domenica 28 febbraio 2021

Peccato!



Purtroppo ho dovuto disdire un appuntamento con una bellissima camminata, di quelle che ti fanno sentire il tuo battito meglio di qualsiasi stetoscopio in circolazione, che ti fanno delirare al punto di veder materializzarsi un ristoro point con tanto di Miss sorridente. Il motivo di sì tanto abbandono è stato questo desco all’aperto composto da cinghiale, polenta ed Amarone. Spiace tanto! Pazienza e alla prossima! Hic!

Quando ci vuole...

 


Sogno americano




Assediati!




Toccasana



Ma sapete che sono stato giorni interi a chiedermi che cosa avrebbe potuto aiutarci nel pandemico, e non ho mai considerato questa possibilità? Che screanzato che sono! Un sommergibile, ecco cosa ci voleva! Un sommergibile da 1,3 miliardi di euro effettivamente è il callifugo per ripartire da questa situazione inaudita che ci sta prostrando da oramai un anno! Come son felice di apprendere che costruiremo un sottomarino per le nostre forze armate, e forse altri due negli anni a venire! Sursum corda! Ma che vaccini, ma che ristori! Un sommergibile ci riporterà a galla! Grungh!

Sondaggio



In questa foto lo 0,234% ha notato lo stadio vuoto; lo 0,034% ha notato il giocatore che si sta allenando; lo 0,0153% ha notato l’illuminazione.

venerdì 26 febbraio 2021

Chissà!




Mitico!

 

I vice-Migliori
di Marco Travaglio
E così, dopo i 22 Migliori (23 con SuperMario), abbiamo finalmente 5 Vicemigliori e 34 Sottomigliori. Spulciando la lista del nuovo bar di Guerre Stellari alla ricerca dei nostri preferiti, spicca subito la preclara figura dell’on. avv. Sisto a cui, essendo stato l’avvocato di B., spetta di diritto la Giustizia; un tocco di vintage che ci riporta ai bei tempi andati delle leggi ad personam, della “barbarie delle intercettazioni”, di Patrizia D’Addario e Gianpi Tarantini statisti e di Ruby nipote di Mubarak (suo il pregiato emendamento alla legge Severino che svuotava vieppiù il reato di concussione per induzione, di cui era casualmente imputato il padrone). Infatti, per non farlo sentire troppo solo coi suoi conflitti d’interessi, il factotum draghiano Garofoli e i retrostanti fenomeni del Quirinale che seguivano le nomine per conto del premier, hanno piazzato pure il forzista Moles all’Editoria a far la guardia agli affari di B.; e pazienza per quel suo attacco sessista alla Azzolina in pieno Senato (“la credibilità è come la verginità: è facile da perdere, difficile da mantenere, impossibile da recuperare”): anzi, fa curriculum. Come per il leghista Molteni, che insultava la Lamorgese (“vergogna, abolisce i confini e difende i clandestini!”) e ora diventa il suo vice agli Interni.
Lì incontra il grillino Sibilia, quello che voleva “Draghi in manette” e ora lavora per lui dopo avere sbianchettato i suoi tweet; e il renziano Scalfarotto, che aveva lasciato gli Esteri per allergia alle poltrone (massì: Esteri o Interni purché governi, è la meritocrazia 2.0). Un po’ come la Bellanova, braccia rubate all’Agricoltura ieri e ai Trasporti oggi (sempre in omaggio alla competenza). Ottima anche la scelta della leghista Pucciarelli che, avendo messo un like a un post che invocava i forni per i migranti, si aggiudica la Difesa. Altra donna giusta al posto giusto: Lucia Borgonzoni è nota per essersi vantata di “non leggere un libro da tre anni” e aver situato l’Emilia-Romagna ai confini col Trentino Alto Adige e l’Umbria, risparmiando però la Puglia e la Sardegna, dunque va alla Cultura. Con la stessa logica meritocratica il leghista Sasso che cita una frase di Topolino attribuendola a Dante conquista l’Istruzione (sperando che ne faccia buon uso). Noi però abbiamo sempre avuto un debole per Deborah Bergamini, la segretaria tuttofare di B. che nel 2002 la infiltrò alla Rai come vicedirettrice, poi direttrice del Marketing strategico, poi nei Cda di Rai Trade e Rai International e, quando fu sospesa per l’inchiesta sui patti occulti Rai-Mediaset, deputata di FI dal 2006. Nel suo blog si presentava come Cartimandua, regina dei Celti, perché è anche una tipa equilibrata.
Nel 2005 fu intercettata nell’indagine sul sondaggista berlusconiano Luigi Crespi, che avanzava soldi da Mediaset e ne parlava con lei (dirigente Rai): “Io non finisco mica in galera per tutelare una verità che nessuno vuole tutelare”. Infatti poco dopo ricevette un bonifico dai berluscones. Così i pm scoprirono il patto occulto di consultazione permanente tra i vertici Rai e Mediaset, per mettersi d’accordo in barba al libero mercato e risollevare a reti unificate l’immagine barcollante di B. Ogni minuto e dettaglio di programmazione della Rai era capillarmente controllato dai cavalli di Troia del Caimano nel presunto “servizio pubblico”, ridotto a suo feudo personale per blandire gli amici, manganellare i nemici, celebrare le sue gesta, tacere le notizie scomode, gonfiare quelle comode. Tutto era pianificato nei minimi particolari: persino le inquadrature di B. ai funerali di papa Wojtyla, i ritardi nell’annuncio delle disfatte elettorali, il numero di citazioni del nome di Silvio in bocca a Vespa. Giovanni Paolo II moriva alla vigilia delle Amministrative 2005, distraendo gli elettori cattolici dal dovere di votare B.? Niente paura: Deborah concordava con Mediaset una serie di “programmi che diano alla gente un senso di normalità, al di là della morte del Papa, per evitare forte astensionismo alle elezioni amministrative”. Ora, dopo aver coordinato così bene i rapporti fra Rai e Mediaset, coordina i Rapporti col Parlamento.
Stavamo quasi per assegnarle la palma di Vicemigliorissima, quando ci è capitato sotto gli occhi il ritratto agrodolce di Gabrielli, neosottosegretario ai Servizi, firmato da Bonini su Repubblica: “garantisce la tenuta di sistema”, “promette di regalare agli apparati di sicurezza una serenità e una competenza sciaguratamente smarrite nel Conte-1 e Conte-2” (mica come ai tempi di De Gennaro, Mori, Pollari&Pompa), “talento precoce per anagrafe e capacità”, “intelligenza inquieta”, “cultura democratica e riformista”, “civil servant”, “riserva della Repubblica”, “ricostruì una Protezione civile stravolta dalla stagione berlusconiana” (infatti “era il vice di Bertolaso”), “ricostruì la cultura della ‘sua’ Polizia”, “figlio del popolo”, “cultura riflessiva nelle indagini”, “combina le competenze che la lingua inglese felicemente distingue in ‘safety’ e ‘security’”; peccato soltanto che abbia “negato per orgoglio e testardaggine a suo padre la gioia di vederlo laurearsi in Giurisprudenza”. Ma che sarà mai. Come disse Cetto La Qualunque, precursore di tutti i Migliori: “Vogliono negare a mia figlia il posto di primario di chirurgia con la scusa che non è laureata. Ma a che cazzo serve la laurea!? Mia figlia ha due mani da fata: può operare!”.

giovedì 25 febbraio 2021

Imperterrito

 


