Misteri della fede “Donald theology”, quando i poveri ti stanno sulle scatole
di Alessandro Robecchi
Come tutti sappiamo, e la Storia ce ne ha date infinite prove a partire dal balcone di piazza Venezia, essere ridicoli non esclude l’essere pericolosi, anzi. L’ultima conferma ci viene – ma guarda un po’ – dalla Casa Bianca, un posto dove abita Donald Trump, in subaffitto Elon Musk e poi giù giù per la scala gerarchica una pletora infinita di consiglieri squinternati, estremisti bianchi, portavoce isterici, funzionari che sembrano usciti da un film di Kubrick (scegliete voi tra Il dottor Stranamore e Shining). Uno si dice che gli autori della commedia devono essere bravissimi, per inventarsi una trovata tutti i giorni, e anche più volte al giorno, e il pubblico sceglie la sua gag preferita da raccontare al bar. Ecco: la creazione del Faith Office, l’“Ufficio della Fede”, sembra finora una delle migliori, perché si scivola da Kubrick ai Monty Python e viene da fare i complimenti al cast.
Nella foto diffusa dalla Casa Bianca – quella dove una trentina di predicatori, telepredicatori, guru paracristiani, pastori delle più improbabili chiese e congregazioni posano intorno a Trump – c’è tutto, ma proprio tutto, il campionario dell’attuale follia americana. Roba che se un autore satirico l’avesse consegnata al direttore se la sarebbe vista respinta: “Va bene il grottesco, ma non esageriamo!”. E invece.
Non si capisce bene cosa dovrebbe fare il nuovo ufficio presidenziale a proposito di fede, ma quel che si legge qui e là è che dovrebbe arginare i “pregiudizi antricristiani”. Perbacco. Per arginare i pregiudizi anticristiani Trump ha scelto la sua personale consigliera spirituale (eh? ndr), una certa Paula White, una che dice che “Opporsi a Trump equivale a opporsi a Dio”, e che vuole dichiarare la Casa Bianca “Luogo santo”, aggiungendo che “È la mia presenza che santifica il posto” (la modestia è tutto, sapete). La compagnia di giro nella foto è già di per sé esilarante senza nulla aggiungere. Ci sono il cantante Kid Rock e il tastierista dei Journey, incidentalmente marito della White (secondo marito, per essere precisi), poi vari mental coach, gente che ha scritto libri su come liberarsi dai debiti, creazionisti, autori di podcast sulla Bibbia, quasi tutti tengono corsi sulla fede, chi in presenza e chi online, gente convinta che Darwin era un farabutto comunista.
La regina però è lei, la telepredicatrice Paula, che dice di aver visto Dio nel 1984, e da allora non si è più ripresa. A leggere la sua biografia ci si perde tra chiese fondate, fallite, rifondate, fuse con altre chiese, dove distinguere tra preti e amministratori delegati è una fatica, quella sì, di portata biblica. Tra le note di colore ci sono 900.000 dollari di fondi pubblici per costruirsi una villa e un milione per distribuire stipendi ai famigliari (è il caro-chierichetti, una vera piaga). La signora White non è solo predicatrice, ma anche teologa, si direbbe, avendo affinato e perfezionato la speciale Prosperity Theology “teologia della prosperità”, che dice che se sei ricco e in salute è perché Dio ti vuole bene e ti ricompensa; mentre invece se sei povero e sfigato, magari col diabete e la pressione alta, a Dio gli stai sul cazzo. Cosa risolvibile, comunque, donando un minimo di mille dollari alla Chiesa di Paula White. Così, a occhio, sembrerebbe una cosa ridicola, e lo è senza dubbio. Peccato che, come si diceva, essere ridicoli non escluda l’essere pericolosi, e se Dio esiste, da qualche parte, si spera in un suo intervento tempestivo. Un fulmine ben assestato dovrebbe bastare.
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