È giusto sperare nella pace dei cattivi?
di Antonio Padellaro
“Abbiamo due ex potenze imperiali con un arsenale militare capace di distruggere il pianeta. Dopo un periodo sciagurato di contrapposizione totale, hanno deciso di parlarsi”.
Lo scorso 29 gennaio, secondo l’Orologio dell’Apocalisse (Doomsday clock), mancavano “89 secondi alla fine del mondo”. Poco più di un soffio di vita per l’umanità se si tiene conto che lo strumento simbolico ideato nel 1947 dal Bulletin of the Atomic Scientists aveva inizialmente calcolato in ben sette minuti la distanza che ci separava dal Giorno del giudizio. Un’eternità rispetto a oggi. Vero che il calcolo sulla sopravvivenza del pianeta tiene conto anche degli effetti del cambiamento climatico e delle conseguenze non rassicuranti dell’applicazione militare dell’Intelligenza artificiale. Però, l’attesa del prossimo countdown non può che rivelarsi spasmodica dopo i biechi contatti tra Donald Trump e Vladimir Putin. Dopodiché, se per ipotesi l’apocalittico contatore segnalasse un miglioramento anche di pochi attimi rispetto alle nostre aspettative di non sparire presto dall’universo con un immenso bagliore, ne saremmo ovviamente rassicurati. Anche se ci sarebbero alcuni interrogativi, per così dire moralmente sensibili, da prendere in considerazione. Per metterla giù piatta, una prospettiva che ci allontani anche solo una manciata di secondi dalla notte nucleare sarebbe secondo i nostri valori accettabile se a negoziarla ci fossero ai due lati del tavolo due brutte persone? Ovvero: 1) il criminale aggressore dell’Ucraina nonché sanguinario dittatore russo; 2) l’energumeno pregiudicato golpista americano protettore e complice sia dell’uomo più ricco (e più fuori controllo) del mondo sia del teorico dell’ultradestra, entrambi accomunati dalla compiaciuta gestualità nazifascista?
A questo punto si potrebbe contestare la speciosità della domanda proposta dal momento che l’arsenale nucleare contrapposto crea di per sé una deterrenza e dunque l’altamente improbabile possibilità che uno dei due colossi prema per primo il fatale pulsante con su scritto “fine”. Mentre, si dirà, del tutto reale e concreta la violenza che la forsennata coppia russo-americana sta esercitando su Zelensky e sull’eroico popolo ucraino perché si rassegnino a una resa profondamente ingiusta. A proposito della scelta nucleare si potrebbe obiettare che potrebbe non essere consapevole ma frutto di un incidente.
Nella sostanza dovremmo piuttosto chiarirci meglio se esiste e qual è il confine tra pace giusta e ingiusta. E quanto sia accettabile pagare ai nuovi orribili padroni del mondo un prezzo, e in che misura, in cambio della nostra sicurezza. Visto che i “buoni” (Joe Biden e i liberal cingolati) ci hanno lasciato la guerra è giusto sperare in una qualsivoglia pace dai “cattivi”? Bisogna accontentarsi: nell’apposito catalogo la voce “pace buona” non è più prevista, purtroppo.
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