Imperterrito e dannatamente fastidioso, più di un tafano incuneatosi nelle mutande durante un corso di bon ton; di un incontro con un logorroico in biblioteca, di un venditore telefonico che ti chiama mentre stai facendoti la doccia dopo essere piombato dentro ad un rimorchio di letame; di trovarti in treno davanti a Sgarbi con un libro narrante le sue idiozie; di chiedere ad un incallito piromane se avesse da accendere; di dover essere obbligato, in modalità programma Lodovico, a guardare per tre ore al giorno i programmi di Rete 4 e quelli della Carmelina D'Urso; di trovarti a fianco della Brichetto mentre stai cenando con un missionario scolopio; di andare in vacanza su un'isola e scoprire che anche Gianluca Vacchi abbia avuto la tua stessa idea; di parlare di uguaglianza e disparità ad Cristallo di Cortina; di trovarti in aereo a fianco di Corona; di far minzione all'autogrill nella postazione vicina a quella di Rocco; di scoprire che la tua fiamma in auto ascolta solo i martelli pneumatici della tecno e dover fingere di apprezzarla; di essere costretto ad andare a Capalbio immergendoti nell'essenza del radical chic; di riposarti dopo una marcialonga su una sedia facente parte della platea per l'imminente presentazione del nuovo libro di Ualter Veltroni: insomma un emerito imbecille, tracannante idiozie per l'ossessione di dover sempre dire ciò che babbani pensano conigliamente nel loro intimo, per razzolare consensi, per differenziarsi dalla truppa, per tentare spasmodicamente di emergere al fine di dipingersi sempre come un costretto a dover ingoiare rospi per il bene collettivo, criticando follemente ciò che il buonsenso consiglierebbe, addolcendo la pastiglia amara che il senno costringe ad ingoiare, dimenticandosi che siamo immersi, oramai da più di un anno, nella tragedia pandemica. 

E mi domando: Ekkikkazzo vorrebbe passare la Pasqua in casa, babbeo leggendario? Chi sognerebbe di chiudersi nelle oramai dannate quattro mura, magari in una assolata e meravigliosa giornata pasquale, se non fosse per quel dannato bastardo che continua ad incunearsi nelle nostre vite? Ekkikkazzo lo desidererebbe, tonto lombardo? 

Dici "mi sembra irrispettoso nei confronti degli italiani?" Di irrispettoso c'è solo una cosa: sentire i tuoi monologhi oramai più stantii di quelli del tuo neo amichetto ridanciano e raccontapalle! I tuoi elenchi, che inducono allo sbadiglio più di una prolusione sulla carità del dott. Bertone, che è anche cardinale, oramai li conosciamo a memoria e sappiamo pure quanto siano fuffa al servizio dei purtroppo troppi "appisolati." 

Cerca di trovare un briciolo di dignità, comportandoti da normodotato. Lo so, lo so: ma a volte i miracoli avvengono! 

Senza alcuna minima stima.       

Fbadataggine

 


Serie Estika

 


Travaglio!!

  I 4 dell’Ave Mario

di Marco Travaglio
Sei giorni fa titolavamo: “Perché è caduto Conte?”. Ora, alla luce delle prime scelte di Draghi, possiamo cancellare il punto interrogativo. Conte non è caduto per la blocca-prescrizione (confermata dal governo Draghi). Non per i Dpcm (li fa anche Draghi). Non per le chiusure anti-Covid (elogiate, ribadite e inasprite da Draghi). Non per i vertici serali (li fa pure Draghi, ieri per la mega-rissa sui sottosegretari). Non per ministri e collaboratori incapaci (quasi tutti confermati da Draghi, con l’aggiunta di Brunetta, Gelmini, Carfagna, Garavaglia, Stefani&C. per aumentare il tasso di competenza). Non per il Mes (non lo prende neanche Draghi). Non per il Reddito di cittadinanza (non lo cancella neanche Draghi). Non per il ponte sullo Stretto (non ne parla neppure Draghi). Non per Arcuri (finora se lo tiene anche Draghi). Non perché accentrava la governance del Recovery in soli tre ministeri (Draghi l’accentra in uno: il Mef del fido Franco). E qui finiscono i pretesti ripetuti per due mesi dall’Innominabile e dai suoi pappagalli per giustificare la crisi: erano tutte balle.
Le vere ragioni del ribaltone sono altre: mettere le mani dei soliti noti sui miliardi del Recovery e dirottarli verso Confindustria&C. Per chi nutrisse ancora dubbi, basta leggere i nomi dei ministri Franco, Cingolani, Colao, Giorgetti e (a pag. 2-3) dei sottostanti boiardi e retrostanti lobbisti, su su fino al neoconsigliere economico Francesco Giavazzi: un turboliberista che predica da sempre contro l’impresa pubblica e a favore di quella privata (ma con soldi pubblici) e che neppure i giornaloni riusciranno a spacciare per “liberalsocialista”, “keynesiano” e “allievo di Caffè” (che non smette più di rivoltarsi nella tomba, tanto nessuno sa dove sia). Mentre i partiti giocano agli adulti nel cortile dell’asilo coi loro ministri e sottosegretari superflui, Draghi e i Quattro dell’Ave Mario si occupano delle cose serie. Cioè della scelta meno tecnica e più politica del mondo: a chi destinare i miliardi del Recovery. Ricordate il mantra del Piano “scritto coi piedi” da Conte e Gualtieri e “migliorato” in extremis dal provvidenziale intervento renziano? Ora Repubblica titola: “Pulizia sul Recovery Plan. Il governo taglia subito 14 miliardi di progetti… senza copertura finanziaria. Sfoltite le iniziative in eccesso previste dal Conte2, si torna a quota 209,5 miliardi”. Già: ma le “iniziative in eccesso” sono quelle chieste dal Rignanese nel celebre Piano Ciao e aggiunte da Gualtieri per tacitarlo. Quindi era meglio il Piano Conte prima della cura Iv: quello “scritto coi piedi”, senza i famosi “miglioramenti” renziani che ora Draghi deve “ripulire”. Ma questo i repubblichini si scordano di scriverlo. Vergogniamoci per loro.

L'Amaca

 


Essere popolari e non saperlo
di Michele Serra
Sono abbastanza vecchio da ricordare le polemiche quando Natta, segretario del Pci dopo Berlinguer, andò a farsi intervistare da Raffaella Carrà.
Cominciava a profilarsi già allora, nei fatidici Ottanta del secolo scorso, quello che è uno dei grandi drammi della sinistra contemporanea: la comunicazione.
A quel vecchio episodio ho ripensato leggendo del tweet di Zingaretti in favore di Barbara D’Urso, che "ha portato la voce della politica vicino alle persone". Detto che Carrà sta a D’Urso come Borges sta a Pupo (parentesi: Carrà, nel suo salottino con vaso di fagioli, intervistò anche Borges, anche se nessuno se ne ricorda), ritrovo nel tweet di Zingaretti lo stesso impaccio, la stessa impotenza che cominciava a profilarsi già allora.
Cresciuta nel mito della complessità e della cultura — mito che, a conti fatti, ha una sua irriducibile dignità — la sinistra si sentì esclusa dai meccanismi semplificati eppure seduttivi della televisione e del marketing: gli stessi meccanismi che portarono al potere Berlusconi. Annaspando, cercò e non trovò in quella lingua altrui, in quei luoghi non suoi, la convinzione di essere "popolare", che in altri tempi e in altri luoghi non ebbe mai bisogno di vidimazione. Sapeva di esserlo, anzi lo era, e tanto le bastava.
Anche Zingaretti è popolare, e lo è oggettivamente. Ha una caterva di voti.
Potrebbe fare senza D’Urso, che con tutto il rispetto incarna il livello più basso non solo della comunicazione politica, ma della comunicazione tout court . Perché non lo fa?
Perché ha perduto, come la sinistra quasi al completo, la coscienza dei propri mezzi.
Altro che "puzza sotto il naso". È complesso di inferiorità in piena regola.

mercoledì 24 febbraio 2021

Ma pensa che figura!


