giovedì 11 dicembre 2025

Cambiamenti

 

L’infiltrato
DI MARCO TRAVAGLIO
E niente: dopo Otto e mezzo mi ero convinto che Trump non conta più niente e sta per ritirarsi dai negoziati, mentre le sorti della guerra sono tutte in mano alla nostra bella Ue, che per essere proprio perfetta deve sposare l’Agenda Draghi (ove mai la trovasse), quindi scegliere finalmente “fra la pace e il condizionatore acceso”. Avevo già pronti gli spilloni e la bambolina col broncio e il ciuffo giallo del Puzzone per la macumba, così che, sparito lui dalla scena, la nostra Ue tornasse a rifulgere più bella e più superba che pria, d’amore e d’accordo con gli americani, che fino a Trump han fatto il nostro bene. Poi mi sono imbattuto, in fondo a pagina 8 di Rep, in un’intervista agghiacciante. Che mai dovrebbe uscire su un giornale perbene se funzionasse lo “scudo democratico” contro la guerra ibrida putiniana, ma pure trumpiana (che è la stessa cosa). Parla Cesare Maria Ragaglini, già consigliere diplomatico di D’Alema, Amato e B., sherpa di Prodi al G8, ambasciatore all’Onu e a Mosca. Incipit: “Nella storia non ricordo né guerre giuste né paci giuste. Sull’Ucraina serve un sano realismo, se vogliamo fermare questa carneficina”. Apperò. “Prima di Trump gli Usa non hanno mai amato l’Ue. Solo che prima c’era la Gran Bretagna che pensava a mettere i paletti a una maggior integrazione Ue”. Non quei fottuti sovranisti di Orbán&C: la mirabile Gran Bretagna. “L’Europa è stata in una posizione di totale sudditanza nei confronti degli Usa senza far valere i propri interessi geopolitici ed economici. Non ha mai assunto un’iniziativa diplomatica. Questa guerra, tornando indietro al 2014, si poteva evitare”. Oddìo.
E gli eroici Volenterosi? “Del tutto velleitari. Perché mai la Russia dovrebbe accettare delle truppe Nato in Ucraina quando l’ha invasa proprio per evitare che Kiev entrasse nella Nato?”. E gli europei? “Prigionieri del mito della vittoria ucraina, quando tutti sapevano che non sarebbe successo. Nel novembre ‘22 lo disse pure il capo degli stati maggiori Usa”, generale Milley. E ora? “Non si tratta di darla vinta a Putin, ma di leggere la situazione con realismo. Gli europei sono fuori gioco per l’oggettiva incapacità di proporre soluzioni concrete. Perciò Trump ci ritiene inefficaci nel fermare il conflitto”. E sul tavolo c’è un solo piano: quello concordato da Trump con Putin: “Se vogliamo arrivare alla pace dobbiamo tutti mettere da parte questioni non attinenti alla realtà … Alla fine quello che conta è un compromesso per finire questa guerra”. Ma gli euroatlantisti di Rep si sono accorti della falla nella sicurezza? Che aspetta chi di dovere ad arrestare il putribondo figuro e a organizzare una marcia riparatoria con bandiere azzurro-stellate e gialloblu? Guai se queste minacce di pace restassero impunite.

Nessun commento:

Posta un commento