Come un birillo segnaposto
DI MICHELE SERRA
Essendo evidente (e suffragato dai numeri) lo stato di impasse economica del Paese, e anche volendo sorvolare sullo stato di vecchiezza strutturale, e di difficoltà psicologica: che senso ha dire che stiamo andando a gonfie vele, come ripete il governo? Beninteso, ogni governo tende a ingigantire i suoi meriti, e sorvolare sui suoi demeriti. Ma qui siamo alremakegrottesco, e non richiesto, del “tutto va ben, madama la marchesa”.
Gli esempi sono continui, fatti con lo stampino. In un talk show del mattino si parla di sanità pubblica in crisi, di liste d’attesa interminabili per gli esami di ogni tipo, e il deputato governativo addetto, senza spendere mezza parola sull’evidenza del problema, dice che il governo sta operando benissimo. È li apposta per dirlo, e dunque lo dice. Se anche fosse vero — e non credo che lo sia — perché non rispondere mai a tono, non entrare mai nel merito, e far sembrare ogni numero negativo come una congiura dell’opposizione?
L’insignificanza delle parole, quando escono di bocca già sentite, prefabbricate, prevedibili alla virgola, è uno dei difetti più imperdonabili della politica. Scontato che l’opposizione critichi il governo, scontato che il governo critichi l’opposizione, non si potrebbe, almeno ogni tanto, uscire dal ruolo, scartare di lato, così da riuscire (addirittura!) a interessare l’uditorio?
Un approccio riflessivo, accogliente nei confronti della realtà, e alla fine perfino sorprendente perché dall’onorevole di turno tutto ti aspetteresti, tranne che abbia veramente qualcosa da dire, e non sia lì solo nella veste del birillo segnaposto: non sarebbe meglio per il pubblico, nonché più onorevole per gli onorevoli?
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