venerdì 31 luglio 2020

Inquietudine



È quel verbo che m’inquieta oltremodo, quel “costruiamo” che significa tante cose, sopratutto cemento, cemento, cemento. Capri-Palmaria ad esempio, in perfetto stile burlandese. Ed è per questo che dico “Forza Ferruccio!”

giovedì 30 luglio 2020

Le Bonomiadi


Non so voi,  ma io lo seguo molto questo nuovo Conducator della limpida ed integerrima Confindustria, il capitano di sventura, per noi, Carlo Bonomi.
Sentite cosa ha detto a supporto in audizione davanti alle commissioni del Senato, Giuseppe Pisauro, presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio: 

 “Dall’incrocio dei dati del monitoraggio dell’Inps con quelli della fatturazione elettronica dell’Agenzia delle Entrate, nel primo semestre del 2020, rispetto al primo semestre del 2019, emerge che se circa un terzo delle ore di Cig, Cig in deroga e Fondi della bilateralità è stato utilizzato da imprese con perdite di fatturato superiori al 40 per cento, oltre un quarto delle ore è stato tirato da imprese che non hanno subìto alcuna riduzione”.
Oltre un quarto delle ore di Cig è stato, in puro stile rapto, accalappiato da società che non hanno subito alcuna riduzione!
E visto che stiamo parlando di 10 miliardi, vuole dire che 2,5 miliardi ci sono stati fottuti dagli amici di Bonomi che, sbeffeggiando pandemia e morti, si sono agguantati denari destinati invece a chi era ed è in difficoltà! 

Ma il rettore delle Bonomiadi, incurante del furto, continua a stressare la maggioranza, con chiaro obbiettivo di partecipare al taglio della Torta europea, con richieste becere, inadatte al momento e che così riassumo: 

  1. Riforma degli ammortizzatori sociali (col chiaro scopo di aumentare ancora di più differenze e lucri dei suoi consociati)
  2. Revisione dei contratti di lavoro con la messa in soffitta di quello nazionale per passare a quelli aziendali.
Niente da fare quindi! Le Bonomiadi continuano ad imperversare per il solito orizzonte italico: noi industriali siamo noi e voi non siete una mazza!   


 

Un grande Robecchi!


Non solo Covid. Il negazionismo è il virus più pericoloso di tutti


di Alessandro Robecchi 


Il convegno che si svolse a Milano nel 1630 finì malissimo. Il titolo, “La peste non esiste” era suggestivo e carico di sottintesi, si sosteneva tra le altre cose che 

Ora, per fortuna, è tutto diverso: al convegno organizzato in Senato da Vittorio Sgarbi il livello era decisamente più alto, infatti è intervenuto il famoso virologo Andrea Bocelli con un argomento che ha convinto tutti: “Io conosco un sacco di gente, ma non ho conosciuto nessuno che sia andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?”. Giusto, implacabile, non fa una piega, mi ha convinto: anch’io non ho mai conosciuto nessuno colpito da un fulmine, quindi mi pare palese che i fulmini non esistono, saranno un’invenzione di Bill Gates, o di Saviano, o delle Ong, tutta gente senza cuore che chiude in casa milioni di persone per impedire a Salvini di girare l’Italia baciando salami e capocolli. I soliti comunisti, insomma, gli stessi che hanno diffuso la foto dei camion militari che portano via i morti da Bergamo.

Non mi pronuncio sul valore scientifico del convegno, che mi sembra altissimo anche grazie a Bocelli, ma leggo che un certo Angelo Giorgianni ha parlato del Covid come di “un’ingegneria genetica per un colpo di Stato globale”. Interessante. E poi c’era un nutrizionista del Centro di Educazione al Dimagrimento, il dottor Franco Trinca, che se l’è presa con “il vaccino di Bill Gates”, che sarebbe “eugenetica nazista” e “chissà cosa ci mettono dentro”, forse cose che fanno ingrassare, maledizione.

Va bene, mi avete convinto, mi iscrivo ai negazionisti, dopotutto non conosco nessuno che sia morto nella tragedia del Vajont, quindi sono propenso ad accettare il fatto che la cosa non sia mai successa, forse anche quella un’invenzione di Bill Gates e dei radical-chic, come del resto il bombardamento di Dresda (conoscete qualcuno che sia morto a Dresda? No, vero? Visto?).

Ora non c’è bisogno di essere fini psicologi per capire che la gente mente volentieri a se stessa per allontanare ombre e paure. È lo stesso meccanismo per cui il marito che trova un uomo nell’armadio pensa che sia il falegname che lo sta riparando, giusto? Dunque c’è il rischio che il pensiero negazionista cresca e prosperi, con due azioni parallele: negare la realtà da un lato e, se proprio bisogna accettarla, dare la colpa a qualcun altro. Ultimamente ai migranti, che sarebbero i nuovi untori (dopo i cinesi), e qui ci viene in aiuto un’altra virologa illustre, Annalisa Chirico, che garantisce quasi da sola, a mani nude, l’impianto ideologico-culturale di Salvini, compito titanico.

 Pensa cosa fa la gente pur di non parlare di Attilio Fontana e dei camici del cognato, anche se credo che le finalità del prestigioso convegno fossero altre e più nobili: dare finalmente un po’ di visibilità all’organizzatore Vittorio Sgarbi, che in effetti ne ha poca, poverino, e in qualche modo deve farsi notare, visto il suo noto aplomb elegante, misurato e mai scomposto che i media trascurano.


Fantastica Daniela tra BHL e il Cazzaro


Lévy-Salvini: filosofuffa contro gastropolitica

di Daniela Ranieri 

È una “sfida culturale”, quella andata in onda a Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro su Rete4, tra il filosofo francese Bernard-Henri Lévy e Matteo Salvini. Del resto pure Pericle discettava con Protagora e Zenone. L’intuizione è suggestiva: il filosofo, noto con l’acronimo logistico di BHL, ha scritto il Covid-instant-book Il virus ci rende folli (La nave di Teseo), in cui sostiene che siamo stati investiti da isterismo igienico e “messianesimo virologico”, un misto di “malthusianesimo, antiumanesimo e marshmallow penitenziale” (non avete già l’acquolina in bocca?). Il caso ha voluto che nel pomeriggio si sia tenuto al Senato un convegno di (come chiamarli?) dissidenti sanitari, tra i quali ha spiccato, per ruolo e impunitaggine, lo stesso Salvini, la cui rima buccale rigorosamente non protetta è diventata ormai un simbolo politico di resistenza e libertà, oltre che di minchioneria. L’operazione è audace: vuoi vedere che il più fico rappresentante della sinistra al caviale e il più elementare dei sovranisti mondiali concordano sul fatto che il Coronavirus è un’enorme montatura dei poteri forti per soggiogare le masse?

Inizia BHL, acconciatura aerodinamica da vanitoso engagé e camicia bianca da gelataro-sur-Sienne: “È stato tutto folle! C’è stata un’epidemia di paura e terrore!”. Salvini, occhiali da intellettuale (sarebbe da rivedere il luogo comune: ci sono eccezioni talmente clamorose da confutare la regola), annuisce. BHL: “È colpa dei giornalisti che hanno parlato tutti i giorni dell’epidemia, ce ne sono state di peggiori nella Storia” e non se ne parlava. È vero, è molto strano: nel ’300 non c’era tutto questo allarmismo in Tv e su Internet. Salvini fa sì con la testa, sono le stesse parole precise che lui ripete da mesi, e colpisce che il filosofo che ama Macron e Renzi (“il vulcanico Renzi”) emetta più o meno le stesse perle che sgorgano gratis tutti i giorni da quel pozzo di scienza dei social di Salvini. Ma il match intellighenzia contro gastropolitica riserva sorprese: “I migranti sono diventati untori”, dice BHL, e qui Salvini, intuendo l’ironia, comincia quel suo risolino isterico accompagnato da scrollata di capo e sguardo in camera, un’intramuscolo di semiotica-base per il suo pubblico già stanco dei pensieri cotonati dello studioso.

