lunedì 9 giugno 2025

Accordi mefitici

 

Armi, così il patto Italia-Israele prova la “mattanza condivisa”
DI TOMASO MONTANARI
Il documento - secretato - di accordo militare è “contro Carta e diritto internazionale” e garantisce “un genocidio non solo israeliano ma anche occidentale”
“Cosa possiamo fare per Gaza?”, ce lo chiediamo tutte e tutti, in questi giorni sempre più carichi di angoscia, e di repulsione per la nostra stessa impotenza. Una risposta concreta viene ora dall’azione di dieci avvocati italiani, rappresentati dal collega Luca Paccione, i quali – agendo in nome della Costituzione italiana, della Cedu e dei Trattati della Ue, nonché della Carta internazionale dei diritti dell’uomo dell’Onu e della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani – hanno presentato una diffida ai ministri degli Esteri e della Difesa per la sospensione, contro il rinnovo e contro l’efficacia del “Memorandum tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa” sottoscritto nel 2003. Un accordo che, comportando “oneri per lo Stato” e dunque richiedendo una verificabilità da parte del cittadino-contribuente, risulta secretato. Questa intesa tra Stati scorre su una scia di sangue palestinese: il primo rinnovo del Memorandum ha di fatto coinciso con l’operazione denominata “Piombo fuso”, che ha provocato oltre 1400 vittime palestinesi nonché migliaia di feriti a Gaza; il secondo rinnovo con l’evento denominato “Margine protettivo” (oltre 2200 vittime palestinesi); il terzo con l’operazione effettuata dall’esercito israeliano durante la “Grande marcia del ritorno”, (230 vittime nonché 33.000 feriti). Adesso, notano i giuristi, “il quarto rinnovo rischierebbe di coincidere non più semplicemente con uno stato permanente di incostituzionalità interna, ma con una palese, deliberata, sistematica e intersezionale violazione del diritto internazionale generale, del diritto internazionale pattizio e del diritto umanitario”. La diffida ricorda che lo Stato italiano non ha mai contestato, e dunque ha tacitamente accolto, le infinite censure inflitte a Israele sul piano giuridico dalle Nazioni Unite. E siccome la constatazione della Corte Internazionale di Giustizia (Cig) sulla violazione del divieto dell’uso della forza qualifica l’occupazione, a tutti gli effetti, come atto di aggressione, qualsiasi attività che supporti o mantenga l’occupazione e il suo apparato può configurare complicità in un crimine internazionale. E ogni giorno diventa più chiaro che l’occupazione è funzionale a un crimine ancora più grave: il genocidio, cioè la sistematica cancellazione di un popolo attuata attraverso lo sterminio delle persone e la distruzione del patrimonio culturale, cioè del nesso storico con la loro terra. Per questo la Cig ha poi ordinato a Israele di “interrompere immediatamente” le operazioni militari potenzialmente miranti alla distruzione del popolo palestinese. E da questo deriva “l’inammissibilità e incostituzionalità del rinnovo del ​ Memorandum, ripugnante all’identità costituzionale stessa dell’Italia che ‘ripudia la guerra’ e la cui sovranità appartiene al popolo, che ha il diritto di essere informato sul suo utilizzo, e non allo Stato, che ha invece l’obbligo di conformarsi alle Autorità Onu”. Se il governo difenderà invece questo accordo – che mette nelle mani dell’Idf armi italiane, e offre a Israele mezzi, software e addestramento – non solo trascinerà l’Italia nel fango morale, ma esporrà i suoi stessi membri (Meloni, Tajani, Crosetto…) a una chiamata di correo per complicità in genocidio: è sempre meno improbabile la possibilità di vederli un giorno alla sbarra, con conseguenze inimmaginabili per il nostro Paese. Il paradosso è che la stragrande maggioranza degli italiani vorrebbe che l’Italia fermasse Israele: usando lo strumento delle sanzioni, e se necessario arrivando a denunciare la stessa alleanza con lo Stato ebraico. Al contrario, il governo Meloni, attraverso questo Memorandum incostituzionale e illegale, continua ad assicurare a Israele parte degli strumenti materiali con cui compie il genocidio. Il che dimostra ciò che sostiene lucidamente lo scrittore Omar El Akkad, e cioè che questo è un genocidio non solo israeliano, ma anche occidentale ed europeo. Il primo passo per fermare tutto questo, è vederlo: dirlo, gridarlo. Non rimuoverlo, come fa ancora il Pd che si rifiuta di usare la parola ‘genocidio’; non coprirlo e giustificarlo, come fa Fratelli d’Italia troppo legato alle sue radici fasciste, strutturalmente antisemite, per potersi permettere una così dura critica ad Israele. E così, mentre la politica è vergognosamente inerte, o addirittura complice, un gruppo di avvocati scuote le nostre coscienze: decisi ad arrivare, attraverso una catena di azioni giurisdizionali, fino alla Corte Costituzionale. Sostenerli – parlare il più possibile di ciò che stanno facendo – è la cosa concreta che vorremmo poter fare. Per aiutare le persone massacrate a Gaza, e per scrollarci dalle spalle, almeno in parte, il peso insopportabile di un crimine collettivo che grava sulle nostre coscienze di cittadini del cosiddetto ‘mondo libero’. Che è poi il gendarme coloniale del resto del mondo.

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