Quanto son contento di non far parte di questa accozzaglia! Comincio a sbellicarmi solo al pensiero che i rimasugli di quello che una volta era un movimento ha permesso la nomina a sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles, che non conosco ma è di... Forza Italia, ovvero la sede distaccata dell’azienda del Boss-Nano, che da sempre vuol tutelare i propri interessi alla faccia dei nostri! Un forzista all’editoria è come se avessero messo un cugino avvinazzato di Al Capone a controllare il rispetto del divieto di alcolici durante il proibizionismo! Beppe, Beppe ma ti sei bevuto completamente il cervello? Ma il top è la Borgonzoni alla Cultura!!! La Borgonzoni alla Cultura!!! La Pucciarelli e Mulè alla Difesa!!! Cari poltronisti pentastellati, datemi retta: fate finta di niente e venite via, in silenzio senza farvene accorgere. Tornate a casa prima che sia troppo tardi! Fareste più bella figura!

Che dispiacere!



Piango e non riesco a trattenermi, no, non ce la faccio proprio! Lei, la regina della bellezza, della cultura, lontana anni luce dal trash, dalla flatulenza mediatica, dai programmi spazzatura, scansante i luoghi comuni, il confabulare ad minchiam, i ragli di Sgarbi, le tette, i culi! No, non ci lasciare regina mediatica! 



In ricordo

 

Già! Gli piaceva far del bene, viveva per far del bene, era inglobato in quella categorizzazione confacente con l'essere fuori di testa, sintesi del giudizio che "gli altri" molte volte enunciano a delle verticali di Krug, inamidati anche nella coscienza. Luca viveva per far del bene, vedeva un mondo distorto rispetto ai canoni che mestamente ci siamo lasciati inculcare "dagli altri" che sono anch'io, adiposamente stravaccato sul divano ad aspettar gli eventi. Ricordo molti anni fa una telefonata ricevuta in un'associazione di cui facevo parte e che era, ed è, annoverata nella categoria di quelli che fanno del bene: "buongiorno avrei dei materassi da togliere da casa del nonno defunto. Potete passare a prenderli?" 
"Signora, non possiamo perché noi non ci occupiamo di raccolta di cose" 
"ma voi non siete quelli che fanno del bene?" - come se appunto esistesse una specializzazione, un patentino, un'esclusiva da sfruttare.
Luca viveva con la sua famiglia proiettato in quell'ottica strana, lontano dai clamori mediatici, dall'ovattato mondo della diplomazia, con tutti quei "peroniani" nastro azzurro e le loro conchiglie rovesciate erette in petto per lo sfavillante status di ambasciatore, flebile confine allargato della nazione di appartenenza ingolfato di codicilli e modi di dire, che a Luca non s'addicevano attratto dal nettare esistenziale sfangante e irridente mode, usi e consumi flebili come il loro ricordo.
Luca rischiava, come tanti, sottobosco, incuneandosi in quel malefico ingranaggio pregno di rivalse, ripicche, armi e tanti denari, sfruttante terre ricchissime ad uso e consumo di pochi e inducenti popolazioni a non aver da che vivere perché glielo chiedono le Borse e gli speculanti.
Luca amava donarsi, già c'è quel versetto anomalo, troppe volte messo sotto il tappeto pure dai paonazzi di bisso trasudanti, si dai quel versetto per certi versi tragico, inconcepibile botulinicamente parlando; ma si dai! quello che sentenzia un'assurdità abnorme, ridanciana, ma che dice quello! Aspetta, ah si: "Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà." Ti rendi conto? Eppure c'è chi ci crede, chi se ne confà vita e ci avvolge pure quella dei suoi cari! Luca viveva in sintonia con ciò che sembra d'altro mondo. Luca vivrà sempre in molti cuori, soffusamente, faro allontanante tanti dagli scogli semi emergenti dai marosi che ben conosciamo. La sua vita è stata breve, un piccolo bicchiere certo, colmo però all'inverosimile.

domenica 21 febbraio 2021

Storia



Mi sa tanto che la Storia stia constatando la presenza di un Coniglione Paffuto!

Generalità d'idioti

 


Pura arte comica

 


L'Amaca


Sulla Terra ci si annoia
di Michele Serra
Nel Terzo Millennio dopo Cristo, in questo molto simile al Terzo prima di Cristo, esiste la possibilità che un singolo individuo diventi ricco come interi popoli, e anche di più.
Il fenomeno dipende dalla progressiva anchilosi della mano pubblica, dunque del fisco, che ha perduto ogni velleità di funzionare come calmiere delle disuguaglianze. (Nell’America di Roosevelt l’aliquota fiscale sui redditi alti superava l’80 per cento; con Reagan è scesa sotto il 30). Così capita che anche Jeff Bezos, come il gemello diverso Elon Musk, non sapendo più che fare della sua stratosferica ricchezza, si dedichi alla conquista dello spazio, nuova fissazione dei plutocrati americani.
Il fenomeno colpisce perché sottintende che qui sulla Terra rimane ben poco di interessante da fare; meglio dunque — chi può pagarsi il biglietto — preparare le valigie per Marte, badando di scegliere vestiti che stiano bene con il rosso, il rossiccio e il ruggine, che sono le uniche tinte presenti su quel pianeta.
Non ho idea di come ci si senta con mille miliardi di euro in tasca. Certo, è difficile riuscire a spenderli tutti con le sciantose o al baccarà, alla maniera degli avi dissipatori. 
Ma per esempio: irrigare i deserti? Ripulire gli oceani dalla plastica? Dare scuole agli analfabeti? Ospedali ai malati? Coprire d’oro chi fa ricerca sul cancro? Insomma, trovare la maniera di restituire alla propria comunità (alla propria clientela, direbbero forse Bezos e Musk) almeno una parte dei quattrini che la politica, negli ultimi cinquant’anni, ha rinunciato a riscuotere in forma di tasse? 

sabato 20 febbraio 2021

Toccatevi!




Fa fa fa Faraone Smack!

 




Prime immagini

 


Giustamente travagliato

 Perché è caduto Conte?

