Dal Tfr al riscatto della laurea, in manovra il regalo ai fondi pensione privati
DI CARLO DI FOGGIA E ROBERTO ROTUNNO
Almeno ora è chiara a tutti una delle missioni della quarta manovra del governo Meloni: spingere i risparmi dei lavoratori italiani verso i fondi pensione privati. Con gli ultimi emendamenti alla legge di Bilancio la volontà di fare un regalo di Natale alla previdenza complementare si manifesta palese nell’obbligo per i neo-assunti di trasferire il loro Trattamento di fine rapporto (Tfr) direttamente ai fondi; un po’ più indirettamente si scorge nella norma che dà il colpo di grazia a un potenziale “concorrente”, cioè il riscatto della laurea.
Proprio su quest’ultima novità, ieri è intervenuta direttamente la presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha spiegato che l’emendamento sarà riscritto. Nella formulazione circolata l’altro ieri, la sottrazione dei mesi riscattati (sei nel 2031, che poi diventavano 30 nel 2035) dal calcolo del requisito pensionistico era palesemente retroattiva, cioè cambiava le regole a partita in corso, colpendo chi già aveva riscattato gli anni universitari confidando nel fatto che questo avrebbe avvicinato la pensione. “Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione, qualsiasi modifica varrà per il futuro”, ha detto la premier.
La retroattività della prima formulazione aveva fatto scattare la Cgil, che ne aveva denunciato l’incostituzionalità. Ora che la norma sarà aggiustata in senso non retroattivo, sembra però ancora più limpida la sua finalità: contenere la futura spesa pensionistica, certo, ma soprattutto disincentivare – in futuro – il riscatto della laurea, tutto a favore dei fondi pensione. I due strumenti, va detto, non sono formalmente alternativi, è possibile utilizzarli entrambi. Di fatto, però, i risparmi dei lavoratori non sono infiniti e il riscatto della laurea è percepito come più sicuro, perché rientra nel pilastro “pubblico” della previdenza e favorisce l’anticipo pensionistico. È quindi verosimile che, rendendolo così poco conveniente, i risparmi verrebbero dirottati sui fondi pensione, in un meccanismo di vasi comunicanti. Anche perché il governo ha permesso di conteggiare anche la previdenza complementare nel calcolo per ottenere la pensione anticipata di anzianità a 64 anni.
Difficile oggi avere un quadro preciso del riscatto universitario. L’Inps non diffonde da anni dati sulle adesioni, ma una cosa è certa: tra il 2019 e il 2020 – dopo la norma che ha agevolato il riscatto – c’è stato un aumento. Nel 2019 sono arrivate quasi 74 mila adesioni, contro le 27 mila dell’anno prima. È seguito un lieve calo nel 2020, fisiologico, mentre l’Inps ha poi parlato di una nuova impennata tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. I fondi pensione, invece, hanno un andamento irregolare. Il loro numero è crollato negli ultimi dieci anni. Sono cresciute le adesioni nel 2021 e 2022, poi scese nel 2023 e poi di nuovo cresciute (di poco) nel 2024. Il secondo pilastro pensionistico italiano continua a mostrare “segnali di fragilità strutturale”, come ha spiegato un rapporto di Moneyfarm, per cui solo il 38,8% dei lavoratori dipendenti e il 23,7% degli autonomi è iscritto a un fondo pensione; le quote scendono rispettivamente al 30,5% e al 13,3% se si considerano solo gli iscritti con versamenti regolari per un anno.
Il trattamento di fine rapporto trattenuto in azienda e rivalutato ha rendimenti migliori di quelli medi realizzati dai fondi, a parte nell’ultimo anno.
C’è poi un altro aspetto interessante: il governo sta cercando anche di “liberalizzare” l’adesione ai fondi pensione. Oggi, infatti, alcuni contratti collettivi prevedono l’adesione dei lavoratori ai fondi negoziali, di cui fanno parte sindacati e associazioni di categoria (anch’essi non brillano per rendimenti). Il governo vuole permettere ai lavoratori la “portabilità” del contributo datoriale presso i fondi aperti, togliendolo quindi ai negoziali. Una mossa scontata che vede i sindacati contrari e che favorisce le banche, che hanno soldi e e mezzi per attrarre clienti.
Nessun commento:
Posta un commento