mercoledì 31 luglio 2019

Ciao Nene!



Se ne va un grande amico, uno di quelli con cui ho trascorso momenti unici, mix di risate e voglia di stare insieme. Anche Ernesto mi ha insegnato tante cose, le più piccole e per questo le più importanti che nessuno riuscirà mai a scalfire. Riposa in pace amico!

Reazioni



martedì 30 luglio 2019

Chiarificazione


Ho letto, mi sono informato, dando una scorsa alle tabelle, ai grafici, ho guardato I commenti pro e, con maschera e boccaglio, contro. Per questo e non per allocchismo sono fortemente contrario al Tav, la grande opera, forse una delle ultime, a cui guardano con avidità tutti coloro facenti parte della coalizione degli appalti, un ampissimo ventaglio politico comprendente quasi tutte le forze, supportato dalla grande, si fa per dire, stampa nazionale. In merito ho avuto occasione di consultare pareri onnicomprensivi dal chiamparinismo, alle madamine, che tenerezza, dal gianninismo all’eclatante gruberismo, dai giullari di corte ai nani pirotecnici. Il subliminale al proposito è chiaro e lampante: lavoro, crescita, grandi opere per aumentare pil e bilanci. Tra tutte le malcelate fregnacce distorte sparate al proposito emerge un dato vero, certo, inoppugnabile: per opera del governo dell’Erotomane e di quello di Ronf Gentiloni zzz abbiamo concordato con i francesi di accollarci il 57,9% dei 9,6 miliardi di euro necessari per costruire il tunnel principale lungo 57,5 km che corre, udite udite, per l’80% in territorio francese!! Complimenti vivissimi al Del Rio di tutti noi! 
Con questi dati, con le relazioni tra spese e benefici chiare e altamente negative in merito alla realizzazione sono fortemente contrario all’opera, infischiandomene di tutto quello che i soloni peripatetici continuano a proferire in merito, per conclamata piaggeria. Il Movimento 5 Stelle non può e potrà avvallare il via all’indegna opera, pena la liofilizzazione certa del suo elettorato. E il fatto che il via ai lavori abbia avuto l’ok anche dal partito del Rimasuglio Puttaniere, conforta e supporta la scelta negativa al Tav. Quello che lui infatti approva, condivide, suggella di default è storicamente contro il bene comune ed unicamente utile ai suoi interessi. Per tutto questo il Bibitaro non ha scelte, non potrà agire, come suo solito, utilizzando politiche tipiche dei Forlani, dei Gava, del Gobbo Mafioso. Il 7 agosto si voterà la mozione pentastellata: se, come sembra, il Cazzaro si dissocerà preferendo il sempre da lui apprezzato grande affarismo tortifero, vedasi lo scempio del Mose veneziano, avrà l’obbligo morale e di statuto di rompere l’alleanza cazzara, lasciando ad altri la gestione del tuttofuorchéministrodegliinterni, dove per altri s’intende quell’agglomerato di astiosi, litigiosi, riottosi, senza alcuna rotta, in perenne balia di sé stessi, che dovrebbe al momento rappresentare l’opposizione, in realtà faro e guida per tutti coloro che del nostro stivale vedono unicamente l’albero della cuccagna.

lunedì 29 luglio 2019

Nel paese dei cachi



Se nelle nostre lande, da tempo immemore al servizio di loro maestà, accade un evento terribile, un assassinio di un carabiniere per mano di un diciannovenne tossico americano, alla luce del passato pregno di fatti riprovevoli tipo la tragedia del Cermis del 1998 dove morirono venti persone con i quattro militari americani autori della strage con il loro aereo che vennero subito rimpatriati e dopo un processo farsa, sono scomparsi dai nostri radar, oppure la vicenda altresì ignobile di Amanda Knox, per carità assolta ma resta pur sempre la domandina di chi abbia ucciso la povera Meredith, forse il destino o un fulmine chissà, insomma: alla luce di eventi precedenti fermo restando il nostro grazie eterno per la liberazione dai nazisti, si tocca con mano la sudditanza che da sempre abbiamo nei confronti degli "amerigani"
E la vicenda di questi giorni rischia di finire, al solito, in commedia. In questo paese dove un capo camorra da quarant'anni dietro le sbarre, Cutolo, dichiara che al tempo del sequestro Moro indicò ai democristiani di allora il luogo dove lo statista era tenuto prigioniero, sentendosi rispondere da Antonio Gava di farsi gli affaracci propri, che volete che ci voglia a cercare di annullare, svanire, liofilizzare le prove certe dell'assassinio con atti tanto idioti da suscitare il sospetto che siano guidati da menti a stelle e strisce? 
Si ordina ad un carabiniere di scattare una foto da brividi, uno dei ragazzi al commissariato bendato con sciarpa. Si divulga l'immagine, i media americani scattano come furie, l'autore dello scatto viene sanzionato, allontanato dal servizio operativo e, in attesa che passi la giusta costernazione collettiva per l'efferato delitto, si attende che le acque si calmino per invalidare le prove e chiedere l'estradizione. Pochi mesi e dei due sciagurati assassini non rimarrà che il cadavere del povero carabiniere. 
Arriveranno gli avvocatoni statunitensi, i fori amerigani già scalpitano, e si porteranno a casa questi bambocci intrisi di droghe, figli di riccastri potenti quanto basta per annullare giustizia e decoro. La penso così, spero di sbagliarmi; il tempo al solito ci dirà quanto spessore avrà la nostra dignità e conseguentemente quanto sarà giusta la pena per quei due idioti senza alcun segno di umanità. 

Zak!



Il primo, si sono stato il primo a godere della magnifica modifica della raccolta differenziata! Sul far dell’alba mi sono avvicinato ai nuovi cassonetti felice per come, finalmente, qualcuno abbia anteposto le richieste dei cittadini allo snobismo chic tipico degli illuminati di luce propria scaturente dallo smisurato ego. Ho appoggiato la tesserina e zak! si è aperto il coperchio tra gli sguardi attoniti di piccioni e gabbiani i quali, lacrimando, han ben compreso che i bagordi notturni sono finiti, anzi no: un volatile mesto mi ha fatto capire che lui e i suoi amici contano e sperano ancora sui tanti idioti che, per acclarata demenza, continueranno a sganciare sacchetti in ogni angolo o bidoncino possibile, solo perché si ritengono più furbi degli altri. Perché non installare un raccoglitore anche per questi imbecilli?

domenica 28 luglio 2019

Timori rasserenati


L’urlo agghiacciante, che permeò l’azienda, allontanò a molti progetti di un rilassato week end, già a quell’ora di quell’infausto venerdì, in fase di rullaggio. L’amministratore della nota industria di lamette si diresse a denti digrignati nella stanza del direttore di produzione e la successiva mossa, chiudere la porta, risultò nei fatti manovra inutile quasi come quella di sentire una prolusione sulla carità per bocca, solo bocca, di uno dei tanti cardinaloni di paonazzo vestiti.

<Avete fatto una cazzata immane, razza di coglioni! Avete messo in distribuzione il prototipo di lametta eterna! Come cazzo è stato possibile! Ti rendi conto del dramma? Abbiamo immesso nel mercato centodieci prototipi di ricambi che dai test risultano ancora efficienti dopo oltre mille rasature! Idioti!>

<Ricordi cosa ti dissi a suo tempo? Non produciamole con lo stesso colore delle altre. Ma non mi sei stato a sentire!>

<Che cazzo vuoi dire? Che è colpa mia? Quei ricambi mai e poi mai andavano inseriti nella distribuzione, pirla! E adesso che facciamo? Ti rendi conto del guaio grosso, enorme che hai provocato? Come se il mio amico (omissis) della multinazionale farmaceutica (omissis) mettesse sul mercato i medicinali risananti definitivamente alcune grandi e remunerative malattie!>

<Perché esistono davvero?>

<Certo che esistono, cosa pensi che la ricerca si sia fermata? Ci sono ritrovati che potrebbero togliere di mezzo sofferenze, annullare cure lunghe e a volte infauste. Ma rimangono nei bunker. Hanno calcolato che dopo un rialzo stratosferico i bilanci alla lunga scenderebbero, il lucro svanirebbe, le azioni crollerebbero. Non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di commercializzarle. E fanno bene cazzo! Il motore è il business non altro!>

<Ma è una cosa terribile questa!>

<Di terribile a questo mondo c’è soltanto la chiusura dei bilanci in passivo! Ma veniamo a noi: come pensi di rimediare a questa cazzata?>

<Non ti preoccupare! Sai bene con chi abbiamo a che fare! Fossero delle mucche o delle capre ci sarebbe da temere. Ma loro no, sono malleabili più della creta! Faccio partire subito una campagna pubblicitaria in cui informiamo che dopo la quinta rasatura se si riconsegnano i ricambi utilizzati si otterrà uno sconto del 30% sul prodotto nuovo. Chiamo quell’attore con la faccia tanto buona che fa sempre parti positive, come si chiama.. ah si! (omissis) che in realtà è una iena da tanta arsura monetaria ha in corpo, gli faccio fare due mesi di spot e tranquillo, tra meno di sei mesi riavremo i prototipi.> 