di Marco Travaglio
Dopo due giorni di travolgente emozione, commozione, brividi e pelle d’oca per i Grandi Discorsi di Draghi tra Senato e Camera, sobriamente celebrati dalla maggioranza politico-mediatica modello Pyongyang come il ritorno di Demostene e Cicerone fusi insieme, è finalmente chiaro ciò che il governo farà di buono e giusto (tutto) e di cattivo e sbagliato (niente). Un solo interrogativo resta inevaso: perché è caduto il governo Conte-2? Breve catalogo di opzioni.
Incapace. Conte era un premier incapace con ministri scappati di casa provenienti da partiti incompetenti ed è stato travolto dal “fallimento della politica” e dalla “crisi di sistema”? Draghi governa coi partiti incompetenti che appoggiavano Conte (più Lega, FI ecc.) e con 9 dei suoi ministri più 2 tecnici (Bianchi e Colao) che operavano con lui. Poi ci sono Brunetta, Gelmini, Giorgetti&C.
Recovery Plan. Conte aveva fallito sul piano, scritto coi piedi, in perenne ritardo e con una governance accentrata fra Mef, Mise e Affari Ue tipica dei dittatori, roba da cestinare e rifare da capo? Draghi dichiara al Senato che “il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma”, “finora costruito in base a obiettivi di alto livello” che ora “dobbiamo approfondire e completare, ma “le missioni del Programma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente”. Resta da fare ciò che due mesi di crisi impedirono a Conte di fare: “rafforzarlo per gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”. E la governance? Draghi l’accentra al Mef, molto più dell’accentratore Conte.
Pandemia. Conte ha fallito sulla gestione della pandemia, con le arlecchinesche Regioni a colori, le troppe chiusure, i ritardi sui vaccini, i disastri di Speranza, Arcuri e Cts? Draghi dichiara al Senato: “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Conferma Speranza, il Cts e probabilmente Arcuri. E sui vaccini – salvo che riesca a fabbricarli in proprio – attende anche lui notizie dalla Commissione europea, quella dei competenti che si son fatti fregare dalle case farmaceutiche con contratti suicidi.
Prescrizione. Conte ha fallito perché non voleva cancellare la blocca-prescrizione di Bonafede? Draghi non la nomina, la Cartabia la rinvia a data da destinarsi e gli emendamenti contrari vengono ritirati da FI, Iv, Azione e +Europa che fino all’altroieri li ritenevano urgentissimi e decisivi.
Giustizia. Conte, presentando al Senato il suo secondo governo, annunciò “una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi”.
E si dilungò sulla lotta alla mafia. Draghi promette di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”; di penale e di mafia non parla, se non in replica; e aggiunge che la giustizia deve rispettare “garanzie e principi costituzionali che richiedono a un tempo un processo giusto e di durata ragionevole”. Ovvietà copiate dall’art. 111 della Costituzione e dai discorsi degli ultimi 30-40 predecessori. Per sua fortuna la relazione Bonafede, su cui è caduto il Conte-2, già prevede 16 mila nuovi assunti nei tribunali con 2,8 miliardi del Recovery.
Carceri. Conte non fece nulla contro il sovraffollamento delle carceri, Draghi sermoneggia fra le standing ovation sulle “carceri, spesso sovraffollate” e su chi ci vive “esposto al rischio della paura del contagio e particolarmente colpito dalle misure contro la diffusione del virus”. Ma il rischio Covid è molto più alto fuori che dentro (in un anno 12 morti in carcere su 100mila detenuti passati per le celle, contro i 95.223 morti fuori su 60 milioni: 0,00012% contro 0,00015); e Bonafede nell’anno del Covid ha ridotto l’affollamento dai 61mila presenti a marzo ai 52.515 di oggi.
Mes. Gli incompetenti Conte e Gualtieri, per compiacere la follia dei 5S, rifiutavano i 36 miliardi del Mes? Il competentissimo Draghi manco lo cita e chi lo invocava un giorno sì e l’altro pure – FI, Iv&giornaloni – ha improvvisamente deciso che non serve più.
Ponte sullo Stretto. Vedi Mes, una prece.
Scuola. Conte ha fallito sulla scuola per colpa dell’incompetente Azzolina? Draghi nomina ministro Bianchi (già capo della task force dell’Azzolina); promette di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” (difficile, con l’aumento dei contagi con varianti Covid) e di “recuperare le ore di didattica in presenza perse” con le scuole aperte fino a giugno. Ma questo l’aveva già detto la Azzolina che, dopo aver garantito in piena pandemia un numero di ore in presenza superiore alla media Ue (dati Unesco), vede elogiare la Dad da lei inventata un anno fa come “notevole e rapida” nella kermesse mondiale Google Education, in corso negli Usa.
Ambiente. Conte non era abbastanza ambientalista? Draghi ha dato fondo a tutti gli slogan sul tema. Conte già nel settembre 2019 parlò di “transizione ecologica”, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico, economia circolare” e stop alle trivelle. E disse le stesse cose che avrebbe detto Draghi 17 mesi dopo anche su fisco, pagamenti elettronici, Sud, atlantismo, europeismo, ricerca, Pa, digitalizzazione e migranti. Quindi il giallo del premiericidio senza movente rimane irrisolto: perché è caduto il governo Conte?

venerdì 19 febbraio 2021

Già che ci siamo...



Manca solo il battere dei tacchi e “A noi!” in questa squallida lettera punente chi si è rifiutato di governare assieme ad un Pregiudicato, ad un Cazzaro e ad un Ebetino, tra l’altro dogma di quello che una volta era un movimento serio. E già che ci siamo saluto il nuovo corso con lo stemma di casa: Vaffanculo!

Superlativa!




Ragogna!

 


E Scanzi non è da meno!

 

Confusione. mancava solo questa: da mesi i vertici non ne azzeccano più una

di Andrea Scanzi
Vorrei fare i complimenti all’Elevato Beppe e a Franklin Delano Crimi. Da giorni stanno sbagliando tutto. La trattativa con le braghe calate. La votazione ritardata su Rousseau, con quel quesito formulato in maniera imbarazzante. Il tentativo puerile di spacciare il renziano Cingolani per grillino. La figuraccia epocale di Crimi dieci giorni fa da Floris. La decisione di passare dal “leader unico” al “comitato collegiale” proprio quando avrebbero bisogno come nessuno di un leader (Conte) che li rivolti come un calzino. Il pavido traccheggiare sulla Raggi.
Ecco: a questo disastro totale mancava solo l’espulsione dei 15 senatori, rei di aver detto “no” a un governo con Renzi, Salvini e Berlusconi. Forse Crimi è convinto di essere il nuovo Highlander e ne resterà solo uno: Vito.
Espellendo Nicola Morra, i 5Stelle hanno però dimostrato buon senso. Infatti, non appena sono andati al governo con Forza Italia, hanno subito cacciato il presidente della Commissione Antimafia. Non li si può certo accusare di incoerenza.

Liberamente Marco!

 

Questo editoriale andrebbe diffuso in tutte le scuole perché dimostra, se ce ne fosse bisogno, cosa significhi la libertà di pensiero per un Giornalista, per fortuna non sottostante a nessun diktat di proprietà, tipico del panorama italico, infracidito da cementifici, lobby sanitarie, famiglie enormemente potenti in grado di fingere di vendere automobili ed incessantemente impegnate a far cassa mediante ardite scorribande finanziare.
Felice di leggerti quotidianamente, Marco!
Movimento 5Sedie
di Marco Travaglio
Spunti per il nuovo spettacolo di Grillo. Belìn, c’era una volta un comico che capiva tutto prima degli altri. Tipo che la politica era marcia, la finanza anche peggio e la stampa teneva il sacco a entrambe. Così cominciò a informare la gente nei suoi show (chi ci andava scoprì che la Parmalat era fallita ben prima della Consob e dei pm). E fondò il Movimento 5 Stelle: tutti risero, poi piansero, poi passarono agli insulti, ai corteggiamenti e infine alle alleanze. E gli “scappati di casa”, in tre anni, trovarono un premier più che degno e portarono a casa quasi tutte le loro bandiere prima che il Matteo maior e il Matteo minor buttassero giù i loro due governi per liberarsi di loro. Nel momento del massimo trionfo, anziché rendersi prezioso e vendere cara la pelle, Grillo sbarellò. Scambiò per “grillino” Draghi, che a suo tempo chiamava “Dracula” e voleva “processare per Mps”. E spinse i grillini quelli veri ad arrenderglisi senza condizioni, in nome di un superministero-supercazzola alla Transizione Ecologica che doveva inglobare Ambiente e Sviluppo economico. Su quella promessa fece votare gli iscritti con un quesito che diceva mirabilie del Sì, nulla del No e non prevedeva l’astensione. Quelli si fidarono di lui, unico ammesso al cospetto di SuperMario, e dissero Sì al 60%. Poi scoprirono che era una battuta (quella di Draghi): il superministero era mini, per giunta diretto da un renziano per giunta indicato da Grillo; e il Mise, lungi dallo scomparire, passava semplicemente da Patuanelli a Giorgetti, noto ambientalista padano (vedi trivelle, Tav, Terzo Valico e altre colate di cemento).
Molti iscritti gabbati chiesero di rivotare, ma furono narcotizzati con altre supercazzole: “i ragazzi del 2099”, “la sonda Perseverance atterra su Marte e la Perseveranza atterra alla Camera”, “i Grillini non sono più marziani”. E i loro “portavoce” andarono al patibolo fornendo la corda al boia e dandogli pure la mancia. Donarono sangue e organi all’ex Dracula, che li liquidò con quattro perline colorate (Esteri, Agricoltura, Giovani, Rapporti col Parlamento), trattandoli peggio dei partiti con metà o un quarto dei seggi. I parlamentari coerenti col giuramento fatto agli elettori “mai con B.” votarono contro o si astennero, ma, anziché essere rispettati come minoranza interna, furono espulsi da chi era andato al governo con B. (già “testa d’asfalto”, “psiconano”, “psicopedonano”), col Matteo maior (già “pugnalatore dell’Italia da mandare a lavorare a calci”) e col Matteo minor (già “ebetino” e “minorato morale”). “Belìn”, ridacchiò il comico, “è il mondo alla rovescia! È come se Ario, Lutero e fra’ Dolcino avessero scomunicato il Papa! Lo dicevo io che ne resterà uno solo: io!”. Applausi. The end.

