Tenere le zecche sotto controllo
DI MICHELE SERRA
Graphite, il sistema di spionaggio digitale venduto da un’azienda israeliana solo ad alcuni governi “amici”, e solo per uso militare e di sicurezza nazionale, è poi stato ficcato da qualcuno nei cellulari di giornalisti e operatori umanitari.
Un uso tanto anomalo, tanto scorretto, da avere portato l’azienda-madre a rescindere unilateralmente il contratto con le autorità italiane. Considerato che un’azienda di tecnologia bellica israeliana non è un covo di mammolette, questo significa che il cliente ripudiato deve averla combinata grossa.
Ovviamente nessuno, in Italia, si azzarda a uscire allo scoperto, rivendicando l’estensione di una misura di guerra a privati cittadini, per giunta cittadini di pace. Ma se la succinta ricostruzione dei fatti è corretta, la sola spiegazione possibile è che soggetti legalmente in possesso di Graphite hanno voluto usarlo per scopi illegali.
E i bersagli fin qui noti (un giornalista odiato dalla destra al governo, due volontari pro-migranti, un oppositore libico) lasciano pensare a un uso politico mirato, e molto preciso, dell’operazione. Mettere sotto controllo le “zecche” più fastidiose.
Non sono un dietrologo, me ne manca lo spirito, ma non riesco a leggere in altra maniera questa vicenda, che mi sembra perfino più inquietante del caso Almasri. Speriamo di scoprire, nei prossimi giorni, che ci eravamo clamorosamente sbagliati, e Graphite era solo una bonaria intrusione in qualche smartphone a caso, come le telefonate dei call center.
Nessun commento:
Posta un commento