Chi mente a chi
DI MARCO TRAVAGLIO
Sarebbe bello poterci fidare del governo ucraino, con tutti i soldi e le armi che gli regaliamo senza essere suoi alleati nella Nato né nella Ue. Sarebbe bello potergli credere, quando nega di aver tentato di bombardare la dacia di Putin con 91 droni all’indomani del vertice di pace Trump-Zelensky e nel giorno della telefonata fra l’americano e il russo. Così potremmo crogiolarci nella balsamica convinzione che solo i russi mentono, mentre i nostri governi e i nostri amici dicono sempre la verità (anche quando raccontano che in Ucraina muoiono solo i russi). E, scartata la pista ucraina, imboccare a pie’ fermo l’unica alternativa: che l’attentato Putin se lo sia fatto da solo, o sia opera di qualche apparato russo ostile al negoziato, o un’invenzione del Cremlino per sabotare le trattative o screditare Zelensky agli occhi di Trump.
Sarebbe bello, ma purtroppo è un’ipotesi dell’irrealtà. Perché, mentre il regime russo mente ai Paesi nemici, il regime ucraino mente ai Paesi amici, per trascinarci tutti nella terza guerra mondiale. Per Kiev, gli attentatori dei gasdotti Nord Stream erano russi, poi si scoprì che erano ucraini. Il missile caduto in Polonia era russo, poi si scoprì che era ucraino, ma Zelensky seguitò a ripetere la balla e a invocare l’articolo 5 della Nato finché Biden furibondo gli intimò di tacere. L’assassinio di Darya Dugina era opera dei russi, poi fu rivendicato dai servizi ucraini. E poi gli omicidi mirati di tre generali russi, dell’ex deputato socialista ucraino Kiva, del blogger ucraino Tatarsky, dello scrittore dissidente ucraino Prilepin, le bombe contro il ponte di Kerch in Crimea, gli attentati alle petroliere-fantasma nel Mediterraneo fino a Savona: azioni terroristiche oltre confine quasi sempre attribuite da Kiev a Mosca per poi ammettere o financo vantarsi di averli fatti in proprio.
In mancanza di prove, quindi, nessuno può dire chi abbia tentato di bombardare casa Putin in un momento così cruciale dei negoziati. Così come nessuno può dire chi abbia fatto svolazzare centinaia di droni – spesso rimessi insieme con lo scotch – in tutto il Nord Europa fra settembre e novembre, proprio quando i governi dovevano far inghiottire ai riottosi cittadini i primi aumenti di spese militari. Solo che in quei casi, senza uno straccio di prova, tutta l’Ue certificò che erano russi e l’attacco di Putin all’Europa era già iniziato: anche per il drone che spiava Leonardo e il Centro ricerche Ue sul lago Maggiore, che ora s’è scoperto non essere né un drone né russo, ma un aggeggio per il wi-fi in un villino lì vicino; anche per il tetto distrutto di una casa presso Lublino, in realtà sventrato da un missile polacco fuori rotta. Funziona così: Putin mente ai nemici, Zelensky mente agli amici e l’Europa mente a se stessa.
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