Qualche domanda senza risposta
di MICHELE SERRA
Seguire giornali e telegiornali aiuta solo in parte a raccapezzarsi in questa sanguinaria baraonda. Le opinioni inflessibili sembrano le meno attendibili e le meno utili, in mezzo al caos le certezze fanno l’effetto di turaccioli nel mare in tempesta. Le domande sono tante e le risposte, quando sono categoriche, sembrano dettate più dalla sicumera, o dalla presunzione ideologica, che da una effettiva sapienza.
Tra le domande (ognuno ha le sue, e sono quasi tutte lecite): e se l’atomica iraniana fosse come le armi di distruzione di massa di Saddam, solo un pretesto? In base a quali criteri morali, politici, storici, l’arma atomica è eticamente ammissibile se la impugniamo “noi”, illecita se in mani “loro”? Il fronte “noi” e “loro” aiuta a leggere il mondo nuovo oppure no, rimanda a un occidentalismo decrepito, per altro ripudiato dal nuovo governo americano che guarda a Putin più che all’Unione europea? Perché l’idea di esportare la democrazia con le armi, che già ebbe esiti catastrofici in Afghanistan e in Iraq, dovrebbe invece valere per abbattere la teocrazia in Iran? Quando, e oltre quale livello quantitativo e qualitativo, sparare sulla gente in coda per il cibo a Gaza sarà considerato non un atto di guerra ma un atto di sterminio?
Sono le domande che si fanno le persone comuni, con l’eccezione dei fanatici che già hanno la risposta incorporata. Non c’è autorità riconoscibile, neppure autorevolezza condivisa, che dia un senso a quanto accade. Non è dato sperare che vinca qualcuno e perda qualcun altro. Non una Radio Londra che possa ridarci speranza annunciando che hanno vinto i buoni. Quali buoni?
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