Eutanasia della democrazia
di MICHELE SERRA
Letti tutti assieme, le dichiarazioni e i messaggi di Donald Trump sono più terrificanti dei suoi bombardieri. Non esiste logica leggibile, se non la vanteria come sola idea guida: io qui, io là, io su, io giù. Il resto è totalmente sconnesso non solamente dalla realtà, ma perfino dal se stesso di pochi minuti prima.
Si va dal pacifismo immotivato al bellicismo forsennato, dalla minaccia ultimativa alla pacca affettuosa, si invoca Dio e si evoca la distruzione, si benedice e si maledice, si proclama la pace e si muove guerra, Paesi e Nazioni, spesso nominati alla rinfusa, come una comitiva di nomi non del tutto familiari, sono amici o nemici a seconda dell’ultima scrollata di cellulare. Niente, nessun concetto, nessun sentimento, nessun giudizio lega le cose tra di loro, cerca di spiegarle e di ordinarle, nessun disegno, nessun obiettivo sortisce dalle parole di Trump: se non la venerazione inesausta di se stesso e l’idea delirante di un’America onnipotente e onnipresente, come un supereroe della Marvel: e tutto il resto è noia.
Un pazzo, si direbbe, non fosse che questa pazzia è l’espressione ultima (speriamo non esiziale) della democrazia e del favore popolare. Trump non come nemico della democrazia, ma come sua espressione finale: ci si pensa raramente ma forse ci si sbaglia.
L’ipotesi è che la democrazia, vecchia e sfinita, lo abbia scelto come esecutore della sua eutanasia. E quello che verrà dopo sarà tutta un’altra storia.
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