giovedì 18 febbraio 2021

Nell’attesa


Siamo ancora alla fase di richiesta di condanna, certamente e scientemente occorrerebbe aspettare la sentenza ma, per il fetore agghiacciante che la vicenda produce, qualcosina sfugge di mano, ce ne scusino i lor signori garantisti, perché i 400 anni complessivi richiesti lasciano già intravedere lo squallore dei presunti orchi che tante, troppe, vittime, forse è meglio definirli assassini, hanno provocato a Taranto, pure tanti bambini morirono di tumore, a causa della famigerata Ilva, e qui scatta il voltastomaco al riecheggiare delle nenie di pochi anni fa del tipo “non si può chiudere gli altiforni, la catastrofe occupazionale sarebbe immane” - “il lavoro è la priorità, non chiudete l’Ilva!” paraventi questi celanti i presunti misfatti, le malefatte di gentaglia senza scrupoli, ad iniziare da loro, i capitani del vascello corsaro, Fabio e Nicola Riva, per i quali l’accusa ha chiesto 28 e 25 anni, e se ha chiesto mezzo secolo in due la gravità delle accuse è tale da far pure un pensierino, malevolo, al patibolo. “Solo per soldi - dice il pm Buccoliero - hanno stritolato il territorio diffondendo malattie e morte”. Altri 28 anni sono stati chiesti per l’ex direttore di stabilimento Luigi Capogrosso e per il potentissimo ex direttore delle relazioni istituzionali (distaminkia) Girolamo Archinà che manteneva rapporti con la stampa “che doveva essere pagata per non scrivere” permettendole di perseverare negli assassini di massa, al riparo dalle accuse degli ambientalisti, lucrando oltre ogni immaginazione, come il sequestro di 2,1 miliardi di euro derivante dal profitto illecito, graniticamente testimonia. 
E poi scorrendo le richieste, ecco l’avvocatone (c’è sempre un avvocatone) Francesco Perli, che secondo l’accusa avrebbe pilotato le ispezioni del gruppo ministeriale emanante l’autorizzazione ambientale, molto probabilmente una frescaccia redatta ad minchiam ed annaffiata di tanti denari (spero che li usino per esclusivo acquisto di medicinali); e poi richieste per famigerati, i suppose, dirigenti e capi area, e ben 17 anni anche per Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano, alla guida dell’Ilva, per fortuna, solo per pochi mesi!!
E passiamo alla sezione politica: 5 anni per Nichi Vendola (fosse vero preparerei gli scarponi d’alta quota per riservargli una gragnolata di calci in culo, ops!), 4 anni per l’ex presidente di provincia Florido e l’assessore provinciale Conserva, 8 mesi per favoreggiamento a Fratoianni (cribbio Nicola, mi auguro che non sia vero!) e ben 17 anni per Lorenzo Liberti, ex consulente della Procura accusato di essersi intascato 10mila euro per ammorbidire una perizia chiesta dalla Procura (pensa che nobiluomo!) 
E ci sono pure le prescrizioni cancellanti obbrobri umanitari ad iniziare dall’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano accusato di omissione per non aver avviato nessuna iniziativa per fermare la strage. 
Attendendo la sentenza la vergogna di essere loro connazionale è già immensa. Contro ogni previsione, spero ancora nella giustizia, onorante il ricordo degli assassinati, tra cui molti bimbi. Bastardi!

Draghetti

Gli osanna sparsi in etere da pennivendoli ed affini, l'inchino della politica oramai alla canna del gas, le ola del mondo bonomiano, leggasi confindustria, l'enfasi irrefrenabile del mondo di frammezzo pluto-aristo-rapto-tecno-finanziario, l'eccitazione generale trasformante tanti, troppi, in draghetti, sono le conferme essenziali della luna di miele tra molti e il Profeta della BCE, per altro tutto sommato degna figura internazionale. Chi si lecca le ferite attualmente è soprattutto il M5S, convitato di pietra al banchetto già splendidamente apparecchiato per l'arrivo della Torta europea. 

Come da brogliaccio quindi le mani sul tesoro sono cambiate, gli uomini dragoniani sono l'essenza delle multinazionali e di Bankitalia, il futuro dirà se le regole della convivenza civile saranno rispettate. 

L'enorme differenza tra il governo Monti e quello attuale è che quest'ultimo avrà il portafoglio pregno di risorse da spendere, evitando lo sperpero. Molti draghetti cattivi sperano inoltre che la prescrizione venga nuovamente riportata alla modalità liberi tutti di infausta e puttanesca memoria. 

Quanto durerà l'idillio? Se vincerà il tragico proponimento fascioleghista, con l'aggiunta dell'Imbelle di Italia (Semi) Viva, di portare al Quirinale il Pregiudicato, Dio ce ne scampi, l'appoggio entusiastico all'Era Dragoniana, cesserà entro l'inizio del semestre bianco dell'attuale Inquilino del Colle, nello specifico entro luglio 2021. Solo così infatti, dopo le elezioni e la probabile vittoria del centrodestra corroborato dal Bullo in cerca di casa, tra l'altro ansiosi di accalappiare i voti di Farsa Italia, potrebbe conformarsi una maggioranza atta a prendere la decisione mefitica suddetta. Per questo, il mondo sano, ammesso che ancora esista, dovrà evitare lo scempio costituzionale del probabile settennato del pagatore seriale di tangenti alla mafia, ovvero: la fine certa di questa già troppo bistrattata italica democrazia.  

Ragogna!

 


mercoledì 17 febbraio 2021

Come non essere d'accordo?

 Sul sito TPI la fiammeggiante Selvaggia ci parla della polemica di molti stolti, che vergognosamente si sono scagliati contro la scienza. 

Eccovi l'articolo

L’improvvisa e insopportabile campagna contro gli scienziati “gufi”

Di Selvaggia Lucarelli

Pubblicato su TPI il 16 Feb. 2021 alle 16:37

Tira una brutta aria per la scienza. Avevano iniziato i no-vax, dopo la fine della prima ondata, a inseguire ambulanze, a riprendere le anticamere dei pronto soccorso, a creare gruppi Telegram in cui progettare rivolte contro la dittatura sanitaria, contro gli esecutori dello sterminio di massa negli ospedali, contro i soloni della medicina. Poi i no-vax si sono fatti via via più silenziosi e il processo di delegittimazione della scienza ha cominciato ad avere interlocutori più autorevoli: la stampa e la politica.

Non so se ve ne siete accorti, ma la scienza è passata dall’essere riferimento e àncora di salvezza a qualcosa di antipatico e fastidioso. I virologi non sono più “esperti”, ma “saccenti”.

Se nella prima fase bersaglio di ironia e critiche erano stati i grandi ottimisti (da Zangrillo a Bassetti), ora tocca ai pessimisti: i meme su Crisanti, le battute sul “gufo” Galli e così via, fino alla inspiegabile campagna contro il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi. Campagna che va avanti da giorni, con toni sprezzanti e impensabili, fino a qualche mese fa.

Il tutto perché Ricciardi ha osato dire che servirebbe un “lockdown totale” e il Cts ha bocciato la riapertura degli impianti di sci. Un lockdown totale invocato anche da Galli, Pregliasco e Crisanti, tanto per citare qualche nome, e che non sarebbe certo il capriccio di qualche esperto che gode nel mettere i lucchetti ai bar.

Semplicemente, la diffusione delle varianti del virus sembra fuori controllo e, considerato che a quanto pare la variante inglese ha un tasso di mortalità molto più alto del ceppo originario, secondo Ricciardi e gli altri la chiusura totale sarebbe necessaria.

Apriti cielo. La corazzata anti-chiusure sui giornali ha ribattezzato Ricciardi “Cassandra”, ha rispolverato dei vecchi video sul suo passato da attore, ha riportato sue frasi inesatte sul virus del febbraio 2020, ha addirittura ipotizzato che questa sua “cannonata” sulle chiusure nasca da un supposto livore per non essere stato nominato ministro.

