mercoledì 10 giugno 2020

Due modi di veder le cose


Avrete letto sicuramente dell'abbattimento a Bristol della statua di Edward Colston ricchissimo commerciante di schiavi. 

Questi qui sotto sono due commenti nobili nel panorama giornalistico italiano: Matteo Feltri e Michele Serra con la sua Amaca. 

A voi giudizio, sintesi e opinione (io me la sono già fatta in merito)

Sul fondo del fiume Avon

di Michele Serra

Pochi gesti sono simbolicamente violenti come l’abbattimento di una statua per mano di una folla furente. Ma pochi gesti violenti, da quando campo, mi sono sembrati giustificati come l’abbattimento, a Bristol, della statua di Edward Colston, ricchissimo commerciante di schiavi, morto nel 1721.
Sono passati giusto tre secoli, una dozzina di generazioni, appena un segmento della storia umana; per dire quanto recente sia quella ferita tremenda.
A quei tempi, in Europa e in America, dire «commerciante di schiavi» era come dire, oggi, ingegnere o imprenditore o agricoltore. Un mestiere come gli altri, e una delle tante attività commerciali di Colston. Ma l’ipocrisia è sempre un’eccellente ispiratrice, e dunque al buon Edward non venne dedicata una statua in quanto mercante di schiavi, ma in quanto benefattore. Definizione che, tecnicamente, non fa una piega: fu schiavista e fu filantropo, con i quattrini ricavati (anche) dalla tratta fece molte opere di bene in patria. Succhiare sangue al mondo intero per abbellire e nobilitare casa propria (compreso l’obolo per i poverelli), anche questo è stato l’imperialismo inglese. Per l’intera città di Bristol, del resto, la tratta degli schiavi fu fonte di grande benessere.
Nel 2020, poiché ogni cosa è illuminata (in questo caso illuminata dall’ira di una parte consistente dei viventi, tra i quali i discendenti degli schiavi in buona sintonia con i discendenti degli schiavisti), la statua di Edward giace sul fondo del fiume Avon, lo stesso sulle cui sponde nacque William Shakespeare.

Gli statuari

Mattia Feltri

Siamo sempre lì a lamentarci di tutto quello che non va, e in che mondo viviamo e dove andremo a finire, ma ragazzi, coraggio: passeremo alla storia per aver scoperto la pietra filosofale! Noi separeremo il male dal bene, e senza i funambolismi dell'alchimia, ma con una task force. Non quella di Colao, ma una voluta da Sadiq Kahn, sindaco di Londra, su sprone dei milioni e milioni di puri che straordinariamente popolano il nostro tempo. La task force censirà le statue della città per stabilire se i celebrati sono degni della celebrazione. Per esempio, la sorte di Edward Colston è segnata dopo che l'altro giorno i manifestanti ne hanno abbattuto il monumento. Colston, vissuto fra il Seicento e il Settecento, dovette parte dei magnifici guadagni alla tratta degli schiavi, e fu immortalato nel bronzo per aver devoluto una fortuna ai poveri, molti dei quali affollarono il suo memorabile funerale. Vista l'aria ci si potrebbe giusto appellare alla clemenza della corte, che applica la morale di oggi a uomini di ieri. E così è fantastico, qualunque scemotto può alzarsi la mattina e dire che Winston Churchill era un mascalzone, e infatti i cortei della rettitudine sono corsi sotto la sua statua per ricordare a vernice che era un colonialista e razzista (ci sono antifascisti che combattevano Hitler e antifascisti che combattono sculture). Poi hanno inscenato la medesima sarabanda con quella di Gandhi, che da giovane avvocato definì gli indigeni sudafricani dei selvaggi un gradino sopra le bestie. E va bene, buttiamo giù persino Gandhi, poi, buttato giù lui, non ci resterà più nessuno da innalzare. Tantomeno noi stessi.

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