giovedì 16 marzo 2023

Leccate travagliate

 

L’importante è leccare
di Marco Travaglio
È uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia più. E allora ripensi all’Agenda Draghi. Che fine avrà fatto? Anzi, l’avranno poi trovata, gli archeologi, dopo tante ricerche e tanti scavi? Per un anno e mezzo le meglio firme del bigoncio ci sbomballarono i santissimi con quel prezioso quanto misterioso incunabolo, ignoto financo al presunto titolare. E in campagna elettorale garantirono che, per prendere voti, tutti i partiti avrebbero dovuto abbeverarvisi come al Santo Graal. Poi i voti furono direttamente proporzionali alla distanza dei partiti dall’Agenda Draghi, anzi Dragula visto la sfiga che portava: le elezioni le vinse Meloni, unica oppositrice; Conte, noto profanatore del leggendario manoscritto, raddoppiò i consensi persi con i Migliori; e gli agendisti più devoti, BaioLetta e Ollio&Ollio, furono inspiegabilmente puniti dagli elettori. Allora l’Agenda Draghi sparì dall’orizzonte, riposta frettolosamente fra le buone cose di pessimo gusto dell’amica di nonna Speranza. Chi ne parlasse oggi verrebbe guardato come uno che gira col borsello a tracolla o cerca un telefono a gettoni. Infatti, sui giornaloni e all’assemblea Pd, i cantori della mitica Agenda hanno finto che non sia mai esistita. E iniziato a leccare Elly Schlein – antitesi politico-antropologica del draghismo – con la voluttuosa disinvoltura con cui fino a ieri leccavano Letta.
Del resto dieci anni fa, quando Elly guidava Occupy Pd pro Rodotà e governo Pd-M5S, i giornaloni leccavano tutti il Napolitano bis e il governo Letta-B.. Oggi fondano il culto di Santa Elly e insorgono persino se qualcuno osa farle una pallida critica o peggio una caricatura, ma senza mai spiegarci se nel 2013 sbagliava lei o sbagliavano loro. E se oggi sbaglia lei o sbagliano loro. Proprio ieri la Schlein ha copiato paro paro un altro punto del programma dei 5Stelle, il salario minimo legale a 9 euro l’ora, esponendosi all’ovvia risposta della Meloni: perché non l’avete fatto nella scorsa legislatura, quando governavate voi? Il ministro del Lavoro, nel governo dei Migliori, era Orlando (oggi schleiniano), che non inviò mai il parere sul ddl Salario minimo dell’ex ministra Catalfo (presentato nel 2019 e riproposto nel ’21) e sui relativi emendamenti. Forse perché il salario minimo non era nell’Agenda Draghi né in quella del Pd, infatti gli emendamenti dem chiedevano di eliminare la soglia minima legale di 9 euro l’ora. In un Paese serio chi leccava il Pd e l’Agenda Draghi senza salario minimo non leccherebbe la Schlein con salario minimo. O revocherebbe una delle due leccate. Ma qui vale sempre la massima di Ennio Flaiano: “Se i culi dei potenti italiani fossero di carta vetrata, i giornalisti in gran maggioranza sarebbero senza lingua”.

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