Dire le cose senza retorica
di MICHELE SERRA.
I più vivi complimenti al senatore Filippo Sensi per il suo intervento a Palazzo Madama, più da stand up comedian che da politico, nel quale ha fatto l’elenco (interminabile) dei nemici, veri e presunti, della destra. Ovvero delle istituzioni, dei ruoli, delle persone che secondo il racconto autoconsolatorio della maggioranza farebbero da ostacolo malevolo alle sorti gloriose del governo. Se ve lo siete perso cercatelo in rete, ne vale la pena.
La parola politica muore di retorica, e ultimamente anche di aggressività. E la retorica e l’aggressività non sono mai ingredienti seducenti, quando si prende la parola in pubblico. Annoiano. Sono prevedibili. Sensi ha scelto il registro satirico, lo ha fatto con molta asciuttezza, e l’efficacia del suo intervento (per quella sparuta fetta di italiani che ancora seguono le cronache politiche) è dieci volte maggiore delle invettive tonanti e delle lagne recriminatorie. L’aspetto più ridicolo della destra di potere è continuare a fingersi (da posizione di potere) vittima, minoranza anticonformista, animosa pattuglia che si ribella al pensiero mainstream. Ma il pensiero mainstream (da molto tempo) è il loro, loro l’egemonia nell’informazione, la maggioranza è loro e il governo è loro: solo che prenderne atto significherebbe assumersi responsabilità adulte e adottare un tono da vincitori responsabili, non più da sconfitti ribelli. Vuoi mettere come è più comodo il ruolo della vittima?
L’intervento di Sensi dice esattamente questo, ma senza dirlo. Solo mostrandolo. Si chiama satira, e quando non è dileggio becero, o pestaggio volgare, è un linguaggio formidabile.
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