sabato 6 giugno 2020

E poi ecco arrivare lui...


Dicono che nella dorata Costa Azzurra, assistito dalla nuova badante, gnocca e giovane come da statuto familiare, alla notizia che potrebbero arrivare un centosettanta miliardi da spendere, il Tappone si sia imbizzarrito come un cavallo tra i canapi senesi, ritrovando buonumore ed energie al punto da rifarsi pure un interventino facciale, diventando il sosia di Gao Zong, imperatore cinese del 1100 A.C (non conosco naturalmente tutta la genealogia dei cinesi, ho solo aperto Wikipedia ed estratto un nome a caso, anzi, conoscendo il protagonista meglio dire a cazzo).
Per centosettanta miliardi il nostro, il loro, Barzellettiere impavido sarebbe pronto a diventar un "interista cumunista" oppure ad allontanar la gnocca dal suo reame. Figurarsi sfanculare il Cazzaro! Ed infatti ha riallacciato contatti con lo Zinga (lo sto dicendo da sempre: era meglio suo fratello alla Segreteria pidina) con quella nomea di padre della patria che i suoi valletti quotidianamente, dietro compenso, tentano pervicacemente di opzionargli, nel tentativo quasi raggiunto di renderlo, per l'ennesima volta, presentabile. 
Lo Zinga ci sta cascando in pieno, non tanto per dabbenaggine, quanto per levarsi definitivamente dai coglioni il Guitto oramai anonimo e nuovamente scrittore. E questa sarebbe un nobilissimo motivo, ci mancherebbe. Ma il prezzo da pagare è troppo alto e blasfemo, nei riguardi della dignità. Quell'ometto oramai alla frutta è sempre il solito ed immarcescibile nostro grave problema, in primis perché fino al 1992, è stato accertato, pagò tangenti alla mafia di Riina. Solo per questo dovrebbe essere messo non solo a riposo ma tenuto lontano da qualsiasi azione politica seria. Secondariamente lo stolto in cerone è pregiudicato avendo evaso e commesso misfatti finanziari. Terzo è calpestatore, autorizzato da quella che un tempo chiamavamo sinistra, della libertà di pensiero, avendo in proprietà ancora tre media nazionali e gestendo almeno un paio di quotidiani, uno dei quali, il Giornale, dedito prevalentemente all'umorismo e alla fumettistica. 
Come il miglior cane da tartufo in circolazione il vecchio zar della oramai lontana, per fortuna, Era del Puttanesimo ha dunque fiutato l'enorme massa di dané e, seguendo il proprio dna, sarà pronto a tutto pur di partecipare al taglio nuziale della fantasmagorica torta. Travestirsi da monaco circestense, da odalisca, da filantropo, da pacifista incallito, per lui non costituirà problema, ma missione. 
Per chi lo segue da decenni, radiografandolo costantemente, il mascheramento prossimo non sarà una sorpresa, come già il notare le numerose veline, non quelle in carne da lui adescate pedissequamente, dei suoi tg, agevolanti al termine di qualunque notizia il suo aureo commento, col chiaro intento, lasciandogli la chiosa, d'idealizzarlo nel grande saggio, padre della patria appunto. 
Stupisce che lo Zinga e gli altri apparentemente normodotati politicamente, non s'accorgano di questo vistoso, ripetitivo tentativo di ritorno agli antichi splendori del Puttaniere, alla smania di curar i suoi interessi alle nostre spalle. 

PS
Leggo ora un commento di Tucidide che, forse, non c'entra nulla:
"Iperbolo, un miserabile, messo al bando non perché qualcuno ne temesse il potere o il prestigio; ma perché era un essere squallido, una vera disgrazia per la città." (VIII.73)

Oh Zinga! Forse non c'entra nulla! Però...
    

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