Ore serene
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In queste ore buie ma serene, m’infastidisce avvertire quell’atavico godimento dei molti rancorosi, zecche da estirpare, che, alla Viganò, sogghignano per le condizioni critiche del Pontefice; quei tradizionalisti fuori dal tempo, gli azzeccagarbugli dell’incenso, i custodi del Papa imperatore, gli “amichetti” dei bimbi, i nemici del Concilio, gli sbavanti della tiara, quelli che agognano il ritorno dei codicilli, gli annidati nei meandri della multinazionale vaticana, i cosiddetti prìncipi di paonazzo vestiti. Ma tra gli smielanti di questi ore, per lui serene, m’urtica oltremodo ascoltare il chiacchiericcio dolente dei peripatetici che fino all’altro giorno insonorizzavano le parole di pace di Francesco, incentrati com’erano a convincere babbei sull’utilità della guerra come strumento di pace. Beoti mefitici ronzano attorno a questi giorni di silenzio e rispetto, dell’ineluttabile che avanza, della serenità che c’avvolge, della speranza sconvolgente mentalità effimere, della consapevolezza di essere umani. Tutti.
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