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Come descriverei gli asparagi in tavola? Un lungo piatto con adagiati vaporosi asparagi verdi, pronti ad essere avvolti dal sano olio.
E lui?
“ma ad incantarmi erano gli asparagi, imbevuti d’oltremarec e di rosa, e la cui punta, finemente spruzzata di malva e di azzurro, sfuma insensibilmente fino al gambo - pur sudicio ancora del terriccio della pianticella - in iridescenze che non sono terrene. Mi sembrava che quelle sfumature celesti rivelassero le deliziose creature che si erano divertite a prender forma di ortaggi e che, attraverso il travestimento della loro polpa commestibile e soda, lasciavano scorgere in quei colori nascenti d’aurora, in quegli accenni d’arcobaleno, in quell’estinguersi di sere azzurre, l’essenza preziosa che riconoscevo ancora quando, l’intera notte che seguiva a una cena in cui ne avevo mangiati, si divertivano, nelle loro farse poetiche e grossolane come una fantasmagoria di Shakespeare, a mutare il mio vaso da notte in un’anfora di profumo.”
Dalla parte di Swann (Recherche) Marcel Proust
E si, per l’ennesima volta sfido il volume, azzanno l’opera, senza tentennamenti, fobie, incertezze. Mi ha ingalluzzito l’ottimo libro di Alessandro Piperno - Proust senza tempo; m’ha ingolosito, sono un berbero tra i canapi del Palio senese. Affronto la sfida, per gustarmi Marcel! Sia lode alla Recerche!
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