venerdì 21 febbraio 2025

L'Amaca

 

Una pace terrificante
DI MICHELE SERRA
Dite una preghiera per il diritto internazionale — per quel poco che ne rimane tra le macerie. “Mosca ha le carte in regola”, dice testualmente Trump, “perché ha conquistato molto territorio e ora vuole la pace”. È puramente la legge del più forte, detta nel più chiaro dei modi. È la sola idea che i prepotenti, i bulli, i sopraffattori, i tiranni hanno in testa: vince il più forte, gli altri meritano solo disprezzo, e se non chinano il capo avranno anche gli sputi e il dileggio dei forti, come sta già facendo Trump con Zelensky, un Davide che di qui in poi vedrà raddoppiare il suo Golia: uno a Mosca, uno a Washington.
Conta essere il padrone, il capo, “the winner”, il resto, tutto il resto — la religione, l’ideologia, la politica, la diplomazia — è solo un corollario appiccicato in qualche maniera per non sfigurare troppo nelle interviste. Conta la Bestia. L’umanità non è affatto l’uscita dalla bestialità, è solo la sua prodigiosa moltiplicazione tecnologica.
Non so se lo abbia capito bene Giuseppe Conte, e tutti quelli per i quali Trump è, banalmente, colui che ha battuto i dem e li ha puniti per tutti i loro errori, le loro debolezze; e per questo gongolano, sotto sotto, per la sua vittoria. Non capiscono che Trump non è solamente una nemesi della democrazia, l’incarnazione dei fallimenti dei progressisti impigriti e imbelli. Magari fosse solo quello. È l’avvento di un potere nuovo e smisurato, ottuso e implacabile, per il quale la parola “fascismo” è solo un pallido eufemismo novecentesco. Quando lo capiranno, sarà molto, troppo tardi.
Come cantava (e canta) De André nella Domenica delle salme , “Il giorno dopo c’erano i segni/di una pace terrificante”.

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