Quando BHL dice “L’Italia ha dato all’Europa un esempio di disciplina”, Salvini fa sì sì sì, lui che con un misto di disciplina e lucidità il 21 febbraio intimava: “Blindare! Proteggere! Bloccare!”, e il 27: “Riaprire tutto! Fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti!”. E pensare che i due potrebbero trovarsi a metà strada: BHL, consigliere di Sárkozy, elogiò “il coraggio politico di Calenda, la virtù di Renzi”, insomma “le belle élite”, e voleva Draghi a capo delle forze di polizia; Salvini ha citato la Thatcher e invocato Draghi premier: vuoi vedere che l’ex maoista e l’ex comunista padano sono liberisti? Purtroppo BHL rovina tutto: “Andiamo a beccare qualche barchetta” quando “l’Italia ha la mafia”. Porro lo interrompe: pensava di aver invitato la versione chic di Paolo Becchi e invece ha in collegamento il solito rompicoglioni di sinistra, subito ribattezzato da Salvini “dottor professor filosofo”, tutti titoli di estremo disonore.

È che BHL solidarizza coi migranti che scappano dalla guerra: non male, per un simpatizzante delle bombe Nato sulla ex Jugoslavia (1999) e sulla Libia (2011), dove tra l’altro si è recato giorni fa confidando di essere accolto dai miliziani con un tè al gelsomino e un invito a parlare di Lévinas, invece quelli l’hanno allontanato sparando colpi in aria.

Salvini sfodera i classici: il filosofo “non conosce i 5 milioni di disoccupati italiani”, per cui invece tanto si spende la Lega, i cui dirigenti tengono 5 milioni di spiccioli in Svizzera per le donazioni agli indigenti. BHL ride sprezzante, facendoci venire in mente di quando nel 2017 denunciò al mondo il dramma di possedere troppe case e di dover svendere quella di Tangeri per 6 milioni di euro.

I due si riavvicinano su Erdogan: per BHL “ha un progetto di imperialismo politico”; per Salvini, “il governo italiano è silenzioso di fronte all’aggressione turca”, fatta “con la spada islamica sguainata” (crede che Santa Sofia sia a Carugate). Verso la fine BHL sostiene che se troviamo un vaccino lo dovremo ai migranti (?). Salvini non vedeva l’ora: “Ah, adesso non è grazie ai medici di San Matteo di Mantova!” (che non esiste, casomai di Pavia: questo perché lui conosce il territorio). BHL lo zittisce alludendo ai soldi presi da Putin, Salvini lo irride: “Bla bla bla”. Così impara, BHL, ad accettare queste sfide culturali terra-terra, fermo restando che se Salvini leggesse il suo libro e ne imparasse dei passi a memoria potrebbe dire le stesse stronzate che dice ma con più forbitezza.


Domandina



mercoledì 29 luglio 2020

Ekkisenò??!


Mettiamo il puro caso che per un allineamento dei pianeti forte ed inaudito vi sobbalzasse il cervello portandovi a non recepire più nulla dalla realtà, creandovi un mondo parallelo e mettiamoci pure il fatto che facendo di mestiere il carabiniere cominciaste a far tutto quello che un carabiniere non dovrebbe fare, compreso il traffico di droga ed i pestaggi, e che poi, una volta colto con le mani nella marmellata, abbiate necessità di trovarvi un avvocato capace e senza alcun lato oscuro in grado malauguratamente di crearvi ulteriori problemi. 
Da chi andreste, quale difensore scegliereste? 

Non avrei dubbi in merito: 


Vivessi a Piacenza sceglierei lui, Emanuele Solari, senza tentennamenti. Ordine e disciplina, credere e combattere! Che ci potrebbe essere di meglio? Costui è il numero uno, come gli postò tale Montella, credo pure lui, guarda il caso, carabiniere...

Timone ben saldo!

Cari lettori e amici virtuali, sodali con me in questa avventura, che mi donate linfa vitale e, soprattutto, la speranza che qualche seme sparso dalla mia dabbenaggine, fruttifichi per rinforzare la mano, che siamo noi, reggente il timone affinché la rotta non finisca per portarci nelle acque melmose ove stagnano i Porro, i Facci, le Chirico, (quanto mi sta sulle palle questa Annalisa Chirico non ve lo immaginate neppure!) e tutta la cianfrusaglia danneggiante il libero pensiero, la libera opinione! 
Ebbene vi sprono a non perdere la rotta anche oggi! Rimanete fermi a guardare le vicende di quell'insulso ometto che i tribali accordi tra becere accozzaglie fingenti di essere un polo di centro-destra, che se fosse fatto con il pieno rispetto della Politica meriterebbe pure rispetto e sani contrasti per una democrazia sempre migliore, ma che in realtà sono una commistione tra fasci, avidi difensori di un pregiudicato e  citrulli adoratori del dio Po, hanno posizionato, senza nessun merito, sullo scranno più alto della regione Lombardia. Non arretrate di un millimetro mentre il Cazzaro vomita insensatezze circa lo stato di emergenza, giustamente richiesto da Conte perché, al diavolo gli imbecilli alla Sgarbi, alla Zangrillo, il virus è ancora qui, proprio qui tra noi, solo per distrarci dal problema Fontana. Si il problema Fontana, l'emblema del cazzaro leghista! 

E allora per rimanere inamovibili, senza distrazioni di sorta, leggete di seguito questo articolo inchiesta, di Repubblica. 
Leggetelo con calma, soppesando le parole, soffermandovi sui fatti eclatanti che portano a pensare all'ennesima presa per il culo, la sfrontatezza con cui ci vorrebbero tutti babbani. 
Ma non lo siamo per fortuna. Non lo siete! 
Buona lettura! (io intanto sto preparando il profilo per entrare dentro il gruppo di quei 18mila psicopatici di cui vi raccontavo nel post precendente. Farò un 25enne molto religioso, tradizionalista, nemico di papa Bergoglio. Che la Provvidenza mi faccia entrare, facendomi incontrare anche un terrapiattista!! Pregate affinché ciò si realizzi!) 

Le contraddizioni di Fontana. Il conto svizzero non era dormiente

28 LUGLIO 2020

L'inchiesta camici in Lombardia: accertati movimenti per centinaia di migliaia di euro tra il 2009 e il 2013. I pm scavano per capire di chi fossero. Perquisita la società del cognato


DI LUCA DE VITO


MILANO — C’è una lunga serie di incongruenze nelle dichiarazioni di Attilio Fontana rispetto a quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Milano. Mentre i magistrati e i militari della Guardia di Finanza dragano le carte raccolte in questi mesi e vanno alla ricerca dei camici (ieri sera è stata fatta una perquisizione presso la società del cognato di Fontana), mettendo insieme i pezzi dell’indagine e le versioni del governatore ogni giorno si evidenziano nuove contraddizioni.

Il denaro all’estero

Il primo aspetto riguarda le provviste di denaro depositato all’estero, la cui prima traccia nel tempo è il trust alle Bahamas aperto nel 1997. Si tratta dei 5,3 milioni scudati nel 2015, diventati 4,4 oggi e scoperti sul conto Ubs di Fontana quando ha provato a fare il bonifico per risarcire il cognato. Il lascito di un’eredità, secondo la versione ufficiale. Il Governatore, nell’intervista rilasciata ieri a Repubblica, ha dichiarato che i suoi genitori non hanno mai evaso le tasse, ma come questo possa coniugarsi con la detenzione illegale di grosse cifre di denaro su un conto svizzero intestato alla madre non è chiaro. Se fossero stati soldi legalmente portati all’estero, allora non ci sarebbe stato bisogno di scudarli con i trust alle Bahamas (di cui Fontana risultava beneficiario) e di redigere una voluntary disclosure nel 2015 per regolarizzare la posizione. Un’incongruenza che non ha spiegazioni e su cui Fontana non è riuscito a fare chiarezza.

Di chi sono quei soldi

Un altro aspetto su cui si stanno concentrando gli investigatori, riguarda la vera natura di quelle cifre detenute all’estero. Possibile che un medico e una dentista negli anni ottanta avessero tanti soldi in Svizzera? E che bisogno c’era di utilizzare strumenti come i trust alle Bahamas per schermarli? Il sospetto è che possa trattarsi, almeno in parte, di soldi dello stesso Fontana. Un passaggio delicato, perché in caso il denaro avesse altre provenienze andrebbe a confliggere con quanto dichiarato nella voluntary del 2015 che ha come causale «eredità». Il riscontro di una dichiarazione mendace configurerebbe un reato molto grave, il falso in voluntary. Un’ipotesi tutta da dimostrare con riscontri investigativi per gli inquirenti, ma su cui il governatore potrebbe sgombrare il campo da subito: sono soltanto soldi dei genitori quelli? O nel tempo se ne sono aggiunti altri, appartenenti a qualcun’altro? E lo stesso Fontana ha mai avuto un conto in Svizzera prima del 1997 o ai tempi del primo trust, quando era sindaco di Induno Olona da due anni?

