mercoledì 15 marzo 2023

Spettacolo!

 

La coda del diavolo
di Marco Travaglio
Ci voleva quel putiniano del cardinale Pietro Parolin per dire che il re è nudo: in Ucraina “l’unica soluzione realistica rimane il negoziato”, perché “i conflitti non si risolvono con la polarizzazione del mondo fra buoni e cattivi, ma con la certezza che non c’è un impero del bene e nessuno è il demonio”. E comunque “per salvare qualche anima si tratta anche col diavolo in persona”. Nel mondo del buonsenso, sarebbero banali ovvietà. Ma nel mondo delle due propagande belliciste – putiniana e atlantista – sono frasi clamorose: infatti le hanno ascoltate tutti i giornali, ma non le ha riprese nessuno (a parte Fatto, Stampa e Avvenire). E il perché è semplice: non è affatto vero che il negoziato lo vogliono tutti tranne Putin. Lo vogliono in pochissimi: la Turchia per i suoi biechi interessi, la Cina per comprarsi il mondo in santa pace, il Papa per salvare vite e ogni tanto Francia e Germania. Tutti gli altri – Nato, cioè Usa e Uk, poi Ue, Italia, Polonia, baltici, nordici e i due belligeranti – vogliono che la guerra continui fino all’ultimo ucraino. Chi lavora davvero al negoziato è facile riconoscerlo: sono i governi che non parlano di “vittoria ucraina”. E non perché non la auspichino (anzi, tutti sperano che arrivi), ma perché sanno che è una chimera per palese inferiorità di uomini, mezzi e tempo.
L’ha ribadito ieri l’ultima inchiesta del Washington Post. Ma lo sa anche il Pentagono, che lo ripete da mesi per bocca del generale Mark Milley. Purtroppo Biden&C. hanno deciso di non ascoltarli per fare (e soprattutto farsi) propaganda sulla pelle del popolo ucraino. Sì, perché continuare ad annunciare la vittoria ucraina sapendo che è impossibile significa sacrificare cinicamente i militari e i civili ucraini (120 mila morti contro i 200 mila della Russia, che però ha il triplo di abitanti). Vale anche per i trombettieri atlantisti nostrani: neppure la mattanza di Bakhmut, col destino inesorabilmente segnato come già Mariupol e le altre città martiri, li porta a un pizzico di sano realismo. Preferiscono ripetere a pappagallo la narrazione moralistica della guerra, bollata dal Papa come “la fiaba di Cappuccetto Rosso”. Una fiaba che non regge perché il lupo cattivo c’è (Putin), ma manca la bambina innocente, visti gli orrori commessi dalla Nato nella sua storia e da Kiev dal 2014. E soprattutto non serve a nulla, se non a perpetuare la lenta avanzata russa e il massacro ucraino. Eppure quanti chiedono il negoziato su un compromesso territoriale che salvi il salvabile (l’Ucraina rimasta in piedi) e lasci decidere ai popoli di Donbass e Crimea con chi vogliono stare (in un referendum validato da Onu e Osce) vengono dipinti dagli atlantisti come utopisti: perché sono gli unici realisti.

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