martedì 11 febbraio 2025

Riccastro

 

È la noia da miliardario a partorire “Mar-a-Gaza”
IL PRESIDENTE E LA STRISCIA “PRIVATA” - Non è la miseria dei molti che spinge l’uomo ad azzannare i simili ma la follia di chi ha troppo
DI FRANCESCA FORNARIO
Caro direttore, Trump e Netanyahu hanno incontrato la stampa per illustrare il loro piano per riportare la pace e l’ordine. Un pregiudicato condannato per 34 reati e un criminale di guerra.
Cosa potrà andare storto? Il piano consiste nel deportare i palestinesi e trasformare Gaza in un resort: “La Riviera del Medio Oriente”. Un po’ agente immobiliare e un po’ broker dell’alta finanza, il presidente Usa espone la soluzione finale sostituendo al lessico ipocrita della diplomazia quello più pittoresco di un film su Wall Street in cui si mangiano aragoste vive staccando la testa a morsi: “We will get the job done!”, Quale lavoretto? “To take over Gaza!”, “We will own it”. Più che un protettorato, una scalata.
Per capacitarmene ho dovuto ascoltare più volte, predisponendomi a tradurre l’orrore in satira nella speranza di renderlo manifesto, come ogni giorno faccio per radio. Riporto i passaggi fondamentali: Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti devono “assumere la proprietà di Gaza” e deportare per sempre altrove tutti i palestinesi dando loro “un nuovo pezzo di terra bello e fresco”. Fanno -7 gradi in Groenlandia.
I palestinesi sono 2,5 milioni, ma quando Trump dice che vanno trasferiti “tutti” ne calcola 1,7 milioni. È il suo modo di ricordarci che il cessate il fuoco sta per finire. Dice testualmente che “Gli Stati Uniti devono assumere la proprietà di Gaza e trasferire i palestinesi da qualche altra parte”, aggiungendo che tutti quelli con i quali lui ne ha parlato “hanno adorato l’idea”. A cominciare da Gesù. Spiega che i palestinesi vivranno tranquilli anche nei paesi che al momento si dicono contrari all’idea di accoglierli. È l’unico passaggio del discorso in cui Netanyahu è sbiancato. Suggerisce che possa essere l’Arabia Saudita a costruire nuove città dove trasferire i palestinesi. Se è disposta a pagare per sentire parlare Matteo Renzi, deve avere soldi da buttare. Spiega che molti paesi nell’area sono pronti a investire nell’accoglienza dei palestinesi forzati a lasciare Gaza: la Giordania, l’Egitto, il Qatar. Nordio suggerisce la Libia. Dichiara che in caso di necessità, gli Stati Uniti sono pronti a inviare truppe a Gaza. Se gli Stati Uniti ce lo chiederanno. La conferma arriva via post su X da Marco Rubio, il Segretario di Stato americano: l’equivalente del nostro ministro degli Esteri con alcune differenze. La principale è che non riceve gli ordini dal nostro ministro degli Esteri.
In risposta alla domanda “Con quale autorità pensa di fare una cosa del genere? Sta parlando di un’occupazione permanente dell’area?!” risponde candido: “Sì, prevedo una proprietà a lungo termine”. Sapremo i dettagli quando il notaio aprirà il testamento.
In vista di quel giorno, il genero di Trump ha raddoppiato le quote nella società israeliana che costruisce villette per i coloni negli insediamenti illegali in Palestina. Jared Kushner, un giovane tutto case e famiglia.
Trump assicura che rimuovendo i palestinesi e “spianando la striscia di Gaza” gli Stati Uniti porteranno “stabilità a quella parte del Medio Oriente e forse all’intero Medio Oriente”. Come la volta in cui hanno bombardato gli afghani per dare la caccia a Bin Laden che era saudita e stava in Pakistan (fuochino-fuocherello) e, dopo un periodo di transizione di 13 anni, le truppe statunitensi si sono ritirate affidando il paese ai talebani in base all’accordo negoziato da Trump: “Il nostro compito è finito”. Gli afghani avevano dimostrato di sapersi massacrare da soli. O la volta in cui hanno bombardato l’Iraq per colpire i laboratori di armi chimiche di Saddam sulla base di prove che si rivelarono false. Come potevano immaginare che quello fosse l’odore del kebab di montone marinato al coriandolo? Trump ha spiegato che i palestinesi non vogliono stare a Gaza perché “è un posto sfortunato”. È pieno di specchi rotti. Parla di Gaza come se fosse una città incautamente costruita in zona sismica: “Gaza non è un posto dove le persone possono continuare a vivere! È un inferno, è il posto più pericoloso al mondo, i palestinesi rischiano di morire ogni giorno, è garantito che moriranno se resteranno!”. Non una parola sul fatto che è il posto più pericoloso al mondo perché sottoposto ai bombardamenti a tappeto dell’esercito israeliano con munizioni americane. Non è stata l’eruzione di un vulcano, è stato il colonialismo, mentre qui si litigava sul termine da adottare per definire lo sterminio come fine o mezzo.
Delle molte cose che pensavo mentre guardavo il video, una era la prima che ricordo di aver compreso riguardo a come gira il mondo: troppi soldi rendono la gente stupida. La ragione per la quale siamo l’unica specie il cui predatore più pericoloso è rappresentato da esemplari della specie stessa. Non è la miseria dei molti che spinge l’uomo ad azzannare i propri simili per assicurarsi le risorse per sopravvivere: è la follia di chi ha troppo a innescare lo sterminio. La follia di chi smette di sentire, pensare, vedere come sentono, vedono e pensano i suoi simili. Smette di preoccuparsi per le cose che preoccupano gli altri; di fare fatica, di emozionarsi, di sorprendersi per le cose che affaticano, emozionano, sorprendono i suoi simili. Smette di mangiare, vestire, dormire, fare l’amore, pisciare, come gli altri. Smette di essere chi siamo e diventa l’invasore alieno dei romanzi di fantascienza: l’astronave per Marte è per lui quello che per il resto del mondo è il trasporto pubblico. Un saggio struggente di Thorstein Veblen, La teoria della Classe Agiata, descriveva oltre un secolo fa questa alienazione: non l’alienazione marxista dei proletari, ma quella senza ritorno dei capitalisti e della loro stirpe di mogli e figli e generi condannati dalla sorte a una cosa che continua a sembrarmi peggiore dello sfruttamento e della morte. La vita senza la vita.

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