I movimenti

Le risposte di Fontana sono vaghe e spesso contraddittorie quando si riferisce alla sua situazione patrimoniale. Ad esempio, nell’intervista pubblicata ieri da Repubblica, quando parla del conto dei genitori, dice: «Era un conto non operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta». Affermazione contraddetta da quanto emerso dalla voluntary: da quei documenti risulta una serie di movimenti registrati tra il 2009 e il 2013. Prova che il conto è stato attivo, movimentando centinaia di migliaia di euro, e in un lasso di tempo in cui la madre del governatore aveva tra gli 86 e i 90 anni. Le cifre le ha anticipate la newsletter di Domani: nel 2010 sul conto svizzero arrivano 129 mila euro, l’anno dopo ne escono circa 500 mila. Nel 2012 ne arrivano 442 mila e nel 2013 altri 200 mila. Un conto tutt’altro che dormiente, quindi.

Le date della fornitura

Altre incongruenze emergono poi sul fronte della ormai famosa fornitura di camici mai portata a termine. In questo caso riguardano le dichiarazioni di Raffaele Cattaneo (assessore della giunta) e Filippo Bongiovanni (ex numero uno di Aria) rese davanti ai magistrati. Fontana ha detto lunedì in consiglio Regionale di non aver saputo dell’affidamento oneroso della fornitura prima del 12 maggio. Smentito da Bongiovanni (che ha informato la segreteria dal 10 maggio) e anche da Cattaneo che ai pm ha detto di aver informato Fontana da subito. Lo stesso governatore ha detto di aver saputo dall’inizio della disponibilità di Dama a dare un mano, così come detto per altre quattro aziende: ma perché allora avrebbe dovuto presumere che si trattasse di una donazione nel caso della società del cognato se per le altre era pacifico che fossero forniture onerose?

I camici mancanti

Infine l’aspetto più spinoso che riguarda direttamente il reato per cui Fontana è indagato, ovvero la frode nelle pubbliche forniture legata alla mancata consegna dell’ultima tranche di dispositivi. Bongiovanni ha detto ai pm di non aver chiesto che la fornitura, bloccata dopo la consegna di 50 mila camici, venisse portata a termine. Avrebbe spiegato che non ne avevano più bisogno. Nessuno — in Aria come in Regione — ha pensato di far comunque consegnare i 25 mila camici rimanenti, nonostante in quel periodo il bisogno di dispositivi di protezione per gli ospedali fosse cogente. Perché rinunciare? Forse per consentire a Dini di rivenderli e di ridurre l’impatto economico dovuto alla necessità di stornare le fatture per non intaccare l’immagine di Fontana? Anche per questo il nucleo valutario della Guardia di Finanza ieri sera ha sequestrato i camici rimanenti trovati nei magazzini della Dama.

   

Non vedo l'ora di parlar con loro!



E quindi esiste davvero! Mannaggia a me che tolgo ore col sonno alle navigate gustose come questa. Qui dentro a questo gruppo, QAnon Italia, pascolano più di 18mila, si avete capito bene sono diciottomila, complottisti, la creme, il succo concentrato di tutti coloro che, una prece, hanno devoluto le proprie sinapsi all'aria fritta ad minchiam! 
Per intenderci sono quelli che oggi dicono: 

"La falsa pandemia è un progetto di governo mondiale. E' in atto una strategia di tensione globale. E' la lotta del bene contro il male. "

Sono quelli che scrivono 


"il vaccino Ogm di Bill Gates è eugenetica nazista. E' un progetto di estinzione delle razze animali non desiderate. Per Gates l'uomo è indesiderato: sogna un mondo transumano"

I loro modelli sono i grassoni statunitensi pro Yellow Idiot, il sarcofago dell'ignoranza che una concatenazione di eventi, tra cui il QI della maggioranza degli americani a livello sottobosco, ha posto sullo scranno più potente, apparentemente, del globo. 

E questi complottisti si sono radunati sotto gruppi come questo. E io che continuavo a perdere tempo in serie tv e giornali! Questa è una meraviglia! Ardo argomentare con qualcuno di questi totalmente fuori di cabina! E' diventato lo scopo prioritario della vita. Magari avrò anche la fortuna di incontrare qualche terrapiattista! Solo al pensiero che possa passare una serata a chattare con un terrapiattista che magari pensa che Papa Bergoglio sia Satana, che "i Gates e i Clinton sono ghiotti di adenocormo" (si, si, si!!! Dicono questo lì dentro!!!) ovvero adrenalina ossidata e compiono rituali satanici (mi rifiuto di scrivere con chi) per prelevargli questo composto chimico per l'eterna giovinezza.

Quindi da oggi stop alle cazzate. Impegno e dedizione. Debbo entrare lì dentro. Prima cosa da fare: un profilo fake che mi permetta di far parte del gruppo più fuori di testa incontrato finora. Ssssst! al lavoro! Passo e chiudo!!

Vi far sapere gli sviluppi naturalmente... 


Fantastico!




martedì 28 luglio 2020

Finale malsano



“Conosco un sacco di gente, ma non conosco nessuno che sia finito in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?”
(Andrea Bocelli)

"All’alba sbroccheròòò! Sbroccheròòòò!! SBROCCHERÒÒÒÒÒÒ"

Risvegli


La Nutella mattutina: Stormy Monday suonata e cantata da Gary Moore ed Albert King. Ah se le nuove leve l’ascoltassero! Quanti fracassi e rime ad minchiam in meno e quanti parcheggiatori in più!

Stipiti ed intese


Aleggiava in aria strana ieri alla Regione Lombardia, allorché il Governatore prendendo la parola, ha spiegato agli astanti la vicenda dei camici che lo vede impelagato, ma in fierezza, come hanno confermato gli applausi e lo sventolio di bandiere verdi dei compagni di coalizione. Gli han creduto, come al tempo il parlamento credette alla parentela egizia di Ruby. Stessa modalità, tipicamente babbana, servile, unta, enfatica, stordente, supportata sapientemente dagli apparati di sistema, con i bar stracolmi di benpensanti a ribadire lo straniamento stordente di come sia inammissibile prendersela con uno che finisce nel torchio solo per il fatto di aver caritatevolmente agevolato la beneficenza. Ci han creduto tutti, ringhiando, e denunciando le classiche manovre della giustizia rossa ad orologeria. Che il benefattore abbia dei conti off shore, questo non importa a nessuno, perché opportunamente denunciato ai tempi della legge apposita del Bomba per agevolare il rientro dei capitali sonnacchiosi all’estero. Quante brave persone diceva ai tempi il poeta cantautore partenopeo! E non conta neppure che la stessa regione lombarda non sia stata informata mai da uno straccio di atto pubblico sulla regalia del cognato del Governatore. E neppure che i restanti 25mila camici oggetto della donazione siano stati deviati verso altri lidi questa volta remunerativi. Dai meandri del club di fedeli al socio in affari, che molti stan cercando di riabilitare pur se in passato pagò tangenti alla mafia, ecco arrivare l’imprimatur “Fontana è un galantuomo” che è come se Al Capone avesse etichettato un suo fido aiutante al tempo del proibizionismo con “è un buon bevitore!”, o se Nerone avesse detto di un suo servo “si destreggia arditamente con il fuoco!” 
C’è un altro aspetto nella vicenda, raggelante ma non troppo per chi conosce e segue da lustri le vicende terrene dell’Egoriferito duevirgolanovepercento, e risponde ad un nome: Patrizia Baffi, l’unica consigliera regionale lombarda di Italia (semi)Viva, che ha deciso di non votare la mozione di sfiducia proposta dal M5S e svogliatamente supportata dal PD, contro Fontana.
Un flebile segnale di quanto sciaguatta nella cervice del Bomba: il desiderio di accasarsi in quelle lande, fetide ma pur sempre migliori in quanto a visibilità, unica arma ormai per non estinguere quell’ideale minestrone che tanti danni fece ai tempi dell’Era del Ballismo. 
Galantuomo, Fontana, Elargizione, Camici, Off Shore, Baffi, Intesa: il compendio per una giornata da calci agli stipiti.

