Ieri sera da Gilletti ho ascoltato con molto interesse il giudice Di Matteo trattare argomenti spinosi, annichilenti noi che ancora crediamo all'indipendenza della Giustizia.
Ma non voglio parlare di questo. Dopo Di Matteo è arrivato un ospite che non ho potuto ascoltare integralmente a causa dell'irritabilità che mi scatena vederlo: Flavio Briatore ovvero tutto quello che non c'entra nulla con il senso comune della vivibilità su questo pianeta.
Far parlare Briatore ha la stessa valenza di intervistare il cardinal Bertone sulla sua terrazza a parlare di umiltà e carità.
Dall'alto del suo appartamento monegasco il riccone ha illuminato l'oscurità con concetti e pensieri a dir poco vomitevoli. Se l'è presa al solito col governo attuale, incapace secondo lui di muoversi dentro il mondo ovattato dell'economia, ha criticato infangandolo l'ideatore del regolamento che a breve regolamenterà le discoteche, il tempio di Flavio e della sua cultura.
Da Montecarlo quindi il saccente, meravigliandosi della negatività attuale della maggioranza, ha sparso in aria i suoi concetti, tipici di chi ha perduto completamente il senso della realtà. L'accanimento sui due metri di distanza che si dovranno tenere in discoteca dimostra l'ignoranza crassa di questo piemontese imprestato al lusso, alla stravaganza, alla vendita decuplicata di bottiglione frizzanti per riccastri tanto impegnati a farsi notare per evitare l'autodistruzione da deflagrazione nel nulla cosmico di cui sono cavalieri.
Checcazzocenefregaanoi se occorrerà star lontani in discoteca? Briatore potrebbe fare benissimo una cosa: andare a visitare medici ed infermieri in prima linea durante il pandemico, chiacchierare con loro, visionare immagini, girovagare nei cimiteri, dialogare con i parenti di coloro che non ci sono più. Sperando di risvegliarsi dal sonno profondo che i denari immotivati infondono nelle pietose psiche dei portatori insani come lui.
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