sabato 7 giugno 2025

Qualcuno mormora

 

Anche l’élite s’incazza
DI MARCO TRAVAGLIO
Le balle della propaganda euro-riarmista sono così indecenti da far ribellare pezzi sempre più pregiati dell’establishment. Carlo Messina, Ceo di Intesa San Paolo, dice alla Stampa: “Davvero dobbiamo temere che 150 milioni di russi possano invadere l’Europa, dove vivono 450 milioni di persone? Vedo altre emergenze: i giovani, la povertà… che dovrebbero essere centrali per governi europei e grandi aziende… Non possiamo avere come unico tema di dibattito pubblico l’incremento degli investimenti nella Difesa… Cerchiamo di guardare le cose con un po’ di buonsenso”. Il primo a rompere il fronte fu tre mesi fa Carlo Cottarelli con la forza dei dati: nel 2024 la spesa militare europea a parità di potere d’acquisto ha toccato i 730 miliardi$, il 58% in più dei 462 russi; escludendo i Paesi europei extra-Ue e limitandosi ai 27, si arriva a 574,5 miliardi, il 18,6% più della Russia. Dunque “il 3% del Pil voluto dalla Nato (che intanto è passata al 5%, ndr) equivale a un aumento del 50%”.
Poi ha parlato Fabio Panetta, governatore di Bankitalia: il Rearm Eu da 800 miliardi “si basa su fondi nazionali e prestiti, anziché su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni. Questo approccio rischia di accrescere le disuguaglianze tra Paesi e ridurre l’efficacia della spesa”. Serve invece “un programma unitario, sostenuto da debito europeo”, perché “a livello nazionale gli investimenti per crescita e spesa sociale non vanno penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna”. E comunque “la promozione della cooperazione internazionale e della pace deve restare il cardine dell’azione europea”. Parole che fanno a pugni con la filosofia di Ursula&C. e dei retrostanti Fmi e Bce. Infatti, a parte il Fatto, nessun giornale, nemmeno quelli che di Bankitalia raccolgono pure i sospiri e gli starnuti, le ha ritenute degne di uno straccio di titolo. E ora ecco Messina: riconosce l’esigenza di un “sistema di difesa integrato” (l’opposto del riarmo dei singoli Stati, ’ndo cojo cojo), ma chiede anzitutto “un grande piano di investimenti comuni in tecnologia, energia e infrastrutture”: quello sì garantirebbe all’Ue “un ruolo nelle sfide del mondo globale”. Non certo “riconvertire vecchie fabbriche per costruire armi convenzionali”: “In Italia ci sono 6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e 10 milioni che non possono permettersi un imprevisto in famiglia da 500 euro… Come spiegare a persone che non arrivano alla fine del mese che la priorità è investire in Difesa?”. Così si “alimentano i sovranismi”, vedi Trump che “ha saputo parlare al forgotten man”: ai dimenticati. Ora aspettiamo con ansia che qualche imbecille iscriva anche il primo banchiere italiano nella lista dei trumputiniani.

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