mercoledì 4 giugno 2025

Robecchi

 

Gangster&C. Articolo 1: un pianeta fondato ormai sul conflitto d’interessi
DI ALESSANDRO ROBECCHI
Annuncio i dazi, le Borse scendono, compro azioni. Annullo i dazi, le Borse salgono, vendo azioni. Bel colpo. Riunisco i miei amici miliardari nello Studio Ovale, tartine e pacche sulle spalle: “Ehi, Jack, ti ho fatto guadagnare 700 milioni!”. Risate. Un film di gangster degli anni Cinquanta. Si ricomincia. Annuncio i dazi, compro, sospendo i dazi, vendo. Se tutti noi potessimo fare il giochetto in voga alla Casa Bianca saremmo ricchi sfondati, il che ci autorizzerebbe a rompere il cazzo ai poveri, con deportazioni indiscriminate, retate per le strade, nelle scuole, nelle chiese, che manco il decreto Sicurezza di Meloni e Piantedosi, quello per cui se blocchi una strada rischi più anni di galera che se ammazzi la moglie.
Domanda per chi passa di qui: quanti anni abbiamo sudato, strepitato, scritto e argomentato contro il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi che aveva tre tv (private), nominava i vertici di altre tre tv (pubbliche)? Bene, ora ci sono tre o quattro persone che gestiscono l’informazione mondiale, decidono cosa si può scrivere e cosa no, oscurano qui e là con provvedimenti mirati, decidono chi può urlare e chi deve sussurrare. Il conflitto d’interessi è diventato il motore del mondo, una specie di stravolgimento di quel che si diceva secoli fa, negli anni Settanta: “Il privato è politico”. E come no: con un ruolo politico diventi ricco nel privato. O assassino.
Il capo del governo di Israele, per dirne uno, circondato da tagliagole che teorizzano la soluzione finale per l’intero popolo palestinese (fanno i ministri, perlopiù), si adopera quotidianamente per assassinare donne e bambini a Gaza pur di restare in sella al suo governo, perché se non restasse in sella a gestire un genocidio andrebbe dritto in galera (e non per genocidio, questa è la cosa più grave). È un altro conflitto di interessi, vite (palestinesi) in cambio del destino di Netanyahu e dei suoi complici. Visto che si parla tanto dei valori dell’Occidente (che l’Occidente difende strenuamente assassinando bambini a Khan Younis), direi che il valore principale, sotto gli occhi di tutti, decisamente consistente, è proprio il conflitto d’interessi. Giusto l’altro giorno, festa della Repubblica, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, avvertiva tutti che la pace non è scontata, che bisogna armarsi, che spendere soldi in armi è giusto e doveroso. Fino a poco prima di diventare il ministro che compra armamenti, faceva il presidente di chi vendeva armamenti, un po’ come mettere il lupo a guardia del pollaio, diciamo. Il tutto mentre si discute allegramente se e come destinare soldi del welfare e della sanità a… bravi, indovinato: armamenti.
Dire che sono saltati tutti i parametri è poco, la verità è che finalmente sono caduti quei pochi veli di vergogna e ora è tutto lecito: chi solleva il dubbio che esista un conflitto di interessi è diventato un vecchio barbogio noioso. Così, all’ombra di alcuni dei più enormi conflitti d’interessi del pianeta, possono fiorire schifezze d’ogni tipo, il cui fine è la conservazione e il potenziamento delle classi dirigenti. Si abolisce l’abuso d’ufficio, reato che proteggeva da migliaia di “piccoli” conflitti d’interessi, ma si può andare in galera per una manifestazione pacifica contro le grandi opere, cioè si assolve chi comanda e si colpisce chi protesta, si premia il consenso e si criminalizza il dissenso. In sostanza si fascistizza il mondo a suon di missili e milioni di dollari al minuto. Come si diceva: un film di gangster.

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