lunedì 27 marzo 2023

Dunque ci siamo!

 

Plusvalenze. Oggi l’udienza di “Prisma” e a giugno altre due sentenze per la Juve
di Paolo Ziliani
Dunque ci siamo. Oggi a Torino scatta l’udienza preliminare del Processo “Prisma” in cui si deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’ex ad Maurizio Arrivabene, l’ex d.g. Fabio Paratici, svariati dirigenti dell’area amministrativa e la stessa Juventus in quanto persona giuridica, richiesta giunta al termine di un’inchiesta condotta sui bilanci del club per le stagioni 2019-20, 2020-21 e 2021-22.
Detto che la Juventus è una società quotata in borsa, i reati contestati sono molteplici. In particolare il falso in bilancio (reclusione da tre a otto anni con scelta della sanzione maggiore per le società quotate in borsa, e la Juventus lo è), la manipolazione del mercato (da uno a sei anni con multa fino a 5 milioni), l’ostacolo alle autorità di pubblica vigilanza, cioè la Consob (da uno a quattro anni) la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (da quattro a otto anni). Agnelli, Nedved e Paratici (oggi al Tottenham) sono chiamati a rispondere dei quattro reati, mentre sul capo dell’ex ad Arrivabene pendono le accuse di reato di falso in bilancio per gli anni 2019, 2020 e 2021, di manipolazione del mercato e ostacolo alle autorità di pubblica vigilanza solo per il 2021. Dal giorno della decapitazione dell’intero cda juventino avvenuta il 28 novembre scorso per mano della proprietà Exor (leggi John Elkann), che avendo preso contezza della catastrofe incombente ha scelto di far sparire dalla circolazione tutti, a cominciare dal presidente Agnelli fatto fuori dall’oggi al domani anche dai cda di Exor e Stellantis, sono passati quattro mesi: 120 giorni in cui le notizie degli smaccati reati commessi da Agnelli&company sono via via diventate di dominio pubblico nel disappunto più che nella curiosità dei media: che hanno sostanzialmente silenziato lo scandalo, salvo esplodere in una indignata e coordinata ribellione quando dal fronte giustizia sportiva è piombata in capo alla Juve la penalità di 15 punti dopo la riapertura del processo su un filone minore dell’inchiesta, quello delle plusvalenze fittizie. La giustizia sportiva emetterà le sentenze sui due filoni centrali dell’inchiesta a maggio-giugno: le “manovre stipendi” e la “partnership con società terze” (le definizioni sono dei magistrati) su cui la mole probatoria è, come ha già detto la Corte d’Appello federale, “impressionante”. I tempi della giustizia ordinaria, come si sa, sono lunghi. La Juventus è accusata di aver iscritto a bilancio una perdita di 39,8 milioni invece che di 84,5, nel 2019, una di 89,6 invece che di 236,7 nel 2020 e una di 209,5 invece che di 222,4 nel 2021 facendo sparire perdite di 200 milioni in tre anni; e poiché nel primo e nel terzo esercizio si era determinato un patrimonio netto negativo di -13,38 milioni e -175,7 milioni, il dato è stato camuffato in patrimonio netto di 31,2 e 28,8.
Sapete cos’è il “patrimonio netto” di una società? È la differenza tra attività e passività. Le voci che lo compongono sono 4: capitale sociale, riserve, utili da destinare e perdite. Quando le perdite superano le prime tre voci si verifica una situazione di “patrimonio netto negativo”: che significa liquidazione della società. E uscita dalla borsa. E se sei una società di calcio, impossibilità di iscriverti al campionato. Già. Le carte della Procura di Torino sono 15 mila e di comportamenti corretti della Juventus non c’è traccia. Come si dice in questi casi, chi vivrà vedrà.

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