È anche la mia bandiera
di Michele Serra
Questa è la bandiera dell’unione delle nazioni più libere, pacifiche e democratiche del mondo. È anche la mia bandiera». Sono le parole con le quali il vecchio europeista Jacques Attali ha rilanciato, su X, una campagna di orgoglio europeo che sta raccogliendo decine di migliaia di adesioni, in risposta al disgustoso post di Elon Musk che ha accostato la bandiera blu-stellata a quella del Terzo Reich (proprio lui: che finanzia i nazisti). Gli fa eco Daniel Cohn-Bendit: «Il patto Trump-Putin è come il patto Molotov-Ribbentrop, l’Europa deve reagire federandosi».
Sembra di tornare allo spirito della «manifestazione blu» del 15 marzo a Roma, identica è l’opposizione ai due boss dell’Est e dell’Ovest, identico il richiamo ai valori costitutivi dell’Unione. Ma allora come oggi è uno spirito al tempo stesso di speranza e di disillusione (uno spirito-ossimoro, dunque). Perché gli europei esistono, ma la politica è incapace di dare forma al loro richiamo all’unità. Mi chiedo quanti esponenti politici di rilievo sapranno schierarsi, con la stessa autorevolezza e nettezza di Attali e Cohn-Bendit, contro la volgarità sprezzante che i due gemelli diversi, Trump e Putin, dimostrano nei confronti dell’Europa e della democrazia (concetti, in questo momento storico, quasi del tutto coincidenti).
In tutti questi mesi nulla è cambiato, se non in peggio. Da un lato impotenza e timidezza dei leader nazionali che avrebbero il compito – quelli che ci credono – di accelerare il processo unitario; dall’altro l’opposizione anti-europea interna all’Europa. Ovvia quella dei sovranisti (compresa Meloni, trumpiana per Dna). Triste e autolesionista quella “di sinistra”, una specie di Fronte del Senso di Colpa che in ogni atto di orgoglio europeista vede l’ombra del colonialismo e – i più faziosi – del suprematismo bianco. Ad altri, più banalmente, della democrazia non importa nulla.
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