelli, Alfieri, Foscolo, Rossini. 
Per 632 anni, un'era intera, l'immoto della bellezza architettonica e artistica ha atteso il cinquantaduenne spagnolo Daniel Testor Schnell, in vacanza spensieratamente con la moglie. 
In lui che avrà sognato, agognato questo momento splendido fiorentino, si raccolgono i detti famosi del filo d'erba, del destino beffardo, l'esilità della vita, la concatenazione degli eventi, l'appuntamento con la sorte, il vegliare cristiano, la malasorte, tutto quanto descrivente l'ineluttabilità di ogni vivente. 
L'assurdo è sempre smanioso di manifestarsi, ovunque ed in ogni istante, e a volte non ci capacitiamo di come stia acquattato come un ghepardo affamato, pronto a sminuire i nostri sentimenti, apparentemente rocciosi, di agiatezza, progettualità, di lungo termine, artifici che permettono di godersi l'esistenza, celando caducità ed inconsistenza. 
Quel capitello ha atteso, forse mal manutenzionato, l'appuntamento con Schnell e non serve a nulla il pensare che casualmente ciò che avviene non è concernente con e nella storia; l'imprevedibilità scolora il destino: è toccato a lui perché c'era lui e se capitava ad un altro ci sarebbe stato un altro. 
La realtà attualizza la nefasta probabilità: se si fosse allacciato le stringhe prima di entrare non gli sarebbe successo nulla, e magari un altro che affrettando il passo lo avesse superato nella coda per entrare, oggi non ci sarebbe più.
Se andassimo dietro a questi pensieri, s'impazzirebbe. Resta il dolore per l’evento e la consapevolezza di non poter contare troppo sul prossimo respiro, con la speranza fragrante, inspirando, di gustarselo appieno.

Adan



Adan era distrofico, Adan era scappato nel 2015 da Kirkuk, paese iracheno distante 250 km dalla capitale. 
Adan è morto per incuria, incuria e menefreghismo da cavillo burocratico italiano.
Assieme alla sua famiglia avevano chiesto protezione internazionale in Svezia ma dopo due anni di attesa, erano stati respinti e dal primo ottobre sono arrivati da noi. 
Adan, i suoi genitori e i suoi fratellini la prima notte l'hanno passata sotto un ponte, si, sotto un ponte di merda, come l'aria che si respira, a volte ma spesso, da noi! 
L'indomani si sono messi in contatto con la Caritas di Bolzano e Adan è stato portato in ospedale, perché non stava bene.
La notte successiva Adan e la madre hanno dormito in ospedale, la famiglia in un albergo pagato dall'associazione SOS Bozen. 
Adan la mattina successiva è stato dimesso e assieme al resto dei suoi cari ha trascorso due giorni nel parco davanti alla stazione di Bolzano.
Per dormire, con l'aiuto di associazioni, sono andati in un albergo, senza ascensore e Adan, non potendo salire, essendo distrofico, ha dormito sul pavimento di una sala di un centro giovanile, notoriamente il massimo per un bimbo distrofico. 
Il giorno seguente Adan lo ha trascorso sempre nel parco, la notte su un nuovo pavimento, quello di una chiesa evangelica.
Il 6 ottobre il padre ha completato la richiesta di protezione internazionale, senza la presenza di un mediatore linguistico-culturale. 
Si sono diretti al centro Caritas per mangiare ma, in presenza di barriere architettoniche, notoriamente consone ad un distrofico, Adrian è caduto ed è stato ricoverato in ospedale dove si è scoperto che aveva in corso un'infezione, chissà che cazzo avevano diagnosticato la volta precedente.
Il 7 ottobre Adrian è stato trasferito in rianimazione, poi in pediatria. Adrian a causa della caduta aveva entrambe le gambe ingessate. E' peggiorato ed è ritornato in rianimazione, dove è morto. 
Adrian, distrofico è morto così.
Avrà saputo che, per un cavillo burocratico, gli era stata negata l'accoglienza, perché un anno fa grazie alla professionalità di Luca Critelli direttore delle Ripartizioni Sociali della Provincia, quanto richiesto veniva negato per via di una precedente richiesta, anch'essa negata, fatta in Svezia.
Adrian, distrofico è morto così, in questa terra madre di migranti, dannatamente trasformatasi in insensibile e glaciale zona repressa in dignità, guardante l'affarismo e schiavizzante figli senza terra, scappati da guerre e miserie. 
Scrivo tutto questo, letto sul sito del Fatto Quotidiano, per esprimere il mio dolore, la mia silente complicità a cotante efferatezza compiute sui più deboli, non facendo nulla al proposito, schifosamente nulla. 
Sono nauseato dai discorsi di bastardi con il vuoto attorno che discutono, come vermi, su Ius Soli per fini politici, sono schifato del sentire ovunque "rimandiamoli a casa loro" come se avessero una cazzo di casa da qualche parte. 
Mi vergogno, pubblicamente, della mia inoperosità al riguardo e piango questo martire, che hanno fatto dormire su un pavimento di una chiesa, ben conoscendo le centinaia di metri quadri pro zucchetta che altri mestieranti della fede, posseggono. 
Mi distacco formalmente da ogni panegirico prossimo che sentirò attorno all'amore fraterno, all'insegnamento inoculato da tanti che vivacchiano selvaggiamente in decine di stanze lussuosamente addobbate. 
Mi sono rotto i coglioni di falsità, di spergiuri, trasudanti un disinteresse generale, rinfocolato soltanto dal guadagno pro capite di chi si arricchisce alle spalle di questi miei fratelli, senza patria, speranza e dignità.
Chiedo di essere lasciato in pace da chicchessia, da soloni senza vita, fantasmi che blaterano intubati di merda affaristica. 
Piango Adan, andatosene nell'indifferenza generale, mi stanno sui coglioni, profondamente, coloro che ancora notano diversità di colore, di occhi, di linguaggio, di confine, di nazione, convinti che l'appartenenza al pianeta, alla razza sia dettato esclusivamente dal conto in banca e dall'interesse economico.
Adan, perdonaci! Perdonaci nella tua bellezza, nella tua pienezza, nel tuo martirio. Non ci rimane che dirti questo, in questa terra pregna di briganti menefreghisti!