Osservatorio


Ragogna!



lunedì 27 luglio 2020

Daiiii


Epocale, stratosferico, incommensurabile! Questo post del Cazzaro meriterebbe un Nobel. Perché solo lui riesce ad incarnare alla perfezione il detto “chi la fa l’aspetti!”

Standing ovation al Cazzaro please!



Cari Bimbi



Ai bimbi per fortuna non tifosi della Giùventus, nati nel 2011 e che per ragioni non solo sportive, informatevi su Var e sul signor Orsato in merito, non hanno potuto mai gioire per la vittoria del tricolore della propria squadra, vorrei dire, a motivo di consolazione, che la Noventus è anche famosa come Settentus, avendo perso sette finali di Champions, tra cui una nel 2003 ai rigori che solo al pensarci ancora m’attizza anima, core e qualcos’altro, ed essendo uscita in modo clownesco in tantissime altre occasioni, per noi motivo di immenso gaudio. Perciò non disperate, restate fermi e saldi avvolti dai vostri colori. Tra non molto infatti gioiremo tutti quanti!!
P.S. (cari bimbi non andate dietro a ciò che vi raccontano da quelle parti: hanno vinto 36 scudetti (di cui una quindicina mediante Tipo, Croma, Duna) e una sola Coppaconleorecchie) sono fatti così, tendono a ingigantire la sala trofei che in realtà è un normale ripostiglio!

domenica 26 luglio 2020

Alti e bassi



Non so a voi, ma a me...


Barlumi di interviste a volte riportano un antico dilemma, mai risolto, un quesito per certi versi stomachevole: la figura professionale degli avvocati. 
Sia chiaro: è essenziale per un sano diritto che l’imputato sia assistito ai fini della ricerca della verità e per quella giustizia reggente l’ordinamento democratico. 
Ma, a volte, e in questo caso sentendo le dichiarazioni dell’avvocato di uno dei carabinieri indagati a Piacenza, il quale a proposito della foto che ritrae un giovane grondante sangue ha dichiarato che il poveretto era scivolato e non pestato dagli aguzzini in divisa come ritiene l’accusa e le intercettazioni, il dubbio ritorna. Se cioè la professionalità del difensore debba sottostare esclusivamente alle regole economiche dell’incarico, sbeffeggiando conseguentemente la verità. 
Il bravo avvocato è colui che evita condanne e pene al suo assistito. È solo questo che è architrave per un paese di diritto?

Ci ritorno stomachevolmente


Mentre siamo rattrappiti culturalmente dalle sirene, chissà se ad hoc, del Mes, dei banchi con le ruote, della giustizia ad orologeria, dei selfie cazzari, del ritorno del fuggiasco dalla Costa Azzurra con neo fiamma con la stessa età delle figlie, e che molti, compreso Mortadella e Carlo occhio di borsa, vorrebbero riabilitare, ma lui aveva la tessera nr 625 della P2, continuano a filtrare notizie devastanti sugli anni delle stragi con sempre più al centro lui, il signore di tutti i bastardi, per fortuna polverizzato dalle ferree regole biologiche, e quella strategia che necessariamente comportò la commistione di apparati dello Stato, in questo caso, canaglia.
Ed emerge la figura di quel Luttwak che ogniqualvolta, per disgrazia, mi capita di intravederlo in tv, mi fa dolere l’alluce per i calci che assesto agli spigoli. Ora ne capisco il motivo subliminale. 
Lo ripeto: un sano e serio paese si fermerebbe a meditare su queste tragedie e su quel bastardo di burattinaio. Soprattuto perché, a volte, i morti ritornano! 

domenica 26/07/2020
BOLOGNA 1980
“I soldi di Gelli per la strage nera Luttwak agente d’influenza Usa”
LE CARTE DELL’INDAGINE SUI MANDANTI

di Giorgio Mottola e Andrea Palladino

La destra neofascista finanziata e telecomandata dalla loggia P2. Le nuove carte sull’attentato alla stazione di Bologna potrebbero chiarire definitivamente la storia delle stragi italiane. Dopo anni di bugie, errori e depistaggi, per la prima volta la Procura generale di Bologna è riuscita a ricostruire il flusso di soldi in nero partito da Licio Gelli e servito a finanziare, secondo le accuse, omicidi, attentati e bombe dei terroristi neofascisti tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80.

La traccia dei finanziamenti è stata ricostruita grazie a un documento, trovato addosso a Licio Gelli al momento del suo arresto a Ginevra nel 1981. Il foglio riporta sul frontespizio la scritta “Bologna 525779 –X.S.” ed elenca nomi, date e importi di una lunga serie di transazioni. Per anni, chi ha condotto le indagini ha omesso particolari fondamentali del documento sequestrato a Gelli, fino a quando, nel 2018, Procura generale e Guardia di finanza di Bologna sono ripartiti da zero. Hanno seguito le tracce di quei soldi, decrittando i nomi cifrati e ricostruendo il giro di quasi 15 milioni di dollari che Gelli ha iniziato a movimentare su conti offshore e a distribuire in contanti pochi giorni prima della strage di Bologna. La figura chiave è quella di Marco Ceruti: imprenditore fiorentino, proprietario di ristoranti lusso, usato da Gelli per le sue operazioni finanziarie opache in Svizzera. È a lui che il Venerabile versa 5 milioni di dollari. Di cui 4 sui conti “Bukada” e “Tortuga” e 1 milione, scrive Gelli in un appunto, “consegnato in contanti dal 20.7.80 al 30.7.80”.

Stando a quanto rivelato lo scorso aprile in esclusiva a Report da Carlo Calvi, figlio dell’ex presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, una parte dei soldi sarebbe poi passata dalle mani di Ceruti a una serie di antiquari italiani attivi a Londra. “Il ruolo degli antiquari italiani a Londra era fondamentale per Gelli – spiega Carlo Calvi –, i soldi che gli antiquari ricevevano dalla P2 sono serviti a finanziare e sostenere la latitanza dei neofascisti fuggiti a Londra subito dopo la strage di Bologna”. Gli stessi latitanti che godranno per oltre trent’anni della protezione del governo britannico.

È invece al governo italiano che si rivolge direttamente Licio Gelli quando sta per essere interrogato nel 1987 dalla Procura di Milano. Tra i temi d’interesse dei magistrati doveva esserci anche il suo ruolo nella strage di Bologna. Qualche giorno prima dell’interrogatorio, il suo avvocato, Fabio Dean, va a incontrare il capo della polizia Vincenzo Parisi, che in una nota scritta sintetizza i contenuti della conversazione. Nel documento, indirizzato al ministro dell’Interno Amintore Fanfani, Parisi racconta che il legale di Gelli “ha riferito di aver contattato il ministro di Grazia e giustizia (Giuliano Vassalli, ndr), il vicesegretario del Psi Martelli ed esponenti della Dc e di altri partiti”. Durante la conversazione, Dean fa delle precise minacce: “Se la vicenda viene esasperata – scrive Parisi, riportando le parole dell’avvocato – e lo costringono necessariamente a tirare fuori gli artigli, allora quei pochi che ha li tirerà fuori tutti”. Qualche settimana dopo, quando Licio Gelli verrà interrogato, non dovrà rispondere a nemmeno una domanda su Bologna.

Solo quarant’anni dopo, grazie all’analisi dei flussi finanziari, sono dunque emersi i rapporti tra Gelli e i membri dei Nar, condannati per l’attentato alla stazione. Si tratterebbe di un’alleanza, quella tra massoneria deviata e neofascisti, che vede un terzo elemento, il Sismi del piduista Giuseppe Santovito. Su questo crocevia c’è una nuova testimonianza di un generale dei servizi militari, da tempo in pensione. A lui i magistrati della Procura generale di Bologna hanno posto la domanda chiave, che riporta ai depistaggi iniziati immediatamente dopo la strage: “Perché il servizio copriva i giovani attentatori dei Nar?”. La risposta è una porta aperta sul possibile movente: “L’interesse della P2 era quello di favorire la stabilizzazione del sistema democratico italiano attraverso le operazioni di destabilizzazione del sistema stesso che provenivano dagli attentati terroristici della destra e della sinistra”. I magistrati vanno oltre, chiedendo notizie sul “documento Westmoreland”, un “field manual” delle forze statunitensi elaborato all’inizio degli anni 60 sulla possibile reazione alleata di fronte alla possibilità dell’arrivo al governo di una forza comunista in un Paese del blocco occidentale. L’ufficiale del Sismi conferma ai magistrati bolognesi l’esistenza e l’autenticità del documento, già studiato nei processi sull’organizzazione Gladio, ricordando il sequestro di una copia del manuale alla figlia di Gelli.