<Ma così facendo rompiamo l’accordo commerciale con i concorrenti!>

<Nessun problema. A loro dico che abbiamo tante giacenze e che al prossimo Natale gli concederemo più spazio, alzando i nostri prezzi. Non ti preoccupare. Ma dimmi di nuovo dei farmaci: davvero hanno il coraggio di fare questo? Non pensano alle vite umane?>

<Ma che gliene importa! Le scoperte, i miglioramenti, ovunque, in ogni campo devono tendere a far guadagnare di più, altrimenti rimangono nel cassetto. Senza nessuna remora e rimorso. Sapessi quanti miglioramenti rimangono congelati per non inficiare i bilanci! Guarda noi, nel nostro piccolo: potremmo presentare la lametta eterna, quadruplicare le entrate! E poi tra cinque anni, che si va a fare? Apriamo una ditta di coni gelato? Dai datti da fare i riportami i prototipi! E non spendere tanto. Lo sai come sono: con qualche ninnolo li pascoliamo come al solito, tosandoli alla grande!>

Incredulità


E sbattiamolo per una volta questo cazzo di mostro in prima pagina! Un’insegnante di storia dell’arte, quindi acculturata ed in grado di pensare, si è permessa di postare questo commento sull’omicidio del povero carabiniere. Senza ma e senza se, allontanati avvocatoni e pietismo, questo mix d’idiozia e nullità intellettuale va immediatamente licenziata dall’insegnamento, affidata ai servizi sociali e soprattutto studiata: come si possa infatti arrivare a tanto sarà oggetto di studio per i prossimi decenni. Perché il pericolo di trasformarci in idioti di tale fattezze fa molto pensare: che sia giunto il momento di allontanarsi da questo, oramai, pericoloso social?

sabato 27 luglio 2019

Messaggio pluviale



Sembra l’occhio di Giove Pluvio che dice “adè gliela do me le sagre coi raviei, i muscoli e portar il belin in aiugua!”

Gruberando


Il 30 ottobre scorso i giornaloni diedero la notiziona della richiesta d’archiviazione per il padre del Bomba con un’evidenza tipica di notizie tipo lo sbarco sulla Luna. Grazie al pignatonesimo infatti il pm richiese il non luogo a procedere nei confronti dei genitori del Vate dell’Era del Ballismo. Tutti all’epoca gruberarono fino a spingersi alla gianninizzazione dell’evento. Ma il Gip Sturzo (nipote del grande nonno) ieri ha deciso per la non archiviazione.
Repubblica lo ha comunicato con un trafiletto a pag 17, la Stampa e il Corriere con una notiziuola a pag 6, Avvenire a pag 8, il Messaggero con un articoletto di 13 righe.
Dunque non è terrapiattismo pensare male riguardo a certa stampa, sfornante altisonanti pensieri e commenti in un paese alla deriva, trasformato proprio dalle loro gesta prone in un dormitorio di neuroni senza pari, in un deserto di sinapsi da antologia: Alloccalia appunto!

venerdì 26 luglio 2019

Finalmente!



E poi, tra la disperazione di gabbiani e piccioni si materializzano loro, la conferma che un buon sindaco cerca di concretizzare i desideri dei suoi concittadini, senza quello snobbismo tipico dei passati, per fortuna, pensatori chic in giacca di velluto che dall’alto dello scranno deridevano il latente disagio di dover scendere tra topi e zanzare per depositare mastelli maleodoranti come la cogitazione fuoriuscita da menti capalbiesi, rivelatosi nei fatti alla cazzo&campana. Già le campane! D’ora in poi grazie al buon sindaco depositeremo senza stress rifiuti differenziati, fischiettando allegramente alla faccia di chi, per decenni, era convinto di avere a che fare con una masnada silente di allocchi!

Calcolosi




Sapevatelo!


venerdì 26/07/2019
Sozzani&zozzoni

di Marco Travaglio

Cari lettori, quando vedete un esponente del Pd stracciarsi le vesti per le presunte tangenti alla Lega, quella di 30mila euro di Arata&Nicastri a Siri e quella di 65 milioni di dollari dai russi a Savoini, non credetegli. É tutta commedia, sceneggiata, ammuina. L’altroieri, mentre i pidini gonfiavano le giugulari per inveire in diretta tv alla Camera e al Senato contro il vicepremier Salvini e il premier Conte che lo sbugiardava, in Giunta per le autorizzazioni a procedere i loro compagni di partito votavano lontano da occhi indiscreti a braccetto con Lega e FI per negare ai giudici di Milano il permesso di usare le intercettazioni a carico di Diego Sozzani, deputato forzista indagato per finanziamento illecito, corruzione, traffico d’influenze e turbativa d’asta. Gli unici sì ai giudici sono arrivati dai 5Stelle. É la regola aurea della Casta, anzi della Cosca: cane non morde cane, ladro non disturba ladro. Lo scandalo Sozzani, rispetto a quelli leghisti, è illuminante perchè tutto fa pensare che il deputato forzista abbia intascato soldi illeciti, mentre Siri e Savoini pare di no: penalmente fa poca differenza, essendo reato anche la tentata corruzione. Ma politicamente chi si indigna per le mazzette promesse ma non incassate dovrebbe farlo, a maggior ragione, per chi i soldi li ha presi. Invece Sozzani è stato salvato dalle intercettazioni e quasi certamente anche dal processo, visto che le conversazioni sono la prova regina dell’accusa. Motivo: “fumus persecutionis”. E allora vediamolo, questo perseguitato dai giudici (e dal trojan).

Il 6 febbraio 2018 manca un mese alle elezioni del 4 marzo. Sozzani, ex presidente della Provincia di Novara, coordinatore piemontese di FI, consigliere regionale e candidato alla Camera, ha bisogno di soldi per la campagna elettorale. I pm dell’Antimafia di Milano lo ascoltano nell’inchiesta “Mensa dei poveri” mentre batte cassa da un imprenditore che gli sgancerà 10mila euro in nero. É Daniele D’Alfonso, titolare di Ecol-Service srl, ora accusato di aver corrotto politici e amministratori, ma anche agevolato il clan ‘ndranghetista dei Molluso di Buccinasco: secondo il gip, è il tipico “rampante” la cui “avidità di soldi e di potere imprenditoriale lo spinge ad ampliare la sua rete di relazioni per svilupparsi ulteriormente”. Sozzani non sa che il galantuomo ha il trojan nel cellulare, che registra tutto quel che dice e fa. Per convincerlo dell’utilità della mazzetta-investimento, precisa all’imprenditore di avere “il seggio sicuro“, grazie al Rosatellum che consente ai capipartito di nominarsi i parlamentari che vogliono.

E si dice interessato ad approfondire i rapporti con Ecol-Service, dandogli il nome di Mauro Tolbar, collaboratore di Greenline Srl, la società di Sozzani e del fratello Stefano, che seguirà gli aspetti pratici della faccenda. Poi viene al dunque: “L’eventuale tuo aiuto quanto potrebbe essere? La cifra finale”. D’Alfonso risponde che glielo dirà di persona a Novara. Il 5 marzo, giorno dopo il voto, Tolbar chiama D’Afonso per il lieto annuncio: “Siamo dentro, Diego è passato!”. Eletto deputato. Il 9 marzo Tolbar gli illustra il percorso della mazzetta per il neoeletto. Cioè -scrive il gip- tramite l’amministratore della E.s.t.r.o. Ingegneria di Milano, “il quale invierà via mail una fattura per operazioni inesistenti a D’Alfonso – che quest’ultimo pagherà come concordato con bonifico bancario – al preciso fine di celare l’illecito finanziamento promesso al neo parlamentare”. La fattura è datata 8 marzo. Il 22 marzo D’Alfonso bonifica 12.688 euro: 10mila per Sozzani, 2.500 per il mediatore E.s.t.r.o e gli altri 188 “aggiunti per non indicare una cifra tonda e rendere credibile il pagamento per la fatturazione di un’operazione aziendale”. Il titolare di E.s.t.r.o “monetizza l’incasso e lo consegna, in contanti e in diverse tranche, a Tolbar che provvederà alla consegna al destinatario finale”: il neodeputato. Che, secondo il gip, ha promesso di “far ottenere alla società di D’Alfonso agevolazioni nell’ottenimento di appalti in provincia di Novara”.