In pratica, Ricciardi vorrebbe chiudere tutti gli italiani in casa per ripicca nei confronti del governo, certo. Se gli muore il cane che fa, ci fa inoculare arsenico anziché il vaccino? 

Ma l’insofferenza, nei confronti di Ricciardi, si estende anche alla politica. A parte i soliti leghisti – per cui l’idea di chiudere è impensabile (Salvini: “Non ci sta che un consulente del ministero della Salute una mattina si alzi e senza dire nulla a nessuno dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende. Prima di terrorizzare tutti ne parli con Draghi”) – Davide Faraone di Italia Viva ha twittato: “Qualcuno comunichi a Ricciardi che siamo passati alla fase in cui si parla meno e si lavora di più”.

Quindi, per Faraone, Ricciardi deve smettere di giocare a freccette al pub. Pub che vuole pure chiudere, per giunta, ma come si permette. “Ricciardi fa piombare la grande mietitrice sul collo, in un perenne ‘ricordati che devi morire’” scrive qualcun altro, come se non fosse chiaro che nel caso qualcosa dovesse andare storto e le varianti sfuggissero da ogni controllo, la colpa, ovviamente, sarebbe di Ricciardi, del ministro Speranza e di chi “doveva proteggere il paese e invece”.

Come se non bastasse, arriva anche Matteo Bassetti che, forte delle sue previsioni azzeccatissime alla prima ondata, si lancia in nuovi suggerimenti: “Il lockdown totale non serve, bisogna tenere il virus sotto controllo e conviverci come stiamo facendo adesso, cambiando i colori a seconda della diffusione”. In pratica, siamo passati dal “bisogna precedere il virus” a “bisogna rincorrerlo con un’Ape Piaggio”.

Il ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia, battezza così la sua stima per Speranza e i suoi consulenti in tema di salute: “Assurdo che un ministro decida da solo”. Ma tu pensa, in tema di salute decide il ministro della Salute.

Giovanni Toti propone che nella cabina di regia Covid entrino anche i ministri economici: “Entrino anche quei ministri che rappresentano la parte economica del paese, ovvero quelle categorie che più hanno sofferto le misure di contenimento del virus, così da poter far compenetrare le misure sanitarie con gli effetti che producono anche sul mondo dell’economia”. Dunque, la salute non è più una cosa della scienza, ma è cosa dell’economia.

Esattamente un anno fa il virus si diffondeva in Val Seriana, si decideva di non fermare le aziende in una delle zone più produttive del paese e si contavano migliaia di vittime. Commentavamo indignati quell’osceno compromesso tra economia e salute, andavamo a caccia dei cinici che avevano deciso di non chiudere le aziende, ci sono indagini ancora in corso per accertare le responsabilità e oggi, quel compromesso odioso, lo si rivendica. A gran voce per giunta, e senza che nessuno si scandalizzi.

Del resto, non guardiamo neanche più i bollettini dei morti, siamo assuefatti. Quello che però sembra sfuggire alla politica e alla stampa che percula “i pessimisti” è che non dobbiamo perdere di vista un tema fondamentale: arginare le varianti vuol dire mettersi in condizione di continuare a vaccinare.

Se la pressione sulla sanità tornerà quella pesante della prima ondata, tutto il personale ospedaliero e i medici di base che devono vaccinare non potranno più farlo. Tutto verrà nuovamente inghiottito dall’emergenza, entreremo in un vortice di inefficienza che posticiperà le vaccinazioni e la ripresa per tutti, dunque anche per l’economia.

Volete le piste da sci piene e la moglie ubriaca, ma non si può. E dirò di più: andrebbe ricordato ogni tanto che Cassandra, alla fine, aveva ragione. Speriamo che la variante muti anche la mitologia greca, ma per ora – forse – meglio darle ascolto.



Zampino



Chissà cosa provoca questa altalena di chiusure ad minchiam delle gallerie del raccordo di S.Stefano: squilibrio mentale? Scommessa tra i responsabili per il più alto numero di imprecazioni fuoriuscenti dai finestrini? Tentativo di battere il record d’imbecillità, tra l’altro raggiunto? Voglia di entrare dentro alla rubrica “Strano ma vero!” della Settimana Enigmistica? Dimostrazione del proprio potere stordente mogli o amanti? Consapevolezza del pericolo che stia venendo giù tutto? Non lo so, ma sono certo che ci sia lo zampino del Signore dei Cantieri alla Cazzo, il Nume per eccellenza, Mastro Cisa che in fatto di quantità e becera illogicità è tra i primi cinque al mondo!

Il mestiere più ingrato

 


No, non è aver fatto il pompiere sotto l'impero di Nerone, né il bibliotecario a Ponte di Legno, oppure il rider nei pressi di casa Adinolfi (pesereste 35 kg con i polpacci grossi come zampogne) e neppure l'asceta avendo vicina di casa Diletta; no, il più infimo e tremebondo mestiere lo sta svolgendo il signore in foto, Paolo Sisto, responsabile della Giustizia in Farsa Italia, ovvero come mettere il Diritto dentro al freezer occupandosi esclusivamente di purificare l'aria pesante ed ammorbata dalle scorribande giudiziarie del suo padrone, il Sarcofago Pregiudicato. 

Povero Sisto! Ma v'immaginate le innumerevoli calate di braghe, di dignità, di cultura, che il suddetto avrà dovuto compiere tra capriole e salti tripli, evitanti di affibbiare al suo vate il titolo strameritato di Ribaldo del Diritto? 

E' un po' come andare per le case, suonando ed importunando come i geoviani, e proponendo l'acquisto di betoniere o di mezzi cingolati. Chi cacchio ti comprerebbe qualcosa? E per Sisto: chi minchia crede alle tue avventure labiali, se chi ti sta sopra è paragonabile all'Al Capone della Chicago del proibizionismo?

Eppure il povero Sisto, imperterrito quasi come Tareq Aziz informante i media che tutto procedeva per il meglio, mentre dietro di lui si scorgevano le esplosioni americane su Baghdad, anche in questi flaccidi tempi corroborati dall'avvento dell'Illuminato dragoniano, prosegue come se nulla fosse nel vivere le proprie contraddizioni, tristemente esacerbate nello spirito, eclatanti quanto i danni provocati dalla nefasta Era del Puttanesimo. E proprio ieri Sisto ha parlato di prescrizione, si proprio Ella, la via di fuga per eccellenza dell'Erotomane per sfangare ben nove processi, grazie alle leggi da lui stesso emanate, grazie ai fidi e servili sottoposti (e qui m'addoloro oltremodo pensando a come sia stato possibile che il M5S partecipi a questa nuova accozzaglia assieme all'azienda, finto partito, di proprietà di Al Tappone, e conseguentemente mi rallegra il fatto di essermene scrollato di dosso pure la polvere dai calzari) ed ora divenuta spauracchio, essendo ritornata normale e tipica di uno stato di diritto, e che Sisto sta tentando di stoppare, assieme al micro partito prossimo alla dipartita dell'Ebetino, e per cui spero, tornando a casa, verserà lacrime di pentimento, visto la bassezza a cui è dovuto scendere per alterare ragione, sentimento, e professionalità! 

Coraggio Sisto, e non salutarci il tuo capo!        

No, non le leggerete mai!

