martedì 23 dicembre 2025

L'Amaca

 

Un reato per comitive
di Michele Serra
Che caso è, il caso Epstein? Più si leggono le cronache relative, più si rischia di perdere cognizione dell’accaduto. L’unica certezza è che un numero notevole di donne, anche minorenni, sostiene di essere stato abusato, lungo gli anni, da uomini in media ricchi e potenti: come spesso accade in luoghi e ambienti dove il denaro non teme limiti e non riconosce regole.
Su quella base, che ha un’evidente rilevanza etica e giudiziaria, si è poi accumulata come una smisurata muffa una montagna di illazioni, voci, gossip, sospetti, ricatti politici incrociati il cui risultato è una confusione totale e indistricabile: come si dice a Roma, la si è buttata in caciara.
E così da un lato colpe e reati, violenza e dolore, quasi scompaiono dentro quel blob infetto; dall’altro lato (come è capitato a un ignaro opinionista del New York Times) essere stati fotografati a una cena con sessanta persone, una delle quali era Epstein, vale l’inclusione nei cosiddetti Epstein Files.
Che tu sia un violatore di minorenni o uno che ha incontrato Epstein da amici comuni o uno che lo frequentava, sì, ma non per approfittare dei suoi servigi sessuali, cambia moltissimo, ovviamente. Ma quali e quante di queste differenze risultano nitide, comprensibili, quando leggi un lunghissimo elenco di nomi tutti intruppati, tutti ficcati nello stesso sacco?
E se è vero che leggere un articolo per intero è diventato un sacrificio mostruoso per i neuroni dei contemporanei, quanti si fermeranno al titolo, dunque del caso Epstein terranno a mente solamente un elenco di nomi? E i veri colpevoli, quanto saranno sollevati dalla trasformazione di un reato individuale in una specie di reato per comitive? E le vere vittime, quanto abbandonate a se stesse?

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