Però sperava di raccattare ben di più, infatti il 12 aprile piagnucola al ristorante con Nino Caianiello, ras forzista a Varese e gran manovratore della nuova Tangentopoli lombarda: “Sto cercando i soldi perché è una fatica, credimi! 15 anni fa qualcuno veniva lui di sua sponte da me, a dirmi ‘se entri in quel partito, che posso fare?’. Adesso non si può più mettere le mani… mi inginocchio per chiedere tre lire! Tremila, cinquemila, diecimila, quando avevo bisogno centomila!”. Poi, quando scatta il blitz dell’Antimafia, giura di non aver mai saputo nulla della tangente e assicura: “Se scoprissi anche solo un’ombra mi dimetterei immediatamente da deputato”. Ma pm e gip escludono che chi parla con la sua voce sia un bravo imitatore che vuole incastrarlo. Anche perchè ritengono di aver trovato pure “un riscontro agli indizi del sistema illecito di incarichi pilotati a favore della società Greenline srl riconducibile al deputato, da parte delle società in-house operanti in provincia di Varese eterodirette da Caianiello”. Così chiedono alla Camera l’autorizzazione a usare le intercettazioni indirette di Sozzani e poi ad arrestarlo, come han già fatto per altri 43 indagati sfortunatamente senza scudo. Ma non hanno fatto i conti con Lega, Pd e FI, che a favore di telecamere se le danno di santa ragione, ma nel chiuso della giunta si salvano i rispettivi inquisiti. No ai giudici, anche per le conversazioni registrate prima che Sozzani agguantasse il seggio e l’immunità. Vano il sì dei 5Stelle. Che hanno mille difetti, commettono mille errori e forse si sono persino scordati perchè esistono. Poi però provvedono sempre gli altri a ricordarglielo. E a ricordarcelo.

giovedì 25 luglio 2019

E poi per fortuna c'è lei!


In questa cloaca irta e pregna di nefandezze, errori epocali, grettezze, improvvisazioni, capovolgimenti della ragione al punto che gli antichi padri riposanti all'ombra dei salici staran pensando seriamente al cambio di nazionalità, dove un ministro palesemente bugiardo, smascherato dal suo Premier in qualsiasi altro paese si sarebbe già dimesso e, fosse stato nipponico, avrebbe pure pensato al lavacro dell'harakiri, dove un bibitaro assurto a capo politico di un movimento agisce e cogita inversamente proporzionalmente alla buona politica, in questo marasma di sciatterie per fortuna ecco apparire colei che per investitura dell'Olimpo da sempre appare a moltissimi come la materializzazione dell'inettitudine: 

  

Non ci fosse occorrerebbe inventare un facsimile, un qualcosa da rimirare per conservare speranza di risollevarsi visto che il peggio, il fondo del barile è ben decifrabile guardando appunto verso l'esempio di cui sopra.
Nel pieno di questo marasma colei che aveva promesso di lasciare ogni carica ed impegno politico in caso di sconfitta referendaria, poi nettamente realizzatasi, ha trovato tempo, coraggio e ardimento per concedere un'intervista al padre di tutti i giornaloni, la sempre riverente Repubblica. 

Ci ha concesso quindi uno squarcio d'ilare rilassatezza, un coacervo di pulsioni tendenti ad assopire lo sconcerto per l'attuale realtà, un approdo significativo per continuare ad allontanarsi da quella politica da lei profumatamente prodotta e da cui ogni persona sana e saggia dovrebbe star lontano anni luce. 

Alcuni squarci di questa illuminante intervista: 

I renziani hanno paura di non essere rieletti?

«Figuriamoci. Se diciamo che bisogna andare al voto! Ricordo che noi siamo quelli che hanno vinto nei collegi uninominali».

Dai Bella Etruriana! D'accordo che siamo allocchi, ma come dimenticare che il mentore ti ha collocato sul piedistallo più alto in cinque collegi blindatissimi, escluso quello di Arezzo, tua città natale, per cause chiare, visto che se ti fossi presentata pure lì avresti raccattato si e no una dozzina di preferenze! 

 Però la tattica del popcorn voluta da Renzi all’indomani delle politiche - ovvero di stare a guardare e non avviare alcun dialogo con i grillini ha avuto come risultato il sodalizio di governo. Lei fa autocritica?

«Per cosa dovremmo fare autocritica? Per non aver votato la fiducia a ministri come Toninelli e Di Maio? Dopo un anno di governo, il M5s ha perso 6 milioni di voti, mostrando tutte le proprie contraddizioni. E questo si deve alla nostra scelta di non allearci con loro: Renzi andrebbe ringraziato, non criticato. Sono orgogliosa che il Pd abbia rinunciato a qualche ministero, ma abbiamo tenuto la barra diritta sui nostri valori, molto diversi da quelli dei 5Stelle».

Ma abbiamo tenuto la barra diritta sui nostri valori... credo che sia inutile proseguire. Grazie o Altissima! 

Su Moscopoli, Conte riferirà in Senato. Salvini no. Come si fa a convincerlo a rispettare il Parlamento?

«Salvini non ha alcun rispetto per il Parlamento ma prima di tutto per i cittadini. Continuo a pensare che andasse chiamato in aula presentando una mozione di sfiducia: così sarebbe stato costretto a venire alla Camera. E a parlare. Ho avanzato la proposta della sfiducia alla riunione di gruppo, così come molti altri. Il segretario ha fatto poi sapere di non essere d’accordo e per rispetto del suo ruolo non abbiamo presentato la mozione. Dopodiché non mi risulta che sia stato abolito il diritto a pensare, almeno dentro al Pd. Noi non siamo la Casaleggio».

Grazie, grazie per queste perle! Come dice Serenissima? Salvini sarebbe costretto a venire alla Camera e a parlare? 
Certo, è vero. Mi ricordo però quando Lei andò a parlare sulla triste vicenda etruriana dichiarando di non aver mai interferito sulla questione dall'alto della sua carica. Se mi permette, successivamente, i fatti raccontati da De Bortoli, non le hanno dato pienamente ragione. Con questo non voglio assolutamente sbugiardarla, ci mancherebbe! 

Cosa la preoccupa di più dell’ azione di questo governo?

«Difficile una graduatoria: mentono agli italiani su questioni come Ilva e Tap, gestiscono da incompetenti le scelte sull’economia, licenziano con arroganza chi non la pensa come loro e piazzano i loro amici ovunque, perfino alla presidenza della Rai. Il vero dramma però non sono i buchi che lasceranno nel Bilancio, ma le lacerazioni provocate nel tessuto sociale».

Qui siamo alla Cima Coppi! L'Ilva che durante l'Era del Ballismo continuò a spargere veleni ed in nome dell'occupazione vennero abbattuti antichi convincimenti su salute, dignità sociale e benessere collettivo. Dove vennero pure elargiti dei pass che permisero agli allora capoccioni di ammorbare l'ambiente senza incorrere nelle giuste pene. 
E il cammeo Rai, il nettare di tutta l'intervista!!!! Dice l'Illuminata che la coalizione al potere sta piazzando i loro amici ovunque, perfino alla presidenza della Rai! Standing ovation!!! Ma Signora, non si ricorda che durante il Ballismo piazzaste amici e proni ovunque, su tutte le reti, mandando a casa professionisti scomodi, Giannini, Floris? Non si ricorda l'Anzaldi che tuonava ogni qualvolta una virgola s'ergeva contro le gesta del suo Ebetino? 
Grande MEB! Insuperabile! 

E se Renzi decidesse la scissione lei cosa farebbe?

«Renzi fa opposizione in Parlamento, formazione tra i ragazzi, gira per il mondo. Mi sembra che stia pensando a tutto tranne che alla scissione.
Certo però che non appoggeremo un governo con i 5Stelle».

Fantastico pure il finale: il Giullare che fa opposizione, forma i ragazzi e gira il mondo è da libro Cuore! 
Il mistero è in quale veste chiamino un egoriferito di tale portata? Per misurare a quanti bar può arrivare il gonfiore della pienezza di sé? Per divertimento? Per constatare di persona il grado di ballismo emanato da un umano? 
Misteri. Comunque lo ribadisco: per fortuna che ogni tanto riappare la Lasciante il Potere Mancata. Tutto sembra più roseo e riparabile. 

Locale ma per tutti



Dunque la farsa sta arrivando al capolinea! Dopo decenni di manovre pro voto e contro la Ragione, con quell’enorme agglomerato di scale con i padiglioni attorno chiamato ospedale di Sarzana, ed il progetto abnorme spezzino sdoganato prima delle ultime regionali con i lavori affidati all’unico offerente Pessina, riverente verso gli amici del Bomba al punto di cuccarsi persino il cadavere de L’Unità, con la promessa sghignazzante, simile a quella proferita dal Vate dell’Era del Ballismo ai terremotati amatriciani di ricostruire il tutto in tre anni, di erigere il nuovo nosocomio cittadino in pochi anni, pensato smargiassamente di livello Dea2, comprendente cardiochirurgia ed impossibile a materializzarsi per l’esiguo bacino di utenti della nostra provincia, ma chissenefrega pensarono al tempo i soloni rossi tanto i soldi mica sono i nostri ma degli allocchi che da decenni ci stanno votando, dopo tutte queste scorribande, finiti in braccio ai proseliti del formigonismo applicato alla sanità osannante lo smantellamento del pubblico servizio per farsi cullare dal privato argutamente in arsura per accogliere i soldoni nostri sotto le vesti di pagamento di prestazioni mediche, ecco arrivare la fine dei sogni, delle speranze, il capolinea della politica locale. Unico obbiettivo raggiunto quello di abbattere il vecchio Felettino compreso l’ultimo piano pericolante ma costosissimo per il quale nessuno, dicesi nessuno, ha pagato nulla per l’acclarato brigantaggio. 
Resta l’amaro in bocca per la faraonica presa per il culo, la certezza che non si vedrà nulla di nulla negli anni a venire, con la consapevolezza di continuare allibiti ad assistere al macabro scenario del S.Andrea ed il suo Pronto Soccorso da paesello dove per farti curare devi piantare tenda ed amaca, dove manca l’urologia perché è a Sarzana e se il catetere ti funziona male dovrai solo soffrire sperando che il fato ti assista, dove per essere trasferito da un reparto all’altro occorre l’ambulanza, dove chi ci lavora è martire ed eroe. Tutto questo, accadendo nel 2019, dovrebbe far sì che un’Entità misteriosa intervenga d’autorità erigendo un enorme reparto di psichiatria per accogliere tutti coloro che in tanti lustri han confuso il tornaconto personale con la dignità sociale. Rinchiudeteli!

mercoledì 24 luglio 2019

Aria nuova!


