martedì 9 giugno 2020

Senza mezze misure



Purtroppo ci stiamo ricascando, rendendo secondario ciò che invece rappresenta l'essenza e l'essenziale per una nazione: difronte a fatti eclatanti come l'assassinio di Giulio Regeni, non si dovrebbe tergiversare più di tanto, non si dovrebbe soprattutto scendere a compromessi, per dignità e giusto valore primario a beni non negoziabili come la vita. 
Ed invece il governo, questo governo, ha trovato l'accordo economico con l'Egitto per la vendita di navi da guerra e altri tecnologici manufatti che, ci dicono, diano lustro al paese. 
Questa è una sconfitta di enorme portata seppur apparentemente sminuzzata dal grande pamphlet, alla Colao per intenderci, che sembrerebbe illuminare l'ardita strada futura in modo da riprendere il cammino compostamente.
No caro presidente Conte: aver lasciato appassire, quasi fosse una scartoffia, il problema Regeni e la sua barbara uccisione, ci renderà peggiori, inquinando le falde della storia, incuneandosi tra i buoni propositi, le baggianate spaparanzate ai quattro venti e facilmente scambiabili con novelle da raccontare di sera ai nipoti. 
Serviva fermezza, intransigenza, onestà intellettuale. Davanti ad un assassinio la diplomazia deve necessariamente andare a farsi friggere; per conto ed in nome di un giovane trucidato, tutta la nazione nel portare avanti, costi quel che costi, la richiesta ferma e irremovibile di conoscere la verità, sfanculando rapporti commerciali, ne avrebbe tratto positività, fierezza, forte senso di appartenenza ad uno stato padre e difensore. Tutte qualità che, a veder bene, costituirebbero ingredienti in grado di rialzarci soprattutto dal punto di vista morale. Invece abbiamo preferito agguantare soldoni, vergognosamente macchiati di sangue.  

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