domenica 23 febbraio 2025

L'Amaca

 

Un brutto modo di ripensare al Covid
DI MICHELE SERRA
Nei miei ricordi della pandemia (simili, credo, a quelli di molti) il sentimento più forte è lo sgomento di fronte a qualcosa di sconosciuto e di enorme.
E, subito dopo, il conforto di vedere un sacco di persone chereagivano come potevano, con poche cognizioni, molta generosità, molta disponibilità. Medici, infermieri, scienziati, amministratori locali e governanti, perfino buona parte dei media; e la grande maggioranza dei cittadini che cercava, con disciplina, con fatica, di seguire le disposizioni, sperando che fossero di qualche utilità per contenere il contagio e ridurre il numero dei morti.
Tutti fecero la cosa giusta? È del tutto improbabile. Ma il margine di errore e di incertezza era grande quanto lo smarrimento che una condizione di vita (individuale e sociale) inedita, mai vista prima, portava nel mondo intero.
Quello che si sa, fin qui, dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid non è all’altezza, nemmeno un po’, della grande e dura prova umana che abbiamo tutti affrontato. Prevale uno sguardo meschino e vendicativo, e aleggia lo spirito di rivalsa di coloro, genericamente chiamati no vax, che anteposero le loro convinzioni del tutto personali al senso di appartenenza a una comunità e al rispetto della scienza; e spacciarono per “dittatura sanitaria” il tentativo di muovere guerra al virus.
Mi concedo, a mia volta e per una volta, lo stesso diritto di anteporre le mie convinzioni personali a quanto vorrà comunicarci la Commissione sul Covid. Per come è composta, e per come ha mosso i suoi primi passi, non le riconosco alcuna autorevolezza.
Mi sembra una Commissione Mitrokhin bis: istituita non per servire la verità, ma per compiacere la propria fazione.

Nessun commento:

Posta un commento