Ma si dai! 
Leggiamocelo! Leggiamoci questo articolone al sapor di gruberismo o gianninismo del grande Claudio Tito di Repubblica! 


L’anima perduta dei 5stelle

di Claudio Tito

Esistono ancora i grillini? Esiste il Movimento 5Stelle?
Oppure è solo un simulacro? Svuotato, privato del suo nucleo originario. Senza un’anima. O meglio: senza un contenuto. In vita ma per sopravvivere. Per restare al governo ma non per governare. Il via libera alla Tav, infatti, è l’ultima spina staccata ai pentastellati. È il sipario che viene giù definitivamente.
Il legame indissolubile tra l’M5S e il fronte No-Tav espone la linea adottata dal presidente del consiglio – ammesso e non concesso che si tratti di una decisione solitaria – a un giudizio che non può limitarsi al perimetro ristretto del merito sull’opportunità o meno di costruire la linea Torino-Lione. Va esteso agli effetti sul partito di maggioranza relativa in Parlamento. In particolare al rapporto che aveva instaurato con l’opinione pubblica sulla base di promesse che si sono rivelate infondate o irrealizzabili. E al tentativo di accreditarsi nell’immaginario collettivo come forza ambientalista.
Almeno sotto il profilo estetico e comunicativo. Proprio per questo, il fallimento di questo rapporto assume, per i suoi elettori, i contorni di un tradimento. Di un inganno. Perché 16 mesi fa il Movimento 5Stelle è stato votato in virtù degli impegni assunti in campagna elettorale. Le architravi del programma grillino sono state però abbattute. L’Ilva di Taranto doveva chiudere ed è rimasta aperta. Il Tap, l’oleodotto pugliese, doveva essere bloccato e invece i lavori non si sono fermati. L’ultimo totem cui i grillini del governo nazionale si erano aggrappati era la Tav. È andato in frantumi. La resistenza, dannosa e praticata solo dalle giunte di Roma e Torino, aveva funzionato solo sul no alle Olimpiadi. Quell’embrione confuso e precario di valori è insomma venuto meno. Ma l’aspetto più deleterio è un altro: l’obiettivo è semplicemente salvare la poltrona.
«Finchè saremo al governo, la Tav non ha storia e non ha futuro», diceva Luigi Di Maio, non qualche anno fa ma solo pochi mesi fa. Per non parlare degli altri esponenti di spicco del Movimento: da Grillo a Di Battista fino a Fico.
Tutto si sta trasformando in una penosa finzione. Il capo politico pentastellato, nascondendosi dietro il premier e invocando il voto in Parlamento per dimostrare di essere ancora contro la Tav, mette in scena una farsa. I gruppi parlamentari grillini sono davvero contro la Tav? Possono far cadere l’esecutivo Conte. Il partito di maggioranza relativa, che esprime di fatto il presidente del consiglio, può imporre la solidarietà di governo al suo alleato. Perché non lo fa? Per rimanere a Palazzo Chigi. Perchè, ad esempio, non si appella con la stessa logica al voto in Parlamento sulla Legge che prevede le Autonomie regionali? Perchè la Lega non lo accetterebbe e aprirebbe la crisi. È
il disvelamento della debolezza a 5Stelle. E del resto i pentastellati si sono piegati ai diktat di Salvini in diverse occasioni e anche su temi che urtavano il cuore del Movimento. Sono alleati con Armando Siri, ora indagato ma già condannato per bancarotta fraudolenta, e accettano che partecipi a tavoli ufficiali di governo al fianco del leader leghista. Hanno negato l’autorizzazione a procedere nei confronti dello stesso Salvini. E oggi lo difenderanno anche sullo scandalo Moscopoli.
Il problema è che per chi si trova oggi al potere, tutto diventa indifferente. Senza valori, si può dire tutto e il contrario di tutto. Apparentemente, solo apparentemente, senza alcuna sanzione pubblica. Così Di Maio puo’ subire la Tav e Salvini può ripetere ossessivamente che i porti sono chiusi anche se, come ha dimostrato la vicenda Sea Watch, è solo un ritornello ingiustificato. Ma si tratta di un gioco che in democrazia non dura mai troppo a lungo. Il prodotto di tutto questo è infatti la costante incoerenza, l’inaffidabilità e la cancellazione dell’interesse collettivo.
Emerge solo quello individuale, di chi vuole tutelare il proprio seggio.
E la necessità che ha prodotto il patto di potere tra M5S e Lega evolve in una mefitica dedizione al potere. Solo al potere, senza politica.

Grazie grande illuminato per averci svelato l'arcano: che cioè a voi non importa un benamato cazzo che l'Ilva produca morte e cancro, che il buco miliardario della Tav va fatto non perché utile, solo perché enorme tortona da spartirsi. 
Eravate inorriditi che qualcuno avesse trovato forza e consenso per annichilire le gigantesche dipartite di denari pubblici in tasche dei soliti noti. Avevate terrore che potesse accadere, rosicavate che qualcuno cercasse consenso attraverso onestà e repulsione di sprechi decennali su cui mai avete fatto campagne serie (ricorda il Mose ad esempio?)
Grazie a lei veniamo a scoprire che il fulcro, la luna, il sapore di tutto è solo ed esclusivamente il cogliere in castagna questi squinternati pentastellati che non sono stati colti con le mani nella marmellata, al contrario dei vostri amici che pure sul collo hanno tracce dolciastre! 
Che abbiano sbagliato sgangheramente scelte e politica è indubbio! Ma non è il fulcro. Il fulcro è che purtroppo continuate ad agognare tempi andati, allorché si credeva alla parentela egizia di una minorenne, si faceva finta di nulla sul pagamento accertato fino al almeno il 1994 di tangenti alla mafia, di genitori intrallazzanti, di banche alla alì babà con al seguito gli immancabili ladroni, di scorrerie nei meandri della pubblica amministrazione, di prese per il culo ai poveri terremotati, Amatrice docet! 
Volete tornare a quei tempi, alla mefitico "E' l'ora dei sacrifici per tutti!" al "ce lo chiede l'Europa!" 
Senza nessuna remora, festanti per la stolta guida politica del Bibitaro, indegna per il Movimento. 
Forza, gioite, sbandierate! Sparito il movimento nessuno potrà fermare le gesta ignobili del neo uomo forte, il Cazzaro Verde! 
Forse solo allora riacquisterete il nerbo e la volontà del buon giornalista. Ma ahimè sarà troppo tardi!  

Spontaneamente



Mi nasce spontanea dal cuore, irrefrenabile, una domandina semplice semplice riguardo ad Afef, della quale naturalmente non mi frega nulla: dopo diciassette anni passati con il Tronchetto Provera della felicità, la bella ex modella ha deciso di convolare a nozze con questo signore nuovamente attempato, fisico da fiasco di vino da cantina di campagna, al secolo Alessandro Del Bono.
La domandina, pur partendo dal concetto che al cuor non si comanda, è come mai Afef s'invaghisce sempre di uomini con una caratteristica peculiare. Del Bono infatti non è un saldatore navale, né un muratore edile; è a capo di un colosso farmaceutico. 
Afef, non sarà che guardi prima il lato B (inteso come parte contenente il portafogli) dei tuoi amori? 
Oh sia chiaro: tanti, tanti auguri!

Fantastica!



