giovedì 11 giugno 2020

Che ci vedo?


A folate improvvise il vento del web oscilla, sibila quasi fosse comandato a bacchetta, sui grandi temi del momento che già il giorno dopo liofilizza: attrici violentate da orchi fino a pochi istanti prima idolatrati? Ecco partire immediatamente la colossale campagna Me too con attrici additanti indici furiosi su scellerati padroni del regno dorato cinematografico. E tutti a scagliarsi, giustamente, facendo emergere fatti ignobili tenuti per decenni nei cassetti, perché? per paura? per il pericolo di perdere il posto di lavoro? Chissà. 
Post di soli sfondi neri hanno accompagnato il barbaro assassinio per mano poliziotta. Un effluvio di consensi, di compartecipazione, giusta, giustissima. E già che ci siamo: buttiamo giù le statue dei razzisti, si dai e poi cosa si può fare di più eclatante ancora? Togliamo Via col Vento dai cataloghi, dai non lo vedi che è un film razzista? Via di corsa a cercar la risposta più originale, più consona ma distanziata ad arte dalle altre. Quasi che, quasi che il tutto collimi con l'esserci, col salire sull'imbarcazione giusta che approderà nel porto della riconferma della propria agiata celebrità. 
Mi sforzo di non dirlo ma lo dico: del razzismo non è mai fregato un cazzo (quasi) a nessuno, vuoi perché, e parlo dei tanto indignati States, quel sottile velo di superiorità si ritrova spalmato quasi ovunque, forse e probabilmente anche in modalità subliminale. 
Le persone normali, e quanto abbiamo bisogno oggi di normalità, oltre ad indignarsi, e non per mantenere il gettone, trovano ridicolo, misterioso ed impensabile che vi siano ancora occhi e menti, squallide, notanti differenze genetiche tra i coabitanti il pianeta.
La divaricazione sociale passa attraverso le divergenze razziali, religiose e di casta. 
Quello che deprime è l'enfasi momentanea direttamente proporzionale alla fobia dell'anonimato. 
La vedo così.    

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