giovedì 25 giugno 2020

Pensierino


Come in una solfatara, sbuffano segnali del magma mefitico di corruttela che da lustri attanaglia il paese: a Milano si apre la botola del malaffare stringente la metropolitana, uno dei salvadanai maggiori per lorsignori; a Roma un clan malavitoso evitava balzelli onerosi per riparare le epiche smargiassate edili della casta dorata “degli amici degli amici.” 
Balza subito all’evidenza il perché si stringa il cerchio su sindaci alla Raggi, insultata, accusata spudoratamente, dileggiata solo e perché non facente parte della compagnia dei balordi, o su politiche da sempre estranee ai grandi affari del sottobosco, come ad esempio il M5S che, pur se risponde al vero che sia tutt’oggi abitato anche da incompetenti, non è mai stato colto con le mani infarinate, soprattutto tenendo conto degli innumerevoli rx eseguii con diabolica minuzia, nell’agognata speranza di smerdarli, sognando di equipararli alla loro grande famiglia comune, dedita al mercanteggio. 
La pentola dunque parrebbe ribollire, sognando nuovi tempi sfavillanti, alla Mose veneziano per intenderci; attorno a questa ansiante aspettativa di debacle, un corroborante florilegio di stampa e media compiacenti, instilla in menti desertiche quel moto ondoso tendente a sognare un cambiamento, in realtà un retrocedere storico, guidato da un coriaceo mangiatore di ciliegie che piacendo tanto a troppi, avendoli invaghiti con ripieni di fakes, leggasi brodaglia primordiale, promette soleggianti albe dal sapore tipicamente razzista per un futuro radioso dove tutto sarà patriottico, cattolico e biondo lucente, magari con erre mosce inclusa. 
E per pennellata finale, a suggello di tutto, emerge l’impraticabilità di stringere accordi dell’attuale maggioranza a livello regionale: forse per cocciutaggine pentastellata. O forse per impossibilità di perseguire l’affarismo locale, tipico degli anni del Ballismo, dell’altra sponda guidata da un fantasma sonnolento, antitetico del fratello commissario.

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