Dispersione


Diennea, dna: non si può modificarlo, è il caposaldo, la struttura di ogni cosa, anche di un partito, di un movimento. Ci aveva già tentato un Ebetino trasformando il partito storico di sinistra in una succursale di Confindustria, abbattendo capisaldi quali l’articolo 18 e la dignità del lavoro, con risultati sotto gli occhi di tutti, un’attuale accozzaglia senza dna, senza nerbo ed obbiettivi. Dar via libera alla gigantesca torta chiamata Tav, come ha fatto ieri il presidente Conte, significa modificare il dna del M5S, il quale per colpa del Bibitaro si è spogliato totalmente dei propri cammei, delle proprie diversità, eccezion fatta per la più importante, l’onestà. 
In questi tempi dove un Cazzaro sfrutta qualsiasi cosa pur di distogliere gli allocchi dalle presunte malefatte, ieri ad esempio si è recato a Bibbiano assieme a dati falsi per sfruttare fatti che richiederebbero decenza, rispetto e rigore di logica, ed oggi non si farà vedere al Senato dove si discuterà sul gravissimo fattaccio russo; in questi tempi dove un onnivoro finalmente spedito in galera sconta appena 5 dei 70 mesi inflittigli, finendo per apparire martire e devoto, per poi essere spedito agli aurei domiciliari, in questi tempi appunto quello che mai si dovrebbe fare è smarrire la propria identità, il dna appunto. Ed invece scopriamo che al solito tutto, anche la dignità, può essere commercializzato nel per rimanere sulla solita e dorata poltrona, come hanno fatto e faranno sempre i cosiddetti altri. Se tutto verrà confermato non resteranno che macerie e pochi, pochissimi voti. Nemmeno il mio.

martedì 23 luglio 2019

Succede


Può succedere certo, le vie elettriche sono infinite. Nel rito mattutino defaticante, instaurante quella normale paciosa spinta verso l’affronto della giornata, al solito, pregna d’inghippi, certo che può succedere, ma per i “melomani” totalmente in braccio agli eredi di Steve, il malefico evento è più inusuale che ascoltare qualcosa di saggio nei discorsi dell’Etruriana. Quel tasto attivante il Mac, trasmigrante verso il regno della mela non accende, non elettrizza alcunché, lasciandomi attonito difronte al guasto, inconcepibile parola per noi proseliti abituati fin troppo bene. Guardo il totem nero, immobile, silente domandandomi cosa sia successo, controllando prese, cavi con una dimestichezza simile a quella che potrebbe avere un eschimese nel deserto del Gobi. M’accorgo di essere scrutato da Volta in persona, sogghignante al limite del parossismo. Finito il check mi convinco della materializzazione dell’infausto problema, mentre odo l’incazzatura di Steve, da sempre allergico a qualsiasi problematica ostruente il placido corso fluviale dei byte.

domenica 21 luglio 2019

Senza dignità



I figli del mai rimpianto Cinghialone, hanno avuto il coraggio di commentare spavaldamente la dipartita del grande capo del pool mani pulite. Bobo ha addirittura e craxiamente detto che Borrelli guidò un colpo di stato, la sorella si è limitata a dire che fu protagonista di un’infausta stagione. Provando nessun senso di vergogna, da buoni craxiani naturalmente!

Giusto riconoscimento


domenica 21/07/2019
Il più grande

di Marco Travaglio

Se l’idea di Giustizia avesse un volto, avrebbe il suo. Se il precetto costituzionale “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge” avesse un nome, avrebbe il suo. Francesco Saverio Borrelli è stato il più grande magistrato che abbia avuto in dono l’Italia, almeno fra quelli che hanno goduto del privilegio di morire nel loro letto. Diceva Brecht: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Ma nessun popolo può fare a meno dei simboli e degli esempi, e lui era entrambe le cose. Nel 1992-’93, mentre l’Italia crollava bombardata dalle stragi e corrosa dal cancro della corruzione, la gente perbene si aggrappò alla sua toga e a quelle del suo pool Mani Pulite: D’Ambrosio, Di Pietro, Colombo, Davigo, Greco. Si ebbe, in quella breve parentesi, la sensazione che la legge fosse davvero uguale per tutti. E l’illusione che gli italiani onesti fossero maggioranza. Durò poco, è vero, infatti subito dopo arrivò B., che inquinò tutto, anche la sinistra, anche la magistratura (con un Borrelli sulla breccia, uno scandalo come quello del Csm sarebbe stato impensabile: per ragioni estetiche ancor prima che etiche). Ma – ripeteva Borrelli – “il seme è stato gettato” e qualche frutto s’è visto.

Era un uomo timido, nel privato. Ma, quando indossava la toga, diventava coraggioso. Sapeva di essere protetto dalla Costituzione, dalla corazza dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’indipendenza da ogni altro potere. Difendeva sempre i suoi uomini. Non guardava in faccia nessuno. E si lasciava scivolare pressioni, aggressioni e blandizie come acqua piovana sulla toga impermeabile. Gli attacchi di ogni colore, gli insulti, le calunnie, le ispezioni ministeriali, i procedimenti disciplinari al Csm, le indagini penali a Brescia che ha subìto non si contano. Spioni d’angiporto e pennivendoli di fogna hanno perso anni a cercargli uno scheletro nell’armadio per sputtanarlo, un tallone di Achille per ricattarlo: invano. E allora han cominciato a inventare. I politici di destra e sinistra lo detestavano proprio perché era inattaccabile e i loro elettori credevano a lui, non a loro. Anche grazie al suo humour snob e tagliente. Proprio 25 anni fa, il 14 luglio 1994, il governo B. partorì il decreto Biondi, che vietava il carcere per i reati di Tangentopoli, ma non per quelli di strada. Lui sibilò dalle labbra affilate come una lama: “È singolare che, nell’anniversario della presa della Bastiglia, si aprano questi squarci nei muri di San Vittore e del carcere di Opera. Il governo, invece di predisporre misure idonee a impedire la perpetuazione di un sistema di corruzione, dimostra la preoccupazione opposta”.

E concluse: “Evidentemente considera la magistratura troppo efficiente…”. Mesi dopo, mentre il cerchio si stringeva sul Berlusconi giusto, il suo ministro della Giustizia ad personam Alfredo Biondi sbroccò con una battutaccia contro l’intera magistratura inquirente: “Un grande avvocato mi diceva sempre: ‘Studia figliolo, o diventerai un pubblico ministero…’”. Borrelli lo fulminò con un’allusione al suo tasso alcolico: “Il ministro Biondi, a un’ora pericolosamente tarda del pomeriggio, s’è concesso una battuta impertinente e di cattivo gusto, che i magistrati non si attenderebbero certo dal loro ministro”. Quando poi, nel 2001, in via Arenula arrivò il leghista Roberto Castelli, ingegnere acustico specializzato in abbattimento di rumori autostradali e in leggi ad personam, prese a chiamarlo “l’ingegner ministro”. Ogni tanto dissentiva dai suoi pm, ma lo diceva loro a quattr’occhi. Come quando non condivise il comunicato del Pool contro il decreto Biondi, letto in conferenza stampa da Di Pietro. Quando, a fine anni 80, si schierò con Armando Spataro nello scontro furibondo con Ilda Boccassini sulla gestione delle indagini sulla mafia a Milano e inviò al Csm un parere poco lusinghiero su di lei, che emigrò in Sicilia, per poi tornare a Milano nel ’95 e diventare la sua beniamina. Quando intimò all’ormai ex pm Di Pietro di smentire B. che in tv gli aveva attribuito una dissociazione dall’invito a comparire per le tangenti alla Finanza: “se no la prossima volta ti faccio volare giù dalle scale a calci”. Quando fece una lavata di capo al giovane Paolo Ielo, che in aula aveva definito Craxi “criminale matricolato” per le intercettazioni che provavano i dossieraggi contro il pool da Hammamet: “Hai fatto malissimo a usare quelle parole. Potevi dire le stesse cose con più stile”.

Ecco: lo stile. Borrelli, napoletano, classe 1930, figlio e nipote di magistrati, in toga dal 1955, di stile ne aveva da vendere. Lo dimostrò nel 2002, quando uscì di scena il giorno del pensionamento. Anzi, del prepensionamento, perché per levarsi dai piedi lui e il suo coetaneo D’Ambrosio, B. varò una legge apposita che portava l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 72 anni. Borrelli chiuse in bellezza il 12 gennaio, con la toga rossa e l’ermellino di Pg, inaugurando l’anno giudiziario col celebre appello a “resistere, resistere, resistere” allo “sgretolamento della volontà generale e al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto”. Parola d’ordine che fu subito raccolta dai Girotondi. Lui però aveva già lasciato il proscenio, evitando quel reducismo patetico che guasta anche la memoria dei migliori. Faceva il nonno, suonava il piano, andava in bici, leggeva. Niente interviste, libri di memorie, consulenze, incarichi a gettone (a parte quello, a tempo, di capo dell’Ufficio indagini della Federcalcio commissariata per Calciopoli, e la presidenza del Conservatorio). In un Paese serio l’avrebbero promosso senatore a vita e proposto alla Presidenza della Repubblica (poltrone che probabilmente avrebbe rifiutato). Quindi, non in Italia. Grazie di tutto, dottor Borrelli.

Così è


sabato 20/07/2019
OCCASIONI PERSE
Zingaretti, un altro “Qualcosista” dem
A IN ONDA - IL SEGRETARIO DEL PD IN TV BRUCIA L’OPPORTUNITÀ DI CRITICARE LA LEGA, TRA SOLITI SLOGAN E FUFFA INEDITA

di Daniela Ranieri

Mentre le telecamere di In Onda giovedì sera seguivano in esterno un Salvini con tre ciambelle di adipe sotto la maglietta da tennista, che stringeva mani stordito dai sondaggi in crescita nonostante o a causa di tutto, in studio c’era Nicola Zingaretti. Mo’ se li magna, abbiamo pensato; e quando gli ricapita, una congiuntura favorevole come questa – crisi di governo incombente, pochade, magheggi russofili, la Lega in mano a grotteschi personaggi da poliziesco di serie B.