 

Cose che sui Giornaloni non leggerete mai!
Dal Fatto Quotidiano:
Human Tech: potere, lobby e baronie
di Gianni Barbacetto e Laura Margottini
Se la parte “politica” del governo Draghi è stata plasmata con il manuale Cencelli che neanche nella Prima Repubblica, la parte “tecnica” sembra distillata con l’alambicco della restaurazione dei poteri e delle lobby, alta burocrazia dello Stato, magnifiche baronie universitarie, campioni e campioncini confindustriali. È curioso vedere come alcune entità (dall’Istituto italiano di tecnologia di Genova allo Human Technopole di Milano) abbiano nei loro organigrammi un’alta densità di nomi ora finiti nel mozartiano Catalogo del governo di Alto Profilo. Ben tre ministri e un capo di gabinetto del governo Draghi provengono da un unico centro di ricerca, quello più finanziato d’Italia, con 150 milioni l’anno, assegnati non con procedure competitive, ma per legge: Human Technopole (Ht). I tre ministri sono Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Maria Cristina Messa (Università e ricerca), Daniele Franco (Economia), a cui si aggiunge Marcella Panucci (capo di gabinetto del ministro Renato Brunetta alla Funzione pubblica). Cingolani scrisse il masterplan di Human Technopole, quando era ancora direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova. Franco, neoministro ed ex direttore della Banca d’Italia, e Messa, ex rettore dell’Università Milano-Bicocca, siedono nel comitato di sorveglianza di Ht, come Panucci, ex direttrice generale di Confindustria. Presidente del Tecnopolo è Marco Simoni, professore di Politica economica europea alla Luiss di Roma e dal 2014 al 2018 consigliere della presidenza del Consiglio – prima con Matteo Renzi e poi con Paolo Gentiloni. Curiosa, questa densità ministeriale di Ht. Non si può sostenere che Human Technopole sia la fucina della nuova Nomenklatura dei Migliori, ma la concentrazione di tanti Eccellenti del governo Draghi si può spiegare raccontando come nascono e che cosa sono Iit e Ht. Human Technopole è un po’ l’upgrade di Iit. Sono entrambi istituti di ricerca nati sull’onda delle idee di economisti bocconiani come Francesco Giavazzi e Alberto Alesina e nutriti dal mondo confindustriale: il pensiero che li sosteneva era che l’università e la ricerca pubbliche sono il regno delle baronie e della corruzione e per questo non meritano di essere finanziate con soldi pubblici, né sono capaci di attrarre i fondi privati dell’industria, non sapendo fare da traino all’innovazione industriale del Paese. Lo scriveva l’economista Luigi Spaventa: “Prendo nota del leit motiv di Alesina e Giavazzi: l’università italiana è irredimibile e deve essere abbandonata al suo destino di squallore; qualsiasi intervento all’interno di essa sarebbe un vano spreco”. Meglio dunque mettere i soldi in centri di ricerca gestiti direttamente dal ministero del Tesoro (come Iit e Ht) e non da quello dell’Università, superfinanziarli (100 milioni l’anno per Iit, 150 per Ht), elevandoli sopra la ressa dei poveri, ricercatori e accademici pubblici che competono per le briciole dei pochi fondi per la ricerca. I soldi per Iit erano pari ai finanziamenti per l’intera ricerca scientifica italiana con i progetti di rilevanza nazionale (Prin).
Questo metodo fu lanciato nel 2003 dal ministro Giulio Tremonti e da Vittorio Grilli, economista bocconiano che dal 2002 al 2005 è stato Ragioniere generale dello Stato, in seguito dirigente del Tesoro e poi presidente di Iit. Nel board di Iit siedono e si sono succeduti nel tempo capitani d’industria e della finanza. Iit doveva attrarre i fondi di aziende e multinazionali e guidare la ricerca industriale. Ne attrasse poche briciole, anche perché aveva già tanti soldi dallo Stato da non sapere come spenderli: aveva accumulato, come rivelò il Fatto, un tesoretto di 500 milioni depositati su conti bancari e su conti infruttiferi della Banca d’Italia. Segno di incapacità, secondo il mondo della ricerca e la senatrice a vita Elena Cattaneo. È chiaro che, con così tanti soldi, Iit nel tempo ha prodotto anche ricerca di qualità. Ma dell’aggancio dell’industria e del traino dell’innovazione nessuna traccia. Negli stessi anni in cui, specialmente dopo la riforma voluta da Mariastella Gelmini (altro neoministro di Draghi), l’università e la ricerca pubblica subirono i tagli più pesanti della storia della Repubblica, le aziende italiane, invece di investire in ricerca, aspettano gratis la ricerca pagata dallo Stato.
Human Technopole nasce come continuazione di Iit e del suo metodo a Milano. Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, nel 2016 aveva da risolvere un gran problema: che cosa fare delle aree periferiche, incastrate tra due autostrade, un carcere e un camposanto, dove era stato impiantato Expo Milano 2015. Erano (per la prima volta nella storia delle Esposizioni universali) aree private, comprate a caro prezzo con soldi pubblici. Alla fin della fiera, due aste erano andate deserte, nessuno le voleva ricomprare. Si profilava un buco milionario, da aggiungere a quello dell’esposizione (2 miliardi di uscite, 700 milioni di entrate). Renzi arriva allora a Milano con un’idea che definisce “petalosa”: costituire sull’area Expo un supercentro di ricerca su genoma e big data, con una dote di 1 miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici in dieci anni, in grado di attirare attorno le aziende private e trasformare così una landa desolata in un meraviglioso distretto della ricerca. È Human Technopole. Funzionerà? Attirerà davvero le aziende promesse da Renzi (Novartis, Bayer, Glaxo, Bosch, Abb, Celgene, Ibm…)? Chi vivrà vedrà. Per ora si vede più che altro una grande operazione immobiliare da 2 miliardi di euro, che hanno chiamato “Mind”, con 510 mila metri quadrati di nuovi edifici, che ospiteranno 40 mila utenti, guidata dall’operatore australiano LendLease. Intanto il progetto della parte di ricerca, cioè Human Technopole, fu subito rifiutato dal mondo della ricerca e delle università milanesi, perché Renzi lo aveva affidato tutto all’Iit di Cingolani. Dovette cambiare la governance, resa più ecumenica, e tagliarne i fondi (la senatrice Cattaneo è riuscita a farne assegnare il 55 per cento alla ricerca di base). Ora Ht non ha ancora prodotto gran ricerca, ma si è consolidato come un incubatore di potere, da cui è normale pescare per il governo dei Migliori.

Travaglio!

