mercoledì 17 giugno 2020

Il giorno del lamentante



E arrivò il giorno dell'incontro tra il Premier e il bignami di tutto ciò che servirebbe per continuare l'allegra novella, per pochi, del piagnere per fottere. 
Il neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi sarà oggi nella villa istituzionale (checché ne dicano il Cazzaro e Sora Cicoria che tempo addietro erano di casa dentro il simbolo dell'Era del Puttanesimo, quel palazzo Grazioli che di istituzionale non aveva proprio nulla se non legalizzare l'evasione e la corruttela) dove un Presidente del Consiglio, per bene, ha organizzato una condivisione pubblica in vista del granone in arrivo da Bruxelles; l'intento del nuovo lagnante Bonomi (non cambiano neppure melodia, piangono sempre ergendosi a salvatori di tutto, unico viatico per la cosiddetta ripartenza) colui che poco tempo fa ebbe l'ardore di dire che questa politica ha fatto più danni del virus, è instaurare mediante una dichiarazione di guerra, la classica dimostrazione di forza che, ahimè per lui, non sortirà nessun effetto nella cervice di Conte. 
Bonomi è molto irritato e spaventato dalla possibile estromissione dalla cabina di regia prossima a giostrare un enorme flusso di risorse. Sta tentando di forzare, sgomitando, la ricerca di un pertugio, di un posto a tavola che gli permetta di dire la sua, la solita minestra riscaldata, evocando scempi, disastri, sfracelli per celare, come da copione, la difesa ossessiva degli inimmaginabili margini di lucro, indecenti, che non devono e dovranno mai diminuire, anche in questo momento storico straordinario e difficoltoso. 
Quello che spero è che venga disinnescata la solita filastrocca, arrivando finalmente il momento dell'acquisizione delle proprie responsabilità per quel rilancio serio e democratico, inglobante soprattutto la limatura delle disparità. 
Che in pratica Bonomi si faccia carico di dire ai suoi che il tempo della disattenzione sui balzelli che fa annualmente scomparire alla collettività 170 miliardi di euro, è finito e che occorrerà una seria e omogenea acquisizione di diritti ma soprattutto di doveri, da parte di tutti. E proprio oggi questa speranza si ringalluzzisce attorno ad un giovane indicante umilmente a molti la via per una futura vita sociale più giusta e dignitosa: Aboubakar è il suo nome.

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