C’è la ‘Costituente delle Idee’: è tipo blog di Renzi e contiene ‘valori, proposte e domande per riaccendere il Paese’
Il capo dell’opposizione non ci ha delusi. Ecco un florilegio del suo pronunciamento al Paese.

“È giusto che la magistratura indaghi”. Proponiamo una moratoria Tv: ogni volta che un politico dice “è giusto che la magistratura indaghi” et similia, verrà trasmesso il monoscopio con un suono continuo tipo segnale orario fino alla fine programmata dell’intervista.

“Bisogna costruire una nuova stagione”. Chissà come si costruisce, una stagione. E poi: chi la deve costruire? Se qualcuno la stesse costruendo, ce ne saremmo accorti, e non ci sarebbe bisogno di andare in Tv a dire che bisogna.

“Per ottemperare agli interessi degli italiani (sic) bisogna dare al più presto un governo che sia espressione del voto popolare”. Non come questo, che ha solo il 50% dei voti.

Sulla mozione di sfiducia, chiede Telese, qual è la linea del Pd? Risposta: “Strettissima concertazione tra il segretario, il capogruppo, il presidente, i due vicesegretari, i capigruppo…”, perbacco: una scattante macchina da guerra. Poi, “sulla base del dibattito, valutiamo se presentare la mozione di sfiducia”. Tradotto: non c’è alcuna linea politica, navighiamo a vista; ci rendiamo conto di quanto ci vogliono fare le scarpe i renziani e valutiamo come allungare il brodo. (Sembra Woody Allen in Io e Annie: “Finora è solo uno spunto, spero di trovare i soldi per trasformarlo in concetto, e poi in idea”).

“Abbiamo lanciato una grande mobilitazione per essere pronti a lanciare una grande speranza”. Tutto sta a scansarsi per tempo. “Dobbiamo interloquire con la voglia di futuro”. Deliziosa. Si vede proprio, che sta andando nelle fabbriche a parlare coi metalmeccanici. “Stiamo cambiando l’Italia, abbiamo isolato Salvini”. No comment. “Stiamo lavorando alla ricostruzione di un’empatia tra il Pd e gli italiani”. Come no. Dalle Asl di Roma sud alle rosticcerie di Messina fin su ai rifugi alpini, si respira empatia col Pd. Le file tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello sono più corte, più fluide, o comunque più sopportabili, da quando si stanno facendo i lavori per l’empatia.

Per cercare di farlo reagire gli fanno vedere l’intervista a Bersani che dice che ci vuole “una cosa nuova” e a D’Alema che auspica un’alleanza tra sinistra e 5Stelle: “Noi siamo partiti con la Costituente delle Idee, che sarà il più grande dibattito sul futuro dell’Italia in questo Paese”.

Siamo andati a vedere cosa sia questa Costituente delle Idee: è un blog qualcosista, tipo blog di Renzi, che contiene “Valori, proposte e domande per riaccendere il Paese” (grazie alla rete i cittadini potranno fare e votare proposte: dove l’abbiamo già sentita questa?), per “riaggregare”, “essere più aperti” e altra fuffa. C’è una sezione “Diventa volontario”, con un minaccioso “Il Pd ha deciso di puntare su di te” (vogliono lavoro gratis, come graphic designer, curatore dei social ecc.).

“Ci siamo ributtati nella pancia dell’Italia”. Tipo l’helicobacter pylori. Lo sconfiggi, ma poi ritorna. Gli fanno vedere un’intervista a una signora disoccupata e disperata. Lui: “Dobbiamo deideologizzare questa discussione”. La signora avrà pasteggiato a champagne. Gli chiedono se intende mettere in discussione il Jobs Act: “Io credo che dobbiamo entrare in una stagione nella quale dobbiamo avere il coraggio di riaprire stagioni di innovazione delle politiche, senza nessuna paura di aprire una discussione su dove questo Paese deve andare”.

Testuale. Ci chiediamo come mai Salvini, insaccato nella sua tutina da tennis e nei suoi guai, non sia al 70%.

sabato 20 luglio 2019

Un ricordo



Se ne va una persona perbene, onesta ed integerrima. Riposi in pace dottor Borrelli.

venerdì 19 luglio 2019

Frullato


Hai voglia di dire che tutto sta procedendo secondo i piani, madama la marchesa!
Intanto oggi sono trascorsi 27 anni da quando fu ucciso il giudice eroe Paolo Borsellino e la sua scorta. E questo basterebbe per capire in quale dedalo di falsità ci è toccato vivere, con servizi segreti deviati, ingerenze mafiose nello stato, bugie, alterazioni sistematiche della verità. 
Oggi invece siamo nel pieno di un frullato, enorme, gigante e debordante: abbiamo l'uomo forte mascherato, in realtà incapace di cogitare con senno, impegnato a destabilizzare attenzione e critiche con nuove imprese impregnate di selfie. A ruota un movimento onesto che si è fatto prendere la mano, dimenticando la linea politica e la fermezza davanti a impulsi di casta. Infine un partito distrutto dalla precedente gestione, incapace di risollevarsi degnamente secondo la propria genesi, in balia di correnti imbevute di egoismi personali e in difficoltà a trovar la giusta forza generante spirito critico e riformista.
In questo frullato nulla emerge, nulla appaga pulsioni per quella dignità sociale, alla base del benessere comune.
Se si continua ad assistere ad efferati delitti frutto di una dicotomia tra senso di appartenenza allo stato e gestione del malaffare del bene pubblico, ogni ipotetico traguardo viene precluso. 
Rimanga negli occhi di chi spera in una novità, il deserto all'uscita dell'assassino di due poveri minorenni a Vittoria, quel senso di omertà frutto di paure ancestrali che minano, e forse distrutto, la certezza che lo stato controlli tutto il territorio italiano. 
Inoltre c'è la speranza diffusa di coloro che hanno fatto della politica un mestiere, di tornare a lucrare sulle nostre teste dopo questo periodo in cui, per correttezza e per dna del M5S, si è potuto frenare l'animosità mangereccia di molti codardi, imprenditori subdoli ed accaniti nel depredare risorse, piani finanziari destinati ad arricchire pochi sulle spalle di molti. 
Il Cazzaro Verde sta fremendo per agguantare potere e comando. Quello che verrà non potrà che riproporci antichi figuri, loschi e tenebrosi, come il nostro futuro. 

Ineccepibile



Daje Marco!


venerdì 19/07/2019
La crisi del rublo

di Marco Travaglio

Chi ripete a macchinetta che Salvini è il nuovo Mussolini trascura un’altra, più banale eventualità: che sia il nuovo Ridolini. Noi non sappiamo che ne sarà del governo giallo-verde, dato ieri per morto sotto gli ultimi colpi del pirotecnico onniministro, in gita a Helsinki: potrebbe cadere oggi, o domani, o mai. La politica non è una scienza esatta nemmeno quando è in mano a politici seri e veri, figurarsi quando a menare le danze è questo strano soggetto che cambia idea e umore col tasso di umidità. E gioca a fare tutti i mestieri fuorché il suo: quello di ministro dell’Interno (il che, intendiamoci, è una fortuna). Fino a un mese fa, aveva se non altro il pregio di seguire non dico una strategia, ma almeno una linea retta: quella del suo interesse elettorale. Ora però, da quando è esploso il Caso Rubli con protagonisti, comparse e sviluppi sempre nuovi (Rubli-bis, Rubli-ter ecc.), s’è buscato la savoinite e pare un tantino suonato. Ha perso la lucidità e il tocco magico. Non ne azzecca una manco a pagarlo (nemmeno in euro). Ed è arduo seguirlo nel labirintico arabesco delle sue evoluzioni. Procede a zigzag, poi avanti e ’ndrè, poi in tondo, sbattendo di qua e di là come mosca (anzi, Mosca) sotto vetro.

Prima Savoini è un carneade imbucato. Poi si scopre che, essendo l’ex gestore dei Bagni Ondina di Laigueglia e dunque presidente di Lombardia-Russia, è membro ufficiale del suo staff al vertice bilaterale col ministro dell’Interno russo e in tante altre missioni estere. Prima Savoini non l’ha invitato lui alla cena per Putin. Poi si scopre che l’ha invitato Claudio D’Amico, fan degli Ufo e dunque “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente del Consiglio” (sempre Salvini). Il M5S e il Pd gli chiedono di riferire in Parlamento. Lui potrebbe cogliere l’occasione per spegnere l’incendio appiccato dai suoi incauti tour operator russo-padani. Invece annuncia che mai ci andrà (come in Antimafia, dov’è atteso da quattro mesi per spiegare i rapporti con Arata, l’amico di Siri, e Nicastri, l’amico di Messina Denaro). Allora, per rispetto istituzionale, Conte dice che ci andrà lui, previa informativa scritta di Salvini con la sua versione ufficiale. Il quale risponde che magari, se parla il premier, ci fa un salto anche lui: vedi mai che Conte dica qualcosa che lui non sa. Intanto convoca al Viminale le parti sociali per ragguagliarle sulla Flat tax e sulla legge di Bilancio, che nessuno conosce (tantomeno lui): come vendere la fontana di Trevi. E le parti sociali ci vanno, salvo poi scoprire che il ministero è quello sbagliato, per non parlare del ministro.