 Atterraggio brusco

di Marco Travaglio
Siamo vicini con le preghiere ai tanti “colleghi” che, all’annuncio di Draghi, si erano inumiditi le lingue e gli slip vaticinando la Palingenesi dei Competenti, la Rivoluzione di Quelli Bravi, il Regno di Saturno e ora si ritrovano un po’ a secco, un tantino più asciutti, a ritrarre di un palmo le lingue e a dire che sarà dura, non bisogna aspettarsi granché, SuperMario mica ha la bacchetta magica e cara grazia se farà “due o tre riforme” per poi ascendere al Colle fra un anno. La lista dei ministri, le prime risse fra i medesimi, le nomine dei “nuovi” burocrati e prossimamente i sottosegretari promettono bene. Chi oracolava di Mes, fine della dittatura sanitaria, dei Dpcm e del Sussidistan, licenziamenti liberi, rivincita del privato sul pubblico e più vaccini per tutti in totale discontinuità dai dilettanti-incompetenti-scappati di casa-mediocri di prima si sta rassegnando alla continuità e presto, in cuor suo, ammetterà alla luce del dopo che prima era difficile fare meglio. Due settimane di ubriacatura e siamo già tornati sulla terraferma.
Vuol dire che Draghi non è bravo, competente, prestigioso? No, anzi. Significa che i superman, i tecnici super partes, gli uomini soli al comando, i salvatori della patria e i migliori esistono solo nella fantapolitica. Basta vedere di chi si sta circondando Draghi, complice la sua scarsa conoscenza della politica e dell’amministrazione: tre o quattro pezzi pregiati di Bankitalia, di Confindustria, delle accademie e delle burocrazie, e poi i peggiori cascami delle vecchie lobby che han fatto solo disastri, dal pescoso laghetto Cassese a Cl alle terrazze romane e milanesi. Queste cose nessuno dovrebbe saperle meglio di noi italiani, che di governi tecnici ne abbiamo già avuti tre – Ciampi, Dini e Monti –, regolarmente passati dagli altari alla polvere nel giro di pochi mesi. Ma siamo un popolo che dimentica tutto e non impara mai nulla: nessuna meraviglia, specie nella confusione del mondo ai tempi del Covid. Ciò che stupisce è che non ricordino e non capiscano nulla coloro che la storia, o almeno la cronaca, dovrebbero conoscerla: i giornalisti e gli intellettuali. Prigionieri della loro cupidigia di servilismo e ingannati dalle bugie che raccontano agli altri, hanno perso un’altra occasione, l’ennesima, per azzeccarne una. Infatti continuano a ripetere il mantra della “crisi di sistema” e del “fallimento della politica”. E fingono di dimenticare che Conte è caduto per mano di un irresponsabile sfasciacarrozze che non tollerava i successi della politica e del sistema incarnati da un governo che aveva ben guidato l’Italia nell’anno più terribile del Dopoguerra e, a lasciarlo fare, avrebbe consolidato un nuovo centrosinistra competitivo.
È per i suoi successi, non per i suoi errori, che è caduto il governo Conte, che stava ricostruendo la politica e il sistema già falliti anni addietro. Ma questo i trombettieri dei giornaloni non potevano né possono riconoscerlo, perché i loro padroni quella nuova politica imperniata su legalità, trasparenza, allergia alle lobby, politiche sociali e ambientali non l’accettavano. Tantomeno con 250 miliardi di Recovery e fondi di Coesione Ue all’orizzonte. Terrorizzati nel 2018 dalla vittoria di M5S e Lega e dalla scomparsa dei propri manutengoli e burattini, han preso a demonizzare i nuovi venuti e poi a tentare di comprarli e cooptarli. Nel 2019 ci sono riusciti con la Lega. Ma, quando già pregustavano le elezioni e il ritorno a tavola, han dovuto fare i conti con Conte, che è riuscito nell’ardua impresa di mettere insieme M5S e un Pd parzialmente derenzizzato e di formare una squadra di governo che univa i pezzi meno sputtanati dell’establishment ai marziani grillini e anche alla gente nuova della sinistra (i Provenzano, Amendola, Speranza). Anziché impazzire, la maionese è piaciuta: il premier e il suo governo avevano indici di gradimento molto superiori alla somma dei giallorosa. Perché i risultati, al netto degli errori, si vedevano: una gestione della pandemia più efficace che nel resto dell’Ue, i 209 miliardi del Recovery, la campagna vaccinale, altre misure come il cashback, l’ecobonus 110%, il blocco della prescrizione, le manette agli evasori ecc. Altro che fallimento degl’incompetenti, altro che crisi di sistema.
In barba a chi confonde le cause con gli effetti, il fallimento del sistema c’era già stato: nel 2011, quando morì miseramente il berlusconismo; nel 2013, quando finirono tragicamente i tecnici montiani e il Pd che se li era accollati per ordine di Napolitano; nel 2018, quando il popolo bocciò le tre ammucchiate demo-forziste di Letta, R. e Gentiloni benedette dal Colle per tener fuori i marziani e votò in massa per i due partiti rimasti fuori: M5S e Lega. Dopo ogni embrassons-nous di establishment, tecnica o politica che sia, vincono sempre quelli che le élite non riescono a comprendere e demonizzano-esorcizzano come “populisti”: dopo Ciampi, B.; dopo Monti, i 5Stelle; dopo il napolitan-renzismo, ancora il M5S più Salvini. E ora, dopo Draghi, è molto probabile un derby fra i due leader che se ne tengono a distanza: Meloni e Conte (se gioca bene le sue carte). Sempreché la gente non scambi per novità i codini dell’Ancien Régime di ritorno, che non possono essere la soluzione perché sono il problema. Gli italiani, diceva Flaiano, “vogliono la rivoluzione, ma preferiscono fare le barricate coi mobili degli altri”.

martedì 16 febbraio 2021

Ah la Libertà!

 


Meditazione dragoniana

 


Scanzi


Conte, il più amato e le quattro vie del suo nuovo futuro
di Andrea Scanzi
Sabato scorso, Giuseppe Conte ha passato il testimone, anzi la campanella, a Mario Draghi. Il lungo applauso con cui lo ha salutato Palazzo Chigi ha colpito molto gli italiani, rendendo il video virale. Il post di commiato dell’ex presidente del Consiglio, nella sua pagina Facebook, ha registrato tre giorni fa numeri spaventosi: più di un milione di like, più di 130 mila condivisioni e oltre 300mila commenti (in larga parte positivi). Il post di Conte era addirittura primo al mondo (!) su Facebook e nella top ten mondiale c’era anche un mio post sempre sull’ex premier.
I social – per fortuna – non sono tutto, ma qualcosa dicono. E dice molto anche l’umore generale che si respira dopo la lista di ministri (buona per i tecnici, debole quando non vomitevole per i politici) del mitologico esecutivo di San Draghi. Quando tutti ti lodano a prescindere, prima ancora che abbia cominciato il tuo lavoro, le aspettative crescono a dismisura. E se poi dal cilindro non fai uscire Batman ma Brunetta, la disillusione è cocente. La luna di miele di Draghi durerà forse poco e forse niente, di sicuro non tantissimo, e molti già dicono “Era meglio lui”. Laddove il “lui” è Giuseppi. Che ha fatto benissimo a non entrare in questo tragicomico caravanserraglio.
Conte ha un serbatoio di stima e affetto che non ha nessun politico. Ma tutto finisce. E gli italiani hanno la memoria dei gasparrini rossi. Quindi Conte deve dire in fretta, anzitutto a se stesso, cosa voglia fare adesso. Le opzioni sono quattro.
1. Torna alla vita di prima, ricomincia a guadagnare molti più soldi e si allontana dal cicaleccio di certa stampa. È una prospettiva che Conte sta valutando attentamente.
2. Cerca di scalare il Partito democratico, magari passando dalla prima “elezione suppletiva” che passa. Tipo quella del collegio di Siena per sostituire Padoan. La sedicente statista Boschi, con quel suo grazioso parlare in stampatello senza dir mai niente, gli ha però chiuso la porta in faccia. E già questo, tenendo conto che Boschi non fa più parte del Pd, dice molto sull’indipendenza del Partito democratico dalle sciagure renziane. Resta comunque una soluzione che fa acqua da tutte le parti. Chi glielo fa fare a Conte di rinunciare a un ministero sicuro nel governo Draghi per riciclarsi come deputato anonimo del Pd? E come farebbe a scalare il Pd, che è fatto da 876 correnti la metà delle quali lo vorrebbe politicamente morto? Dai, su.
3. Crea un partito tutto suo. I sondaggi lo darebbero al 10-12 per cento. Non è poco, ma in larga parte saboterebbe quel che resta del M5S, che allo stato attuale – giova ricordarlo – non è Movimento 5 Stelle ma Movimento 5 Salme. I partiti personalistici, come insegnano Monti e Renzi, nascono poi di per sé putrescenti. E Conte pare troppo sveglio per suicidarsi come un Ferrara, un Fusaro o un Paragone qualsiasi.
4. Diventa il leader dei 5 Salme, riportandoli al livello di 5 Stelle. Il M5S si è coperto di ridicolo greve e nequizia spinta con la trattativa demente, e ancor più masochista, portata avanti con Draghi. Per tornare a vivere hanno solo una chance: Conte. L’ex premier dovrebbe scalare il Movimento, che essendo al momento morto si scala anche solo in ciabatte. In qualità di membro dominante di quella “nuova segreteria” di cui si parla ormai dai tempi di Badoglio, assurgerebbe a conducator di quel “campo progressista” di cui parlano Bersani e (spero) Zingaretti. Del resto è l’unico pontiere possibile tra M5S e centrosinistra.

L’opzione 4 è la più auspicabile. Quindi, essendo nati per soffrire, non andrà così. Condoglianze.