I rapporti tra l’intelligence vicina a Gelli e gli Usa passavano anche attraverso gli “agenti di influenza”, colonne portanti della guerra psicologica e di informazione. Uno di questi, secondo la testimonianza dell’ex Sismi, era Michael Ledeen, storico statunitense a lungo consulente dei servizi militari italiani: “In occasione dell’operazione ‘terrore sui treni’ (l’attività di depistaggio sulla strage di Bologna, ndr) vidi scendere dall’aereo dei servizi Francesco Pazienza, Santovito (ufficiale piduista ai vertici del Sismi fino al 1981, ndr) e Michael Ledeen (…) erano stati negli Usa”. Secondo la testimonianza in mano avevano “le stesse riviste trovate all’interno della famosa valigia del treno Taranto-Milano del 13 gennaio 1981, su cui fu compiuto il depistaggio”. L’episodio portò alla condanna di Gelli, Pazienza e Belmonte.

Lo storico statunitense non era l’unico collegamento con il mondo Usa in contatto con il Sismi nei primi anni 80, quando il servizio militare era controllato dalla P2: “Ho visto spesso ai servizi un altro ‘agente di influenza’ – racconta l’ex ufficiale – che era Edward Luttwach”. Secondo la testimonianza l’economista Usa (esponente dell’ala repubblicana più oltranzista) avrebbe diretto, su invito di Santovito, una “esercitazione informativa, che durò una mattinata e fu una ‘banalità’”, ricevendo un compenso di 150 milioni di lire. Erano i primissimi anni 80, l’epoca dei servizi piduisti.

Meraviglia felina



No, non è un'ombra com potrebbe sembrare.
E' la fantastica foto arrivataci da un noto fotografo (che non è che non voglio nominare ma non me lo ricordo) dopo ore e ore di appostamento. 
I due felini sono quasi in posa per questo memorabile scatto! (avete notato che non ho specificato se siano ghepardi o leopardi? Infatti non mi ricordo neppure questo!) 

Marcatura a uomo



Ragogna!



Parole sante sull'Amaca


L’amaca
Il rifugio segreto

di Michele Serra

Uno dei misteri dei nostri anni è la frequenza con la quale malfattori di ogni ordine e grado lasciano prove delle proprie imprese, filmando e fotografando ciò che può costare la galera come se un impulso irresistibile cancellasse ogni scrupolo di prudenza in favore della gioia insopprimibile di alimentare il loro show.
Anche i carabinieri di Piacenza hanno fatto lo stesso fatale errore, confezionando selfie con ventagli di banconote che facevano corona alle loro facce ridenti. Prima di loro fior di bulli hanno immortalato il loro bullismo, stupratori i loro stupri, torturatori le loro torture, ultras i loro pestaggi, pirati della strada le loro imprese a 200 all’ora, eccetera.
Forse è una nemesi. Chi di narcisismo ferisce, di narcisismo perisce. Nell’ossessione di mostrarsi alla fine ci si mostra per davvero, e ci si mostra tutti interi, irrimediabilmente, senza che una regia sorvegli, un pudore soccorra, una madre o un padre dica: per carità, non farlo. Tutto è in mostra: il ghigno ottuso, l’ossessione dei soldi, il piacere della violenza, la vanità patetica, infine l’incoscienza beota con la quale ci si offre alla presunta ammirazione del mondo senza pensare che il mondo non sempre è obbligato ad ammirarci. Non solo i criminali, che sono pochi, anche gli imbecilli, che sono un oceano, intasano i social di cose che aggravano la loro posizione.
C’è un rifugio fin qui ovvio, aperto a tutti, assolutamente gratuito, che minaccia di diventare un posto segreto, per pochi privilegiati. È l’assenza. Salverebbe tante reputazioni, forse intere vite.

Sembra proprio



Buon Natale!

Happy Birthday!



La Fontana Travagliata


Booooooom!!!

domenica 26/07/2020
Invito a scomparire

di Marco Travaglio

Da cinque mesi Attilio Fontana e Giulio Gallera, i due caratteristi che sgovernano la Lombardia, sgomitano in un appassionante testa a testa (testa si fa per dire) per aggiudicarsi il primo avviso di garanzia. E noi, lo confessiamo, puntavamo tutto su Gallera, anche perché la sfangherebbe agevolmente con l’incapacità di intendere e volere. Invece, sul filo di lana, l’ha spuntata il governatore umarell, insospettabile per quell’aria emaciata da vecchietto sul punto di esalare l’ultimo respiro. Poi Report, anticipato dal Fatto, scoprì il contratto di fornitura da 513 mila euro per 75 mila camici e 7 mila set sanitari assegnato il 16 aprile dall’agenzia regionale Aria Spa, senza gara, alla Dama Spa del cognato e della moglie del presidente leghista: Andrea e Roberta Dini. Fatture previste per il 30 aprile, pagamento in 60 giorni. Il 19 maggio l’inviato di Report Giorgio Mottola iniziò a far domande in Regione. E intervistò il cognatissimo Dini. Che, al citofono, provò a negare: “Non è un appalto, è una donazione, chieda pure ad Aria”. Mottola richiamò spiegando di avere le carte della fornitura. Allora Dini cambiò versione, ammettendo quanto non poteva più negare, ma precisando che tutto era avvenuto a sua insaputa: “Non ero in azienda durante il Covid… chi se n’è occupato ha mal interpretato. Ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che era una donazione”. “Subito” mica tanto: l’affidamento è del 16 aprile e la “rettifica” arriva solo il 22 maggio, quando già l’inviato Rai è sulle tracce dello scandalo e Dama inizia a stornare le fatture, cioè a rinunciare ai soldi pubblici.

Interpellato sullo scoop di Report, anche Fontana sposò la linea Scajola: “Non sapevo nulla della procedura e non sono mai intervenuto in alcun modo”. Diffidò la Rai dal trasmettere servizi non autorizzati da lui. E annunciò querela al Fatto. Ma chiunque avesse occhi per vedere capì subito che quella commessa da mezzo milione a cognato e moglie del presidente lumbard era andata bene a tutti finché Report non l’ha scoperta. Poi fu tramutata in tutta fretta in una donazione e le fatture in un errore da “rettificare” ex post, con una corsa precipitosa a coprire tutto con una toppa peggiore del buco. Come se un tizio accusato di rubare tentasse di dimostrare che non è vero restituendo il maltolto al legittimo proprietario.

Intanto accadevano altre cose che nessuno poteva sospettare: la Procura di Milano riceveva una segnalazione di operazione sospetta dall’ufficio antiriciclaggio di Bankitalia, allertato dall’Unione fiduciaria di Milano, che aveva bloccato un bonifico urgente ordinato da Fontana il 19 maggio.

Si trattava di un versamento di 250 mila euro al cognato dal conto che Fontana ha in Svizzera con 4,4 milioni di “mandato fiduciario”, frutto di un’eredità di 5,3 che dal 2005 nascondeva al fisco su due trust alle Bahamas e poi sbiancò nel 2015 (da presidente del Consiglio regionale) grazie alla voluntary disclosure del governo Renzi. Un chiaro tentativo di rimborsare Dini per il mancato affare con la Regione: infatti l’indomani il cognato scrisse ad Aria che avrebbe non più venduto, ma regalato i 49 mila camici e 7 mila set già consegnati. Ma, appunto, il bonifico fu bloccato per la causale generica e sospetta. Così Dini, rimasto a bocca asciutta, interruppe lì la donazione “spintanea” alla Regione (che non riusciva a proteggere i sanitari dal Covid) e tentò di rivendere i restanti 25 mila camici a una casa di cura per 9 euro l’uno anziché 6. Poi, appena la GdF acquisì gli atti dalla fiduciaria, Fontana annullò il bonifico. Perciò non solo Dini e l’ex ad di Aria, ma anche Fontana sono indagati per frode in pubbliche forniture. Ma non è per questo, cioè per un reato ancora tutto da accertare, che Fontana deve dimettersi subito. Bensì per i fatti acclarati che lui ha maldestramente tentato di nascondere.
1) Un pubblico amministratore non può nascondere ai cittadini milioni di euro alle Bahamas e in Svizzera.
2) Chi accede alla voluntary disclosure riporta fondi neri all’ufficialità in cambio di cifre irrisorie e dell’anonimato e ammette di averli detenuti illegalmente all’estero e al riparo dalle tasse: dunque non può ricoprire cariche pubbliche.
3) Fontana non pretese dal cognato i restanti 25 mila camici previsti dal contratto, che invece Dini voleva vendere a una Rsa, privando così medici e infermieri di protezioni fondamentali per l’emergenza.
4) Fontana ha mentito al Consiglio regionale e all’opinione pubblica, giurando di non aver “saputo nulla della procedura” e di non esservi “mai intervenuto in alcun modo”: invece sapeva tutto dall’inizio (lo informò subito il suo assessore Raffaele Cattaneo) e intervenne fino alla fine: prima favorendo la ditta di famiglia e poi, una volta smascherato, tentando di coprire le tracce del suo mega-conflitto d’interessi.
5) Nel vano tentativo di difendere il suo indifendibile sgovernatore, Salvini attacca la Procura col refrain berlusconian-renziano della “giustizia a orologeria” (senza spiegare quali sarebbero gli eventi elettorali influenzati dall’indagine, visto che siamo a fine luglio).
Ps. Annunciando querela, Fontana ci accusò di pubblicare “fatti volutamente artefatti per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”. Attendiamo a piè fermo le sue scuse.