Intanto, in preda alla sindrome della mosca cocchiera tipica dell’ex amico B., “ai matrimoni vorrebbe essere lo sposo e ai funerali il morto” (Montanelli dixit). E si imbuca insalutato ospite nel blitz sul traffico d’armi scoperto a Torino dall’Antiterrorismo, con l’arresto di tre neonazi reduci dal conflitto ucraino e il sequestro di un missilone di tre metri e mezzo: “Tutto è nato da una mia denuncia sulla minaccia dettagliata di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita”. Purtroppo la Procura e persino l’Ucigos (che dipende da lui) lo smentiscono: la segnalazione veniva da un’ex spia del Kgb e sul presunto attentato non c’è riscontro. A furia di riunire sindacati, inventare attentati e salvare gattini al Verano, il Cazzaro non più Verde ma Multicolor si scorda di una cosuccia da niente: l’elezione della presidente Ue Ursula von der Leyen. Conte, capo dell’unico governo della vecchia Europa estraneo alla maggioranza del 26 maggio, riesce a sventare l’asse Parigi-Berlino che vuol portare il turborigorista tedesco Weidmann alla Bce. E rompe l’isolamento rendendo decisivi i voti giallo-verdi in cambio del commissario alla Concorrenza. Poltrona cruciale, destinata a Giorgetti. Bisogna semplicemente votare la nuova presidente tedesca, cioè il male minore per l’Italia. Il M5S la vota, salvandola dallo smacco e acquisendone la riconoscenza. Ma i leghisti dicono astutamente no, sperando nello smacco per Conte e Di Maio. Che invece la spuntano. Risultato: bye bye Giorgetti.

La mossa volpina è spiegata da Salvini come un atto eroico contro il complotto ordito da “Merkel, Macron, Berlusconi e Renzi” e naturalmente Di Maio, che ora “governa col Pd”. Tesi singolare: sia perché i giallo-verdi sono un’esigua minoranza nell’Ue e non possono decidere nulla, salvo evitare guai peggiori; sia perché Salvini governa con B. in 12 regioni su 20, ha votato il Rosatellum con Renzi e B. e sta con FI&Pd su Tav e altre grandi opere inutili, Autostrade, Radio Radicale, Tap, inceneritori, trivelle, F-35, Venezuela, bavaglio alle intercettazioni, separazione delle carriere e no al salario minimo. Da un simile monumento di coerenza c’è da aspettarsi di tutto, anche la crisi di governo con annessa campagna elettorale allietata da nuove intercettazioni sul caso Rubli. I pretesti sono avvincenti: “I tre no dei 5Stelle su autonomia, giustizia e manovra al Consiglio dei ministri”. Quello di oggi, talmente decisivo che Salvini lo diserterà. La classica crisi per futili motivi, che notoriamente sono un’aggravante. L’autonomia è in alto mare perché la legge leghista fa acqua da tutte le parti (anche per la Corte dei Conti). La giustizia è una parola buttata lì: non c’è un testo né un emendamento leghista contro la riforma Bonafede. E la manovra, prevista per l’autunno, è una supercazzola come la Flat tax senza coperture. Ma l’assenza di serie ragioni di rottura potrebbe essere per Salvini un motivo validissimo per rompere. Il concetto di serietà, associato al nuovo Ridolini, diventa un ossimoro. L’unica cosa seria è il caso Rubli. E l’abbiamo capito. Lo capiranno anche gli italiani?

giovedì 18 luglio 2019

mercoledì 17 luglio 2019

martedì 16 luglio 2019

Cinquant'anni fa


Mi piace, mi è sempre piaciuta, m'appassiona fino allo spasimo la grande storia dell'astronomia. 
E a cinquant'anni dalla prima missione sulla Luna, m'aggroviglio di pensieri e diciamocelo: anche di dubbi.
No, non sono uscito di senno né tendo al terrapiattismo. 
M'affascina però sconquassare il passato, quel passato e cogitare sull'enorme rischio preso a quei tempi dagli Usa. Diciamo che mai come in quel benedetto 1969 una missione spaziale è stata compiuta in nome della supremazia, sfanculando le incredibili possibilità di un insuccesso che avrebbe prodotto altri tre cadaveri. Pensiamo ad esempio al fatto che sono andati sul nostro satellite con una potenza di compiuter a bordo inferiore a quella attualmente presente in un qualsiasi smartphone, equiparabile a quelle in possesso di un preistorico Commodore 64. 
Pensiamo a tantissime soluzioni che si dovevano aprire senza contemplare probabilissimi errori, frutto di inesperienza e fatalità. 
Ricapitolo: io credo fermamente che Armstrong ed Aldrin passeggiarono sulla Luna. Per una ragione semplice: i sovietici, i quali se ciò non fosse avvenuto, avrebbero inondato la sfera terrestre di notizie sputtananti il finto evento. 
E il dubbio? Il dubbio riguarda le immagini trasmesse: tanto alto era infatti l'insuccesso che per prendersi margini minimi di sicurezza, potrebbero aver scelto di girare immagini in studio, al fine di rimanere a galla in caso di debacle. Che sarebbe successo se il Lem, avvitandosi su se stesso, fosse esploso davanti a due miliardi di occhi? 
Questo è il dubbio, dettato dagli eventi, basato e sostenuto dalla presidenza di allora di quel cialtrone di Nixon, dalla volontà di risultare vincenti nella corsa spaziale apportatrice di consensi, di allori, di gigantismo mondiale. Fossero morti senza arrivare sul satellite, per la storia ci sarebbero arrivati comunque, la scusa dell’incidente al rientro li avrebbe consegnati allo stesso modo alla leggenda. Tutto si sarebbe salvato, capra, cavoli e primato.
Chissà.

Così, per foto...



lunedì 15 luglio 2019

Hanno ragione, quasi...



Si, per una volta ha ragione Fiano; ha proprio ragione a chiedere ciò che è scritto nella foto. 
Il Cazzaro Verde ha indetto una riunione, politica, con le parti sociali per illustrare la flat tax, con al suo fianco Siri. 
Fermo restando che, ormai il Gonfiato Dirigibile è un libro aperto, il motivo di questo tentativo di spaesare allocchi sostanzialmente si riconduce all'immissione di nebbia circa la triste vicenda russa, questo modo di credersi insostituibile debba necessariamente essere bloccato, sia dal M5S che da Conte. E il presidente lo ha fatto, magistralmente, accostando questa ingerenza allo sgarbo istituzionale. 
Il Cazzaro è in difficoltà e cerca altre forme di visibilità per continuare a crescere in consensi. Fino a quando troverà allocchi disponibili a dargli credito, il suo apprezzamento politico è destinato a salire. Quando arriverà a tetto, la discesa sarà non solo inevitabile ma pure repentina. 
Per quanto riguarda il PD con Fiano e la Serracchiani impegnati ad evidenziare questa acclarata stortura... guardassero a casa loro, ai tempi in cui tutto era concesso, l'Era del Ballismo per intenderci. 
Osservazioni giuste quindi, ma nessun mea culpa in grado di farle apprezzare uscendo da quei pulpiti ancora troppo ammalorati. 

domenica 14 luglio 2019

Nello stagno


Leggere una notiziola, di quelle apparentemente e filosoficamente errate, del tipo: dai non può essere, si sono sbagliati, il linotipista avrà fatto serata, non fa che accrescere una certezza insita, celata nel cuore da ormai lustri divenuti nel frattempo ere: ma in che cazzo di sistema stiamo vivendo? 
Veniamo alla notizia: Deutsche Bank, quindi non propriamente una bancarella da sagra rionale, ha elargito ai suoi dirigenti negli ultimi vent’anni per 50 miliardi di euro, grazie al famigerato investment banking, una sorta di gioco d’azzardo gigante trasformato in abilità ingegneristica finanziaria dalla cosiddetta società civile. Mentre i famelici onnivori in doppiopetto si spartivano il bottino e la grande banca teutonica degenerava in colossali truffe assimilando migliaia di miliardi di sofferenze, i ribaldi le chiamano così, ecco scattare il piano per rientrare, il solito becero menu per tutti gli allocchi respiranti e partecipi di queste vergogne universali: lacrime e sangue che prevede in tre anni il licenziamento di 18000 dipendenti. Esistesse un’entità superiore, un comando supremo, un direttorio di saggi, questi fatti avrebbero le giuste conseguenze: spoliazione dei beni, Tso obbligatorio e centro di rieducazione sociale per tutti questi parassiti, sanguisughe senza decenza che incamerano risorse destinati alla collettività, erigendosi a luminari, ad emblemi, a cammei da mostrare per trasmetterci il subliminale messaggio “studia ed osa per arrivare ad affermarti nella società” 
Fino a quando non ci capaciteremo di essere stati docilmente incastonati dentro ad un sistema inchiappettante molti per le ladrerie di pochi, tutto continuerà a girare in questa modalità: i nani serventi da una parte e i signorotti dall’altra. In mezzo barbaredursate, grandi fratelli, pianti lacrimevoli mediatici, stordenti ed appannanti ragione e dignità.

