La prematura morte di Carlos Ruiz Zafon oltre che a dispiacermi rivela in me una sperequazione culturale di cui soffro fin da quando ottenni la padronanza dei miei poveri mezzi e, badate bene, ciò non si verificò alla canonica età della sveglia ormonale, no, fu molto più in là, diciamo a cavallo dei venticinque!
E quindi, come se fossi entrato dentro ad un locale dove tutti stiano discutendo di un argomento a me ignoto, provocandomi quella classica espressione ebetina con tanto di muso allungato, bocca semiaperta, sopracciglia inarcate, che generalmente m'aguzza l'udito per carpire significati e notizie in merito in grado di evitarmi la classica figura dell'ignorante allo stato puro e brado, confesso qui senza alcun ombra di disagio che di Zafon non ho letto mai nulla e, un piccolo imbarazzo sta nascendo a dire il vero per quanto sto per dire, non ho mai sentito, letto o intavolato una discussione sulla sua persona.
E mentre leggo commenti, dolori, sofferenze per il suo andare verso altri lidi, m'interrogo, addolorandomi, per le immense praterie lasciate ad ingiallire nei tempi che furono, quando le ore faticavano ad affastellarsi senza un valido motivo, le giornate non lasciavano alcunché di particolari spunti da poter essere successivamente rivissute in cervice e la noia ingialliva ogni cosa, la fatica era ovunque, figurarsi nel prendere in mano un libro!
Sento quindi una mancanza di rispetto per i tanti, troppi insufflatori di sana e robusta sagacia culturale, come Zafon, da me tralasciati con noncuranza tipica di un idiota senza confini.
Mi amareggia non aver letto a suo tempo i grandi cammei di questo scrittore catalano; il rammarico è ancor più grande nell'apprendere che il suo libro principe, "L'Ombra del Vento" fu da lui scritto e immesso nel circuito sommessamente, senza squilli di trombe ed anticipazioni di augusti critici; solo il passaparola, il donar apprezzamenti tra un vorace lettore ed un altro (intendo anche lettrici naturalmente) han permesso a questo capolavoro di raggiungere vette riservate solo ai grandi.
Nell'augurarti una buona nuova vita caro Carlos, ti rinnovo il mio dispiacere per non averti incontrato prima a causa, lo ripeto, di quella atrofia intellettuale provocante in me scempi di tale vastità che il poco tempo ormai a disposizione (quello nella cameretta di una "villaquiete" qualsiasi non conta, per ovvie ragioni di lucidità) non riuscirà sicuramente a colmare.
Non è nulla, anzi è una toppa già vicino a scollarsi ma questa mattina, umilmente, ho già scaricato il tuo tesoro letterario. In breve credo di leggerlo, al tuo ricordo naturalmente.
Riposa in pace!
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