mercoledì 1 marzo 2023

Spettacolare!

 

Non regalare
di Marco Travaglio
È lo schema fisso che segue ogni cambiamento, cioè tutte le elezioni degli ultimi dieci anni. Il Partito degli Affari, che fino al 2013 vinceva sempre sia con la destra sia con la “sinistra”, ora si fa subito una domanda: l’argenteria è al sicuro o in pericolo? E, se l’argenteria è in pericolo, scatena i suoi giornali per consigliare il vincitore di turno a non toccargliela. Se poi quello non ascolta, lo fa lapidare col metodo già collaudato su Di Pietro, pool di Milano e di Palermo, Ariosto, Prodi, Boffo, Fini, Grillo, Di Maio, Raggi, Conte. Per la Schlein siamo ancora alla fase degli amorevoli consigli. Siccome gli elettori del Pd sono molto più di sinistra degli iscritti e infatti hanno votato una non iscritta (fino a due mesi fa) contro uno fin troppo iscritto per cambiare il Pd, i giornaloni la scongiurano di cambiare se stessa anziché il Pd: cioè di salvare l’argenteria dei rispettivi padroni. Che poi sono i soliti: americani, Confindustria, editori vari. Stefano Folli e Massimo Franco – il Duo Xerox di Repubblica e Corriere – sono in ansia per “l’immagine dell’Italia in Europa e a Washington” e “le cancellerie occidentali” perché la Schlein potrebbe portare la sinistra a sinistra e, Dio non voglia, “scivolare su un crinale ‘pacifista’”. E qui arriva l’espressione che, lo confesso, è la mia preferita nel bestiario dei consigli al Pd.
Scrive Folli su Rep: “Il rischio è di regalare a Meloni la posizione ‘atlantica’ di fedeltà alle alleanze: alla luce non solo dell’Ucraina, ma anche degli altri scenari turbolenti che s’intravedono, a cominciare dalla Cina”. Lo spiega pure Sambuca Molinari: la pacifista Schlein deve “convergere con i democratici di Biden”, teorici della terza guerra mondiale, e “con i verdi” tedeschi, molto più bellicisti e riarmisti di Scholz. Lo dice anche il rag. Cerasa sul Foglio: il nuovo Pd “rischia di regalare il buon senso alla destra, a partire dall’Ucraina”. Quindi, cara Schlein, frégatene di chi ti ha votata: copia la politica estera della Meloni e scavalcala a destra dichiarando pure guerra alla Cina. Lo straziante appello ricorda quelli a “non regalare” Draghi e Monti (esponenti della destra tecnocratica) alla destra (cioè ai loro legittimi proprietari); a “non regalare il garantismo a Berlusconi” (inteso come impunità per ricchi); a “non regalare la sicurezza a Salvini” (intesa come razzismo). Cappellini bada più al so(l)do e rammenta su Rep all’ambientalista Elly che vanno bene “le sacrosante battaglie sul clima”, ma “insieme al principio di realtà, agli interessi nazionali, senza cedimenti alle seduzioni della decrescita”, sennò Stellantis senza più auto a benzina perde un capitale. In sintesi: la sinistra non deve regalare la destra alla destra. Salvo poi stupirsi se gli italiani votano l’originale e non la brutta copia.

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