Come i piccioni a fine partita
DI MICHELE SERRA
Lo scontro tra Elon Musk e Sam Altman per il controllo dell’intelligenza artificiale ci appassiona quel tanto (anzi quel poco) che basta per capire che siamo semplici spettatori di un derby tra miliardari. Lo siamo sempre stati? Non in questa misura. In qualche maniera, in epoche precedenti, perlomeno nelle democrazie, la sensazione, se volete l’illusione, era che la partita per il governo dell’economia e per l’assetto del mondo fosse qualcosa che riguardasse, se non ciascuna persona, moltissima gente. Del Novecento si può pensare tutto il male possibile: non che sia stato un tempo rinchiuso in poche stanze.
Chiamatela, se volete, lotta di classe, o più banalmente contesa politica, fatto sta che la posta in lizza era esattamente ciò che oggi non sembra più esserlo.
Qualcuno è scappato con il pallone, e la partita se la giocano in pochissimi.
A partire dalla corsa al cosmo e alle nuove tecnologie, è come se ci fosse stata una privatizzazione di fatto del futuro.
La nostra presenza è prevista, forse anche richiesta, ma solo in qualità di spettatori.
Un immenso pubblico mondiale al quale è concesso di fare il tifo, applaudire, fischiare, ma non di partecipare al gioco.
È molto spiegabile, in questo senso, il progressivo distacco di moltitudini di persone dalla politica. Manca, per fare politica, un elemento decisivo, che è la sensazione di contare qualcosa.
O almeno qualcosina. Nel frattempo, in questo turno di campionato, se la giocano Musk e Altman. Può ritenersi soddisfatto solo chi si accontenta di raccogliere le briciole, come i piccioni quando lo stadio si svuota.
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