venerdì 12 luglio 2019

Tragiche stranezze



La cittadina sicula di Vittoria, nel ragusano, è stata teatro di un tragico assassinio di un bimbo e l'amputazione delle gambe ad un altro, ancora gravissimo, per mano di tale Rosario Greco, nella foto, che si è messo al volante con un tasso alcolemico di quattro volte il consentito e dopo aver assunto cocaina. 
Questo scellerato assassino con il suo Suv ha percorso le strette strade del centro di Vittoria a velocità folle, perdendo il controllo dell'auto e andando ad investire i due bambini che stavano tranquillamente guardando un cellulare, seduti sui gradini di un'abitazione. 
Il Greco, fuggito e poi consegnatosi alle forze dell'ordine è stato arrestato. 
Assieme a lui in auto altri due rampolli: Angelo Ventura e Alfredo Sortino. Tutti e tre figli della nobiltà, per così dire, di Vittoria: padroni assoluti del bene pubblico perché figli dei soliti noti: Elio Greco, padre del guidatore del Suv, nato come rapinatore di banche e cresciuto nel tempo, recentemente ha subito un sequestro da parte dello Stato di circa 35 milioni di euro. Ventura, figlio del boss Gianbattista e Sortino, con molti reati alle spalle e tutt'ora sorvegliato speciale. 
Il comune di Vittoria è stato sciolto per mafia e questi tre eroi della malavita organizzata, di sicuro agivano e sfoggiavano i blasoni del casato, mentre tutt'attorno teste e cuori piegati dalla paura s'inchinavano al loro passaggio, senza proferir nulla in merito alle loro scorribande, alle notti sfarzose pregne di alcool e droghe. 
E la foto dell'arresto dell'assassino pare confermare il clima remissivo e succube tipico delle zone impestate dai mafiosi: generalmente quando un assassino di minori esce dal commissariato viene accolto da urla e grida dei concittadini inferociti. 
Come potete notare, nessuno ha avuto il coraggio di farlo. La paura e, soprattutto, l'assenza dello Stato sono le agghiaccianti conseguenze di politiche servili e compiacenti dal dopoguerra ad oggi. 
Il bimbo morto e l'altro mutilato sono una vergogna di questa nazione, sfracellata da poteri occulti. 
Riposa in pace piccolo martire! Quaggiù ci vergogniamo tanto per quello che non sappiamo e non troviamo il coraggio di fare.    

Da Ruby a Rubli


Giullari e macchiette stanno riportando il nostro paese nel luna park delle fregnacce, nel paradiso delle balle. Ricordate la vergognosa vicenda Ruby, con la maggioranza del parlamento chinato ai sommi voleri dell'Erotomane? Tra chi votò la pittoresca vicinanza alla madre di tutte le palle c'era anche lei, la sofisticata, principesca, attualmente impegnata a crearsi ruolo e posizione per divenire la prima donna presidente della Repubblica, al secolo Maria Elisabetta Alberti Casellati (Baronessa Viendalmare), la quale ha liquidato con "pettegolezzi" la vicenda Russia, petrolio, cresta da 65 milioni pro Lega, pare, che vede impelagato uno dei più vicini, vicinissimo, uomini del Cazzaro. 
Da Ruby a Rubli con in mezzo la solita, attanagliante, commedia sfarzosa dei dinieghi, delle possibili querele, della nonchalance istituzionalizzata in simili momenti sparsa a larghe braccia al fine di miniaturizzare eventuali richieste di chiarimenti. 
Nulla è lasciato al caso anche se la vaporosità, la noncuranza iniettata nei media vorrebbe ridicolizzare chi è tentato di approfondire vicende come queste, che potrebbero scatenare l'inferno. 
Contano molto sul fattore allocchismo, sperando che il caldo e il salmastro sviino l'attenzione. 
Da Ruby a Rubli il passaggio è ridondante. Giuggiole per nani inani.

giovedì 11 luglio 2019

L'avanzare dei giorni


Da un po' di tempo sai, m'affastello nel cuore ogni mattina quando porto avanti il segna giorno nel calendario. So bene come la ruota giri, il tempo, ah questo monello! Tanto bistrattato, a volte scocciante presenza che vorremmo andasse più veloce, gli sbadigli per quando non passa mai, ma ora, ora si che lo vorrei ad andamento lento! 
Ci sono dei segnali, sarei ipocrita se non ne vedessi l'eclatante entrata, come quando sbuffi perché è l'ora di mangiare! In certi momenti fingo che tutto stia andando nella normalità, evito di soffermarmi sui dettagli, appunto. Si, le solite storie tipo la vecchiaia, e allora quelli che se ne vanno da giovani, io i miei li ho persi che da tanto tempo ormai, bisogna farsi coraggio, d'altronde la sua vita l'ha vissuta etc. etc. 

Non me ne frega nulla di quelle panzane, sai? Non oso pensare, sto quieto e silente accanto a te, senza alzare sguardi convoglianti a pensieri di cosiddetti forti e maturi. 
Me ne frega meno di zero della ruota girante attorno alle frasi fatte! Ora siamo qui, domani non lo sappiamo. E' quest'attimo sfornate il sorriso, le parole, i discorsi che mi fai che m'interessa più d'ogni altro aspetto. 
Diciamocelo: ci sono dei segnali, delle increspature, dei presagi. E allora? 
Me ne infischio! Ora è il tempo, quello che è stato e che sarà, sia quando verrà! Intanto in questi mesi mi hai insegnato più cose tu che nessun altro. La fierezza di essere te stesso, il petto in tolda senza fronzoli, l'accettazione quasi oramai standardizzata. Un leone insomma. Ogni tanto certo qualche lamento, qualche caduta di umore, ma il sorriso quello non si è mai spento, l'hai sempre elargito, donato ogni giorno, ogni sera, ogni mattina. 
La chiamano la buona battaglia ma sappiamo bene quanto sia impari. Attorno purtroppo avvertiamo un qualcosa di stonato, una remissività frutto dell'idea generale di quanto non serva più adoperarsi per stimolare, aiutare anziani in difficoltà. E questo è un male grande, anche alla luce della tua stupenda lucidità. Ho l'impressione di venir deriso se chiedo, pretendo, sorveglio sul tuo ricovero, come un anomalo Don Chisciotte credente in chissà cosa. Ma non mi scompongo, continuo a stressare chiunque, non solo per rispetto a te, anche per duellare con la malsana idea che vorrebbe si gettassero le armi per non prolungare la nenia finale. 
Non ti preoccupare! Non cedo, e questo non vuol dire che sogno una rinvigorita mutazione delle attuali tue condizioni. Sono cosciente di quanto accadrà. Non ora, non adesso. E quest'ora la voglio vivere pienamente, nell'istante stesso, nell'attimo sfuggente. Ciò che sarà domani o, spero, dopodomani al momento non inficia la pienezza di ora. E sarà sempre così, te lo assicuro!  

mercoledì 10 luglio 2019

Già!



Sembrano parole scritte oggi, attualissime e amaramente vere...

1956



Foto d’epoca, anno 1956. Pesavano una tonnellata, erano 5 mega di hard disk! 5 mega! 

Ci riprovo


Giornate urticanti queste, tra sudorazioni abnormi, incazzature stradali per via della presenza di troppi imbecilli, anche su due ruote, che rendono la possibilità di mandare qualcuno all'ospedale più probabile di un ennesimo selfie del Cazzaro Verde. 
Eppure, nel dedalo limaccioso di quest'estate conformata perfettamente in stile "a cazzo", mi è nuovamente affiorata un'insana voglia, frutto forse della propensione che il nervoso e le vicende dei miei cari m'inducono a voltarmi indietro verso il passato, destabilizzante per umore e vivibilità quotidiana: riprendere in mano la Recherche.
E badate bene non ricominciando da dove lasciai la lettura, no! Dall'inizio, affrontando le prime famigerate, da me apprezzate tantissimo, venti - trenta pagine in cui Marcel spiega, srotola, trasmette volatilizzandoci su come andava a letto in attesa del bacio, del saluto, dell'amata mamma.
Ero arrivato quasi a metà, torno indietro, ricomincio, già pregustando meraviglie, stupori, annichilimenti, dinnanzi ad un'opera così sconquassante, incredibilmente attanagliante, lacrimevole, pregna di sensazioni, dubbi, rimorsi, scandagliante luoghi dell'animo che nessuno mai, neppure in futuro probabilmente, riuscirà a portare il lettore dentro l'infinitesimo nascosto, con la capacità di far sgorgare geyser mai prima di allora conosciuti. 
Ci riprovo, mi preparo all'incontro con Proust e me stesso. 
Il resto diverrà conseguentemente giuggiole per inani.
Mentre sto per inviare questo post, guardo il calendario 10 luglio, 10 luglio, dai non mi dire! Digito il suo nome su Google, dai! Oggi è il compleanno di Marcel! 10 luglio 1871, 148 anni fa! 
A volte il destino, il caso, il fato, quel qualcosa che avvertiamo ma non materializziamo, a volte, come questa, ci lascia del tutto basiti!