sabato 25 luglio 2020

Dialoghi interni


Ah beh dai su non iniziare! Non fare quello che appena lo toccano nel suo, dimentica gli alti discorsi, gli ideali retti e difesi sempre a spada tratta!

Ma non voglio sminuire nulla, sto solo dicendo che stamani sono andato a Lerici e non ci tornerò più! 

Ah ma allora ci sei rimasto male!

Più che male, incazzato! L’app per prenotare che funziona alla sta’fava, divieti ovunque, tipo le due corsie distinte per camminare, il divieto di fumo in spiaggia. È lì che mi è sorto il vaffanculo!

Ma il distanziamento sociale, le regole tanto declamate? E poi è giusto non fumare in spiaggia perché infastidisci i vicini! Han fatto bene!

Esigo la mia libertà ovunque anche in spiaggia e non mi va di passare per un appestato. E se non posso fumare neanche all’aria aperta allora che chiudano le tabaccherie e dichiarino il fumo fuori legge. Fino allora io all’aria aperta fumo e fumerò.

Ma allora il ben parlare delle regole? Ovvietà fino a quando non ti vengono a toccare il tuo orticello.

All’aria aperta non esiste il fumo passivo e pertanto sono solo caxxi miei. Vietare il fumo in spiaggia è solo un modo per verniciare di bianco la facciata. Che pensino al collettore degli scarichi e a quante volte si rompe riversando merda in mare! E se il sindaco di Lerici deve fare delle limitazioni, che faccia esporre nei ristoranti il divieto di mangiare la pizza col cappuccino, o di mettere il ketchup sugli spaghetti con le vongole!!

Certo che ti sei incazzato alla grande!

Certo, per di più non ho trovato nemmeno un posto per bagnarmi e mi sono rotto, torno a casa e mi rimetterò in mutande (cit.) 

E qui apriamo l’altro versante, vero?

Si lo apriamo! Perché mi fa incazzare non poter andare al mare di casa mia e sentire tanti spiaggiati con l’erremoscia e con i diminutivi ad minchiam tipo “etta”! 

Ah ecco la xenofobia!

No, non è xenofobia! È che non voglio più farmi prendere per il culo! Rovescia le coste e metti il mare là da loro per assurdo! Pensi che noi tramutati in padani non soffriremmo le pene dell’inferno per trovare un pertugio marino? Io sono nato qui! È colpa mia? Se non lo è ritengo di avere la precedenza datami dall’anagrafe! 

Ma il turismo muove l’economia! 

Questa è un’altra cazzata! Il turismo è certamente da agevolare ma, per proteggere le bellezze dei luoghi, va regolamentato, rispettando gli indigeni.

Tornaconto

Un paio di ciofale! Ma ti pare normale che per stare tranquillo d’estate debba andare a Pavia?

Tipico pensiero ligure!

Ligure o non ligure finché vincerà il denaro non ci sarà scampo per nessuno!

L’acqua era fredda?

Mavaff...!

Non è nulla!



Spiace leggere notizie di questo genere, soprattutto per uno come lui che ha gestito al meglio la crisi pandemica! Naturalmente aspettiamo l’esito delle indagini, nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giustizia (si dice così per apparire democratici e liberi, ma da come si mise la mascherina quella volta, almeno un sospetto di inettitudine mi sorse in core)

Come un gatto attaccato ai maroni




L'acerrimo nemico stravince a Bruxelles e tu, rosicando oltremodo, forse ancora di più del Cazzaro, che t'inventi col giornale guidato dalla tua Confindustria? 
Semplice: cerchi uno spiraglio, un pertugio in grado di riportare quella tensione che un domani chissà, e per questo stai accendendo ceri e lumini a nastro, potrebbe portare finalmente alla tanto agognata crisi, per riportare la tua associazione al centro del tavolo, in attesa del taglio dell'immensa torta in arrivo il prossimo anno da Bruxelles. 
E allora il RancoBonomi spara il titolone, mettendo in bocca al ministro dell'economia il dubbio che la cassa comune cominci a scricchiolare e di conseguenza il famigerato Mes, essenziale. 
Ma a RancoBonomi non gliene frega nulla sia del Mes e della ipotizzata crisi di liquidità statale. Sa bene infatti che quel prestito è il ganglio scatenante l'ira dei pentastellati e, conseguentemente, i marosi tra loro ed il PD. 
RancoBonomi usa quindi la stessa tattica degli anni passati, tanto rimpianti da tipi come lui, dove tutto appariva libero da scelte e decisioni, ed invece solo pochi potentati, supportati dai giornaloni dell'epoca che poi sono gli stessi di oggi anche se molto depotenziati, ci indicavano la rotta da seguire, agguantando il malloppo e lanciando brioche a noi babbani. In pratica il sistema tecno-pluto-rapto-finaziario, bignamicamente per quelli alla bonomi per intenderci.

venerdì 24 luglio 2020

Il SAM del Cazzaro



Mare montano



Da ex ministra dell’istruzione (stimolo per dirigere un laboratorio di meccanica quantistica) la Fedeli ci ammalia con questo post di per sé profondo, pregno di speranza. Il fatto che l’Afganistan non abbia sbocchi al mare è secondario, come la sua preparazione, simile a quella del Bomba che la scelse per illuminare le menti delle nuove generazioni.

Ancora il 2 agosto



Di cani rognosi ne abbiamo avuti tanti, purtroppo, nell'italica storia più o meno recente. Ma costui li batteva tutti. Dalle carte segrete emerge che il giorno prima della strage alla stazione di Bologna, questo bastardo venerabile dei miei coglioni consegnò un milione di dollari ai Nar di fascista memoria, prima tranche dei cinque complessivi che servirono ad alimentare la famigerata strategia della tensione. Emergono altri nomi, da quelli dei fascisti, alcuni tornati in libertà non si sa perché, al fido Ortolani, che bruci anche lui nelle fiamme eterne, per arrivare a quello di Federico Umberto Amato, ex capo degli affari riservati del ministero degli interni e, udite udite, uomo della Cia. 
Già la Cia, e poi il banco Ambrosiano e gli 85 morti dilaniati dalla bomba fascista. Ci dovremmo fermare tutti a riflettere su questa vicenda, ancor più perché tra non molto, il 2 agosto ricorrerà l'ennesimo anniversario, infarcito e beffeggiato dalle solite parole di circostanza, ormai eclatanti prese per il culo per parenti e vittime. 
Quello che ancor più dovrebbe essere chiaro, limpido, alla portata di tutti è quel malefico elenco degli iscritti alla famigerata P2, orchestrata dal bastardo per fortuna scomparso. Che dire: sfogliate l'elenco e tra un Calvi e un Sindona, arriverete a "lui", tessera numero 625, che stanno tentando nuovamente di riabilitare, perché tanto buono, saggio e padre nobile!  
Il burattinaio foraggiante stragi aleggia ancora nelle occulte nicchie del perverso potere di stampo fascista. Una nazione libera si dovrebbe ripulire dei tanti, troppi, cospiratori che continuano ad infestarla con trame ottenebranti la ragione. Finché non si comprenderà pienamente la porcilaia che infestò le istituzioni non si potrà parlare di democrazia e, soprattutto, di rispetto doveroso alla memoria delle vittime, assassinate per mano fascista e piduista. Stessa brodaglia, appunto. 

