La realtà in polvere
DI MICHELE SERRA
In questo momento di grande subbuglio del mondo, tutto sta cambiando. Ma niente sta cambiando quanto il racconto stesso del cambiamento.
I bene informati (voglio dire: le persone che hanno accesso a fonti più o meno qualificate, ma mai così squalificate da potere ignorare del tutto la realtà) sono sempre stati una minoranza.
Una larga maggioranza di umani era del tutto esclusa dal racconto del mondo.
Oggi la minoranza degli informati è largamente sopraffatta, per quantità e per volume della voce, dalla moltitudine che segue sui social, e quasi solo sui social, una poltiglia verbale e iconografica che riesce difficile perfino definire “notizie”. Nella migliore delle ipotesi sono fatti complicati ridotti a schizzi emotivi, polvere di realtà.
Nella peggiore sono fattoidi, dicerie o invenzioni, calunnie gonfiate a dismisura, propaganda spudorata.
È stato scritto, spiegato, detto e ridetto: siamo nel mezzo della sostituzione della realtà con altri materiali. Di questo si tratta.
Ma a scriverlo e a leggerlo, che la realtà non è più un ingrediente necessario per comunicare, per avere consenso politico, per sentirsi in società, è sempre la medesima minoranza. La notizia (perfino questa notizia) non raggiunge, forse non sfiora nemmeno, la massa smisurata che crede, con Elon Musk, che “l’informazione adesso siamo noi”, e dunque vediamo solo quello che ci piace vedere, crediamo solo in ciò che ci piace credere.
Guardavo l’altra sera il drammatico “docu” di Ezio Mauro su Navalny. Pensavo al silenzio, alla disinformazione, all’esclusione della grande maggioranza dei russi dalla verità su quell’omicidio di Stato. Poi mi sono detto: ma i duecento milioni di follower di Musk, sono messi molto meglio?
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