giovedì 23 luglio 2020

Nella quotidianità



No, tranquilli, non è capitato a me! 
Riflettevo però su questa foto: prendi un treno, qualsiasi, perché egli è famoso per la tirchiaggine, entri in un vagone, dai una sbirciatina al manifesto, una chitarra, guardi il passeggero, lo riguardi - mi ricorda qualcuno - ma vuoi davvero dire che sia lui - o è un sosia o è lui - e poi, d'un lampo, ti rendi conto di essere a pochi, pochissimi metri da un'architrave della Musica, si è proprio lui, e non vi dico chi è perché se non lo conoscete, vi prego, chiudete il post. 
Non so fra mille anni, ammesso che il pianeta esista ancora; sicuramente nei secoli a venire egli sarà ricordato, continueranno ad aleggiare in molti lobi le sue note e quelle del suo gruppo, destinato al firmamento dell'immortalità.
In quella cervice infatti, nacque tanti anni fa una musica originale, un qualcosa che stupendamente ha consentito a tutti i fruitori di usarne per quello stato brado a fantasia ed immaginazione essenziale per accostarsi all'abbeveratoio scrigno di emozioni, motore vitale per rendere particolarmente frizzantino ogni aspetto della propria esistenza. Ciuff! Ciuff!   
 
    

Cavoli a merenda




Nel regno dei rosicanti quella di ieri è stata una giornata tristissima, pregna di mestizia e di sbigottimento. Soprattutto per lui, il reale del rosicamento, il psicologicamente insano imbelle materializzatosi nel corpo di un vetusto, è in politica dal 1993, adoratore dell'ampolla del dio Po, insomma: il Cazzaro. 
La prova dello sconquasso dei rarissimi neuroni l'ha data al Senato, dove il Premier è stato accolto con gli onori della standing ovation.
Il Cazzaro ha presentato il vero discorso "ad minchiam", straparlando su questioni che avevano a che fare con l'accordo europeo come la Ferragni con gli Uffizi (a proposito: che sia aumentata la presenza di giovani nel museo dopo che il Fumetto ha postato foto deturpanti opere immortali quali il Tondo Doni e Venere del Botticelli non fa sicuramente onore all'Arte, visto che l'emulazione di Vuoti con occhi azzurri attorno, è lontana dalla cultura come la Santa(de)ché dalla Politica).
Durante lo Smargiasso Vocale del Cazzaro, che alcuni, compresa la sovrana senatoriale infervorata dal quirinalizio scranno che Mattarella renderà disponibile tra un paio d'anni, hanno frainteso confondendolo con un discorso serio e con canoni politichesi, il Rosicante ha toccato tra l'altro i seguenti temi: 

Supplica a non tornare alla legge Fornero (Scala Ad Minchiam (SAM) 8)

Sequestro della caserma dei carabinieri a Piacenza con tentativo di non fare di tutta l'erba un fascio (ekkikkazzo pensava di farlo?) 
SAM 8,5

Rigurgito tipo latte su bavagliolo di poppante riguardo alla fornitura di Taser alle forze armate e alla presunta richiesta di restituzione. 
(SAM 9.5)

Detto questo, l'Osservatorio appena aperto da questo blog, continuerà nei prossimi giorni, divertendosi oltremodo, ad analizzare tutto lo psicolabile ruotante attorno al Vuoto col Cazzaro intorno. 

Besos!      

mercoledì 22 luglio 2020

Inimitabile!



Fantastico! Non avesse pagato tangenti alla mafia, lo seguirei ovunque. Un saltimbanco unico, geniale, capace di tramortirti con battute storiche come questa, senza contraddittorio naturalmente, visto che chi l’ha intervistato non ha potuto ribattergli “ma che cazzo dici imbecille??!”, trattandosi di un suo dipendente! (Come sempre grazie Mortadella!)

Perché leggiamo?


Potrebbe essere una banalità, ma ve lo siete mai domandato perché siamo attratti dalla lettura? 
E' una di quelle domande che hanno una miriade di risposte. Personalmente una delle migliori credo sia quella di Marcel Proust (sto leggendo la Recherche, ve lo dissi alcuni post fa.)
Lascio a lui la parola, ci mancherebbe! 
Dopo questa convinzione centrale che, durante la mia lettura, compiva incessanti movimenti dall'interno all'esterno, verso la scoperta della verità, venivano le emozioni suscitate in me dall'azione a cui prendevo parte, giacché quei pomeriggi erano più densi di avvenimenti drammatici di quanto spesso non sia tutta una vita. Erano gli avvenimenti che accadevano nel libro che stavo leggendo; è vero che i personaggi cui si riferivano non erano «reali», come diceva Françoise. Ma tutti i sentimenti che la gioia o la sventura di un personaggio reale ci fa provare non si producono in noi senza la mediazione di un'immagine di quella gioia o di quella sventura; la genialità del primo romanziere fu di comprendere che, nel meccanismo delle nostre emozioni, poiché l'immagine è il solo elemento essenziale, la semplificazione consistente nel sopprimere puramente e semplicemente i personaggi reali avrebbe costituito un perfezionamento decisivo. Un essere reale, per quanto profondamente possiamo simpatizzare con lui, è percepito in gran parte dai nostri sensi, vale a dire resta opaco per noi, offre un peso morto che la nostra sensibilità non può sollevare. Se una disgrazia lo colpisce, potremo esserne commossi solo in una piccola parte della nozione totale che abbiamo di lui; di più, lui stesso potrà esserlo solo in una parte della nozione totale che ha di sé. La trovata del romanziere è stata di aver pensato di sostituire quelle parti impenetrabili all'anima con una uguale quantità di parti immateriali, tali cioè che la nostra anima possa assimilarle. Che importa allora se le azioni, le emozioni di questi individui di una nuova specie ci appaiono come vere, dal momento che le abbiamo fatte nostre, che si producono in noi, che tengono sotto il loro controllo, mentre voltiamo febbrilmente le pagine del libro, il ritmo del nostro respiro e l'intensità del nostro sguardo. E una volta che il romanziere ci ha messi in questo stato, nel quale, come in tutti gli stati puramente interiori, ogni emozione viene decuplicata, e il suo libro provocherà in noi un turbamento simile a quello di un sogno, ma un sogno più chiaro di quelli che facciamo dormendo e che nel ricordo durerà di più, allora, eccolo scatenare in noi, per un'ora, tutte le gioie e tutte le sventure possibili, di cui nella vita impiegheremmo anni a conoscerne qualcuna, e le più intense non ci sarebbero mai rivelate, perché la lentezza con la quale si producono ce ne toglie la percezione; (così, il nostro cuore muta, nella vita, ed è questo il dolore più grande; ma noi lo conosciamo solo nella lettura, con l'immaginazione: nella realtà esso muta, così come si producono certi fenomeni naturali, abbastanza lentamente, perché, se possiamo constatare successivamente ciascuno dei suoi diversi stati, in compenso la sensazione stessa del mutamento ci sia risparmiata).

Robecchi


mercoledì 22/07/2020
PIOVONO PIETRE
Stati Uniti. Da impero a Circo Barnum: la realtà ormai ha superato la fantasia

di Alessandro Robecchi

Ammetto di non aver studiato a lungo, ma mi pare di aver capito che l’unica abilità riconosciuta di Kim Kardashian sia usare in modo creativo il cospicuo sedere, oltre ad avere un marito, tale Kanye West, di professione rapper, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Del quale – all’inizio distrattamente, ma sempre più avvinto secondo dopo secondo – ho visto un comizio elettorale in cui promette (tra altre cose, non tutte comprensibili) un milione di dollari a chi concepisce un figlio. Niente male: se aggiungesse uno yacht e una tenuta agricola in Arkansas sarebbe un buon incentivo alla natalità (ci metterei anche un mitra M16, non di peluche). Troppo facile prendersela con mister West, e va detto che la storia americana è piena di questi candidati “indipendenti”, pittoreschi, caricaturali. I più anziani e i più rockettari ricorderanno le numerose candidature di Jello Biafra, cantante dei Dead Kennedy’s (eccellente gruppo punk californiano) che aveva nel suo programma campi da golf nelle prigioni federali e nuove divise per la polizia: da clown. Un dadaista, insomma.

Ora c’è un piccolo problema: che le distanze tra lo sberleffo situazionista e quelli che ci credono veramente si sono assottigliate fino a scomparire, e questo anche per merito di un presidente in carica, Donald Trump, che ogni giorno pone il mondo davanti al dilemma classico: è matto o finge di? Insomma, con quale diritto sghignazziamo davanti a un rapper se a capo del mondo, con la valigetta dell’attacco nucleare, c’è uno che dallo Studio ovale fa pubblicità ai fagioli di cui la figlia è testimonial? O che teorizza le iniezioni di candeggina contro il Covid? O che… il povero Donald è costretto a inventarsene una al giorno, un po’ come qui (in sedicesimo) sono costretti a fare alcuni bei tomi sovranisti che tifano per lui.

Per farla breve – e scusandomi con gli osservatori degli States che si sforzano di raccontarci quell’universo parallelo – bisognerebbe capire come diavolo è successo che l’America sia passata da colosso politico-militar-culturale che “ci ha colonizzato l’inconscio” (cit. Wim Wenders) a una specie di immenso circo con la donna barbuta, il cane che conta fino a otto, il presidente che vuole comprare la Groenlandia, un posto di matti armati fino ai denti.

Sempre casualmente, come per il comizio di Kanye West, si può inciampare nel sito di Turning Point Usa, formazione studentesca di sostegno a Trump, e anche in quel caso bisogna affrontare qualche secondo di spiazzamento: è uno scherzo o dicono sul serio? A parte le solite fregnacce ultra-liberiste (per esempio la maglietta “Le tasse sono un furto”, che potrebbero attecchire anche qui presso i nostri liberisti alle vongole), ci sono cose assai interessanti, come il censimento (nomi, cognomi, foto) dei docenti universitari di tendenze liberal, vere liste di proscrizione e il divertente slogan “Il capitalismo aiuta i poveri”.

C’era un confine, una volta, tra la caricatura e la realtà, e ora pare che il confine sia scomparso, che follia ideologica e grottesco non siano più distinguibili. “Gesù mi ha detto di comprare un fucile mitragliatore” non è più una battuta alla Woody Allen, è quello che dicono (peggio: pensano!) in molti, la metamorfosi del paradosso in realtà è sempre spaventosa, e la percezione diffusa che si ha dell’America oggi è quella di una specie di manicomio a cielo aperto, dove quando si annuncia una pandemia globale la gente si mette in fila per comprarsi un mitra. Fa ridere, ma mica tanto.

Travaglio ricorda!


mercoledì 22/07/2020
Ricoveri Fund

di Marco Travaglio

Un’ondata di suicidi a catena, assembramenti nelle terapie intensive (di nuovo piene, ma stavolta per fegati rosicchiati) e corse verso i ponti e i viadotti più alti viene segnalata nelle migliori redazioni. Sono quelli che l’avevano detto.

“Conte pronto a svendere l’Italia. Vuole ricorrere al Mes, una trappola che ci consegnerà alla Troika” (Verità, 26.3).

“Inizia il dopo Conte” ( Giornale, 4.6).

“Il governo punta al Mes. Lo chiederà a luglio con Spagna e Portogallo” (Repubblica,14.6).

“Conte prepara il sì al Mes” (Messaggero, 20.6).

“L’Europa fa cucù a Giuseppi” (Verità, 20.6).

“L’Ue sbugiarda Conte millantatore” (Giornale, 20.6).

“Conte pensava di avere già in tasca 200 miliardi. Peccato che mezzo continente lo detesti: debole e indebitato. I soldi ce li daranno con l’elastico” (Pietro Senaldi, Libero, 21.6).

“Il gelo Merkel-Conte” (Corriere della Sera, 27.6).

“Scontro Merkel-Conte” (Messaggero, 27.6).

“Il governo e la sindrome di Rumor. La strategia del rinvio sistematico” (Marcello Sorgi, Stampa, 3.7).

“Conte inizia il suo tour in Europa rimediando solo porte in faccia” (Verità, 9.7).

“Il principio di realtà rifiutato”, “Conte si sta appalesando come uno dei più straordinari illusionisti della nostra storia. Ipnotizzata la sua maggioranza, annuncia, dice, si contraddice, rinvia alla fine poi ricomincia riportandoci al punto di partenza” (Paolo Mieli, Corriere della Sera, 10.7).

“Giuseppi punta tutto sul Recovery Fund, ma Merkel gliel’ha già smontato. Saranno 500 miliardi e non 750. Germania e Olanda gongolano” (Verità, 10.7).

“Accattonaggio europeo. Conte chiede l’elemosina. Col cappello in mano” (Libero, 14.7).

“Una stagione al tramonto”, “Nell’ottobre 2011 un episodio ‘umiliante’ segnalò la perdita di credibilità di Silvio Berlusconi e del suo governo in Europa… I sorrisi ironici che Merkel e Sarkozy si scambiarono, seguiti dalle risate in sala, produssero sconcerto in Italia… Berlusconi fu indotto a dimettersi… A Berlino è accaduto qualcosa che sembra suggerire una certa analogia con quel lontano episodio… al termine del colloquio tra Merkel e Conte… Nessun sorrisetto, ma sembra prevalere di nuovo la sfiducia verso chi governa in Italia… la diffidenza e il sospetto… L’assetto politico di Roma suscita crescenti dubbi tra i nostri partner… Autostrade può essere l’incidente su cui il governo inciampa. Una stagione politica si sta concludendo… L’esaurimento del Conte2 è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere” (Stefano Folli, Repubblica, 15.7).

“Sul ring europeo con le mani legate”, “L’Italia non potrebbe arrivare peggio preparata al vertice europeo… Governo e classe politica hanno fatto il possibile per danneggiare le nostre capacità di negoziare da una posizione di credibilità… La gran confusione sul Mes non ha migliorato la nostra attendibilità… La debolezza politica di Conte è un altro elemento di vulnerabilità per l’Italia. Qualsiasi impegno che il premier potrà pronunciare sarà sempre visto col beneficio del dubbio sulla durata del governo… Il sovranismo economico riscoperto da Conte è stato, forse, l’errore più grave di tutti. Alla Merkel che suggeriva di prendere in considerazione il Mes, il nostro premier ha risposto: i conti in Italia li faccio io. Sbagliato… È stato proprio questo atteggiamento che ha spinto tedeschi e francesi, che pure avevano proposto il Recovery Fund, a dare credito alla richiesta dei ‘frugali’ di lasciare ai governi, e non alla Commissione, l’esercizio della condizionalità sull’elargizione dei fondi” (Andrea Bonanni, Repubblica, 17.7).

“Ue, l’Italia all’angolo”, “Processo all’Italia. L’Olanda guida l’accusa: ‘Non ci fidiamo più’” (Repubblica, 18.7).

“Conte Dracula. In Europa rischiamo di restare a secco”, “A questo governo i soldi dell’Europa fanno schifo” (Alessandro Sallusti, Giornale, 18.7).

“L’Ue non dà i soldi perché non si fida di Conte. Voi al suo posto cosa fareste? Spaventano le politiche dei grillini: nazionalizzazioni e assistenzialismo a pioggia” (Libero, 18.7).

“La Merkel ci usa per giocare la sua partita. Viene descritta come la nostra paladina, ci concederà poche briciole” (Claudio Antonelli, Verità, 18.7).

“Cosa abbiamo fatto per meritarci questo? Dopo il Cazzaro verde, abbiamo il Cazzaro con la pochette! In pratica l’Ue ci ripresterebbe una parte del nostro contributo al budget Ue (15 mld l’anno)… per evitare il crack, Conte sarà costretto a chiedere all’Ue un prestito. E a quel punto l’Italia ha la troika in casa. Una vittoria di Pirro che il Conte Casalino proverà a rivenderla come un trionfo… (per finire nella merda)” (Dagospia, 20.7).

“Conte viene gonfiato come una zampogna a Bruxelles” (Dagospia, 20.7).

“Grazie per gli spicci. Dopo aver calato le braghe davanti ai ‘frugali’, Conte esulta” (Dagospia, 21.7).

“Conte si fa fregare: invece di avere aiuti dall’Ue otterrà altri prestiti” (Libero, 21.7).

“Merkel e Macron salvano l’Italia. I soldi arrivano (200 miliardi), ma non è merito del governo: decisive le posizioni di Francia e Germania” (Alessandro Sallusti,Giornale, 21.7).

Dai, su, non fate così: andrà peggio la prossima volta.

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